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Autore: rospina    17/09/2011    4 recensioni
Quanti ricordi …
In un angolo vide la parrucca di Nicolas. La indossò e modificò la voce. Quante volte l’aveva fatta ridere, e l’aveva protetta …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto era stato predisposto.

 

Cecilia aveva deciso di chiedere a Samuel Munoz di sposarla. E lui avrebbe certamente accettato, lo conosceva troppo bene, e sapeva bene che lui nonostante l’avesse tradita era ancora innamorato di lei, e avrebbe accettato un matrimonio di convenienza con la speranza che magari un giorno sarebbe riuscita a farle cambiare idea. Questa idea della piccola Parker avrebbe potuto essere praticamente perfetta se non fosse stato per un piccolo particolare, lei amava Juan Esposito.

 

L’ambasciatore.

 

Ormai era certa che quello che provava per lui non poteva essere altro che amore! Forse lo aveva sempre amato, fin dal giorno in cui lui le aveva regalato quella misera scarpetta bianca e nera e lei aveva poco più di sette anni. Ma ahimè lui non provava per lei lo stesso sentimento o almeno così credeva! Sola nella sua stanza le lacrime le rigavano il volto mentre osservava il piccolo Angelo dormire nella culla e bisbigliando disse:

 

“Lo faccio solo per te!”

 

Juan Esposito era nel suo ufficio, le mani fra i capelli. Non poteva crederci, stava perdendo Cecilia.

 

La sua Cecilia!

 

Sarebbe finita fra le braccia di un altro e lui non stava facendo nulla per conservarla. Per chi? Per Sofia?

Si era accorto di non amarla, e adesso che ogni incanto era caduto dai suoi occhi poteva vedere chiaramente la realtà, senza finzioni e senza più immaginazioni. Non sapeva spiegarsi come fosse accaduto, ma ormai le parole della donna ammaliante che aveva inseguito per quindici lunghi anni non lo ammaliavano più. Non credeva alle sue lacrime false, e neppure più credeva alle sue scusanti. Aveva avvisato il cancelliere degli ammanchi dell’ambasciata che le aveva fatto presente la sua piccola Parker. Ora si sentiva più sereno, niente più segreti, e neppure preoccupazioni, avrebbe pensato a tutto la polizia di Santa Juliana. Il suo unico pensiero era Cecilia! Sempre e solo lei in qualunque cosa facesse, e proprio in quel momento:

 

“Ambasciator, la signorin Cecili ha chiest di chiamar il giudic di pac per il matrimonio”

 

Francisca completò quell’ultima parola che rimase sospesa nell’aria per un po’, Fernando che da qualche parte stava fingendo di spolverare per poter ascoltare cosa stesse succedendo la interruppe:

 

“Sei proprio scema! Non riesci mai a completare neppure una parola e oggi completi proprio l’unica che non dovevi dire?”

 

La segretaria un po’ attempata si guardò attorno un po’ stranita senza capire cosa fosse successo, ma Juan disperse  i due dicendo:

 

“Per favore Fernando smettila di dire sciocchezze! Anzi sono contento che finalmente Francisca completi una parola” e abbracciò la donna con affetto sincero. Nel suo cuore era entrato un dolore cocente. Doveva chiamare il giudice di pace per far si che la donna che amava si sposasse con qualcun altro! Non aveva scelta. Doveva farlo.

 

Samuel Munoz stava gongolando nella sua stanza per al gioia. Aveva già indossato l’abito della cerimonia, il frac gli donava e lo slanciava era più bello che mai. Gli squillò il telefono. Rispose. Una voce di donna e dopo aver riso lui disse:

 

“Non preoccuparti amore mio, questo matrimonio con la figlia dell’ex ambasciatore Parker non è altro che una mossa per poter arrivare in alto, lo sai che amo sempre te!” quando richiuse disse a se stesso “Amo te e tutte le donne”.

 

Cecilia era nella sua stanza con Zoe, aveva già messo un vestito rosa, corto e spalle scoperte. I lunghi capelli dorati mossi le ricadevano sulle spalle delicatamente. Il trucco leggero la rendeva radiosa. Ma nei suoi occhi si leggeva un tunnel di infinita tristezza. E l’amica chiese:

 

“Sei davvero sicura di quello che stai per fare?”

