Al mio solo ed unico Artista Incompreso,
che mi sopporta ancora!
***
Sapevo
che questo momento sarebbe arrivato.
Ho cercato di evitarlo, smorzandone l’entusiasmo, ne ho avuto
paura e l’ho
spergiurato.
Ma è stato come tentare di tappare quella falla
d’acqua enorme che avevo
creato, con la mia infantile esuberanza, nel bagno di Grimmauld
Place… uno dei
miei esigui ricordi privi di rancore che conservo di quel manicomio.
Avevo cinque anni, i piedi veloci e negli occhi un lampo spiritato che
sembrava
voler provocare anche la, per me sacra e ricercatissima, figurina del
divino Falco
Aesalon* e,
come tutti i marmocchi di quell’età,
l’irruenza mi agguantava dalla
testa corvina fin alle unghie dei piedi, rotte e violacee per i miei
numerosi
incidenti con la magia.
Ahimè, proprio uno di questi mi spinge a fare
un’analogia con l’attuale
situazione.
Non ricordo di preciso cosa volessi fare quel giorno, forse una pozione
puzzolente per far crescere a Kreacher i peli delle orecchie e
utilizzarli a
mo’ di frusta cercando di colpire le porcellane del servizio
da tè di mia madre
conservate sopra un angusto mobile azzoppato totalmente fuori dalla mia
portata,
fatto sta che mi ero rintanato come un topo nel bagno da ore e
armeggiavo con i
più disparati ingredienti (dalle caccole di troll alla
rugiada di primavera)
mescolandoli tutti insieme allegramente nella grande vasca da bagno
dalla
ceramica incantata per raggiungere quasi i 180 gradi, con il libro di
pozioni
sottosopra (ma che a volte facevo finta di guardare più che
altro per scrupolo
personale e poi subito dopo rimettermi a recitare la parte del
grande
pozionista) appoggiato sull’orlo e l’espressione di
chi sa che è destinato a
fare grandi cose stampata sul grugno malandrino.
Qualche pelo di ratto dopo, del mio grande elisir non era rimasto che
un
accozzaglia di roba fetida dal colore cianotico e che ribolliva come
lava nella
caldera.
Ero sì sfacciato ma non stupido, così scappai
pochi secondi prima che mi
esplodesse in faccia e mi trascinasse nel cratere che aveva formato
facendo
saltare in aria le tubature.
L’acqua era, in una sola parola, dappertutto.
Il boato dell’esplosione fece sobbalzare mia madre, intenta a
bersagliare tutti
coloro presenti nell’edificio con i suoi ordini e lamentele,
che,
smaterializzandosi di sopra, mi ritrovò impegnato a
contemplare il disastro
provocato con le lacrime agli occhi per l’emozione e in mente
l’idea di
ricreare lo stesso formidabile geyser per tutto il seminterrato.
Interrompendo il ricordo alle sue urla da banshee del tutto disumane e
per
niente interessanti, mi ritrovo in una situazione simile a distanza di
undici
anni.
Solo che adesso James interpreta il miscuglio bomba… e Lily Evans i peli di ratto.
Sapevo che Ramoso fosse innamorato della Evans, probabilmente
l’avevo capito
prima ancora che se ne accorgesse. Anzi, sicuramente.
E non mi riferisco solo ai segnali più comuni ma che lui
tenta costantemente di
nascondere: da come furtivamente la cerca con lo sguardo per ogni
corridoio di
Hogwarts, alla crescita delle sue doti egocentriche per farsi notare
ogni volta
che la incontra, oppure dal modo in cui si irrigidisce
impercettibilmente
quando la sente nominare, o a colazione, quando si passa la mano tra i
capelli
e la saluta sempre con una frase ad effetto, temendo che i saluti
convenzionali
possano risultare banali, o ancora quando si stropiccia la divisa poco
prima di
salire in sella alla scopa avendo paura che la casacca così
larga possa darle
l’impressione di una presunta pancetta, o da come parla di
lei con gli altri,
casualmente, con fin troppo distacco per giustificare gli sbuffi
frustrati che
nelle notti più buie lo agitano sotto le coperte.
