Ed eccoli, infine, davanti a me.
Alla fine di questo labirinto, li vedo nitidi e perfetti in ogni particolare come mai neanche io stesso riuscii a immaginare, nei miei torbidi sogni.
Due teste del color del rame, vicine, scompigliate dal vento. Due paia di occhi identici che mi fissano senza riguardo, due fossette sulle guance e quarantatrè lentiggini sul naso ciascuno.
Due copie identiche l’uno dell’altro, fino all’ultimo ciglio; eppure, manifestano quanto le loro anime siano diverse. Un sorriso spregiudicato e disinvolto, un’aria irriverente nello sguardo. Un gomito è sulla spalla del gemello, che sorride appena, pacatamente, come a nascondere dietro all’educazione il suo divertimento. La sua mano è dietro la schiena, agganciata al braccio che scende lungo i fianchi.
Credereste mai che, in realtà, il più grande è nato all’estinguersi dell’ inverno e l’altro all’alba della primavera?
- Cosa mi rispondereste, se adesso io vi dicessi che tutto quello che siete è frutto di un progetto superiore? –
I sorrisi si allargano, increduli; i volti si flettono uno verso l’altro, i loro sguardi si cercano ed incontrano a metà strada per pochi, intensi secondi. Sono consapevole di star assistendo ad un raro spettacolo, e faccio un passo indietro davanti a ciò che, pur essendo stato creato da me, non mi è dato comprendere.
Prendi il bene e il male, il giorno e la notte.
Il bianco e il nero, il fuoco e il ghiaccio,
la pietà e il cinismo,
l’amore e l’odio.
Tendi un filo attraverso e prova a stare in equilibrio tra loro: scoprirai che proprio lì le due nemesi si congiungono e completano, creando qualcosa di irrimediabilmente perfetto.
Un’unione intaccabile e imperitura.
Immortale.
E t e r n a.
Il cielo delle notti di inverno è blu, quello delle mattine di primavera è azzurro;
curioso realizzare che si tratta solo dello stesso colore, in sfumature diverse.