Cry
Finalmente a casa. Finalmente, dopo
una lunga e sfiancante giornata di lavoro posso stendermi sul mio soffice
letto. Entro, aprendo di scatto la porta. Butto la borsa e il giubbotto jeans
per terra e come un automa mi dirigo verso il centro
della stlanza. Mi lascio cadere, per poi venir salvata in tempo dal soffice materasso. Come quando
ero bambina, mi stendo a pancia in giù e alzo le gambe, incrociandole
all’altezza della schiena, per poi far sprofondare il volto tra le braccia,
incrociate davanti a me.
Riesco finalmente a liberare la
mente. A rilassarmi completamente. Sono stanca morta. Ma
la mia non è una stanchezza prettamente fisica. Certo, adesso sono stravolta
perché su di me gravano oltre cinque ore di lavoro al caffé, ma non è solo
questo il mio malore.
Quello che provo, va ben oltre i
malanni corporali. Quello che mi angoscia e che oramai mi tiene sveglia tutte le sere sei tu. O meglio è la nitida nonché alquanto scontata certezza che il tuo unico
obbiettivo sia rendermi la vita impossibile. Sei sempre lì, pronto a farmi
irritare, a deridermi, a rimproverarmi. A farmi sentire in molteplici modi uno
schifo. Credimi, all’inizio pensavo fosse solo una mia
immaginazione, ma poi ne ho avuto la prova. Ho provato ad ignorarti,
sforzandomi di pensare a quello che avevo: cioè una
famiglia che mi vuole bene, delle amiche speciali su cui poter sempre contare e
un ragazzo che mi ama. Eppure, ogni volta il pensiero
di te nella mia mente, mi disturbava. Ho sempre paura di fare qualcosa e vivo
nel perenne terrore di essere giudicata da te.
Forse non te ne accorgi.
Forse la tua visione della vita non include nient’altro che il tuo egocentrico
“io”: l’unico a cui fai riferimento. Probabilmente non riesci a capire, o
meglio non vuoi, che intorno a te, ci sono esseri umani: delle persone con dei
sentimenti che tu puntualmente, per puro divertimento, per aggirare la noia che
ti assale di tanto in tanto, calpesti senza alcuna pietà, come se stessi
giocando con delle formiche. Sono lieta di annunciarti che il mondo non gira
tutto intorno a te, mio caro Ryan Shirogane, per cui
fattene una ragione, e al più presto! Sono stanca di sentirmi così perché un
facoltoso figlio di papà, stanco della solita routine quotidiana, ha deciso di
decidere per me della mia vita, quasi fossi un misero oggetto che sbatacchi di
qua e di là senza preoccuparti minimamente delle sue
sofferenza.
Puoi essere bello, affascinante,
ricco e potente quanto vuoi, ma questo non ti da assolutamente il diritto di
giocare con gli animi di chi ti circonda e di chi ti fa il favore di aiutarti
in questa battaglia. L’unico consiglio che adesso mi sento
di darti è di non calcare troppo la fortuna, un giorno o l’altro potrebbe non
assisterti più come ha fatto fino ad adesso. E ricorda: quando le cose vanno per
il verso sbagliato, non potrai mai riportarle sulla giusta strada da solo,
avrai bisogno di amici. Non buttare
via così persone che un domani potrebbero esserti utili per salvarti dalla
stessa vita che ora come ora ti stai godendo alla grande.
Alzo lo sguardo verso la finestra.
Osservo per l’ultima volta uno spicchio di luna, che argenteo e ancora timido
fa capolino da alcuni nubi che si frastagliano su di
lui. “ Pregherò per te”. Mi
morsico le labbra e mi lascio cadere profondamente addormentata tra le braccia
del magnanimo Morfeo, il solo che con il suo calore sa darmi la pace che cerco.
Mi sveglio improvvisamente. Piccole
gocce di sudore fuoriescono dalla mia pelle, intraprendendo curiose il loro
cammino e percorrendomi tutto il petto, ansiose di essere asciugate, quasi ,appena nate, avessero già compiuto la loro missione e
quindi desiderassero morire. Mi passo una mano sulla fronte. Poi la stessa, la
poso sul torace, all’altezza del cuore, riuscendo a sentirne i battiti. Veloci,
sempre più veloci. Ho quasi paura che il cuore mi potesse scoppiare in petto. Eppure
non riesco a ricordare il sogno che mi ha tanto angustiato. Vuota. La mia mente
è completamente priva di alcun pensiero se non di un
penetrante stato di angoscia, che come un martello pneumatico mi perfora le
meningi.