Ciò che mi dà da pensare è un
qualcosa di troppo sottile per essere ben scandagliato e troppo
astratto da
poter definire.
Una sensazione abbastanza inquietante, come se la vita di uno fosse
legata
indissolubilmente all’esistenza dell’altro.
James parla di lei come di una preda, fingendo che non gli interessi
più di
quanto potrebbe farlo qualunque altra ragazza, ma Lily Evans non
è una preda.
È forse più di quanto simile ad una belva
indomabile si possa trovare nella
nostra generazione.
Il suo portamento fiero è avvisaglia di tempesta e il suo
sguardo affilato
sembra che ti trapassi da parte a parte. Ha una lingua tagliente e
spesso l’orgoglio
trabocca da ogni parola che le esce dalle labbra.
E odia James. O almeno, apparentemente.
Gli riserva sempre le sue stoccate più acide e le
occhiatacce da stregoneria
avanzata non appena lui oltrepassa il limite, ma è un
punzecchiarsi continuo a
cui potrebbe porre fine semplicemente ignorandolo o denunciandolo ai
professori
ogni volta che lo trova (che ci trova) invischiato nelle nostre
malefatte…
eppure lo fa raramente, preferendo di gran lunga bacchettarlo di
persona
ritrovandosi coinvolta in una schermaglia verbale la cui fine
è posta sempre
dalla frase: “Esci con me Evans?” (che un finto
James apatico definisce
“l’esca” a cui il pesce
abboccherà) susseguita da un immediato rifiuto che
lascia Ramoso troppo a lungo pensieroso per essere solo
“un’esca” andata a
male.
La cosa davvero buffa è che, pieno d’orgoglio
com’è, non riesce neanche ad
ammettere a se stesso che la Evans non è solo una preda come
tante altre, una
ragazza di cui presto si dimenticherà lanciando
“esche” a destra e a manca. La
sua presunzione e il suo amor proprio non riescono a contemplare
l’idea che ci
possa essere qualcuno capace di metterlo in crisi al di fuori di se
stesso e,
spaventato dal modo in cui lei gli invade la mente, per non ammalarsi
dei suoi
modi schietti di respingerlo e insultarlo, nasconde al mondo e a anche
a lui,
che della Evans gli importa eccome.
Sinceramente per me quella ragazza potrebbe anche tornarsene a quel
dimenticato
incrocio di strade da dov’è venuta.
È un’arpia starnazzante
che non fa altro che dare direttive di
qua e di là, cercando di insegnare a chiunque incontri come
ci si deve
comportare, come attenersi alle regole per non finire nei guai e il suo
spirito
combattivo non accetta rifiuti. Mai.
È amica di Lunastorta ma è stata anche vicina,
molto vicina a Mocciosus, e le
due cose, a parer mio, si dovrebbero escludere a vicenda. Per non
pensare
neanche al fatto che possa essere ammissibile che, dopo aver
fraternizzato con
il nemico, osi solo parlare con me e James.
E poi è… è… maledizione.
E poi Ramoso è innamorato di lei… il vero motivo
per cui mi fa storcere il naso
è questo.
Cosa succederà se dovessero mettersi insieme un giorno?
James sarebbe completamente preso da lei, dimenticherebbe i Malandrini,
si
trasformerebbe in un Dio dell’Amore gigante e camminerebbe
per i corridoi a sei
piedi dal pavimento, con delle ali finte sulle scapole e un incantesimo
di
librazione a farlo galleggiare.
Trascurerebbe il Quidditch e troverebbe mille scuse per passare ogni
serata con
la Evans… rinuncerebbe alle folli notti di luna piena, forse?
Ho cercato di allontanarlo da lei… gli ho detto di lasciarla
perdere e l’ho
supportato quando diceva a se stesso e agli altri che era solo di
un’importanza
irrilevante, ho speso addirittura qualche minuto della mia vita a
parlargli di
quant’era stronza e a ridere complice quando lui
furbescamente ghignava
dicendo: “Ci voglio solo uscire prima o poi,
nient’altro”.
