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Autore: YunSaeMi    17/09/2011    1 recensioni
Questa storia nasce da un desiderio d'amore. Come mezzo per rappresentarlo ho scelto Yomi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Time Goes By
Colonna sonora: Crevasse - Nightmare

 

 

Te wo nobaseta kimi ga ita...
Mada kokoro ni, kimi ga ita.




"Tu la vuoi, e lei ti vuole, Jun"

Davanti ad un caffè le cose forse avrebbero potuto trovare una soluzione.
Forse era solo per amicizia, forse per compassione, o forse per perdita di pazienza, ma ora Hitsugi era lì a sbattergli in faccia tutto quello che credeva si dovesse fare. Non c'era più tempo da perdere, e la cosa più incredibile era che a lui, da tutta quella situazione, non ne sarebbe venuto nulla in tasca.

"Jun, andrai da lei?"

Yomi stava seduto davanti ad Hitsu in meditazione. La casa dell'amico era enorme, ma in quel momento lui si sentiva soffocare, bloccato nei suoi pensieri. Fissava il fumo evaporare dalla superficie del caffè, ma era come se non lo vedesse realmente. C'era solo lei. Lei.

"Ora, Jun, stammi a sentire", e ora la voce di Hitsugi aveva preso ben altro tono. "Jun, guardami in faccia un secondo", schioccò le dita e Yomi ritornò per un momento alla realtà. "Lo hanno notato tutti, anche quell'idiota del tuo vicino di casa, che l'avrà vista sì e no un paio di volte. Io stesso me ne sono accorto, di come la guardi, di come ti atteggi quando la vedi, e anche di come lei accetta ogni tua attenzione."
Sospirò. "Jun, lei sta per tornare a casa. Te lo dico perchè ti sono amico: o te la levi dalla testa, oppure vai a prendertela"

No, di tempo non c'e ne era più.
Yomi guardò l'orologio: erano le due del pomeriggio.
"Sì, Jun, guarda pure quante ore mancano senza darti una mossa....JUN!" E battè un pugno sul tavolo. Si stava innervosendo, e molto. Era stanco di quello sguardo vuoto e inerte.
"Ok, fai come vuoi." si rassegnò "Ma poi non lamentarti. Io vado a farmi una doccia. Tu puoi restare qui o andartene. IO, amico, di tempo non ne voglio proprio perdere."


 

Naze wakare wo tsugeta no ka
Ima demo mada wakarazu ni
...

 

................................................
 

"Ah, queste valigie... vado sempre nel panico ogni volta che devo partire."
E questa partenza mi pesava più di ogni altra cosa al mondo. Era come se mi mancasse qualcosa, e di fatto dentro di me sapevo cosa fosse di preciso.
Ma la sorte sembrava aver deciso così.

Driiiiiiìn

"Chi è a quest'ora?" mi chiesi. Erano le 10 di sera, avevo un mucchio di cose da fare. Tempo, mi serviva tempo, non visite.
Aprii la porta.
"Oh, sei tu."
Ebbi un colpo al cuore. Dopo l'ultima volta che ci eravamo visti, non mi sarei mai aspettata una sua visita. E invece era lì, Jun era lì.

"Ciao Sara, disturbo? Volevo salutarti meglio prima della partenza", mi disse.
"Ah", pensai, "meglio, si dice così? Tu l'ultima volta di saluti non me ne hai proprio fatti."
"Oh sei gentile, caro" risposi, prendendo in mano un pacchetto che mi stava porgendo. "Cos'è?" chiesi.
"Una scatola di cioccolatini prodotti da un mio amico, italiano come te."
"Oh, grazie, un altro italiano qui a Tokyo! Beh, particolare! Ma siediti pure, non farti problemi! E scusa per il disordine."
"Ma figurati, anzi, scusa tu per l'ora tarda."
"Oh tranquillo, stavo ancora finendo di pulire e mettere in valigia un po' di cose. La notte è ancora lunga", dissi con un falso sorriso.
"Quanto manca alla partenza?" mi chiese, guardando il soffitto.
"Parto domani sera."
Non ne ero felice. Ma non avevo più motivi reali che mi tenessero ancora legata a quell'appartamento. "La mia famiglia ha bisogno di me. Non so ancora per quanto resterò in Italia. In realtà, nessuno mi ha obbligato a far nulla, ma ho preso la mia decisione."
"Uhm." Diede un colpo di tosse. "E ne sei davvero convinta?" Ora si guardava i piedi, che battevano costantemente il pavimento. Sembrava nervoso.
"Sì" mentii. "Ho avuto delle allettanti offerte di lavoro anche in Italia, e lì è la mia famiglia. Credo, anzi, ne sono certa, che un giorno o l'altro tornerò qui, in quella che ho sempre chiamato terra promessa"