Fuori
dalla finestra, il sole è già alto in cielo e dalla mia camera
posso percepire l’odore di caffé e croissant preparati da mia madre. È
domenica. Decido di rimanere a letto ancora un po’ e ficco la testa sotto il cuscino.
Per una frazione di secondo mi sento di nuovo bene. Riesco a percepire uno
stato di calma, nella sua più pura essenza. mi sento
bene. Sono tranquilla. Riesco quasi a toccare la serenità con la punta delle
dita. Mi accuccio ancora un po’ sotto il lenzuolo e girandomi verso destra mi chiudo
in me stessa, prendendo la stessa posizione che un
feto ha nella pancia della sua mamma. Desidererei tanto tornarci.
Dopo circa un’oretta sto scendendo le scale, diretta al piano di sotto,
intenzionata a consumare un ricca e rigeneratrice colazione. Infatti
il mio naso non mi ha tradito: in cucina la tavola da pranzo è provvista di
tutto ciò che occorre per una perfetta colazione all’inglese. Ciambelle,
muffins, latte, caffé, un barattolo di miele e uno di cioccolata sono
armoniosamente disposti su di una tovaglia gialla con dei limoni. Sorrido tra
me e me e penso che la mamma un giorno o l’altro dovrà riabituarsi a usare una tovaglia diversa per la colazione della
Domenica. Ma in fonda questa è la sua preferita quindi, animata dallo spirito
di un nuovo giorno e messi in un angolino i pensieri e
i turbamenti di quello passato, mi dirigo verso i miei genitori e con un
caloroso, forse troppo per mio padre che
non è abituato, li saluto e li do il buongiorno.
La giornata passa velocemente, tra fare i compiti per il Lunedì e la lettura di qualche buon
libro. Senza neanche accorgermene, alzando lo sguardo verso la finestrella del
salotto , guardando attraverso le tende di raso rosse,
noto con stupore che la sera è già calata
e quello che rimane del sole di alcune ore fa, non è che un inconsistente
ammasso luminoso in lontananza, oscurato da alcune nuvole che pian piano si
stanno facendo largo attraverso il cielo, fino ad ora terso. In fondo, le
previsioni meteorologiche avevano annunciato un forte acquazzone per la serata.
Non me ne preoccupai più di tanto. Il
mio piano per quella sera si sarebbe potuto attuare benissimo anche con il
temporale: pigiama e sotto le coperte a sgranocchiare pop
corn godendosi un bel film. Prima però decisi di dare un’ultima occhiata alla
lezione su cui molto probabilmente sarei stata interrogata l’indomani non appena arrivata a scuola.
Il panico mi colse. Non sapevo dove
sbattere la testa. A casa avevo solo il libro quando parte importante del
lavoro che avei dovuto imparare era sui miei appunti, che avevo messo nella
cartellina gialla che portavo ieri sera. Ma non riuscivo a ricordarmi dove avessi potuto mettere quella dannata cartellina che non
trovavo nonostante avessi messo sottosopra tutta la mia camera, e non solo.
Improvvisamente, come un flash, mi
ricordai dove potevo aver lasciato la cartellina. Ma l’entusiasmo iniziale
legato alla scoperta, presto, affievolendosi, fece spazio alla rabbia e ad uno stato di angoscia
terribile, lo stesso di questa mattina. Mi si formò un nodulo alla gola e il
solito attacco di panico si vece avanti appena pensai
a chi avrei dovuto incontrare per recuperare quei maledetti appunti. Mi sedetti
sulla sedia posta davanti alla mia scrivania e cercai di calmarmi respirando a
pieni polmoni e cercando di prendere a mente fredda una decisione.
In un battibaleno mi ritrovai a
correre come una pazza sotto le nuvole che avevano coperto ogni spiraglio di
luce che un tardo pomeriggio poteva offrire. Così, cercando di farmi coraggio da sola e contemporaneamente di stroncare sul
nascere le varie ipotesi su cosa sarebbe potuto accadere, correvo sotto
un’ormai incombente pioggia.