Ma, a volte, il “nient’altro” era
così fievole che addirittura il mio udito
canino faceva fatica a percepirlo.
E la verità è che non ho la minima intenzione di
dividerlo con lei.
James è James… mio
fratello.
Il nostro legame va oltre il semplice rapporto di sangue, che
sì, unisce due
persone biologicamente, ma spesso le costringe a convivere con
un’anima
lontana, diversa, invalicabile perfino, generando insofferenza, poi
rabbia e
abiura dell’altro. Potrei prendere a pugni James (a volte
l’ho fatto) e non
rivolgergli la parola per mesi ma alla fine, tornerei puntualmente da
lui,
schierandomi al suo fianco alla prima malefatta, dandogli una pacca
sulla
spalla, felicemente pronto a dargli filo da torcere nella gara di
popolarità
della scuola.
Ed ora, mentre realizzo che è arrivato il momento, che
probabilmente dopo
quella sfuriata che la Evans ci ha dedicato trovandoci a stordire i
gufi della
scuola James si è reso conto di esserne innamorato come un
deficiente, sto
iniziando a temere seriamente ciò di cui mi vuole parlare,
perché il tormento
nei suoi occhi può solo preannunciarmi la sua imminente
esplosione.
In effetti la paternale questa volta non è andata a finire
in modo usuale.
Avevamo stregato i gufi affinché tutti, una volta legata la
lettera e volati
fuori dalla finestra, compissero un giro di 360° attorno al
lago per poi
avvitarsi su se stessi e
schiantarsi
contro le finestre della torre dei Corvonero.
La Evans, che ci ha colti in flagrante, sembrava più
inviperita del solito finché
tutto ad un tratto, come se le si fosse rovesciato un barile di
idromele
barricato in testa, si
è acquietata e
volgendo lo sguardo a terra, poi su Ramoso, lo ha osservato dapprima
come se lo
trapassasse, vacua e irrigidita, finendo per chiudere gli occhi appena
troppo
tardi per impedirci di notare una stilla lucente che le velava
l’iride. Ha
girato su i tacchi e, scoccando un’occhiata di pura delusione
ad un James
paralizzato, se n’è andata senza aggiungere altro.
Credo che in quell’istante Ramoso ha temuto di poterla
perdere veramente per
una stupidata del genere.
Adesso siamo in sala comune, solo pochi studenti che parlottano tra
loro vicino
alla scala del dormitorio femminile e sto cercando disperatamente degli
argomenti con cui distrarlo.
Potrei cercare di sdrammatizzare il tutto dichiarando che la Evans
è stata la
solita esagerata. Ok, probabilmente è un pochino infastidita
dal fatto che ci
comportiamo ancora come bambini di cinque anni che fanno esplodere il
bagno ma
reagire in quel modo… che assurdità!
…
Oppure potrei non parlare affatto di lei e sviare
l’argomento, rifugiandomi
nella zona franca che regalano i discorsi di Quidditch. Credo che gli
chiederò
della prossima partita contro i Tassorosso… sì,
sicuro.
Che tattica utilizzerai, James? …
pensi
che O’Malley ci darà del filo da torcere?
Però dopo l’episodio delle piaghe sul
deretano penso che sarà molto meno stabile sulla
scopa…
-“James,
credi che O’Malley si
presenterà alla partita con l’imbottitura ai
pantaloni o…”
-“Ma che le è preso secondo te?”
Fallito.
Ho miseramente e dolorosamente fallito.
È inevitabile, doveva succedere… ecco lo sapevo.
Mi sposto a disagio sulla poltrona e lo guardo esaminare con le
sopracciglia
corrucciate le bruciature nel tappeto.
-“Bèh…
è una domanda che ti sento fare
spesso e sai che non posso darti una risposta. La Evans è
tutta matta!”
e strabuzzo gli
occhi come un pesce.
-“Sì
ma… mi stava strapazzando come al
solito e poi… niente. Indifferenza totale”
si
passa nervoso una mano tra i capelli stropicciandoli alle punte.