 

La giovane non rispose. Annuì leggermente col capo, non aveva neppure la forza di parlare. Il piccolo Angelo stava dormendo, ma non appena si sarebbe svegliato Francisca e Fernando si sarebbero presi cura di lui. udirono bussare alla porta, non attese  risposta e subito apparve Sofia:

 

“Ebbene è arrivato il grande giorno? Finalmente ti sposi! Ti faccio i miei migliori auguri, si vede che sei felice, spero con tutto il cuore di poterti imitare il più presto possibile e potermi sposare con il mio Juan che mi ama tanto!”

 

“Te lo auguro anche io!” rispose tristemente Cecilia, e Zoe andò subito in soccorso dell’amica dicendo:

 

“Io invece spero che tu possa sposare qualcuno che ti somigli” e la sbatté fuori dalla stanza.

 

Cecilia lentamente iniziò a percorrere la lunga scalinata che portava al salone. Tutto era pronto per la cerimonia, anche se non vi erano fiori e drappeggi vari, per Cecilia era solo un atto dovuto per tenere con se il bambino.

 

 Di fronte a lei Juan.

 

Non appena la vide scendere incatenò il suo sguardo col suo. Era incantevole. Sentì il suo cuore battere all’impazzata. Si avvicinò a lei  tendendole una mano. Lei l’accettò. Gli sorrise debolmente. Per un istante sognò che fosse lui lo sposo. Tutto avrebbe avuto un sapore differente. Lui l’accompagnò nel suo ufficio. Lei rimase in piedi, sostenuta da scarpe dello stesso colore dell’abito, dal tacco vertiginoso. Anche lui era in piedi accanto alla vetrata della stanza, lo sguardo rivolto al giardino che Ninì aveva curato per tanti anni … e poi quella domanda:

 

“Perché ti sposi con lui?”

 

Senza pensare la ragazza rispose:

 

“Perché è l’unico che ha accettato di sposarmi” rispose candidamente

 

A quell’affermazione Juan Esposito sentì il sangue raggelarsi nelle vene, e rispose:

 

“Ne sei davvero certa?”

 

“Si, come sono certa che lui mi ami! È l’unico che mi ama … nonostante mi abbia fatto soffrire”

 

Questo per l’ambasciatore fu davvero troppo. Sentì l’ardore che aveva da ragazzino invaderlo  i loro volti furono vicini, i visi parevano sfiorarsi:

 

“Ne sei davvero certa che lui ti ami? Che lui sia l’unico ad amarti? Non sei altro che una ragazzina che non è in grado di guardare al di la del suo naso! Sei una stupida! Se solo tu mi avessi reso partecipe, se solo tu mi avessi parlato …”

 

“Se solo avessi fatto una di queste cose cosa avresti fatto?”

 

L’uomo si ricordò di essere ormai troppo grande per certe sfuriate e rimase in silenzio. si allontanò da lei, il suo profumo lo inebriava e sapeva per certo che se fosse rimasto così vicino a lei non avrebbe saputo resistere. Nella sua  mente continuava a gridare “Ti amo” “Sposami” ma nulla di tutto ciò uscì dalle sue labbra.

 

Cecilia lo guardò e capì che non vi era nulla da fare. Lui non l’amava, le voleva solo bene, o almeno sperava che le volesse un po’ di bene. Stancamente si voltò e si diresse verso la porta. L’ultimo atto di un amore impossibile. In quell’istante Juan capì che tutto stava finendo. Che stava perdendo tutto ciò della quale avesse bisogno, e nonostante fosse di spalle, lui si inginocchiò e le disse:

“Sposami … ti amo! Ti ho sempre amata, dal primo momento in cui hai rimesso piede in questa casa, in questa ambasciata … da quando ti ho rivista con la parrucca in testa cercando di imitare Nicolas … ti amo con tutte le mie forze”

 

Cecilia si voltò. Non poteva credere alle sue orecchie, aveva sentito dire tutto quello che aveva sperato si accostò a lui e le tese le mani. Lui si alzò, in quell’istante la porta dell’ufficio si aprì, era il giudice di pace:

 

“Bene congratulazioni! Era da tanto che non vedevo due innamorati come voi!”