Arrivata davanti al caffé respirai
ancora un volta e senza esitare troppo sulla soglia,
con un colpo ben deciso aprii il portone d’ingresso. Subito un’atmosfera
spettrale, mi avvolse. Non avevo mai visto l’edificio vuoto, quasi apparisse disabitato, abbandonato. Ero abituata a zigzagare
tra la gente che ansiosa di essere servita o compiaciuta di quello appena
consumato lo popolava. Mi dava l’idea di una persona anziana. Che per tutta la vita non si è mossa dal luogo in cui è nata e che
per tutta la sua esistenza ha visto la vita passargli davanti agli occhi, come
se fosse a teatro. Quella persona potrà raccontarti tutto quello che
hanno fatto tutti gli altri individui, ma non ti dirà mai cosa invece ha fatto lei, perché semplicemente non ne ha fatto parte, ne
ha solo visto un piccolo frangente.
Mi diressi verso gli spogliatoi, ma
nel mio non c’era traccia della cartellina. Provai allora tra i tavoli, ma
nulla. Passai circa mezzora ad ispezionare il caffé senza
però riuscire a trovare quello che cercavo. Solo adesso, poso lo sguardo
sulla scala a chioccia che si trova di fronte al retro del locale. Il sangue
nelle vene mi si ghiaccia a pensare di poter salire lì
su…infondo non potrei mai trovare i miei appunti nella camera di Ryan
Shirogane.
Ma ,come se
una forza elettromagnetica mi stesse attirando verso quella scala, come se un
canto muto, quasi sussurrato, mi stesse invitando con parole atone a salire e
ad entrare nella sua camera. Senza capire quello che stessi facendo, senza
opporre resistenza a questo strano impulso che è nato dentro di me, comincio a salire gli scalini, uno ad uno, con un’apparente
calma davvero lodevole, ma con in corpo tanta di quella tensione da farmi
girare la testa e lo stomaco. Arrivo davanti alla sua porta e sollevo la mano
verso la maniglia.
Questa volta non sento nulla. Nessuna
forza, nessuno strano canto, solo il lieve tremore della mia mano che si chiede
se andare avanti o tornare indietro, come io del
resto. Questa volta non c’è nessuno a guidarmi, se non un troppo accelerato
battito del cuore. Aprire o non aprire questa porta? Tiro indietro la mano, la guardo e la domanda
mi di ripropone infinite volte nella mente, mentre me
ne sto lì e fissare il vuoto.
Poi, in un attimo, stendo di nuovo la
mano e afferrò con forza la maniglia di metallo freddo e la
giro aprendola di scatto.
Davanti ai miei occhi si presenta uno
spettacolo tra i più belli e al contempo tra i più strazianti che la vita mi abbia offerto.
Lui, illuminato dal fiocco barlume
provocato dai lampioni che si trovano per strada, se ne stava seduto ad una
sedia vicino alla finestra, con il volto appoggiato stancamente al freddo
vetro, appannato dal calore del suo respiro. Ma ciò
che mi colpì di più furono i suoi occhi: rossi, bagnati fino all’orlo di
roventi e amare lacrime. Sembra quasi un quadro, sicuramente il più bello che avessi mai visto.
Solo adesso ti accorgi della mia
presenza e volti lo sguardo verso di me. Un livido di paura e terrore si stampa
per alcuni secondi nella tua espressione. Poi, adottando la tua solita faccia
da duro, ti passi il braccio sul viso cercando, in un disperato tentativo di salvare
la tua immagine da insensibile. Anche se so che tu mi
odierai per questo, decido di avvicinarmi a te. Cerchi di alzarti, ma io, con
un gesto del braccio di invito a non farlo. Ti
sorrido. Voglio rassicurarti. Non ho intenzione di prendermi gioco di te. Mi inginocchio e stringo le mie braccia intorno al tuo
torace, abbracciandoti forte. A tua volta, ti lasci andare e scivolando
lentamente dalla sedia, anche tu ti inginocchi
abbracciandomi, adagiando il tuo capo sul mio grembo, quasi tu fossi un bambino
che impaurito cerca protezione tra le braccia della sua mamma. Ti accarezzo i
capelli, incitandoti a piangere. Tu mi guardi stranito, ma non mi importa, non stasera.
