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Autore: baby dark    15/05/2006    10 recensioni
Attimi su attimi Il vento del sorriso soffiato dal cuore, onde di gioia spinte dall'amore. Gocce pesanti da un viso rigato e triste, frastuoni di pensieri struscianti come serpi velenose. Amore. Odio. Vita. Attimi di vita pura, come fuochi di speranza, anima circondata da muri di mattoni d'argilla educata, rispettosa, saggia. Anima inchiodata dalla purezza e dall'amore. Anima rinchiusa da sbarre. Sbarre d'egoismo, di crudeltà. Tristezze, sorrisi, pianti e speranze. Attimi cercati come una scia di una cometa, eterni, rari, irripetibili, incisi nei ricordi per sempre. In sogni eterni come le comete
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva

Cry

 

Finalmente a casa. Finalmente, dopo una lunga e sfiancante giornata di lavoro posso stendermi sul mio soffice letto. Entro, aprendo di scatto la porta. Butto la borsa e il giubbotto jeans per terra e come un automa mi dirigo verso il centro della stlanza. Mi lascio cadere, per poi venir salvata in tempo dal soffice materasso. Come quando ero bambina, mi stendo a pancia in giù e alzo le gambe, incrociandole all’altezza della schiena, per poi far sprofondare il volto tra le braccia, incrociate davanti a me.

Riesco finalmente a liberare la mente. A rilassarmi completamente. Sono stanca morta. Ma la mia non è una stanchezza prettamente fisica. Certo, adesso sono stravolta perché su di me gravano oltre cinque ore di lavoro al caffé, ma non è solo questo il mio malore.

Quello che provo, va ben oltre i malanni corporali. Quello che mi angoscia e che oramai mi tiene sveglia tutte le sere sei tu. O meglio è la nitida nonché alquanto scontata certezza che il tuo unico obbiettivo sia rendermi la vita impossibile. Sei sempre lì, pronto a farmi irritare, a deridermi, a rimproverarmi. A farmi sentire in molteplici modi uno schifo. Credimi, all’inizio pensavo fosse solo una mia immaginazione, ma poi ne ho avuto la prova. Ho provato ad ignorarti, sforzandomi di pensare a quello che avevo: cioè una famiglia che mi vuole bene, delle amiche speciali su cui poter sempre contare e un ragazzo che mi ama. Eppure, ogni volta il pensiero di te nella mia mente, mi disturbava. Ho sempre paura di fare qualcosa e vivo nel perenne terrore di essere giudicata da te.

Forse non te ne accorgi. Forse la tua visione della vita non include nient’altro che il tuo egocentrico “io”: l’unico a cui fai riferimento. Probabilmente non riesci a capire, o meglio non vuoi, che intorno a te, ci sono esseri umani: delle persone con dei sentimenti che tu puntualmente, per puro divertimento, per aggirare la noia che ti assale di tanto in tanto, calpesti senza alcuna pietà, come se stessi giocando con delle formiche. Sono lieta di annunciarti che il mondo non gira tutto intorno a te, mio caro Ryan Shirogane, per cui fattene una ragione, e al più presto! Sono stanca di sentirmi così perché un facoltoso figlio di papà, stanco della solita routine quotidiana, ha deciso di decidere per me della mia vita, quasi fossi un misero oggetto che sbatacchi di qua e di là senza preoccuparti minimamente delle sue sofferenza.  

Puoi essere bello, affascinante, ricco e potente quanto vuoi, ma questo non ti da assolutamente il diritto di giocare con gli animi di chi ti circonda e di chi ti fa il favore di aiutarti in questa battaglia. L’unico consiglio che adesso mi sento di darti è di non calcare troppo la fortuna, un giorno o l’altro potrebbe non assisterti più come ha fatto fino ad adesso. E ricorda: quando le cose vanno per il verso sbagliato, non potrai mai riportarle sulla giusta strada da solo, avrai bisogno di amici. Non buttare via così persone che un domani potrebbero esserti utili per salvarti dalla stessa vita che ora come ora ti stai godendo alla grande.

Alzo lo sguardo verso la finestra. Osservo per l’ultima volta uno spicchio di luna, che argenteo e ancora timido fa capolino da alcuni nubi che si frastagliano su di lui.             “ Pregherò per te”. Mi morsico le labbra e mi lascio cadere profondamente addormentata tra le braccia del magnanimo Morfeo, il solo che con il suo calore sa darmi la pace che cerco.

