Tutto era stato predisposto.
Cecilia aveva deciso di chiedere a
Samuel Munoz di sposarla. E lui avrebbe certamente
accettato, lo conosceva troppo bene, e sapeva bene che lui nonostante l’avesse
tradita era ancora innamorato di lei, e avrebbe accettato un matrimonio di
convenienza con la speranza che magari un giorno sarebbe riuscita a farle
cambiare idea. Questa idea della piccola Parker avrebbe potuto essere
praticamente perfetta se non fosse stato per un piccolo particolare, lei amava
Juan Esposito.
L’ambasciatore.
Ormai era certa che quello che provava
per lui non poteva essere altro che amore! Forse lo aveva sempre amato, fin dal
giorno in cui lui le aveva regalato quella misera scarpetta bianca e nera e lei
aveva poco più di sette anni. Ma ahimè lui non provava per lei lo stesso
sentimento o almeno così credeva! Sola nella sua stanza le lacrime le rigavano
il volto mentre osservava il piccolo Angelo dormire nella culla e bisbigliando
disse:
“Lo faccio solo per te!”
Juan Esposito era nel suo ufficio, le
mani fra i capelli. Non poteva crederci, stava perdendo Cecilia.
La sua Cecilia!
Sarebbe finita fra le braccia di un
altro e lui non stava facendo nulla per conservarla. Per chi? Per Sofia?
Si era accorto di non amarla, e adesso
che ogni incanto era caduto dai suoi occhi poteva vedere chiaramente la realtà,
senza finzioni e senza più immaginazioni. Non sapeva spiegarsi come fosse
accaduto, ma ormai le parole della donna ammaliante che aveva inseguito per
quindici lunghi anni non lo ammaliavano più. Non credeva alle sue lacrime
false, e neppure più credeva alle sue scusanti. Aveva avvisato il cancelliere
degli ammanchi dell’ambasciata che le aveva fatto presente la sua piccola
Parker. Ora si sentiva più sereno, niente più segreti, e neppure
preoccupazioni, avrebbe pensato a tutto la polizia di Santa Juliana. Il suo
unico pensiero era Cecilia! Sempre e solo lei in qualunque cosa facesse, e
proprio in quel momento:
“Ambasciator, la signorin
Cecili ha chiest di chiamar
il giudic di pac per il
matrimonio”
Francisca completò
quell’ultima parola che rimase sospesa nell’aria per un po’, Fernando che da
qualche parte stava fingendo di spolverare per poter ascoltare cosa stesse
succedendo la interruppe:
“Sei proprio scema! Non riesci mai a
completare neppure una parola e oggi completi proprio l’unica che non dovevi
dire?”
La segretaria un po’ attempata si guardò
attorno un po’ stranita senza capire cosa fosse successo, ma Juan disperse i due dicendo:
“Per favore Fernando smettila di dire
sciocchezze! Anzi sono contento che finalmente Francisca
completi una parola” e abbracciò la donna con affetto sincero. Nel suo cuore
era entrato un dolore cocente. Doveva chiamare il giudice di pace per far si
che la donna che amava si sposasse con qualcun altro! Non aveva scelta. Doveva
farlo.
Samuel Munoz
stava gongolando nella sua stanza per al gioia. Aveva già indossato l’abito
della cerimonia, il frac gli donava e lo slanciava era più bello che mai. Gli
squillò il telefono. Rispose. Una voce di donna e dopo aver riso lui disse:
“Non preoccuparti amore mio, questo
matrimonio con la figlia dell’ex ambasciatore Parker non è altro che una mossa
per poter arrivare in alto, lo sai che amo sempre te!” quando richiuse disse a
se stesso “Amo te e tutte le donne”.
Cecilia era nella sua stanza con Zoe,
aveva già messo un vestito rosa, corto e spalle scoperte. I lunghi capelli
dorati mossi le ricadevano sulle spalle delicatamente. Il trucco leggero la
rendeva radiosa. Ma nei suoi occhi si leggeva un tunnel di infinita tristezza.
E l’amica chiese:
“Sei davvero sicura di quello che stai
per fare?”
