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Autore: Sacu    17/09/2011    4 recensioni
Background del mio prossimo personaggio di D&D.
"Svegliò i suoi servitori e i contadini che vivevano nei pressi del castello e radunò alcuni dei suoi compagni per organizzare le ricerche. Ma l'unica cosa che trovarono furono delle pagine di pergamena strappate e dell'inchiostro nero versato per terra."
“Assolutamente no! Oggi è la Notte di Lliira e non c'è occasione migliore per lavorare senza essere disturbati! E poi stasera sarà il debutto vero di Chara, non vorremmo negarglielo, giusto?”
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non allontanarti!
Certo padre!

Una bella bambina dagli occhi verdi e dalle orecchie a punta si annoiava perché non aveva nessun amico, erano tutti o troppo grandi o troppo piccoli. Suo fratello avrebbe voluto giocare con lei, ma la differenza di cinque anni la costringeva a tenerlo lontano: come poteva giocare ancora con quei pupazzi di legno dipinto quando sapeva già leggere e scrivere? Impossibile. Lei voleva bene al piccolo Nihal, ma era già una signorina, troppo grande per giocare con lui. Ma dato che la balia non le dava mai il permesso di allontanarsi, lei scappava continuamente nel bosco.
A niente servivano i rimproveri dei suoi genitori, la piccola aveva la tendenza a fare di testa propria.


Le alte querce segnavano il confine del suo rifugio, una radura segreta accanto ad un ruscello in cui poter giocare alle cose dei grandi: a volte fingeva che le pietre per terra fossero tavoli e sedie in cui faceva accomodare ospiti immaginari, a volte presa dall'ispirazione si stendeva sulla morbida erba a scrivere storie da far leggere a sua madre oppure ad intagliare il legno per fare un gioco per suo fratello, altre invece impugnava coraggiosamente un ramoscello secco e combatteva contro la sua ombra (che perdeva sempre) per difendere il suo territorio. Proprio come fa mio padre.

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“Quel piccolo Drago si è fatto fregare come un pollo!”
“Ve l'avevo detto che sarebbe stata una passeggiata!”
“Ah, che peccato aver dovuto lasciare lì tutta quella roba...”
“Suvvia, ringraziamo di essere ancora vivi!”
“E poi possiamo sempre tornarci!”
“Hai ragione! Appena finito questo lavoro propongo di tornare sull'isola a prendere il resto!”
“Non se ne parla! La missione non è ancora conclusa; sì, siamo sfuggiti al Drago, ma dobbiamo nasconderci dai Flying Hunt! E detto tra noi non vale la pena tornare qui, è troppo rischioso.”
Mentre i quattro ladri discutevano tra loro, arrivarono vicino a delle alte querce.


L'Uomo, che era più alto dell'Elfo e dei due Halfling, vide una testa dai capelli corvini muoversi all'interno della radura.
“Guardate un po' chi abbiamo!” Disse a bassa voce per non farsi sentire.
Gli altri tre si avvicinarono per osservare meglio. Una piccola Mezzelfa di circa dieci anni era sdraiata sul prato intenta a scrivere qualcosa su una pergamena.
“Secondo voi a quanto si venderebbe al mercato degli schiavi?” Domandò uno degli Halfling.
“Venderla? Per me è uno spreco. E' così piccola, tenera ed innocente che passerebbe del tutto inosservata a Waterdeep.” Propose l'altro Halfling.
“Vorresti addestrarla? Pensi che ne valga la pena, che ne guadagneremmo di più che non a venderla?” Chiese l'Elfo.
“Se volete la mia opinione, per me un tentativo lo vale.” Rispose l'Uomo. “Se poi non dovesse funzionare potremmo sempre venderla in seguito.”

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La notte era calata da un pezzo e Tyl Silmelith era in pena per sua figlia. Succedeva spesso che disubbidisse alle sue parole e si allontanasse nel bosco, ma era sempre tornata prima del tramontar del sole.
Era successo qualcosa.
Svegliò i suoi servitori e i contadini che vivevano nei pressi del castello e radunò alcuni dei suoi compagni per organizzare le ricerche. Ma l'unica cosa che trovarono furono delle pagine di pergamena strappate e dell'inchiostro nero versato per terra.