Mentre
fuori, il temporale scarica tutta la sua violenza, in quella stanza, il tempo sembra
essersi fermato al momento in cui vi sono entrata. Non mi importa
di quello che pensi di me, non mi importa cosa succederà più tardi, quando il
sole sarebbe sorto…voglio solo sentirti vicino me. Voglio solo consolarti,
voglio che tutta la tristezza che hai in corpo se ne vada assieme a quelle
lacrime. Non mi importa di nulla tranne che di te.
[…]
È trascorso una settimana da quella
sera. Apparentemente nulla è cambiato a parte il fatto di averti visto
piangere, di essere stata messa di fronte da Dio, al dato di fatto che anche tu
hai un cuore e quindi dei sentimenti.
I'll always remember /Me lo ricorderò sempre
L’immagine
di te, che indifeso come un bambino, cerca semplicemente
affetto e lo cerca talmente tanto da non poterlo trovare, tanto avido di
questo desiderio, quindi si lascia andare nel compiere il gesto più puro e
ingenuo che ad un essere umano è consentito fare da solo: piangere. Per cui,
non vergognartene!
It
was late afternoon /era un tardo pomeriggio
Nel momento stesso in cui quella mattina
aprii gli occhi, sin dall’inizio, una strana
sensazione mi aveva attanagliato. Ma mai avrei pensato
che quel giorno sarebbe stato in più interessante e al contempo, il più bel
giorno della mia giovinezza. Eppure, credo di aver sempre saputo dentro di me,
in un angolino recondito del mio inconscio, che
qualcosa sarebbe cambiato, per cui, non stupirti, se i miei gesti sono sembrati
calcolati, quasi provati. Ma ti giuro che è stata un doccia fredda, ed anche se
rischio di ripetermi, è stato il capitolo più incredibile…anche
se è finito.
It
lasted forever /è durato
per sempre
And ended so soon(yeah)/
ed è finito così presto
(yeah)
Ti ricordi? Siamo rimasti così
abbracciati per tutta la notte. Senza dire neanche una parola. In fondo, era
tutto perfetto così come era, non c’era bisogno di
rovinare un momento così con insulse parole di circostanza, che alla fine
sarebbero risultate anche ipocrite. Per cui non spaventarti se dico che ho desiderato con ogni fibra del mio essere, che la
mia vita finisse nel momento in cui il sole è sorto e noi, svegliati dai suoi
raggi rivelatori, abbiamo spalancato gli occhi e rotto quella magia. Ti giuro, avrei voluto morire in quel istante in cui tu mi hai
guardato e ti sei alzato, voltandomi le spalle, sei uscito varcando quella
porta.
You were all by yourself/
tu eri tutto preso in te
Staring up at a dark grey sky/ guardando in
alto verso un cielo grigio scuro
Eppure non ho mai rimpianto, neanche per un
momento, di essere venuta in camera tua quella sera. Di essermi intenerita nel
vederti in quello stato pietoso. Ti prego, credimi, anche se forse ti risulterà difficile, quando ti dico che non mi hai fatto
pena. Anzi, il tuo sguardo vuoto, pensieroso, diretto al mondo fuori dalla tua finestra, è stato il regalo più bello mai
ricevuto in vita mia, e per questo ringrazio il signore con tutta me stessa.
I was changed/
io ero cambiata
Mi
viene da sorridere pensando a quando è incredibile la
vita, e lo è ancora di più se le viene associata la mente umana. Solo la sera
prima ero nella mia camera che al buio formulavo
pensiero di odio nei tuoi confronti perché poche ore prima mi avevi deriso per
essere scivolata sul pavimento bagnato. Ed invece, a
distanza di poche ore, io mi sono accasciata vicino a te per offrirti la mia
spalla su cui piangere. Grazie a te,
sono maturata, sono cresciuta ed ora so distinguere tra il giusto e lo
sbagliato. Tra il vero e il falso…e tra odio e amore. Quella sera, un baco ha
rotto il suo guscio e da esso è fuoriuscita una
farfalla più bella e più evoluta della larva che era all’inizio della sua vita.
Quindi se mi vedi diversa, non preoccuparti, sono cambiata, ma in meglio, e di questo ne sono più che sicura, perché il mio è stato un
processo lungo, ma in fondo voluto e sperato, mi serviva solo un piccolo aiuto
per capirlo…grazie anche di questo.