Mi sveglio improvvisamente. Piccole gocce di sudore fuoriescono dalla mia pelle, intraprendendo curiose il loro cammino e percorrendomi tutto il petto, ansiose di essere asciugate, quasi ,appena nate, avessero già compiuto la loro missione e quindi desiderassero morire. Mi passo una mano sulla fronte. Poi la stessa, la poso sul torace, all’altezza del cuore, riuscendo a sentirne i battiti. Veloci, sempre più veloci. Ho quasi paura che il cuore mi potesse scoppiare in petto. Eppure non riesco a ricordare il sogno che mi ha tanto angustiato. Vuota. La mia mente è completamente priva di alcun pensiero se non di un penetrante stato di angoscia, che come un martello pneumatico mi perfora le meningi.

Fuori dalla finestra, il sole è già alto in cielo e dalla mia camera posso percepire l’odore di caffé e croissant preparati da mia madre. È domenica. Decido di rimanere a letto ancora un po’ e ficco la testa sotto il cuscino. Per una frazione di secondo mi sento di nuovo bene. Riesco a percepire uno stato di calma, nella sua più pura essenza. mi sento bene. Sono tranquilla. Riesco quasi a toccare la serenità con la punta delle dita. Mi accuccio ancora un po’ sotto il lenzuolo e girandomi verso destra mi chiudo in me stessa, prendendo la stessa posizione che un feto ha nella pancia della sua mamma. Desidererei tanto tornarci.

Dopo circa un’oretta sto scendendo le scale, diretta al piano di sotto, intenzionata a consumare un ricca e rigeneratrice colazione. Infatti il mio naso non mi ha tradito: in cucina la tavola da pranzo è provvista di tutto ciò che occorre per una perfetta colazione all’inglese. Ciambelle, muffins, latte, caffé, un barattolo di miele e uno di cioccolata sono armoniosamente disposti su di una tovaglia gialla con dei limoni. Sorrido tra me e me e penso che la mamma un giorno o l’altro dovrà riabituarsi a usare una tovaglia diversa per la colazione della Domenica. Ma in fonda questa è la sua preferita quindi, animata dallo spirito di un nuovo giorno e messi in un angolino i pensieri e i turbamenti di quello passato, mi dirigo verso i miei genitori e con un caloroso, forse troppo per  mio padre che non è abituato, li saluto e li do il buongiorno.

La giornata passa velocemente, tra fare i compiti per il Lunedì e la lettura di qualche buon libro. Senza neanche accorgermene, alzando lo sguardo verso la finestrella del salotto , guardando attraverso le tende di raso rosse,  noto con stupore che la sera è già calata e quello che rimane del sole di alcune ore fa, non è che un inconsistente ammasso luminoso in lontananza, oscurato da alcune nuvole che pian piano si stanno facendo largo attraverso il cielo, fino ad ora terso. In fondo, le previsioni meteorologiche avevano annunciato un forte acquazzone per la serata.

Non me ne preoccupai più di tanto. Il mio piano per quella sera si sarebbe potuto attuare benissimo anche con il temporale: pigiama e sotto le coperte a sgranocchiare pop corn godendosi un bel film. Prima però decisi di dare un’ultima occhiata alla lezione su cui molto probabilmente sarei stata interrogata  l’indomani non appena arrivata  a scuola.

Il panico mi colse. Non sapevo dove sbattere la testa. A casa avevo solo il libro quando parte importante del lavoro che avei dovuto imparare era sui miei appunti, che avevo messo nella cartellina gialla che portavo ieri sera. Ma non riuscivo a ricordarmi dove avessi potuto mettere quella dannata cartellina che non trovavo nonostante avessi messo sottosopra tutta la mia camera, e non solo.

Improvvisamente, come un flash, mi ricordai dove potevo aver lasciato la cartellina. Ma l’entusiasmo iniziale legato alla scoperta, presto, affievolendosi, fece spazio alla   rabbia e ad uno stato di angoscia terribile, lo stesso di questa mattina. Mi si formò un nodulo alla gola e il solito attacco di panico si vece avanti appena pensai a chi avrei dovuto incontrare per recuperare quei maledetti appunti. Mi sedetti sulla sedia posta davanti alla mia scrivania e cercai di calmarmi respirando a pieni polmoni e cercando di prendere a mente fredda una decisione.