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“Ho sentito dire che i Flying Hunt sono stati visti in città.”
“Sciocchezze, scommetto che te l'ha detto Thoice il Matto.”
“Non ha importanza chi l'ha detto, sta di fatto che potrebbe essere vero.”
“Ma certo, secondo te i leggendari Cavalieri si fanno notare come se niente fosse!”
“Loro sono nobili, sanno solo farsi notare!”
“Be', se fosse come dici te allora lo saprebbe già tutta la città.”
“Sentite, non credete che sarebbe meglio andarcene? Non vorrei rischiare la pelle inutilmente.”
“Assolutamente no! Oggi è la Notte di Lliira e non c'è occasione migliore per lavorare senza essere disturbati! E poi stasera sarà il debutto vero di Chara, non vorremmo negarglielo, giusto?”


Non c'era strada di Waterdeep dove non si ballasse e cantasse! Nessuno dormiva, tutti era fuori a celebrare la Festa della Gioia offerta dai nobili della città. Tutto l'anno gli abitanti attendevano gli spettacoli di giocolieri, mangiatori di fuochi e attori itineranti, ma soprattutto non vedevano l'ora di assistere alle esibizioni dei danzatori professionisti pagati dai nobili.
Un tripudio del divertimento per gli abitanti. Un tripudio di arricchimento per i ladri.


I quattro ladri avevano addestrato la piccola Mezzelfa per molti mesi. Inizialmente avevano avuto grosse difficoltà perché la bambina non collaborava, ma dopo varie minacce e maltrattamenti erano riusciti ad ottenere degli ottimi risultati. Chara sembrava nata per il furto e la truffa.
Dopo molte singole prove ben riuscite, quella sera avrebbe dovuto derubare chiunque le capitasse intorno, meglio se mercanti, e racimolare più soldi possibile.
A metà serata aveva già sottratto intorno alle cento monete d'oro da varie persone, quando vide un Uomo basso dai lunghi capelli castani raccolti in una coda e avvolto in un mantello impegnato ad osservare lo spettacolo dei danzatori. Rimase come ipnotizzata a guardarlo per qualche istante senza capirne il motivo, poi si dedicò alla ricerca di qualche preda più facile.
Aveva avvistato un grasso mercante al braccio di quella che chiaramente non era sua moglie: ecco quello giusto. Si avvicinò con nonchalance senza farsi notare, ma appena mosse la mano in direzione del suo borsello questa venne bloccata saldamente.
Chara sorpresa lanciò un gridolino che attirò l'attenzione del mercante.
“Che succede?”
“Vi chiedo perdono buon uomo se mia figlia vi ha disturbato, ha il vizio di perdersi tra la gente.”
Rassicurato che non si trattasse di un ladro ma altrettanto seccato per essere stato importunato, il mercante fece un cenno stanco di saluto ai due e tornò alle sue occupazioni.
La bambina guardò la persona che le aveva proibito di portare a termine il furto e che allo stesso tempo l'aveva salvata dall'essere arrestata: era l'Uomo che si era fermata ad osservare poco prima.
Questo sempre stringendole saldamente il polso la trascinò in un angolo buio dove poterono parlare inosservati.
“Come ti chiami?”
Alla piccola non passò neanche per l'anticamera del cervello di mentire. Non capiva cosa fosse, ma quel tipo aveva qualcosa che l'affascinava. Con ancora l'adrenalina in circolo per poco prima, rispose con voce tremante.
“Chara, signore.”
“Chara...?”
“Silmelith, signore. Mi chiamo Chara Silmelith.”
“Sei educata per essere una ladra.”
Era cosciente di ciò che faceva, o meglio la obbligavano a fare, ma sentirselo dire da uno sconosciuto la fece vergognare e arrabbiare.
“Io non sono una...”
“Cos'è questo?”
La Mezzelfa non si era neanche accorta che per tutto il tempo l'Uomo quasi non l'aveva guardata ma si era concentrato sull'anello di legno che portava al medio destro, intagliato con un coltello da cucina. Non aveva avuto gli attrezzi giusti, ma la mancanza della famiglia l'aveva spinta a fabbricarsi quel piccolo oggetto con inciso sopra una punta a tre stelle, simbolo dell'isola dalla quale proveniva, e una X formata da una spada e un albero di quercia, simbolo della Casata Silmelith. Un piccolo oggetto per sentirsi più vicina alle persone a cui voleva bene.
“E' mio!” Rispose la bambina preoccupata che l'Uomo glielo sottraesse. “L'ho fatto io!”
“Impossibile... Dove hai visto questi simboli?”
“Sono del mio popolo e della mia famiglia.”
Ora l'Uomo la fissava dritta negli occhi.
“Da dove vieni?”
“Dalla Terra dei Mari d'Estate.”