In places no one will
find/ In posti che nessuno troverà
All your feelings so deep inside (deep inside)/ tutti i tuoi
sentimenti così nel profondo (nel profondo)
Forse
potrei vantarmi di aver scoperto il grande segreto di
Ryan Shirogane. Di aver smascherato finalmente l’identità nonché
la storia del misterioso ragazzo che qualche mese fa cambiò non solo la mia, ma
anche la vita delle mie amiche senza mai uscire allo scoperto se non
dimostrandosi una persona fredda e brusca nei modi. Io per prima, ero
diffidente nei tuoi confronti, ma adesso che so, tutto ha un senso, ora, tutti
i tasselli, che prima si trovavano sparpagliati, sono ordinati a formare un
puzzel chiaro e perfetto. Non preoccuparti, tutto quello che so e che ho visto,
che ho fatto e che hai fatto rimarrà gelosamente
sigillato e custodito nel mio cuore. Farò quello che hai fatto
tu per tutta una vita, sperando di alleggerire il tuo carico. Cercando di
liberare il tuo povero cuore angustiato da tristezza e dolore, affinché tu
possa ricominciare a vivere, a emozionarti per questa
bellissima esistenza che possiedi, facendo del tuo doloroso passato un
insegnamento per l’avvenire. Sii forte, a ricorda che
potrai contare sempre, ogni qualvolta lo vorrai, sulla sottoscritta.
Was there that I realized /E’ stato lì che
mi sono resa conto
That forever was in your eyes/
che era per sempre nei tuoi occhi
The moment I saw you cry (cry)/ il momento in cui ti ho visto piangere (piangere)
(The moment that I saw you cry)/ ( il momento in cui ti ho visto piangere )
Potrà
risultarti stupido e infantile dirti che quel giorno
ho finalmente capito che sarei voluta rimanere abbracciata con te per sempre.
Avrei voluto per sempre sentire il tuo profumo invadere e rigenerare di nuova essenza
la mia anima. Avrei voluto per sempre sentire il flebile rumore del tuo
respiro, affannato dal pianto, aleggiare sul mio collo. Avrei voluto stringerti
più forte, per farti capire che al mondo non eri solo come pensavi, avrei
voluto dirti che qualora avessi voluto, ci sarei stata
comunque io a sostenerti. Avrei voluto dirti che il
mio astio nei tuoi confronti in realtà era un amore forse consapevole di non
poter essere mai ricambiato e quindi tramutato in ciò che più si assomiglia ad
esso come intensità: l’odio. Probabilmente addurrò come scusante il fatto di
non aver mai capito io stessa per prima, di non aver interpretato nel modo corretto i
segnali del mio cuore che ti giuro quando sono con te batte all’impazzata. Se
solo quella sera avessi ascoltato il mio povero cuore
ansiate per te, non sarebbero servite parole, così che tu avresti capito cosa
provo, così che io, avrei scoperto cosa provo. Ma come
ho detto, non ho rimpianti. Il signore, ha in serbo per noi mille piani e mille strade da farci percorrere nei momenti più
inaspettati…io sto semplicemente aspettando il mio, con un briciolo di
nostalgia, di flebile malinconia.
It
was late in September/ era fine settembre
And I'd seen you before(and you were) e ti avevo visto prima (mentre piangevi)
You were always the cold one tu eri sempre
quello freddo
But I was never that sure/
ma non ne fui mai così sicura
Sai,
potevi ingannare tutti, ci sei riuscito per sino come me nel primo periodo in
cui ti conobbi, ma dopo averti osservato di nascosto capii che dietro quel aria da saputello, da duro, da freddo, oltre quella
coltre di ghiaccio posta sulle tue iridi per intimidire il prossimo, c’era un
bambino, costretto a crescere in fretta, forse, troppo in fretta. Un bambino diventato un
ragazzo, provato dalla sua infanzia, in perenne conflitto con un passato da cui
però non vuole separarsi.
You were all by yourself/
eri tutto preso in te
Staring up at a dark grey sky/
guardando in alto verso un cielo grigio scuro
I was changed... /io ero
cambiata…
Sei caduto, angelo mio, è vero, ma
adesso sei guarito, ti sei rimesso in sesto, adesso
più nulla ti trattiene. Perché, dunque
non spieghi le tue ali e voli via?! Spicca il volo.
Vai via, fino ad arrivare dove gli angeli come te
devono stare. Non rimanere ancorato a una vita già
trascorsa. Ma non dimenticare Ryan. Non lo fare mai!