-“Ohh
ma andiamo, è solo la Evans,
sappiamo com’è fatta! Non ti deve importare di
quello che le passa per la testa
o finirai con l’ammattire anche tu”
ridacchio con finta noncuranza.
E’ così, James, non devi
darle peso… per
Merlino, hai il tuo Quidditch, la tua splendida famiglia, una fama per
cui
alcuni qui ucciderebbero, hai i Malandrini… sì,
hai i tuoi amici, hai… me. Non
ti serve lei James!
Ramoso incontra i miei occhi, pensieroso, l’espressione seria
e la fronte
corrugata e, a quel punto, il mio sorriso vacilla.
Non lo dire! Ti prego, non lo dire!
Dopo alcuni attimi di assoluto silenzio James abbassa lo sguardo e
ritorna a
fissare il tappeto come se ci volesse sparire dentro.
-“E
invece m’importa… perché
m’importa?”
sussurra basso.
-“Oh
Potter, falla finit…”
inizio.
-“No
Sirius, ascolta! Io… non lo so, è
così difficile… ma credo di…”
-“So
quello che stai per dire e, per
favore, risparmiami!”
lo interrompo cercando di riderci su “Insomma,
James, sai che non è così!”
e mi apro in un sorriso che ha tutta l’aria
divertita. O almeno così dovrebbe essere.
Lui torna a fissarmi, sul suo volto un’espressione nuova,
incredula. Non riesce
a capire quello che dico. Poi si riprende e torna a parlare con calma e
un
cipiglio deciso.
-“Sì,
lo credevo anch’io… o meglio,
volevo crederci anch’io. Ma ora ho capito che cercare
di… di reprimere tutto
dentro, non mi fa bene. O forse… non so, semplicemente, non
ci riesco più. E
tutti i miei tentativi disastrosi con lei… sono stati un
errore dopo l’altro
perché non sono partito con la convinzione giusta. Pensavo
solo ad un modo per
farla uscire con me perché dovevo dimostrare a me stesso che
avrei potuto
convincerla, rifiutando l’idea che lo facessi solo
perché in cuor mio lo
volevo. E ogni mia proposta era così debole che non ha
persuaso neanche lei…
ora invece, ho finalmente ammesso a me stesso di…
desiderarla e basta. Wow… è
stata come una riappacificazione, mi sento più
leggero”
esulta balzando
dal divano e sorridendo come un ebete.
-“Parli
come uno schifoso romanzo della
Prewett e hai lo sguardo da trauma cranico severo”
mormoro
improvvisamente adombrato.
-“Ahh
Felpato, non capisci… quando Lily
mi è vicina, mi sento bene. Certo, lei mi odia e a volte
anche a me verrebbe da
prenderla a schiaffi però… maledizione, come
posso spiegare? Può anche
snocciolare una delle sue più tremende ramanzine
ma… mi da la sensazione di…
di…”
-“Di
essere vivo”
lo anticipo
senza riuscire in tempo a frenare la lingua.
James mi osserva stupito, mi gira intorno e assottiglia il ciglio.
Probabilmente si sta chiedendo come ho fatto a completare la sua frase
ma…
dopotutto, non potrei avere un cuore anche io?**
-“Già…
ma tu come… come fai a saperlo?
Sirius, non… non è che anche
tu…?”
-“Per carità! E’ tutta tua, quella
piccola vipera…”
-“Perfetto!”
s’illumina subito ritrovando
il suo
umorismo “Perché
sai benissimo che tra i due,
lei avrebbe scelto sicuramente il mio fascino”
ride del suo ego smisurato portando
ancora la mano ad arruffarsi i capelli.
-“Oh
ma davvero? Non ne sarei così
sicuro… e il tuo Animagus di certo non ti conferisce una
piena garanzia!” e
accenno al suo palco di corna facendone
il gesto con le dita.
James mi guarda a metà tra il piccato e il divertito,
incassa il colpo con
classe, limitandosi solo darmi una cuscinata in piena faccia mentre
torna a
sedersi un po’ rabbuiato.