In un battibaleno mi ritrovai a correre come una pazza sotto le nuvole che avevano coperto ogni spiraglio di luce che un tardo pomeriggio poteva offrire. Così, cercando di farmi coraggio da sola e contemporaneamente di stroncare sul nascere le varie ipotesi su cosa sarebbe potuto accadere, correvo sotto un’ormai incombente pioggia.

Arrivata davanti al caffé respirai ancora un volta e senza esitare troppo sulla soglia, con un colpo ben deciso aprii il portone d’ingresso. Subito un’atmosfera spettrale, mi avvolse. Non avevo mai visto l’edificio vuoto, quasi apparisse disabitato, abbandonato. Ero abituata a zigzagare tra la gente che ansiosa di essere servita o compiaciuta di quello appena consumato lo popolava. Mi dava l’idea di una persona anziana. Che per tutta la vita non si è mossa dal luogo in cui è nata e che per tutta la sua esistenza ha visto la vita passargli davanti agli occhi, come se fosse a teatro. Quella persona potrà raccontarti tutto quello che hanno fatto tutti gli altri individui, ma non ti dirà mai cosa invece ha fatto lei, perché semplicemente non ne ha fatto parte, ne ha solo visto un piccolo frangente.

Mi diressi verso gli spogliatoi, ma nel mio non c’era traccia della cartellina. Provai allora tra i tavoli, ma nulla. Passai circa mezzora ad ispezionare il caffé senza però riuscire a trovare quello che cercavo. Solo adesso, poso lo sguardo sulla scala a chioccia che si trova di fronte al retro del locale. Il sangue nelle vene mi si ghiaccia a pensare di poter salire lì su…infondo non potrei mai trovare i miei appunti nella camera di Ryan Shirogane.

Ma ,come se una forza elettromagnetica mi stesse attirando verso quella scala, come se un canto muto, quasi sussurrato, mi stesse invitando con parole atone a salire e ad entrare nella sua camera. Senza capire quello che stessi facendo, senza opporre resistenza a questo strano impulso che è nato dentro di me, comincio a salire gli scalini, uno ad uno, con un’apparente calma davvero lodevole, ma con in corpo tanta di quella tensione da farmi girare la testa e lo stomaco. Arrivo davanti alla sua porta e sollevo la mano verso la maniglia.

Questa volta non sento nulla. Nessuna forza, nessuno strano canto, solo il lieve tremore della mia mano che si chiede se andare avanti o tornare indietro, come io del resto. Questa volta non c’è nessuno a guidarmi, se non un troppo accelerato battito del cuore. Aprire o non aprire questa porta?  Tiro indietro la mano, la guardo e la domanda mi di ripropone infinite volte nella mente, mentre me ne sto lì e fissare il vuoto.

Poi, in un attimo, stendo di nuovo la mano e afferrò con forza la maniglia di metallo freddo e la giro aprendola di scatto.

Davanti ai miei occhi si presenta uno spettacolo tra i più belli e al contempo tra i più strazianti che la vita mi abbia offerto.

Lui, illuminato dal fiocco barlume provocato dai lampioni che si trovano per strada, se ne stava seduto ad una sedia vicino alla finestra, con il volto appoggiato stancamente al freddo vetro, appannato dal calore del suo respiro. Ma ciò che mi colpì di più furono i suoi occhi: rossi, bagnati fino all’orlo di roventi e amare lacrime. Sembra quasi un quadro, sicuramente il più bello che avessi mai visto.

Solo adesso ti accorgi della mia presenza e volti lo sguardo verso di me. Un livido di paura e terrore si stampa per alcuni secondi nella tua espressione. Poi, adottando la tua solita faccia da duro, ti passi il braccio sul viso cercando, in un disperato tentativo di salvare la tua immagine da insensibile. Anche se so che tu mi odierai per questo, decido di avvicinarmi a te. Cerchi di alzarti, ma io, con un gesto del braccio di invito a non farlo. Ti sorrido. Voglio rassicurarti. Non ho intenzione di prendermi gioco di te. Mi inginocchio e stringo le mie braccia intorno al tuo torace, abbracciandoti forte. A tua volta, ti lasci andare e scivolando lentamente dalla sedia, anche tu ti inginocchi abbracciandomi, adagiando il tuo capo sul mio grembo, quasi tu fossi un bambino che impaurito cerca protezione tra le braccia della sua mamma. Ti accarezzo i capelli, incitandoti a piangere. Tu mi guardi stranito, ma non mi importa, non stasera.