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L'Uomo fissò la bambina sbalordito e si fece raccontare la sua storia. Sì, poteva essersi inventata tutto, ma quante probabilità c'erano che sapesse intagliare il legno così bene come gli abitanti dell'Isola? Poteva averlo rubato. Ma quante possibilità c'erano che sapesse quel nome particolare che solo gli abitanti usavano per chiamare Nimbral? Poteva averlo sentito.
Ma da chi?
O era un'abilissima bugiarda o stava dicendo la verità.
In entrambi i casi doveva accertarsene.


Condusse la piccola Mezzelfa in una locanda dove riposare e rimasero nascosti fino alla fine dei festeggiamenti. Mancava poco all'alba e già il cielo si rischiarava quando raggiunsero la casa dei ladri.
“E' qui?”
La bambina confermò con un cenno della testa. Fino allora non aveva mostrato paura, ma adesso che si trovavano di fronte quella porta la vedeva preoccupata. E non era per le finestre rotte o per i muri sporchi di cose non ben definite. No, aveva paura di chi c'era dentro; non era rientrata per l'ora prevista e se fosse finita in mano dei ladri avrebbe pagato caro il ritardo.
“Tu rimani fuori e non entrare per nessun motivo finché non te lo dico io, intesi?”
La bambina annuì con la testa e lui bussò alla porta. Dopo pochi istanti si affacciò un Elfo che non curandosi minimamente dell'Uomo uscì avanzando verso la bambina.
“Ehi mocciosa, avevi forse intenzione di scappare? Sai bene che non hai un altro posto dove andare!”
Fece per afferrare la bambina prossima alle lacrime quando fu fermato dalla figura che l'accompagnava.
“Toccala e sei morto.”
L'Elfo finalmente si accorse dell'ospite inatteso ma non se ne preoccupò.
“Che vuoi straniero? Questa è mia figlia e io la tratto come voglio.”
“Non è vero!” Urlò la bambina. “Lui non è mio padre!”
“Taci, bugiarda! Scommetto che hai ingannato questo signore con qualcuna delle tue frottole, eh? Ma adesso ti sistemo io!”
La bambina corse a nascondersi dietro l'Uomo e lo guardò supplicante. “Vi prego signore, aiutatemi!”
Era indeciso. A chi credere? Il suo cuore aveva già deciso, ma la mente aveva bisogno di una conferma. Prese la mano della bambina e indicò l'anello all'Elfo.
“Chi è stato ad intagliarlo?”
Lì per lì il ladro non rispose, sorpreso com'era dalla domanda inaspettata, poi pensando di poterne ricavare un buon affare parlò.
“E' stata la bambina a farlo, le piace passare così il tempo. Ci tiene molto, e mi si spezzerebbe il cuore a vederla infelice, ma se ti interessa comprarlo sono sicuro che troveremo un accordo.”
Non ci fu bisogno di altro.
Come sbucati dal nulla estrasse una coppia di pugnali gemelli e si gettò sull'Elfo cogliendolo alla sprovvista. Questo riuscì a schivare il primo colpo, ma mentre estraeva a sua volta un pugnale l'Uomo gli tagliò la gola lasciando una piccola scia di fuoco.
“Maledizione, dovevo prenderlo vivo!”
Mentre si lamentava per l'uccisione appena avvenuta, dalla porta uscirono gli altri tre ladri richiamati dalla confusione; questi non fecero domande, la situazione era chiara, così presero le loro armi intenzionati a vendicare il loro compagno. Gli Halfling estrassero delle spade corte, mentre l'Uomo prese una sciabola.
“Tre contro uno, piuttosto sleale!”
In quel momento la piccola Chara ebbe paura che avrebbero ucciso il suo salvatore; rimase shoccata quando invece lo vide trasformarsi in un lupo dal manto nero!
Usando i riflessi di tale animale assalì il primo Halfling senza lasciargli tempo di reagire e lo morse al fianco, facendolo accasciare a terra. L'Uomo provò a colpirlo, ma riuscì solo a far lasciare la presa dalla carne del compagno; nel frattempo il secondo Halfling roteando la spada colpì il lupo, ma essendo la spada poco affilata gli fece solo un lungo graffio sulla schiena.
Senza aspettare oltre, il lupo graffiò con la zampa sinistra la gamba dell'Uomo, penetrando l'interno della coscia con gli artigli dai quali partì una fiamma di fuoco che prese ad incendiare gli abiti del ladro. L'Uomo prese ad gridare dal dolore e lasciò cadere la sciabola mentre cercava disperatamente di togliersi i calzoni.
Rimaneva solo un Halfling.
Questo osservò la scena del suo compagno in preda al fuoco con terrore e si voltò verso il lupo che gli ringhiava contro mostrando gli appuntiti canini.
“Mi arrendo!” Disse lasciando cadere la spada corta e alzando le mani.