-“Cosa
c’è che non va?”
mi domanda
serio avendo percepito la mia riluttanza.
Non sono mai stato un tipo da confessioni eclatanti e propenso a
condividere
con tutti quello che gli passa per la testa, Molto spesso, anzi,
preferisco
dire una bugia o una mezza verità piuttosto che rivelare le
mie riflessioni.
Eppure non posso farlo ora, non con James. Intuirebbe subito la
simulazione
d’entusiasmo esagerato o l’ombra dietro le mie
parole e finirebbe per
assillarmi per il resto della mia vita.
Ma come posso dirgli che ho paura che Lily rappresenti la fine della
nostra
amicizia?
Come posso dirgli che sono geloso
della persona che ama?
Maledizione… sicuramente non in questi termini.
-“Che
cosa succederà se mai un giorno
dovessi riuscire a conquistarla? James, non voglio vederti fare la fine
di
quelle lumache decerebrate che troviamo a pastrugnarsi per i corridoi,
ventiquattrore su ventiquattro appiccicati alla loro ragazza. Magari
trascureresti tutto il resto! Senza contare che Lunastorta ha bisogno
di noi
quando… beh, sai quando. E… Peter, cosa
farà Peter senza di te? Ce lo dovremo
sorbire noi per tutto il tempo mentre frigna perché non
può più adularti. Sarai
un Capitano schifoso se perdi la bussola e ti metti a salutare quella lì sugli spalti invece
di cercare
il boccino. E dobbiamo ancora fare un mare di… di cose,
James! Dovevamo
scendere nei sotterranei e riempire
le statue di pus di bubotero, dovevamo far scendere Mocciosus con le
mani dalle
scale e legato come un salame stagionato… dovevamo fare un
viaggio in Romania
in mezzo ai vampiri, lo ricordi? Non puoi abbandonarci per una ragazza!
E’
follia pura… insomma se mai…”
Fermo
il mio monologo infervorato per guardare James che si contorce dalle
risate
cadendo sul tappeto.
-“Cos’è?”
sbotto irritato.
Dopo qualche minuto di risatine convulse che mi lasciano totalmente
perplesso,
Ramoso si tira su issandosi sui braccioli della poltrona, con le
lacrime agli
occhi.
-“Tu…
tu… davvero, non ci posso
credere! Ahahahahah, Felpato veramente… tu credi che io
possa ridurmi in quelle
condizioni? No, aspetta, questo lo dicono tutti… tu sei
convinto che io sia
totalmente privo di materia grigia? Abbandonarvi? Sì hai
ragione, questa è
follia! Io non ho intenzione di rinunciare a voi… non voglio
farlo e mai lo
farei. Ok, hai ragione, probabilmente avrei un po’ meno tempo
per fare tutte le
idiozie che facciamo adesso ma questo non vuol dire che vi debba
rinnegare!
Forse dovremmo rivedere un attimo la situazione di Mocciosus
perché,
effettivamente, dubito che Lily sprizzerebbe gioia da tutti i pori
sapendo
quello che facciamo, ma per il resto… io sarò lo
stesso James di sempre! Forse
con la testa un po’ più sulle nuvole e non ti
prometto neanche che avremo tutto
il tempo del mondo per fare ogni malefatta che ci siamo prefissato ma
buona
parte devono essere portate a termine, caro, o non sarei degno
d’esser un vero
Potter!
Ma questo… mi sembra così banale e inutile dal
momento che… tu lo sai… dovresti
saperlo. Voi siete la mia famiglia… e la famiglia non si
abbandona. Sirius… se
pensi che possa dimenticarti sol
perché passeremo insieme qualche ora di meno…
bèh, sei un coglione. Un vero e
proprio coglione”
e mi tira ancora un altro cuscino che questa volta sono pronto a parare.
-“E
dirai le stesse cose quando ci
lascerai per andartene
a vivere in una
casetta lontano dai tuoi amici rompiballe con la tua bella mogliettina
e gli
gnomi che gironzolano pedanti tra le siepi?”
lo sfotto con una nota di nervosismo
nella voce.
