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Autore: Waitingaprince    17/09/2011    5 recensioni
Chiudi una porta si apre un portone.
Lei, però, aveva sbagliato: aveva aperto una porta.
Era stato uno sbaglio enorme, non avrebbe dovuto farlo.
Nello stesso momento in cui aprì la porta li vide lì vicini, troppo vicini.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fanfic
Fuochi d'artificio.


Chiudi una porta si apre un portone.
Lei, però, aveva sbagliato: aveva aperto una porta.
Era stato uno sbaglio enorme, non avrebbe dovuto farlo.
Nello stesso momento in cui aprì la porta li vide lì vicini, troppo vicini.
Vide Finn e Quinn con le labbra attaccate.
Si girarono appena sentirono la porta aprirsi.
“Scusate se vi ho disturbato” disse contorcendo le labbra in un sorriso amaro.
Finn non ebbe neanche il tempo di dire il suo solito “aspetta Rachel, non è come sembra, ti posso spiegare” che lei chiudè sbattendo la porta correndo via.
Ora aveva chiuso quella porta, doveva solo trovare il portone.
Le lacrime lente e calde cominciarono a scenderle lungo le guance, rigandole.
“Perché, perché?” si chiedeva mentre correva verso il suo armadietto.
“Perché deve succedere sempre a me?”. Questa domanda continuava a riempire la sua mente.
Lei e Finn avevano litigato, questo era vero, però non gli dava l’autorizzazione di tradirla con Quinn mentre stavano ancora insieme.
Per lei questo significava che avevano rotto definitivamente, e questa volta era definitiva.
Continuò a correre il lacrime verso l’armadietto. Lo aprì e velocemente si tolse la collana che Finn le aveva regalato per il loro mesiversario: non sarebbe più servita.
La strinse ancora un poco nelle mani come per liberarsi di tutto l’amore che provava per il ragazzo in modo da custodirlo in quell’oggetto, quando sentì una persona con una granita in mano avvicinarsi. Ormai aveva una specie di radar per queste cose.
Intuì subito chi fosse mentre le lacrime continuavano a scendere non avendo intenzione di smettere.
“Hei, Berry” disse lui con un tono diverso dal solito, che però lei non riuscì a capire.
Lei si voltò di scatto.
“Puckerman non ci pensare nemmeno morto, altrimenti non vedrai l’alba del prossimo fottutissimo giorno!” gli urlò in faccia con la voce spezzata dal pianto sbattendo la porticina del piccolo armadietto.
Il ragazzo rimase di sasso e la lasciò correre.
Lei continuò la sua corsa.
“Perché lei è meglio di me? Ha avuto più ragazzi di me. Si è riuscita a prendere il mio ragazzo nonostante avesse scelto me al posto di lei. Ha un naso bellissimo. Cos’è che non ha di bello quella ragazza?” si diceva da sola mentre continuava a correre senza una meta.
Quando si fermò si trovò in auditorium.
Improvvisamente fece un mezzo sorriso, il primo di quella giornata.
“Lei non canterà mai bene quanto me” pensò correndo sul palco.
Lei era una stella, non si sarebbe fatta battere nella cosa in cui era più brava.

Do you ever feel like a plastic bag,
drifting through the wind
wanting to start again?
Do you ever feel, feel so paper thin
like a house of cards,
one blow from caving in?

Cominciò a cantare quella canzone così, istintivamente.
In fin dei conti era la canzone che più la rappresentava.
Quante volte si era sentita come una busta di plastica portata via dal vento?
Quante volte si era sentita come se qualcosa o qualcuno la volesse calpestare?

'Cause baby you're a firework
Come on, show 'em what you're worth
Make 'em go "Oh, oh, oh"
As you shoot across the sky-y-y

Ma nessuno sarebbe stato capace di calpestarla. Lei era la stella del McKinley e sarebbe divenuta la stella di Broadway.
Lei sarebbe stata meglio di qualunque Quinn le si fosse parata davanti e avrebbe trovato un ragazzo che l’avrebbe amata più di quanto l’avesse amata Finn.
Quando finì di cantare chiuse gli occhi e sorrise: ora era sicura di sè stessa.
Dopo aver finito di cantare sentì un applauso. Pensava lo stesse immaginando così, sorridendo, scosse la testa e aprì gli occhi.
Rimase paralizzata.
Noah Puckerman, ripeto, NOAH PUCKERMAN stava battendo goffamente le mani mentre teneva ancora la granita di prima in mano.
“Ottima esibizione, Rachel” disse sorridente.
“Che ci fai qui, Noah?” disse scettica.
“Dovevo darti una cosa” disse avvicinandosi al palco per poi salirci sopra.
Rachel lo guardava con aria curiosa.
“Ecco, tieni. E’ all’uva e so che è il tuo gusto preferito” disse porgendo la granita.
Rachel l’accettò volentieri la bevanda e ne prese lentamente un sorso.
“Allora, ti va di parlarne?” disse Noah sorridendo timidamente.
Rachel fece di sì col capo.
Forse aveva trovato il portone.

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Salve a tutti! Grazie per essere arrivati fino a qui a leggere. Dico che è la mia prima fanfiction su Glee e in particolare sulla Puckelberry. Se avete qualche consiglio o qualche critica fatemelo sapere e spero di riuscire a migliorare. Se però non avete un account potete seguirmi su twitter (@waitingaprince) e farmi sapere cosa ne pensate.
Un bacione a tutti,
Waitingaprince <3
  
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