Tutto ciò mi faceva male. La sua presenza era un peso incalcolabile. Mi innervosiva verderlo scrutare ogni angolo del mio appartamento pur di evitare di guardarmi negli occhi.

"Credo che mi farò un caffè" dissi, interrompendo il silenzio imbarazzante calato nell'ultimo minuto. "Sono un po' stanca e devo ancora sbrigare molte cose. I miei soliti orari sballati... dormirò in aereo! Ne vuoi un po'?"
"No, ti ringrazio. Dormo poco già di mio, avrei bisogno più di una camomilla che di un caffè."

Quel suo risolino conclusivo ora mi dava sui nervi. E dire che lo avevo sempre adorato. Probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta in cui lo avrei sentito, e già mi mancava nel suo affievolirsi..

Mi voltai con un sorriso forzato che scomparve nel momento stesso in cui fui con le spalle totalmente rivolte verso di lui.
Non riuscivo ad accettare quel che mi aveva fatto. Mi aveva snobbata, sì, snobbata.
"Cos'è" pensai "sei tanto famoso e importante da non poter degnare di uno sguardo una comune mortale come me?" Va bene, era Yomi, e io ero Sara, la bambina venuta dall'Italia con un sogno nel cassetto che solo per caso era arrivata a conoscerlo. Ok, lo accettavo. "Vuoi trattarmi come una merda? Fallo. Così almeno avrò una ragione per dimenticare tutta questa storia. Sei uno stupido, uno stupido. E un bugiardo. Sì, bugiardo, perchè stai mentendo a te stesso facendo il figo, il duro, o come cazzo si dice. Sai che sto per andarmene e fai finta di non conoscermi nemmeno... Ma va bene, non importa, ormai è fatta."

 

Sekai no hate de omoi haseru
Iro no nai keshiki ni
Kimi wo kasanete
...

 


Volevo solo sapere perchè era lì, perchè era venuto a farmi stare male girando il coltello nella piaga.
Quel che mi disturbava di più era che di fatto non potevo pretendere nulla, dato che nulla c'era stato tra di noi. Il mio cervello ancora troppo ingenuo aveva pensato che il mio cuore finalmente avrebbe trovato un po' di calore.
Era questo che mi faceva più rabbia. Non l'esser stata umiliata, dimenticata, ma l'essermi illusa da sola.

Mentre pensavo a tutto questo, mi accorsi di aver sparso una quantità enorme di caffè su tutta la cucina. Presi la caffettiera e la buttai con rabbia nel lavandino per ricominciare da capo. "Uff, che sbadata" dissi "Troppi pensieri, mille cose da fare.."
Ma con chi mi stavo giustificando? Con me stessa, credo.
Recuperai la caffettiera dal lavandino e aprii il rubinetto. Lo scroscio dell'acqua coprì il rumore più lieve di Yomi che si era appena alzato alle mie spalle.
Sentii all'improvviso le sue mani toccare i miei fianchi e le sue labbra sfiorare la mia spalla. Restai immobile. Un brivido mi percorse la schiena.
"Jun, che fai..."
"Shhhhht..." Mi abbracciò ed iniziò a baciarmi il collo, dolcemente. Io non riuscivo a muovermi. Chiusi gli occhi, inerme di fronte a quel che stava accadendo.