James mi fissa di sbieco, poi, quasi vergognandosi, punta gli occhi tra
le
braci crepitanti del camino e sussurra sommesso:
-“Le
persone che ci amano non ci
lasciano mai veramente”.
Ed è così, con queste parole che riesce a
scuotermi dal mio opprimente egoismo.
D’un tratto mi sento tanto simile ad un verme strisciante,
che subdolamente
tenta di boicottare la felicità altrui per preservarne la
propria.
Boccheggio per un po’, cercando di raccapezzare qualcosa da
dire, qualunque
cosa, mentre James continua a contemplare il baluginio delle fiamme
danzanti.
-“Io…
scusami, Ramoso”.
Non
riesco ad aggiungere altro, so che non ce n’è
bisogno e ne trovo conferma nello
sguardo caldo e accogliente che mi rivolge, uno sguardo che docile mi
accarezza
il cuore, acquietandolo, come suggerendogli di abbandonare tutte quelle
logoranti paure e gabbie che lo tengono prigioniero di
un’ombra… della mia
stessa ombra.
-“E
poi”
James si chiarisce la voce “Ne
stiamo parlando come se Lily non mi odiasse!
Probabilmente al solo sentir pronunciare il mio nome le viene
l’orticaria!”
scherza
tentando di camuffare il tono frustrato.
Assumo un’espressione fintamente pensierosa per poi lanciargli
un’occhiata complice.
-“Sai
che giorno è oggi?”
gli domando.
-“
30 Gennaio… lo so, è il suo
compleanno”
-“Un’occasione perfetta per avvicinarla”
-“Ehi,
mi prendi per uno sprovveduto?
Avevo già intenzione di andare da lei, so come si conquista
una ragazza!”
-“Stiamo parlando di Lily Evans?”
“… Va bene, te lo concedo… Lily
Evans… è Lily Evans. Augurami buona fortuna
allora perché dopodomani c’è la partita
e non vorrei passare
i prossimi due giorni senza allenarmi
a causa di fratture multiple dovute a percosse con il mazzo di fiori
che ho
intenzione di darle!”
ghigna divertito.
-“Solo
lei potrebbe romperti le ossa
con un mazzo di fiori!”
-“In definitiva… credo di sì”
Scivolo
sul tappeto e mi stiracchio per allentare la tensione dei muscoli, poi
torno a
scrutarlo sornione.
-“Dicevi…
fiori, James?”
lo interrogo
canzonatorio, l’espressione disgustata.
Lui ridacchia arrossendo leggermente, la mano scatta nuovamente ai
capelli,
annuisce piano in evidente imbarazzo.
-“Originale!”
lo prendo in
giro rincarando la dose.
-“In
verità… sono gigli”
si confessa
evitando il mio sguardo esasperato.
-“Ancora
più originale! Per la spada di
Godric, come sei fantasioso…”
-“Felpato, ti prego. Non una parola di
più”
Mi limito a lanciargli un’occhiata beffarda. Spero solo che
la Evans abbia
pietà di lui.
-“Allora
che aspetti… vai da lei!”
lo sollecito.
James mi guarda dritto negli occhi, solleva il mento e il suo viso si
allarga
in uno dei sorrisi più sinceri che io gli abbia mai visto
fare, sprofonda
ancora di più nella poltrona e mentre le sue labbra assumono
la tipica smorfia
da malandrino, accavalla le gambe, restando ben piantato davanti a me,
sostenendo il mio sguardo.
-“Non
ancora… non dovevamo parlare di
O’Malley?”
*Falco Aesolon : primo
esempio di Animagus documentato, era in grado di
trasformarsi in un
falco
(fonte: Wikipedia).
** “Dopotutto, non potrei avere un cuore
anch’io?” : Chèri,
Colette.
Ehm… bèh, che dire di questa piccola creatura? Non ne vado pazza ma ho deciso di pubblicarla comunque.
