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Autore: Nefthi    17/09/2011    4 recensioni
NB. è stata soggetta a revisione. Apportate modifiche, a partire dal titolo.
"Guardati nello specchio e, se ti sembra di essere bello, opera cose degne della tua bellezza; se, invece, ti credi deforme, fa' in modo che i difetti del tuo volto siano emendati dai virtuosi costumi". Plutarco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuja
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Genesi del “primo Sole”
 
Era solo come sempre, sdraiato sul suo prato preferito, Kuja guardava quel mondo perennemente blu con sprazzi di rosso: scrutava quella gente uniformemente bionda, dai monotoni occhi azzurri ed in particolare osservava la loro buffa e assurda coda gialla. Beh, non che lui potesse permettersi di criticare quegli individui che vagavano per Tera senza un’apparente meta, perché come loro aveva quell’assurdo caschetto biondo, quei monotoni occhi blu e, ancora peggio, quella sciocca coda gialla. Che senso aveva quell’appendice? Non faceva altro che rovinare un’intera figura! Li accomun… lo accomunava alle bestie.
Osservare il suo riflesso nel lago lo disgustava, vedere quegli occhi cerulei che poteva vedere anche in loro, individui creati in un freddo laboratorio da una mente indegna, vuoti, privi di sogni, di gusti e di pensieri.
E lui avrebbe dovuto guidarli, che guadagno!
 
Per consolarsi distoglieva lo sguardo verso la “gente dell’altro mondo”, talvolta anche più deforme del suo popolo: Gaia era un manipolo di ippopotami, ratti, orchesse, salamandre, pinguini, nient’altro che esseri ripugnanti prede dei loro vizi. A che pro la loro esistenza? Se mai fosse diventato dominatore di quel pianeta avrebbe provveduto affinché simili deformità venissero debellate e la possibilità era alta dato che Garland diceva sempre che Gaia e Tera dovevano diventare una cosa sola… Probabilmente avrebbe guidato anche quegli esseri, quale piacevole riunione tra mutanti sarebbe stata.
 
Chissà cosa stava combinando il vecchiaccio… Ultimamente stava spesso chiuso nel suo laboratorio, lo chiamava per qualche analisi e poi lo cacciava via. Senza Garland non aveva proprio con chi parlare.
Kuja si coricò sulla schiena e fece uscire sbuffi di Sancta dalle mani per cercare di divertirsi: illusoria speranza.
           

*

 
Noia! Un anno ad osservare quei ridicoli esseri senza capirli! Quelli di Tera eseguivano sempre le stesse azioni giorno per giorno, che razza di vita era?! Quelli di Gaia invece erano diversi nel senso che erano più attivi, più “…vivi!” gli ripeteva sempre -neanche fosse stato un vecchio affetto da perdita di memoria a breve termine- Garland “Perché loro possiedono l’anima, come te.” Ma lui non era come loro, non si sentiva affatto come loro! Quelli erano ripugnanti.
Ma su una cosa il vecchio aveva ragione: lui era vivo, non era un automa.
 
Kuja fissava con gli occhi socchiusi una foglia blu, proveniva dal suo pianeta ovviamente: la teneva per il picciolo con due delle dita bianche e affusolate, facendola danzare oziosamente davanti al viso seguendo un ritmo che solo lui conosceva per poi fare in modo che accarezzasse le proprie labbra rosee e piene con una scintilla di malizia nello sguardo zaffiro apparentemente perso nel cielo. Come al solito stava coricato nel suo prato preferito, quello fra il palazzo ed il lago; nessuno lo disturbava mai lì –a parte Garland- dato che era un luogo piuttosto isolato…
 