Ma ad un certo punto mi resi conto della situazione e bloccai le sue mani, che mi stavano stringendo sempre più con forza.
"Jun, smettila. Non so perchè lo fai, ma smettila. E' tardi, ormai, e.."
Ma non riuscii a finire la frase. Mi afferrò alle spalle e mi fece voltare, spingendomi contro il piano della cucina. Ero chiusa in una morsa.
Alzò la mano destra, e con un dito mi spostò il capelli dal viso. Ci ritrovammo in silenzio a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altra. Ora mi guardava negli occhi, sicuro di sè come non lo avevo mai visto.

Più lo guardavo, e più mi mancava il respiro. Fino a qualche minuto prima gli avrei lanciato addosso quella benedetta caffettiera tutta scassata, ma ora volevo solo cedere ad ogni suo desiderio.

Io lo amavo, lo amavo più di qualsiasi altro uomo, lo sapevo benissimo.... ma mi aveva delusa. E ora cosa voleva? Voleva che restassi lì immobile a guardarlo mentre approfittava dei miei sentimenti, era così....

Di nuovo mi resi conto di non poterlo accettare. Cercai di spingerlo via, ma era come se il mio corpo si ribellasse alla mia volontà di allontanarlo da me. In quel momento parlò.

"Io ti amo. Ti desidero. E tu ami e desideri me. Ora lo vedo così chiaramente, Sara, non posso non vederlo! Sono stato uno stronzo, lo so..." e così dicendo si allontanò senza che io glielo avessi chiesto "...e capirò se vorrai andartene. Ma voglio che tu resti, lo voglio più di ogni altra cosa. Ti amo. E così è per te. Sbaglio?"
Mi guardò.
Non sapevo che fare. Abbassai gli occhi. Tentai di dire qualcosa, ma l'unico suono che uscì dalla mia bocca fu un verso incomprensibile anche alle mie orecchie.
Rialzai lo sguardo, e, conoscendomi, sapevo di avere gli occhi lucidi.
Mi schiarii la voce. "Jun..."
"No, non mi sbaglio. Resta con me."
Mi si avvicinò e mi accarezzò il viso. "Resta, ti prego" ripetè "so che ci ho messo tanto a chiedertelo, ma ti prego, non partire. Non potrei sopportarlo."
Abbozzai un sorriso, ma non dissi nulla.


E fu allora che mi baciò. Non era mai successo, anche se lo avevamo desiderato entrambi per molto tempo. Mentre mi stringeva a sè in quel bacio, io pensavo a quanto lo avevo voluto, a quanto avevo sperato di passare il mio tempo con lui, guardandolo mentre faceva lo stupido e ridere nel suo modo così esagerato; avrei speso le mie energie per raggiungerlo ovunque egli fosse andato, anche se non ero mai stata certa che se lo meritasse. Ed ora era insieme a me, e non mi lasciava.

Ci separammo, per quanto difficile fosse farlo.
"Ora... vado".
Io non sapevo cosa dire, ero senza energie. Tutte quelle emozioni mi avevano distrutta. Non feci altro che accompagnarlo alla porta.
Arrivati sull'uscio mi mise una mano attorno al collo. "Te lo ripeterò ancora. Rimani qui." Mi baciò di nuovo, aprì la porta e se ne andò.
Chiusi la porta appoggiandovi le spalle.

Dovevo fare una scelta, quindi? O non cambiava nulla? Non mi restava molto tempo, correva, i secondi, i minuti, correvano senza sosta.

 
Toki no namida ga uruoshite yuku
Nani mo nakatte you ni sugoseru...


 

"Quanti pensieri. Devo dormire."

Tada sore wa wasureta wake janai
Yomigaeru sono shikisai....

 

..................................................
 