Mentre fuori, il temporale scarica tutta la sua violenza, in quella stanza, il tempo sembra essersi fermato al momento in cui vi sono entrata. Non mi importa di quello che pensi di me, non mi importa cosa succederà più tardi, quando il sole sarebbe sorto…voglio solo sentirti vicino me. Voglio solo consolarti, voglio che tutta la tristezza che hai in corpo se ne vada assieme a quelle lacrime. Non mi importa di nulla tranne che di te.

[…]

È trascorso una settimana da quella sera. Apparentemente nulla è cambiato a parte il fatto di averti visto piangere, di essere stata messa di fronte da Dio, al dato di fatto che anche tu hai un cuore e quindi dei sentimenti. 

I'll always remember /Me lo ricorderò sempre

L’immagine di te, che indifeso come un bambino, cerca semplicemente affetto e lo cerca talmente tanto da non poterlo trovare, tanto avido di questo desiderio, quindi si lascia andare nel compiere il gesto più puro e ingenuo che ad un essere umano è consentito fare da solo: piangere. Per cui, non vergognartene!

It was late afternoon /era un tardo pomeriggio

Nel momento stesso in cui quella mattina aprii gli occhi, sin dall’inizio, una strana sensazione mi aveva attanagliato. Ma mai avrei pensato che quel giorno sarebbe stato in più interessante e al contempo, il più bel giorno della mia giovinezza. Eppure, credo di aver sempre saputo dentro di me, in un angolino recondito del mio inconscio, che qualcosa sarebbe cambiato, per cui, non stupirti, se i miei gesti sono sembrati calcolati, quasi provati. Ma ti giuro che è stata un doccia fredda, ed anche se rischio di ripetermi, è stato il capitolo più incredibile…anche se è finito.

It lasted forever /è durato per sempre

And ended so soon(yeah)/ ed è finito così presto (yeah)

Ti ricordi? Siamo rimasti così abbracciati per tutta la notte. Senza dire neanche una parola. In fondo, era tutto perfetto così come era, non c’era bisogno di rovinare un momento così con insulse parole di circostanza, che alla fine sarebbero risultate anche ipocrite. Per cui non spaventarti se dico che ho desiderato con ogni fibra del mio essere, che la mia vita finisse nel momento in cui il sole è sorto e noi, svegliati dai suoi raggi rivelatori, abbiamo spalancato gli occhi e rotto quella magia. Ti giuro, avrei voluto morire in quel istante in cui tu mi hai guardato e ti sei alzato, voltandomi le spalle, sei uscito varcando quella porta.

You were all by yourself/ tu eri tutto preso in te

Staring up at a dark grey sky/ guardando in alto verso un cielo grigio scuro

Eppure non ho mai rimpianto, neanche per un momento, di essere venuta in camera tua quella sera. Di essermi intenerita nel vederti in quello stato pietoso. Ti prego, credimi, anche se forse ti risulterà difficile, quando ti dico che non mi hai fatto pena. Anzi, il tuo sguardo vuoto, pensieroso, diretto al mondo fuori dalla tua finestra, è stato il regalo più bello mai ricevuto in vita mia, e per questo ringrazio il signore con tutta me stessa.
I was changed/ io ero cambiata

Mi viene da sorridere pensando a quando è incredibile la vita, e lo è ancora di più se le viene associata la mente umana. Solo la sera prima ero nella mia camera che al buio formulavo pensiero di odio nei tuoi confronti perché poche ore prima mi avevi deriso per essere scivolata sul pavimento bagnato. Ed invece, a distanza di poche ore, io mi sono accasciata vicino a te per offrirti la mia spalla su cui piangere.  Grazie a te, sono maturata, sono cresciuta ed ora so distinguere tra il giusto e lo sbagliato. Tra il vero e il falso…e tra odio e amore. Quella sera, un baco ha rotto il suo guscio e da esso è fuoriuscita una farfalla più bella e più evoluta della larva che era all’inizio della sua vita. Quindi se mi vedi diversa, non preoccuparti, sono cambiata, ma in meglio, e di questo ne sono più che sicura, perché il mio è stato un processo lungo, ma in fondo voluto e sperato, mi serviva solo un piccolo aiuto per capirlo…grazie anche di questo.