E’ assolutamente semplice e senza pretese, mi è venuta improvvisamente l’idea di scriverla mentre buttavo giù qualche parola per la mia altra ff (ancora in fase d’elaborazione), ho aperto una nuova pagina di Word e ho colto ispirazione fondamentalmente da due elementi: il legame fortissimo tra James e Sirius che quest’ultimo manifesta volendo quasi far rivivere il suo migliore amico in Harry, e la scena del ricordo di Piton, nell’Ordine della Fenice, in cui James (oltre a scrivere su un pezzo di pergamena “L.E” per poi cancellarlo velocemente) si chiede perché Lily sia arrabbiata con lui, cito testualmente la Rowling, “tentando - senza riuscirci – di comportarsi come se la risposta non avesse per lui alcuna importanza” (mentre sappiamo che non era affatto così, solo che non voleva dimostrarlo).
Il ritmo è abbastanza veloce, la conversazione tipica di brevi scorci di vita adolescenziale e ho volutamente deciso di non appesantirla troppo perché, di “pesantezza” ne stavo già mettendo un bel po’ nell’altra ff, dai toni molto più cupi di questa.
Quindi volevo scrivere qualcosa di più leggero e per certi versi divertente, senza però rinunciare a metterci la mia solita parte problematica e costellata da dubbi (cos’è la vita senza problemi? XD).
Sirius ha paura di perdere nuovamente un fratello, terribilmente spaventato dalla prospettiva che James lo metta da parte per Lily, ritornando così ad essere solo contro se stesso. Questo gli fa sviluppare un’insofferenza particolare nei confronti della ragazza, che vede quasi come un nemico.
Di James non sappiamo tantissimo, solo che era un ragazzo onesto e coraggioso ma con un ego spropositato e, possiamo intuire, che non fosse facile per lui riconoscere di essere innamorato di Lily visto che, lo ripeto, la Rowling ha scritto la frase a cui mi sono ispirata con evidente ironia.
Poi ho pensato agli amici che hanno allontanato tutti poiché fidanzati, chiudendosi in un bunker con la loro dolce metà, escludendosi dalla vita sociale e vivendo di pane e amore tutti i santissimi secondi della loro vita O__O
Pazzi!
Mhh sì, fortunati finché dura, ma poi se un giorno dovesse finire tutto?
Eccoli lì che brancolano nel buio passando le giornate al massimo con l’aspirazione di fare almeno cento barattoli di alici sottosale (almeno è un lavoro che ti impegna per un bel po’ di tempo ù__ù) perché i loro amici li hanno mandati a quel paese dopo il trentunesimo invito rifiutato nel corso di un mese.
E non è affatto bello perché, oltre che restare soli come cani, le alici verranno anche più salate per colpa delle lacrime di disperazione che ci verserai dentro XD
Per fortuna ho avuto un solo amico che si è comportato così e dopo la rottura con la sua “lei” ci ha messo un sacco per riallacciare i rapporti che lui stesso aveva mollato alla deriva. Vabbè, sbagliare serve anche a migliorarsi, speriamo l’abbia capito!
Ho voluto anche inserire la bellissima frase che Sirius dice ad Harry alla fine del terzo film (l’avete notato che purtroppo non è mia ù__ù) perché mi sembrava carino e, diciamolo, maggiormente “d’effetto” pensare che lo stesso Sirius l’ha sentita da James molti anni prima e, non potendola mai dimenticare, l’ha tramandata ad Harry. Così, anche se James non ha potuto incoraggiare direttamente il figlio, Sirius ha colmato questa mancanza facendone le veci (ma come sono sentimentale O___O).
Finiamo con la serie “fantasia portami via” che trova la sua massima espressione nella scelta dei fiori che James regala a Lily. Dei gigli. Ah, sto messa male… ma sia, un po’ di banalità non ha mai ucciso nessuno ù__ù (per chi ancora non lo sapesse, il nome inglese “lily” vuol dire “giglio”).
Credo di non aver nient’altro da dire… spero che vi sia piaciuta almeno un po’!
Ja ne!! XD