"E allora?"
"Ma cos'è tutta questa fretta?"
"Eh, scusa, ho un appuntamento alle 3 in punto. Muoviti e sputa il rospo."
"Ah, amico mio!!"
"Che?"
"Mitsuo, non sai cosa ti sei perso!"
"Sì, ascolta Jun, non tirarla per le lunghe. Lo vedi l'orologio? Ecco, lo vedi. Non ho tempo. Su!"
"Bene" e ora Yomi si fece più serio "Sono andato da lei......scusa, perchè ridi?"
"Perchè ci avrei scommesso le palle, Jun. Continua"
"Sono andato da lei, le ho chiesto scusa e l'ho implorata di restare in Giappone"
"E...?"
"E le ho detto che l'amo."
"E non è successo altro?" Hitsugi ammiccò.
"Uhm, sì, l'ho baciata." Rise "Anche questo te lo aspettavi?"
"Mah, in realtà mi aspettavo che le saltassi addosso, mi hai stupito" e gli diede una pacca sulla spalla. "Il mio caro Sukebe!"

Yomi diede un colpo di tosse mentre Hitsugi ancora rideva. "Uhm, beh, comunque, deciderà lei. Speriamo bene, o sarò costretto a prenotare un volo per l'Italia". Yomi si passò una mano sugli occhi. Quando finì di strofinarseli, notò che Hitsugi lo guardava con gli occhi sbarrati.
"Ma mi prendi per il culo? No, guarda, me lo dirai un'altra volta, è tardissimo. Dai, scappo" e si alzò dal divano "in bocca al lupo, fammi sapere. Ci si vede domani." Prese le chiavi della macchina dal tavolino e lasciò la casa di Yomi in tutta fretta.

Yomi restò da solo. Erano le 3 meno un quarto. C'era ancora tempo. Poco, ma c'era.



Passarono le quattro.
Yomi era furioso con il mondo, con se stesso e con quella maledettissima foto dello staff che gli si parava davanti: lì sulla sinistra brillava lei.
Si avviò verso la porta e sputò sullo specchio appeso in corridoio. "E andiamo a prenotare questo cazzo di aereo".

Scese giù dalle scale, ma ad un certo punto un rumore lo obbligò a fermarsi. Aveva sentito una voce che conosceva molto bene.
"Sì, ho provato a chiamarlo, ma non mi risponde. Deve avere il cellulare spento."

Era lei.

"Vieni con me, ti accompagno da lui!"
"Questo è Hitsugi!" Yomi riconobbe anche la sua voce.
In un secondo fu nell'atrio e lì la vide, vestita di blu e con un cappellino in testa. Pensò che fosse la visione più bella che avesse mai avuto.

Sugoshita hibi wo sukoshizutsu...
Odayakana hizashi ga terashi hajimeru...


Un sorrisò le illuminò il volto. Lui la raggiunse, mentre Hitsugi se ne andava dopo averle stretto la mano.

"Ciao."
"Ciao, Jun. Quanto tempo."
"Anche troppo, non credi?"

Toki no namida ga uruoshite yuku
Nani mo nakatte you ni sugoseru..
Toki no namida ga hana wo sakasete
Subete kirei na omoide tonaru..

...............................................................
 

"Hai ragione" risposi. "Ma sono qui per restare." Yomi si fece ancora più vicino.
"E... ancora una cosa." continuai "Se non te l'ho già detto, ti amo"
 

Ano hizashi wa hana no iro wo utsushi
Mata kimi ga hakkiri mieru.



 

                                                                                                           


Alumina dixit:

Ieri sera sentivo di dover scrivere qualcosa di "romantico". Già, la sottoscritta è una romanticona, come si suol dire. Avevo "Crevasse" che continuava a ronzarmi in testa, e continuavo a pensare a Yomi in un live che avevo recentemente visto.
Da tutto ciò ne è nata questa storia. Ho partorito qualcosa di smielato, è vero, ma è qualcosa che mi piace rileggere. Adoro vedermi all'interno di un racconto nel quale vivo un forte sentimento (che spero presto di provare di nuovo verso qualcuno) nei confronti di una delle personalità giapponesi che più mi affascinano.

That's enough for today. Alla prossima.

Be One.


 




 

   
 
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