In places no one will find/ In posti che nessuno troverà

All your feelings so deep inside (deep inside)/ tutti i tuoi sentimenti così nel profondo (nel profondo)

Forse potrei vantarmi di aver scoperto il grande segreto di Ryan Shirogane. Di aver smascherato finalmente l’identità nonché la storia del misterioso ragazzo che qualche mese fa cambiò non solo la mia, ma anche la vita delle mie amiche senza mai uscire allo scoperto se non dimostrandosi una persona fredda e brusca nei modi. Io per prima, ero diffidente nei tuoi confronti, ma adesso che so, tutto ha un senso, ora, tutti i tasselli, che prima si trovavano sparpagliati, sono ordinati a formare un puzzel chiaro e perfetto. Non preoccuparti, tutto quello che so e che ho visto, che ho fatto e che hai fatto rimarrà gelosamente sigillato e custodito nel mio cuore. Farò quello che hai fatto tu per tutta una vita, sperando di alleggerire il tuo carico. Cercando di liberare il tuo povero cuore angustiato da tristezza e dolore, affinché tu possa ricominciare a vivere, a emozionarti per questa bellissima esistenza che possiedi, facendo del tuo doloroso passato un insegnamento per l’avvenire. Sii forte, a ricorda che potrai contare sempre, ogni qualvolta lo vorrai, sulla sottoscritta.


Was there that I realized /E’ stato lì che mi sono resa conto
That forever was in your eyes/ che era per sempre nei tuoi occhi
The moment I saw you cry (cry)/ il momento in cui ti ho visto piangere (piangere)
(The moment that I saw you cry)/ (  il momento in cui ti ho visto piangere )

Potrà risultarti stupido e infantile dirti che quel giorno ho finalmente capito che sarei voluta rimanere abbracciata con te per sempre. Avrei voluto per sempre sentire il tuo profumo invadere e rigenerare di nuova essenza la mia anima. Avrei voluto per sempre sentire il flebile rumore del tuo respiro, affannato dal pianto, aleggiare sul mio collo. Avrei voluto stringerti più forte, per farti capire che al mondo non eri solo come pensavi, avrei voluto dirti che qualora avessi voluto, ci sarei stata comunque io a sostenerti. Avrei voluto dirti che il mio astio nei tuoi confronti in realtà era un amore forse consapevole di non poter essere mai ricambiato e quindi tramutato in ciò che più si assomiglia ad esso come intensità: l’odio. Probabilmente addurrò come scusante il fatto di non aver mai capito io stessa per prima, di non aver interpretato nel  modo corretto i segnali del mio cuore che ti giuro quando sono con te batte all’impazzata. Se solo quella sera avessi ascoltato il mio povero cuore ansiate per te, non sarebbero servite parole, così che tu avresti capito cosa provo, così che io, avrei scoperto cosa provo. Ma come ho detto, non ho rimpianti. Il signore, ha in serbo per noi mille piani e mille strade da farci percorrere nei momenti più inaspettati…io sto semplicemente aspettando il mio, con un briciolo di nostalgia, di flebile malinconia.

It was late in September/ era fine settembre
And I'd seen you before(and you were) e ti avevo visto prima (mentre piangevi)
You were always the cold one tu eri sempre quello freddo

But I was never that sure/ ma non ne fui mai così sicura

Sai, potevi ingannare tutti, ci sei riuscito per sino come me nel primo periodo in cui ti conobbi, ma dopo averti osservato di nascosto capii che dietro quel aria da saputello, da duro, da freddo, oltre quella coltre di ghiaccio posta sulle tue iridi per intimidire il prossimo, c’era un bambino, costretto a crescere in fretta, forse, troppo in fretta. Un  bambino diventato un ragazzo, provato dalla sua infanzia, in perenne conflitto con un passato da cui però non vuole separarsi.

You were all by yourself/ eri tutto preso in te
Staring up at a dark grey sky/ guardando in alto verso un cielo grigio scuro
I was changed... /io ero cambiata…

Sei caduto, angelo mio, è vero, ma adesso sei guarito, ti sei rimesso in sesto, adesso più nulla ti trattiene.  Perché, dunque non spieghi le tue ali e voli via?! Spicca il volo. Vai via, fino ad arrivare dove gli angeli come te devono stare. Non rimanere ancorato a una vita già trascorsa. Ma non dimenticare Ryan. Non lo fare mai!