 

Cosa stava accadendo? Non era solo la domanda che si era posta Cecilia, ma anche Samuel Munoz che apparve subito dietro del giudice di pace, ed intervenendo disse:

 

“Signor giudice lei si sta sbagliando, perché la signorina qui presente deve sposare me”

 

Cecilia rimase in silenzio. si voltò verso Juan. Attendeva una risposta.

 

Ma un trambusto proveniente dal salone attirò l’attenzione di tutti.

 

Una voce stridula di donna gridava, mentre  delle guardie in divise rosse e nere le tenevano le braccia.

 

“Che sta succedendo qui?” chiese Juan Esposito

 

“Ambasciatore, ci dispiace comunicarle che, la donna qui presente Sofia, si è appropriata indebitamente dei soldi Santa Juliana, e come ci ha ordinato il cancelliere la porteremo con noi per giudicarla nella nostra patria, e con lei anche il suo degno complice, Samuel Munoz” senza attendere lo arrestarono, nonostante le proteste di quest’ultimo tutti vennero portati via, e solo dopo il processo si sarebbero accorti che Munoz in realtà era complice di Sofia per rubare il posto all’ambasciatore e non i soldi.

 

Un silenzio tombale calò nelle stanze. Tutti si guardarono tra loro, e il giudice interruppe quel silenzio dicendo:

 

“Beh credo proprio che il matrimonio non si farà più!”

 

“Già …” rispose Juan per poi aggiungere “quando saremo realmente pronti per le nozze la chiameremo!”

 

Tutti ammutoliti.

 

 Nozze? Quali nozze? Munoz era stato arrestato insieme alla signorina Sofia. Cecilia durante il trambusto era scappata nella sua soffitta. Aveva indossato la parrucca di Nicolas, e solo in quel momento aveva provato un po’ di pace, mentre lunghe lacrime le rigavano il volto. Due mani forti le presero le spalle. Era Juan, la fece voltare, lentamente le tolse la parrucca castana facendo scivolare sulle sue spalle nude i boccoli dorati. Piangendo la ragazza disse:

 

“Non preoccuparti andrò via il prima possibile, chiederò a mio padre di aiutarmi con Angelo visto che il matrimonio è saltato …” parlava … parlava … somigliava alla sua mamma del cuore, ma lui non voleva essere uguale a Tomas Parker, non voleva attendere oltre e rischiare di perdere ciò che più amava; si chinò su di lei, cercò le sue labbra, e le baciò. Con infinita dolcezza e amore incontenibile. Sentì il cuore scoppiargli dalla gioia. Cecilia lo guardò, e lui si spaventò di quello sguardo e chiese:

 

“Che succede? Tu forse non mi ami?” non poteva crederci che lei non l’amasse, fece un passo indietro, ma lei lo raggiunse nuovamente e le disse:

 

“Juan … io ti amo da quando avevo sette anni! Ti amo da sempre … da quando sei diventato fratello del cuore di Chama, da quando hai iniziato a fare baruffa con Martin … ho sempre sognato che tu mi dicessi queste parole ed ora …”

 

“Voglio che tu sia pronta a prenderti tutta la responsabilità  del mio cuore e del mio amore”

 

“Io voglio tutte le responsabilità di questo mondo, perché è solo avendo il tuo cuore che potrò vivere felice …”

 

Lui l’abbracciò, la strinse a se e la baciò ancora una, due, cento volte … finalmente erano felici, e nessuno li avrebbe mai più separati. Quella soffitta non era più la soffitta dei ricordi, ma era il loro nido, era la testimone del loro amore, li aveva visti crescere, separarsi e poi ritrovarsi per non lasciarsi mai più.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

E sono giunta al termine anche di questa mia pazzia letteraria!

Spero che vi sia piaciuta la storia di Juan e Cecilia, e vi ringrazio a tutti per avermi seguita con così tanto affetto che mi ha riempito il cuore!

Grazie a Giulina, mi manchi tanto! Dove sei finita?

Grazie a Flori186 per i suoi infiniti complimenti

Grazie a Sanaakito e tu sai perché! ^___^

Grazie a sweet_uke per avermi seguito in ogni capitolo

Grazie a aslheyily95 per avermi seguito passo dopo passo e avermi riempita di complimenti!

Grazie a lights per i suoi meravigliosi banner (le foto che trovate all’inizio!!)

Spero di ritrovarvi tutte anche nelle altre mie storie!

A presto

Rospina

   
 
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