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Autore: Pennypuz    18/09/2011    1 recensioni
Ricordo come fosse ieri quel pomeriggio afoso di metà Agosto. Credo che lo ricorderò per sempre. Se avessi saputo cosa sarebbe venuto dopo...no,non lo so cosa avrei fatto. Sicuramente non starei tra le braccia di James Potter.
Genere: Avventura, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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13 Agosto Sono le tre del pomeriggio. Per strada non c'è nessuno tranne me e mia madre. Nonostante faccia un caldo terribile ho deciso di venire con lei perché a casa mi sarei annoiata e soprattutto perché non volevo restare sola con Petunia. Mia madre controlla l'orologio per l'ennesima volta. Fammi indovinare:sono le tre e due?ovviamente decido di non dirle niente. E' nervosa e si arrabbierebbe ancora di più. Se questo appuntamento va bene mia madre guadagnerà la bellezza di due mila sterline. Deve far vedere a un cliente un appartamento qui nei paraggi. Mi guardo intorno. Sono al sole e immersa nel sudore. Spero solo che il tizio o la tizia arrivi subito. Finalmente una signora bassa,grassa e con gli occhi a palla si dirige verso di noi.
«E’ lei l'agente?»domanda scandendo parola per parola.
«Si signora. Mi segua».
La signora segue mia madre e io seguo entrambe lungo il viale che porta a una palazzina dalla facciata verde pastello. Mia madre si avvicina al portone e citofona.
«Scusi,è secondo o terzo piano? »chiede la tizia.
«Terzo piano»risponde mia madre spalancando il portoncino. Lily vieni».
Supero il portoncino aperto e lo richiudo alle mi spalle.
«Trattabile?» sta chiedendo la signora.
«Si,se lei facesse una proposta. Lily mi tieni la carpetta? ».
«Si»Mi avvicino a mia madre e la prendo. La cliente in questione o è rimbambita o sta per avere un ictus e nessuno se ne accorge. Sembra rincretinita sia da come parla,che dalla voce flebile e anche un po’ dall’aspetto. Odio le persone così. Mia madre e la cliente prendono l'ascensore. Io invece prendo le scale. Vado di corsa:non voglio arrivare dopo mia madre. Raggiungo il piano non appena la porta dell'appartamento si apre e una donna in tuta ci viene in contro con un sorriso.
«Salve».
Iniziano le strette di mano ed entriamo dentro l'appartamento. La casa è molto spaziosa è ben illuminata. La cucina è la stanza più grande di tutte e ci sono due bagni. Dei mobili nessuna traccia eccetto uno sgabuzzino in cui è presente un armadio. La casa è comunque piena di scatoloni. Dal balcone si gode di una magnifica vista. «E' una bella casa» penso tra me e me. Tutto il contrario della casa dei miei genitori. La donna ci fa fare più volte il giro delle stanze. E' quasi un peccato che vogliano vendere.
«Traslocheremo tra un’ora» dice la donna a mia madre.
«Fra un’ ora? come farete a portare tutti questi scatoloni?le ditte del trasloco sono in ferie».
Un uomo alto e slanciato entra dalla porta d'ingresso. «Tesoro,hai visto la pl... ».
La donna guarda torvo quello che deve essere il marito.
«No,non lo vista».
«Ah, fa niente».
«Mannaggia. Ho dimenticato le schede. Lily puoi scendere in macchina a prenderle?ecco le chiavi».
Ecco lo sapevo. Adesso dovrò uscire sotto il sole cocente. Le restituisco la cartella,afferro le chiavi con malagrazia ed esco dall'appartamento. Decido di prendere le scale e raggiungo l'androne. Ci sono due corridoi. «Perfetto,è adesso dove vado? » .
Mi guardo intorno alla ricerca dell'uscita. Non voglio perdermi e di conseguenza perdere tempo. C'è troppo caldo.
«Evans,cosa ci fai qui? ».
Una voce fin troppo riconoscibile pronuncia il mio cognome. Mi giro di scatto. Non è possibile. Mi deve perseguitare anche d'Estate.
«E voi cosa ci fate qui?».
«Noi ci viviamo».
Potter si passa una mano fra i capelli. «Tu invece cosa ci fai qui,sei venuta a trovarmi? ».
«Già, ero talmente infastidita dalla pace e dalla tranquillità provocate dalla tua assenza che cercavo casa tua e avendo una crisi di memoria per il caldo assurdo me ne sono dimenticata e non mi aspettavo più d ‘ incontrarti qui».
«Davvero? ».
Allora sei una caso perso. «E me lo chiedi?».
«Aspettate,vivete qui? ».
Troppo intenta a rispondergli non avevo afferrato il concetto.
«Per adesso»disse Potter.
«In mezzo ai Babbani?strano».
«Tu invece Evans non hai ancora detto perché sei qui». Black mi guarda in cagnesco. Non mi sopporta perché Potter mi rompe le pluffe e secondo lui la mia presenza ruba tempo prezioso alle loro malandrinate. Io che centro?dovrebbe prendersela col suo compare.