In places no one would find/ In posti che nessuno troverebbe
All your feelings so deep inside (deep inside)/ tutti i tuoi sentimenti così nel profondo (nel profondo)

Di dico solo di rivivere per l’ultima volta quel terribile incidente. Di ricordare per l’ultima volta il momento in cui la tua casa è andata in fiamme e la sensazione di dolore che pian piano di lacerava il petto. Ricorda per sempre invece il volto dei tuoi genitori felici, al modo in cui ti sorridevano e quindi a come ti amavano e come eri importante per loro. Stampati questo, non nella tua mente, ma nel tuo cuore, in un luogo a cui solo chi vorrai vi farà accesso. In modo da poter ricorrere a queste visioni per rischiarare i cieli troppo oscuri di alcuni giorni particolarmente nefasti, così che ricordandoli, potrai trovare la forza di andare avanti e superare con il sorriso gli ostacoli. Per questo ti faccio un grande “in bocca al lupo”. Ti dirò anche, ricorda anche la sera di sette giorni fa e se vuoi ricordati anche di me che almeno in quella circostanza ti sono stata vicina.

Was then that I realized/ E’ stato lì che mi sono resa conto

io, una ragazza che forse si è resa conto di amarti troppo tardi per fermarti e lasciare che il suo amore potesse fare indisturbato il suo corso. Quella ragazza codarda e ancora troppo inesperta che si innamorò di te con tutta se stessa, senza neanche accorgersene.

That forever was in your eyes/ che era per sempre nei tuoi occhi
The moment I saw you cry/ il momento in cui ti ho visto piangere

Quella ragazza che vedendoti in lacrime ha desiderato essere quelle lacrime per poter accarezzarti gli occhi e portare via la tristezza. Quella ragazza che avrebbe preferito sopportare tutto quel dolore lei stessa più che vederti soffrire in quel modo. Quella ragazza che in un disperato tentativo ha cercato di alleviare le tue sofferenze, spazzandole via a suon di carezze.

I wanted to hold you/ Volevo stringerti
I wanted to make it go away/ Volevo farti andare via
I wanted to know you/ volevo conoscerti
I wanted to make your everything...alright/ Volevo farti andare tutto ...bene

Ti giuro che avrei fatto di tutto pur di trovare una soluzione. Avrei voluto abbracciarti, per farti capire che qualcuno ti vuole bene ed è con te, per un momento avrei voluto che tutto questo non fosse accaduto, forse non avrei scoperto di provare un amore tanto forte, intenso e prorompente nei tuoi confronti. Avrei voluto conoscere ogni cosa di te, ogni piccolo vizio, ogni tua più nobile virtù, tutti i significati di ogni tua singola parola. Insomma avrei voluto far sorgere il sole nel tuo cuore, sarei stata disposta a vendere la mia anima al diavolo in persona, sarei stata disposta a strapparmi con le mie stesse mani il cuore dal petto e offrirtelo, pur di vedere, tra tutte quelle lacrime un sorriso, anche se solo abbozzato.

I'll always remember/ Me lo ricorderò sempre

Ora mi volto verso di te. Mentre con una mano continuo a spolverare il tavolo, il mio sguardo è puntato su di te che con le gambe accavallate leggi con noncuranza del mondo circostante e totalmente immerso nella lettura, le pagine di un libro dalla copertina rossa di velluto, dall’aspetto antico ma tenuto molto accuratamente. Poi, sollevi lo sguardo, e i tuoi occhi incontrano i miei. Le gambe mi tremano, lo stomaco sprofonda in se stesso e il cuore mi sta quasi per uscire dal petto, ma io non riesco a staccare lo sguardo da te. Tu mi sorridi. Inserisci nella pagina da cui hai levato lo sguardo un segnalibro e lo chiudi, poggiandolo sul tavolo di fronte a te. Ti alzi dalla sedia e ti dirigi verso di me. Mi cingi la vita e prendi il mio menta tra le tue dita, avvicini il mio volto al tuo e poggi le tue labbra sulle mie.  