Un ladro era morto, ma gli altri tre furono legati e consegnati alle guardie.

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La bambina seguiva il suo salvatore senza staccargli gli occhi di dosso. Come aveva fatto? Sapeva che i druidi molto esperti riuscivano a prendere le sembianze di animali, ma non aveva mai sentito dire che potessero lanciare fuoco dargli artigli!
Piena di domande si lasciò condurre fino ad una locanda del porto. Era ancora mattino presto e non c'era nessuno dentro all'infuori del proprietario che stava dietro il bancone a giocare a carte da solo.
L'Uomo si avvicinò al locandiere e gli chiese qualcosa a bassa voce, poi soddisfatto della risposta gli allungò una decina di monete d'argento e tornò dalla bambina.
“Seguimi.”
La portò lungo la scala e si fermarono davanti una porta del secondo piano, dove bussò.
Mentre sentiva i pesanti passi avvicinarsi, il cuore della bambina prese a battere forte: conosceva quel suono. Ma non poteva essere! Poi la porta si aprì e la luce del sole le proibì i primi istanti di riconoscere la figura. Ma se i suoi occhi non riuscivano a rassicurarla sull'identità della persona ci pensarono le sue forti braccia che l'avvolsero immediatamente.
Dopo lunghi mesi, finalmente riabbracciava suo padre.

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Chara e suo padre stavano per imbarcarsi su una nave che li avrebbe portati ad Athkatla, per poi raggiungere l'Isola di Nimbral, ma la piccola non aveva ancora soddisfatto la sua curiosità.
Prima di salire sulla barca si diresse dall'Uomo che era andato al porto per salutarli.
“Mi dici chi sei?”
Per la prima volta l'Uomo sorrise e si chinò all'altezza della piccola.
“Mi chiamo Aicanaro. Sono un druido, un Guardiano dei Pugnali Incantati. Noi lottiamo affinché cose come quella che hai subito te non capitino a nessuno.”

Quando la nave salpò, l'Uomo era già sparito dal porto. Ma mentre stringeva la mano di suo padre, Chara sapeva esattamente cosa volesse: diventare una Druida dei Pugnali Incantati.



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