Era diverso, era diverso, non era come loro, era diverso. Ad un tratto spalancò gli occhi e sorrise. Si alzò di scatto e la foglia arse fra le sue mani. A passi rapidi ma aggraziati si recò al lago con un unico pensiero per la testa: “Se doveva essere una guida, doveva distinguersi per essere superiore”. Doveva distinguersi… e per prima cosa si sarebbe sbarazzato di quegli abiti, di quella divisa tipica dei teriani! La coda... anche quella doveva sparire, sì. Non poteva certo tagliarla, non voleva causarsi del dolore per colpa di quell’appendice inutile, ma poteva nasconderla con il telo bianco che usava per sdraiarsi sull’erba, ovviamente non prima di averlo abbellito e reso più elegante con la magia: lo avrebbe decorato con ghirigori oro e argento, avrebbe mutato anche il suo giacchetto da blu in viola ed insieme al colore ne avrebbe mutato la forma e lo stesso fece con i suoi pantaloni accorciandoli fino all’inguine, lasciando scoperte le lunghe gambe sode ed affusolate. Fece in modo che il telo aderisse ai pantaloncini per coprire quel prolungamento antiestetico.
Via la treccia, l’avrebbe sciolta: in un anno i capelli gli erano allungati parecchio, adesso gli cadevano morbidi fino alla vita, ma quel giallo continuava ad infastidirlo… via lo scialbo biondo dei capelli! La magia lo avrebbe aiutato nell’ottenimento di qualcosa di unico. In momenti di eccessiva noia Kuja era solito usare la magia per scolorire le foglie o i fiori o anche l’erba, immaginava di eliminare il blu di Tera partendo dalle cose più piccole; se la magia riusciva a scolorire le foglie e se era riuscita anche a scolorire i suoi indumenti, poteva scolorire i capelli. Passò la mano sui quei lunghi fili dorati, come se volesse pettinarli con le dita, e mano a mano il biondo andava sparendo sostituendosi con l’argento tipico di Sancta.
E adesso gli occhi. Inginocchiato vicino al lago osservava da vicino il suo volto. In verità i suoi occhi avevano già qualcosa in più rispetto a quelli degli altri genoma, erano più luminosi… nonostante il blu non li trovava vuoti e spenti e poi intervenire con la magia sugli occhi non era saggio.
L’unico vezzo in più che contribuì a rendere il suo aspetto ancora più unico – o eccentrico- fu una piuma bianca con sfumature violette che applicò con grazia ai capelli; l’aveva trovata pochi giorni prima vicino al lago e decise di tenerla perché fino ad allora non aveva trovato nulla che non fosse del tutto blu o del tutto rosso in quel ridicolo pianeta di scimmie. Si specchiò ancora una volta: era perfetto, dio quanto era bello! E non era mai riuscito a notarlo per colpa della divisa teriana, la maschera che gli avevano cucito addosso e che aveva impedito la fioritura di quel bellissimo narciso fino a quel momento, fino al momento della sua epifania.
 
Una voce dura, sgraziata ed odiosa lo aveva fatto riscuotere dalla contemplazione del suo viso pallido, alzò gli occhi e vide un Garland stupito. Avrebbe voluto tagliargli la gola per non sentire più le sgradevoli note che la sua ugola  produceva, ma quel narciso appena sbocciato si limitò a ridacchiare e ad alzare il capo con fare superbo e malizioso, facendo scuotere i capelli di proposito. «Che diavolo hai combinato? Bah, non importa, seguimi!» fece la vecchia macchia nera con tono imperioso portandosi una mano alla fronte con esasperazione e voltandosi repentinamente. Cosa voleva da lui?
 

*

 
«Cosa?! Io sono l’Angelo della Morte, io devo guidare questa gentaglia alla purificazione, io devo amministrare il flusso di anime! Io, io, IO!» la voce capricciosa e furente del giovane mago riecheggiava nel laboratorio azzurrino con un tono che avrebbe fatto tremare chiunque ma che non si addiceva al candido ed elegante aspetto regale che lui stesso aveva provveduto a procurarsi con tanto impegno. Garland era impassibile: «E’ proprio questa tua reazione che mi fa pensare che tu sia inadatto al ruolo: i capricci, i vezzi, le continue lamentele… l’anima che ti ho donato ha preso una piega inaspettata ed il gesto anarchico di oggi ha confermato la correttezza delle mie ipotesi: la tua anima si è attaccata troppo al tuo corpo. Sei un esperimento mal riuscito -chissà cosa posso aver sbagliato alla tua creazione…- gli angeli sono perfetti e tu non sei altro che uno scarto, Gidan sarà il tuo sostituto.» Il giovane sbuffava spazientito e prima di poter replicare -o di poter incenerire il vecchio usando Flare- il mantello nero svolazzante era già scomparso dietro la porta lasciando Kuja solo con il suo nuovo “fratellino”.
 
Era un orrido esserino bavoso del tutto simile ai genoma, tra l’altro non sapeva spiccicare una parola e non si reggeva in piedi. Era quell’essere il suo sostituto? Quel mostriciattolo avrebbe dovuto prendere il suo posto?! Poteva distruggerlo con il minimo sforzo… Garland era stato un’idiota nel lasciare quel coso con lui. Con un movimento sinuoso della mano il mago creò una bolla di Sancta e la spinse verso il biondino che con i suoi occhioni blu fissava affascinato il globo bianco perlaceo; il bambino cominciò ad  allungare il suo braccino verso la bolla, ormai erano vicini... Kuja ghignò maligno e con uno schiocco delle dita fece scoppiare la bolla proprio davanti al suo fratellino, un’esplosione piccola ma potente.
Il ragazzo osservò la nebbia che si diradava a poco a poco....
Una risata infantile. No… Quella bestia era ancora lì che rideva di lui! Garland aveva fatto bene i suoi conti.
 