It was late afternoon/ era un tardo pomeriggio

Il giorno dopo quello strano episodio ti sei avvicinato a me con un’aria molto seria che mi provocò non poca paura. Ero agitata, da quando la mattina mi avevi lasciato sola andandotene, non mi avevi neppure guardato e per me, abituata alle tue, se pur acide battutine, era stato come morire. Solo allora capii che ormai, a distanza di solo poche ore, ciò che provavo per te era diventato così forte da farmi diventare paranoica e, in quelle ore in cui non mi hai parlato, invidiosa perfino dell’aria che respiravi, perché lei era parte di te, io invece no .

In places no one will find/ In posti che nessuno troverà
All your feelings so deep inside/ tutti i tuoi sentimenti così nel profondo
(Baby, oh no no)/ (Baby, oh no no)

Mi chiamasti in disparte nella cucina e non riuscivi a guardarmi. Io ti anticipai rassicurandoti,  che se intendevi avvisarmi di non proferire parola su ciò che era accaduto la notte precedente, non ci sarebbero stati problemi, e che quello che era successo me lo sarei portato nella tomba.

Forever was in your eyes/ Era per sempre nei tuoi occhi

Eppure i tuoi occhi erano diversi. Tu eri diverso. Non ti avevo mai visto così: eri agitato. La tua mano destra tremava, infatti la mettesti in tasca. Ti mordevi in continuazione le labbra. Cavolo, trattenevo a stento le risate, eri davvero buffo. Un po’ in imbarazzo esordisti che non eri bravo con le parole. Lasciando dei punti di sospensione nell’intonazione che non ebbero mai seguito perché, decidesti di tapparti la bocca. Infatti ti piegasti in avanti e con il tuo corpo mi spingesti contro il muro e mi baciasti, abbracciandomi in vita con tutta la forza che avevi.

Baby Cry!/ Baby piangi!
The moment that I saw you cry/ il momento in cui ti ho visto piangere
Oh no no no no/ Oh no no no no
I think I saw you cry /penso di averti visto piangere
The moment I saw you cry/ il momento in cui ti ho visto piangere


 avrei voluto dirti che ti amavo molto tempo prima, ma neanche io lo sapevo. Solo nel momento in cui ti vidi piangere capii che sarei voluto essere l’unica persona capace di consolarti, capace di farti sorridere, capace di darti tutto quello che hai sempre desiderato, tutto quello di cui hai sempre avuto bisogno.

I wanted to know you/ Volevo conoscerti
I wanted to know you /Volevo conoscerti
I wanted to know you / Volevo conoscerti

Nel momento in cui mi baciasti, invece, capii che sarei potuta davvero essere tutto quello di cui avevi bisogno, avrei potuto farti ridere, avrei potuto alleviare le tue ferite e condurti per mano lungo la strada che Dio aveva in serbo per noi. In quel momento capii che volevo conoscere tutto di te. ma sorridendo, compresi che già ti conoscevo. Perché ti amavo e quindi, mi bastava guardarti per capire cosa sentivi…

Amore, anche adesso, a distanza di tempo da quel fantastico pomeriggio in cui il tuo bellissimo animo si rivelò in tutta la sua fragilità, posso dire di aver compreso che avevo avuto per mesi e mesi il vero amore e che me ne ero resa conto solo in quel pomeriggio in cui ti vidi per la prima volta piangere…

 

 

 

Sicuramente non potete dire che questa one-shot sia corta…anzi…so che mi odiate perché l’ho fatta troppo lunga, ma avrebbe persona molta della sua suspance se l’avessi divisa in due parti…

Comunque credo che come prima ff di questo genere me la sia cavata abbastanza bene no? O meglio è una domanda più che un’affermazione…

Vorrei spendere due parole per quando riguarda la canzone usata: è intitolata appunto “cry” ed è della cantante/ attrice Mandy Moore. L’ispirazione per questa storia nonché la canzone è stata estrapolata dalla sottoscritta dal bellissimo film “a walk to remember”… non spenderò parole per questo film perché finirei per adorarlo all’infinito e vi annoierei quindi pur di consigliarvi di vederlo non posso fare. Anzi, visto che sono in vena di consigli, vi consiglio di recensire questa  mia piccola storia e di farmi sapere cosa ve ne pare, in modo da poter magari prendere in considerazione l’ipotesi di angustiarvi con delle altre…chissà…non mi rimane quindi che salutarvi con un bacione

Baby dark

  
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