La giovane non rispose. Annuì
leggermente col capo, non aveva neppure la forza di parlare. Il piccolo Angelo
stava dormendo, ma non appena si sarebbe svegliato Francisca
e Fernando si sarebbero presi cura di lui. udirono bussare alla porta, non
attese risposta e subito apparve Sofia:
“Ebbene è arrivato il grande giorno?
Finalmente ti sposi! Ti faccio i miei migliori auguri, si vede che sei felice,
spero con tutto il cuore di poterti imitare il più presto possibile e potermi
sposare con il mio Juan che mi ama tanto!”
“Te lo auguro anche io!” rispose
tristemente Cecilia, e Zoe andò subito in soccorso dell’amica dicendo:
“Io invece spero che tu possa sposare
qualcuno che ti somigli” e la sbatté fuori dalla stanza.
Cecilia lentamente iniziò a percorrere
la lunga scalinata che portava al salone. Tutto era pronto per la cerimonia,
anche se non vi erano fiori e drappeggi vari, per Cecilia era solo un atto
dovuto per tenere con se il bambino.
Di fronte a lei Juan.
Non appena la vide scendere incatenò il
suo sguardo col suo. Era incantevole. Sentì il suo cuore battere all’impazzata.
Si avvicinò a lei tendendole una mano.
Lei l’accettò. Gli sorrise debolmente. Per un istante sognò che fosse lui lo
sposo. Tutto avrebbe avuto un sapore differente. Lui l’accompagnò nel suo
ufficio. Lei rimase in piedi, sostenuta da scarpe dello stesso colore
dell’abito, dal tacco vertiginoso. Anche lui era in piedi accanto alla vetrata
della stanza, lo sguardo rivolto al giardino che Ninì aveva curato per tanti
anni … e poi quella domanda:
“Perché ti sposi con lui?”
Senza pensare la ragazza rispose:
“Perché è l’unico che ha accettato di
sposarmi” rispose candidamente
A quell’affermazione Juan Esposito sentì
il sangue raggelarsi nelle vene, e rispose:
“Ne sei davvero certa?”
“Si, come sono certa che lui mi ami! È
l’unico che mi ama … nonostante mi abbia fatto soffrire”
Questo per l’ambasciatore fu davvero
troppo. Sentì l’ardore che aveva da ragazzino invaderlo i loro volti furono vicini, i visi parevano
sfiorarsi:
“Ne sei davvero certa che lui ti ami?
Che lui sia l’unico ad amarti? Non sei altro che una ragazzina che non è in
grado di guardare al di la del suo naso! Sei una stupida! Se solo tu mi avessi
reso partecipe, se solo tu mi avessi parlato …”
“Se solo avessi fatto una di queste cose
cosa avresti fatto?”
L’uomo si ricordò di essere ormai troppo
grande per certe sfuriate e rimase in silenzio. si allontanò da lei, il suo
profumo lo inebriava e sapeva per certo che se fosse rimasto così vicino a lei
non avrebbe saputo resistere. Nella sua
mente continuava a gridare “Ti amo” “Sposami” ma nulla di tutto ciò uscì
dalle sue labbra.
Cecilia lo guardò e capì che non vi era
nulla da fare. Lui non l’amava, le voleva solo bene, o almeno sperava che le
volesse un po’ di bene. Stancamente si voltò e si diresse verso la porta.
L’ultimo atto di un amore impossibile. In quell’istante Juan capì che tutto
stava finendo. Che stava perdendo tutto ciò della quale avesse bisogno, e
nonostante fosse di spalle, lui si inginocchiò e le disse:
“Sposami … ti amo! Ti ho sempre amata,
dal primo momento in cui hai rimesso piede in questa casa, in questa ambasciata
… da quando ti ho rivista con la parrucca in testa cercando di imitare Nicolas
… ti amo con tutte le mie forze”
Cecilia si voltò. Non poteva credere
alle sue orecchie, aveva sentito dire tutto quello che aveva sperato si accostò
a lui e le tese le mani. Lui si alzò, in quell’istante la porta dell’ufficio si
aprì, era il giudice di pace:
“Bene congratulazioni! Era da tanto che
non vedevo due innamorati come voi!”
Cosa stava accadendo? Non era solo la
domanda che si era posta Cecilia, ma anche Samuel Munoz
che apparve subito dietro del giudice di pace, ed intervenendo disse:
“Signor giudice lei si sta sbagliando,
perché la signorina qui presente deve sposare me”
Cecilia rimase in silenzio. si voltò
verso Juan. Attendeva una risposta.