In places no one would
find/ In posti che nessuno troverebbe
All your feelings so deep inside (deep inside)/ tutti i tuoi sentimenti così nel profondo
(nel profondo)
Di
dico solo di rivivere per l’ultima volta quel
terribile incidente. Di ricordare per l’ultima volta il momento in cui la tua
casa è andata in fiamme e la sensazione di dolore che pian piano di lacerava il petto. Ricorda per sempre invece il volto dei
tuoi genitori felici, al modo in cui ti sorridevano e quindi a come ti amavano
e come eri importante per loro. Stampati questo, non
nella tua mente, ma nel tuo cuore, in un luogo a cui solo chi vorrai vi farà accesso. In modo da poter ricorrere a queste
visioni per rischiarare i cieli troppo oscuri di alcuni
giorni particolarmente nefasti, così che ricordandoli, potrai trovare la forza
di andare avanti e superare con il sorriso gli ostacoli. Per questo ti faccio
un grande “in bocca al lupo”. Ti dirò anche, ricorda anche la sera di sette
giorni fa e se vuoi ricordati anche di me che almeno
in quella circostanza ti sono stata vicina.
Was then that I realized/ E’ stato lì che
mi sono resa conto
io, una ragazza che forse si è resa
conto di amarti troppo tardi per fermarti e lasciare che il suo amore potesse
fare indisturbato il suo corso. Quella ragazza codarda e ancora troppo
inesperta che si innamorò di te con tutta se stessa,
senza neanche accorgersene.
That forever was in your eyes/
che era per sempre nei tuoi occhi
The moment I saw you cry/ il momento in cui ti ho visto
piangere
Quella ragazza che vedendoti in lacrime ha desiderato essere
quelle lacrime per poter accarezzarti gli occhi e portare via la tristezza. Quella ragazza che avrebbe preferito sopportare tutto quel dolore lei
stessa più che vederti soffrire in quel modo. Quella
ragazza che in un disperato tentativo ha cercato di alleviare le tue
sofferenze, spazzandole via a suon di carezze.
I wanted to hold
you/ Volevo stringerti
I wanted to make it go away/
Volevo farti andare via
I wanted to know you/ volevo conoscerti
I wanted to make your everything...alright/ Volevo farti andare tutto ...bene
Ti
giuro che avrei fatto di tutto pur di trovare una
soluzione. Avrei voluto abbracciarti, per farti capire che qualcuno ti vuole
bene ed è con te, per un momento avrei voluto che tutto questo non fosse accaduto, forse non avrei scoperto di provare un amore
tanto forte, intenso e prorompente nei tuoi confronti. Avrei voluto conoscere
ogni cosa di te, ogni piccolo vizio, ogni tua più nobile virtù, tutti i significati
di ogni tua singola parola. Insomma avrei voluto far
sorgere il sole nel tuo cuore, sarei stata disposta a vendere la mia anima al
diavolo in persona, sarei stata disposta a strapparmi con le mie stesse mani il
cuore dal petto e offrirtelo, pur di vedere, tra tutte quelle lacrime un
sorriso, anche se solo abbozzato.
I'll always remember/ Me lo ricorderò sempre
Ora
mi volto verso di te. Mentre con una mano continuo a
spolverare il tavolo, il mio sguardo è puntato su di te che con le gambe
accavallate leggi con noncuranza del mondo circostante e totalmente immerso
nella lettura, le pagine di un libro dalla copertina rossa di velluto,
dall’aspetto antico ma tenuto molto accuratamente. Poi, sollevi lo sguardo, e i
tuoi occhi incontrano i miei. Le gambe mi tremano, lo stomaco sprofonda in se
stesso e il cuore mi sta quasi per uscire dal petto,
ma io non riesco a staccare lo sguardo da te. Tu mi sorridi. Inserisci nella
pagina da cui hai levato lo sguardo un segnalibro e lo chiudi, poggiandolo sul
tavolo di fronte a te. Ti alzi dalla sedia e ti dirigi verso di me. Mi cingi la
vita e prendi il mio menta tra le tue dita, avvicini
il mio volto al tuo e poggi le tue labbra sulle mie.
