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Autore: Kokky    17/09/2011    3 recensioni
7 prompts, 7 fic su John e Sherlock.
«Effettivamente è un coinquilino che può creare qualche... problema», disse Sarah perplessa.
John la fissò per qualche istante: beh, quella era una verità universalmente riconosciuta, tuttavia non gli andava a genio che fossero gli altri a dirla. Così come non sopportava chi chiamava “mostro” quell'essere geniale di Sherlock Holmes.
... probabilmente si era trasformato nel suo cagnolino fedele.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“dita mozzate, sostituto ecosostenibile degli ombrellini da cocktail”
 
John, I've only just found this post. I've glanced over it and honestly, words fail me. What I do is an exact science and should be treated as such. You've made the whole experience seem like some kind of romantic adventure. You should have focused on my analytical reasoning and nothing more.
Sherlock Holmes 28 March 17:46
It's your turn to buy the milk, Sherlock.
John Watson 28 March 18:12
Fonte: http://www.johnwatsonblog.co.uk/blog/07february
 
 
«Sherlock! Non era il tuo turno di comprare il latte?», sbottò John una domenica mattina, mentre vagava invano con lo sguardo cercandone anche una minima traccia nel frigo.
«Mh, davvero?», rispose Sherlock, appollaiato sulla poltrona in modo piuttosto instabile – stava provando a raggiungere il portatile con la mano. «John, il computer. Passamelo».
John si voltò, chiudendo duramente lo sportello del frigo. «Il latte! Insomma, Sherlock, te l’avevo anche scritto sul blog... ricordi il mio commento?»
«Tutto ciò che è inutile viene spontaneamente rimosso dalla mia mente», ribatté l’altro, squadrandolo con sufficienza.
John sbuffò sonoramente, scuotendo la testa. «Cosa devo fare con te, veramente... niente caffè stamattina, allora. Prova a fartelo da solo», disse John acidamente, correndo dall’altra parte dell'appartamento per prendere la sua giacca, «E poi ne riparliamo più tardi, ora vado a lavoro – perché almeno qualcuno deve portare il pane a casa».
«Non siamo una coppia di sposini, né tu sei il grande uomo che torna a casa col cibo», mormorò Sherlock logicamente.
John lo fissò per un istante, poi prese il suo pc e glielo diede. «Va’ a comprare il latte, è il tuo turno», borbottò prima di uscire.
 
Non sapeva perché si era comportato in quel modo, probabilmente era solo stanco di fargli da babysitter. Aveva ragione Mrs Hudson a ripetergli che non era la loro cameriera, per una volta la capiva.
John sospirò per l’ennesima volta.
«Sherlock?», gli domandò Sarah osservandolo dalla porta. Nemmeno si era accorto del suo arrivo, era troppo preso dal suo solito rimuginare cupo, intercalato da qualche borbottio sconnesso sulle ingiustizie che quell’uomo gli faceva ogni giorno.
E dire che, poi, alla fin fine si divertiva. Anzi, si divertiva e basta. Solamente per una volta non voleva dargliela vinta, tutto qui.
Alzò lo sguardo verso la donna. «Esatto».
«Effettivamente è un coinquilino che può creare qualche... problema», disse Sarah perplessa.
John la fissò per qualche istante: beh, quella era una verità universalmente riconosciuta, tuttavia non gli andava a genio che fossero gli altri a dirla. Così come non sopportava chi chiamava “mostro” quell'essere geniale di Sherlock Holmes.
... probabilmente si era trasformato nel suo cagnolino fedele.
«Già», ribatté seccamente, aprendo una cartella clinica che lo aspettava sulla sua scrivania da mezz’ora, «scusa, ho da lavorare». La liquidò con un sorrisetto.
 
John salì le scale lentamente. Si chiedeva se Sherlock avesse comprato il latte e sapeva con certezza quasi matematica che era inutile sperarci.
Ruotando le chiavi di casa nella mano sinistra, arrivò al pianerottolo. Una sbirciata dentro l’appartamento gli fece capire che c’era qualcosa che non andava.
Prima di tutto, Sherlock non era al solito posto poltrona-divano; secondo, c’era uno strano odore che gli stuzzicava il naso.
Lanciando il mazzo di chiavi sul tavolo del salotto, si mosse rapidamente verso la cucina. Sherlock era lì, in piedi, di fronte ai fornelli.
«Esattamente cos’è quel coso nella pentola?»
«Vetro», rispose tranquillamente, «sai che il vetro non è un vero e proprio solido? Non ha neanche una precisa temperatura di fusione... più che altro rammollisce».
«Questo l’avevo notato», sbottò John, osservando l’interno bruciato del tegame. «Sei andato a fare spese... c’è la minima speranza che tu abbia preso anche il latte?»
«Testardo come un mulo, caro John – certo che sì, non vorrei mai fare uno sgarbo al mio coinquilino. È lì nel frigo».
John si tese verso l’elettrodomestico, aprì lo sportello e ne fissò il contenuto. «Sh-Sherlock... perché ci sono delle dita mozzate nel ripiano in alto?»

«Nel caso ti venisse la voglia di fare un cocktail di birra e latte. Non vedo altro motivo che spieghi la tua fissazione con questa bevanda, tu non ne bevi la mattina, John», rispose tranquillamente Sherlock, sorridendo pacifico.
«La prossima volta vado io a fare la spesa», disse John, chiudendo il frigorifero per rifuggire da quello spettacolo.
«Non ne avevo dubbi», trionfò l’altro, togliendo dal fuoco la pentola con il vetro. «Non ne avevo dubbi», ripeté assaporando le parole.
Ogni tanto John capiva il perché di quell’astioso soprannome, mostro, e non riusciva ancora a spiegarsi perché lui, nonostante tutto, non riuscisse ad odiarlo nemmeno una volta.










Il titolo della raccolta è tratto da Green Eyes dei Coldplay e ringrazio Macrì (Sorella Erba) per avermelo suggerito, è stata la salvezza dopo ore di arrovellamenti e stress vari XD mentre i titoli dei capitoli sono stati ideati da Clà (Mala Mela), che mi ha gentilmente e genialmente aiutato. Ringrazio entrambe, senza di voi 'sta cosa misera sarebbe ancora a marcire nel mio pc (e forse sarebbe meglio XD)
Spero vi sia piaciuta. Tornerò, prima o poi, con la prossima fic. Questa raccolta sarà di 7 fic in tutto :)
   
 
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