Ma un trambusto proveniente dal salone
attirò l’attenzione di tutti.
Una voce stridula di donna gridava,
mentre delle guardie in divise rosse e
nere le tenevano le braccia.
“Che sta succedendo qui?” chiese Juan
Esposito
“Ambasciatore, ci dispiace comunicarle
che, la donna qui presente Sofia, si è appropriata indebitamente dei soldi
Santa Juliana, e come ci ha ordinato il cancelliere la porteremo con noi per
giudicarla nella nostra patria, e con lei anche il suo degno complice, Samuel Munoz” senza attendere lo arrestarono, nonostante le
proteste di quest’ultimo tutti vennero portati via, e solo dopo il processo si
sarebbero accorti che Munoz in realtà era complice di
Sofia per rubare il posto all’ambasciatore e non i soldi.
Un silenzio tombale calò nelle stanze.
Tutti si guardarono tra loro, e il giudice interruppe quel silenzio dicendo:
“Beh credo proprio che il matrimonio non
si farà più!”
“Già …” rispose Juan per poi aggiungere
“quando saremo realmente pronti per le nozze la chiameremo!”
Tutti ammutoliti.
Nozze?
Quali nozze? Munoz era stato arrestato insieme alla
signorina Sofia. Cecilia durante il trambusto era scappata nella sua soffitta.
Aveva indossato la parrucca di Nicolas, e solo in quel momento aveva provato un
po’ di pace, mentre lunghe lacrime le rigavano il volto. Due mani forti le
presero le spalle. Era Juan, la fece voltare, lentamente le tolse la parrucca
castana facendo scivolare sulle sue spalle nude i boccoli dorati. Piangendo la
ragazza disse:
“Non preoccuparti andrò via il prima
possibile, chiederò a mio padre di aiutarmi con Angelo visto che il matrimonio
è saltato …” parlava … parlava … somigliava alla sua mamma del cuore, ma lui
non voleva essere uguale a Tomas Parker, non voleva attendere oltre e rischiare
di perdere ciò che più amava; si chinò su di lei, cercò le sue labbra, e le
baciò. Con infinita dolcezza e amore incontenibile. Sentì il cuore scoppiargli
dalla gioia. Cecilia lo guardò, e lui si spaventò di quello sguardo e chiese:
“Che succede? Tu forse non mi ami?” non
poteva crederci che lei non l’amasse, fece un passo indietro, ma lei lo
raggiunse nuovamente e le disse:
“Juan … io ti amo da quando avevo sette
anni! Ti amo da sempre … da quando sei diventato fratello del cuore di Chama, da quando hai iniziato a fare baruffa con Martin …
ho sempre sognato che tu mi dicessi queste parole ed ora …”
“Voglio che tu sia pronta a prenderti
tutta la responsabilità del mio cuore e
del mio amore”
“Io voglio tutte le responsabilità di
questo mondo, perché è solo avendo il tuo cuore che potrò vivere felice …”
Lui l’abbracciò, la strinse a se e la
baciò ancora una, due, cento volte … finalmente erano felici, e nessuno li
avrebbe mai più separati. Quella soffitta non era più la soffitta dei ricordi,
ma era il loro nido, era la testimone del loro amore, li aveva visti crescere,
separarsi e poi ritrovarsi per non lasciarsi mai più.
ANGOLO AUTRICE
E sono giunta al termine anche di questa
mia pazzia letteraria!
Spero che vi sia piaciuta la storia di
Juan e Cecilia, e vi ringrazio a tutti per avermi seguita con così tanto
affetto che mi ha riempito il cuore!
Grazie a Giulina,
mi manchi tanto! Dove sei finita?
Grazie a Flori186
per i suoi infiniti complimenti
Grazie a Sanaakito
e tu sai perché! ^___^
Grazie a sweet_uke
per avermi seguito in ogni capitolo
Grazie a aslheyily95
per avermi seguito passo dopo passo e avermi riempita di complimenti!
Grazie a lights
per i suoi meravigliosi banner (le foto che trovate all’inizio!!)
Spero di ritrovarvi tutte anche nelle
altre mie storie!
A presto
Rospina