It
was late afternoon/ era un tardo pomeriggio
Il
giorno dopo quello strano episodio ti sei avvicinato a
me con un’aria molto seria che mi provocò non poca paura. Ero agitata, da quando la mattina mi avevi lasciato sola andandotene, non
mi avevi neppure guardato e per me, abituata alle tue, se pur acide battutine, era
stato come morire. Solo allora capii che ormai, a distanza di solo poche ore,
ciò che provavo per te era diventato così forte da farmi diventare paranoica e,
in quelle ore in cui non mi hai parlato, invidiosa perfino dell’aria che
respiravi, perché lei era parte di te, io invece no .
In
places no one will find/ In posti che nessuno troverà
All your feelings so deep inside/ tutti i
tuoi sentimenti così nel profondo
(Baby, oh no no)/ (Baby, oh
no no)
Mi
chiamasti in disparte nella cucina e non riuscivi a guardarmi. Io ti anticipai
rassicurandoti, che
se intendevi avvisarmi di non proferire parola su ciò che era accaduto la notte
precedente, non ci sarebbero stati problemi, e che quello che era successo me
lo sarei portato nella tomba.
Forever was in your eyes/ Era per sempre nei
tuoi occhi
Eppure i tuoi occhi erano diversi. Tu eri
diverso. Non ti avevo mai visto così: eri agitato. La tua mano destra tremava, infatti la mettesti in tasca. Ti mordevi in continuazione le
labbra. Cavolo, trattenevo a stento le risate, eri
davvero buffo. Un po’ in imbarazzo esordisti che non eri bravo con le parole. Lasciando dei punti di sospensione nell’intonazione che non ebbero
mai seguito perché, decidesti di tapparti la bocca. Infatti
ti piegasti in avanti e con il tuo corpo mi spingesti contro il muro e mi
baciasti, abbracciandomi in vita con tutta la forza che avevi.
Baby
Cry!/ Baby piangi!
The moment that I saw you cry/ il momento in cui ti ho visto piangere
Oh no no no no/ Oh no no no
no
I think I saw you cry /penso di averti visto
piangere
The moment I saw you cry/ il momento in cui ti ho visto piangere
avrei
voluto dirti che ti amavo molto tempo prima, ma neanche io lo sapevo. Solo nel
momento in cui ti vidi piangere capii che sarei voluto
essere l’unica persona capace di consolarti, capace di farti sorridere, capace
di darti tutto quello che hai sempre desiderato, tutto quello di cui hai sempre
avuto bisogno.
I wanted to know you/ Volevo conoscerti
I wanted to know you /Volevo conoscerti
I wanted to know you / Volevo conoscerti
Nel momento in cui mi
baciasti, invece, capii che sarei potuta davvero essere tutto quello di cui
avevi bisogno, avrei potuto farti ridere, avrei potuto
alleviare le tue ferite e condurti per mano lungo la strada che Dio aveva in
serbo per noi. In quel momento capii che volevo conoscere tutto di te. ma sorridendo, compresi che già ti conoscevo. Perché ti amavo e quindi, mi bastava guardarti per capire
cosa sentivi…
Amore, anche adesso, a
distanza di tempo da quel fantastico pomeriggio in cui il tuo bellissimo animo
si rivelò in tutta la sua fragilità, posso dire di
aver compreso che avevo avuto per mesi e mesi il vero amore e che me ne ero
resa conto solo in quel pomeriggio in cui ti vidi per la prima volta piangere…
Sicuramente
non potete dire che questa one-shot
sia corta…anzi…so che mi odiate perché l’ho fatta troppo lunga, ma avrebbe persona
molta della sua suspance se l’avessi divisa in due parti…
Comunque credo che come prima ff di questo genere me la sia cavata
abbastanza bene no? O meglio è una domanda più che un’affermazione…
Vorrei
spendere due parole per quando riguarda la canzone
usata: è intitolata appunto “cry” ed è della
cantante/ attrice Mandy Moore.
L’ispirazione per questa storia nonché la canzone è
stata estrapolata dalla sottoscritta dal bellissimo film “a walk
to remember”… non spenderò
parole per questo film perché finirei per adorarlo all’infinito e vi annoierei
quindi pur di consigliarvi di vederlo non posso fare. Anzi, visto che sono in vena di consigli, vi consiglio di recensire
questa mia piccola storia e di farmi
sapere cosa ve ne pare, in modo da poter magari prendere in considerazione l’ipotesi
di angustiarvi con delle altre…chissà…non mi rimane quindi che salutarvi con un
bacione…
Baby dark