*

 
Se lo ritrovò fra le braccia, a passeggio per Tera, come se fossero padre e figlio. Perché?
Ah già, per tenerlo d’occhio, per avere più tempo per pensare e per scoprire in cosa quel pargolo bavoso fosse migliore di lui.
Si sentiva ridicolo, ma i cittadini di Tera neanche badavano a loro presi com’erano dalle loro inesistenti preoccupazioni.
L’usurpatore rideva beato fra le sue braccia agitando i pugnetti e Kuja sbuffava come ormai era solito fare.
 
Si fermò vicino al pozzo a guardare quella distesa blu con sprazzi di rosso...
«Cosa sai fare Gidan? Perché saresti migliore di me? E se tu sei l’Angelo della Morte, io... chi son…? Ahia!» il fratellino usurpatore che gli aveva appena afferrato i capelli con forza ed era riuscito a strappargli la piuma.
Era troppo! Gidan gli aveva portato via il ruolo da protagonista, non poteva sopportarlo perché era lui ad essere il primo attore, era nato primo attore e quindi doveva essere lui ad entrare in scena!
Il genoma sentiva le mani ardere… Nella sua mente una parola si faceva spazio tre le altre: “Ultima”. Forse il bambino aveva avvertito il pericolo perché il suo sorriso sdentato era improvvisamente divenuto un pianto che aveva rotto la concentrazione del mago.
 
Ora capiva qual era il potere superiore di Gidan: aveva il potere di irritarlo! Kuja non ne poteva più del pianto di quel demonio. Che fare? E fu così che nella confusione intravide la soluzione: il pozzo verso Gaia. Kuja inclinò la testa di lato e sorrise sornione al piccolo usurpatore «La concorrenza và eliminata fratellino» chiuse gli occhi e si schiarì la voce: «L’alba del secondo Sole non era neanche cominciata che già si è giunti al suo tramonto; povero piccolo Sole, astro creato da un uomo che credendosi un dio voleva oscurare quello più grande e luminoso in una eclissi perenne.... L’uomo non sapeva che anche le piccole stelle possono morire prima del tempo, possono esplodere e diventare minuscoli puntini neri indistinguibili. Dunque quale sarà il tuo destino ombra del mio essere? Esploderai?» il ragazzo rise«Purtroppo il secondo Sole era tanto piccolo quanto resistente: nonostante il primo Sole bruciasse di potenza, il piccolo Sole non voleva saperne di abbandonare il palco, ma il primo Sole, la cui saggezza splendeva quanto la potenza, sa che le stelle possono anche cadere.» Il “primo Sole” cessò il suo canto e si avvicinò ai bordi del pozzo. «Sarà interessante per gli abitanti di Gaia vedere una stella cadente adesso, non credi Gidan?»  la voce si era fatta ancora più melliflua e cantilenando dolcemente pronunciò una sola frase: «Addio piccola ombra del mio essere.»
La caduta di Gidan verso il nuovo mondo fu accompagnata dalla prima risata gioiosa di suo fratello, l’unico Angelo della Morte.













NOTE:
Intanto un saluto (ed un ringraziamento) a chiunque abbia letto questa... cosa! Ho solo delle piccole annotazioni da fare:

1. Spero di essere riuscita nella rappresentazione di Kuja e spero anche che me lo farete sapere. Ho voluto provare a capire quali potessero essere i suoi pensieri durante gli eventi precedenti al gioco. Ovviamente il tutto termina nel momento in cui Gidan finisce su Gaia, ma si era capito (quindi perché mi ripeto? O.O).

2. La scena di Kuja nel lago era un riferimento al vero e proprio mito di Narciso che non vi sto a dire (beh Kuja è il narcisista per eccellenza del mondo videoludico quindi il riferimento non poteva mancare ed inoltre adoro il mito di Narciso u.u).

3. La citazione posta nell'ntroduzione l'ho scelta perché secondo me trasmetteva l'idea del cambimento, del volersi migliorare in modo da raggiungere un certo canone di bellezza. Ovviamente sono partita da dalla personalissima e opinabilissima ipotesi che Kuja inizialmente fosse tale e quale agli altri genoma e di qui viene la sua voglia di cambiare.

4. Ringrazio due mie amiche per il sostegno morale: una è stata la prima lettrice della mia storia, l'altra ha avuto la pazienza di incoraggiarmi alla pubblicazione! :D

5. Spero vi piaccia e spero anche nella lettura di un vostro parere (mi ripeto lo so, lo so).
 
  
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