«Sono venuta con mia madre e comunque me ne sto andando».
«Di già?Perché non ti fermi un po’ qui. Facciamo una partita di quidditch».
« E se vi scoprono? ».
«Sono tutti in vacanza. E' rimasta solo una vecchietta che pensa di essere ancora nel millenovecentoventidue. Lo ripete in continuazione»dice Black.
«Purtroppo -e dico purtroppo- devo andare ma vi sarei grata se mi indicaste dove è l'uscita».
«Tanto vale che ti accompagniamo».
No,non mi dirai dove è l'uscita. Probabilmente mi farai fare il giro del palazzo.
«Non importa».
Imbocco il corridoio alla mia destra. Spero solo sia la direzione giusta. Per fortuna la mia intuizione -o colpo di fortuna- si è rivelata esatta. Così esco dal portoncino che lascio socchiuso ,percorro il viale e raggiungo l'auto di mia madre. Le schede sono nel sedile posteriore del mezzo. Apro lo sportello rovente, le prendo, chiudo l'auto e torno indietro. Ovunque vada vedo sempre è solo Potter. Strano che non abbia insistito come suo solito ad accompagnarmi o a trattenermi. Bah,meglio così. Apro il portone e con mio enorme sollievo vedo l'androne vuoto. A passo svelto raggiungo le scale e arrivo stremata al terzo piano. Ho il fiatone. Entro nell'appartamento e vedo mia madre parlare con la signora dagli occhi a palla.
«Mamma,ecco».
«Si,grazie».
La proprietaria di casa si avvicina a me con un sorriso. «Come mai hai preso le scale?».
«Soffro di claustrofobia».
«Vieni che ti do un bicchiere d'acqua».
Accetto. Di solito non lo farei per non scomodare nessuno ma sono troppo stanca per un rifiuto. Ho bisogno di riprendermi.
«Aspettami qui»dice la donna.
«Papà sei sicuro che non l'hai lasciata in terrazza?» .Una voce familiare mi giunge alle orecchie e il proprietario della voce insieme al suo compare sbuca dalla cucina.
«Evans» dice Potter per la sorpresa.
Non ho parole. Lo giuro,non so che dire e non so se prendermela con chi lassù mi vuole male.
«Potter»dico io più per dire qualcosa che per il desiderio di chiamarlo. Decisamente molto di più per la prima opzione. Restiamo in silenzio un attimo. Si passa una mano sui capelli e questo mi da sui nervi. Me lo immagino mentre in mutande davanti allo specchio si passa la mano fra i capelli e si fa i complimenti da solo. Bleah,che schifo.
«Ecco il bicchiere d'acqua»esclama la donna uscendo anch'essa dalla cucina.
«Vi conoscete? »dice guardando prima me e poi suo figlio.
«Si,è la mia fidanzata».
La donna sorride. «Davvero sei la sua fidanzata?finalmente ti conosco. E' una vita che James mi parla di te-
«Guardi,non... ».
«Ma che bello! è fantastico! qui bisogna festeggiare».
«Vede ,signora, io non…».
«No ma cosa dici! signora? chiamami pure Dorea».
«Charlus, vieni a conoscere la fidanzata di tuo figlio».
L'uomo di prima esce dallo sgabuzzino. Sembra che dietro i suoi occhi ci siano due lampadine da mille watt.
«Sono contentissimo di conoscerti»dice l'uomo dandomi una pacca sulla spalla.
«Charlus ,la metti in imbarazzo».
«James,sei stato grande. E' fantastica».
Proprio in quel momento mia madre mi salva in corner.
«Signori Potter,noi possiamo andare».
«Si certo, ma si ricordi di venirci a trovare qualche volta».
«In un occasione più adatta magari» aggiunse Potter Senior.
Sospiro :non ne posso più. «signori Potter? ».
«Dacci del tu , cara».
Non bado a quello che mi dicono:devo chiarire l'equivoco.
«Io non sono... ».
«Un attimo solo, cara. James, devi darle il nuovo indirizzo di casa. Così verrà a trovarti quando vuole».
La madre di Potter non attende neanche risposta. Mi da un biglietto che recita la scritta
Jhon Adam St ,7. Dorea mi toglie il foglietto dalle mani. « te lo devi ricordare o non troverai niente,ok? ».
Charlus guarda l'orologio. «accidenti ,il trasloco,è tardissimo».
Mia madre si guarda intorno come se fosse in un ospedale psichiatrico. Non le do tutti i torti. Ci salutiamo e prendiamo - con mio enorme sollievo - le scale. Congediamo la signora all'inizio del vialetto e marciamo verso la macchina.
«Quei tipi sono d'avvero strani,me lo avevano detto che erano particolari e perché poi invitarmi? ».
Guardo mia madre e la sua espressione perplessa. Non dico assolutamente nulla. Sono stanca e in più ho ancora una sete allucinante.
  
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