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Autore: Solieh    18/09/2011    1 recensioni
Tutta questa neve che ora, come allora, cade e si posa leggera su se stessa, che senso ha? Che senso ha restare a guardarla tenendo per mano Kaito?
Dio, colei che mi strugge, ancora oggi porta il nome Aoko.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“I tuoi occhi sono ancora azzurri. Proprio come l’ultima volta che li ho visti. È passato così tanto tempo che stento a credere che qui di fronte a me ci sia proprio tu”sospira stanco socchiudendo gli occhi.
“Tutto qui quello che hai da dirmi vero??”la bocca mi si piega tristemente e io abbasso la testa.
“No”alzo la testa per guardarlo dritto negli occhi “I tuoi occhi sono rimasti gli stessi,ma alla fine tu sei cambiata”.
 
 
“Kaito” correvo al massimo delle mie capacità per raggiungerlo il più in fretta possibile. Kaito, in un modo o nell’altro se ne stava sempre qualche passo più avanti di me. E io restavo indietro, tranquilla. Come fosse quello il mio posto. Già allora lo amavo come lo amo oggi, già allora lo desideravo con tutta me stessa. Ma la mia anima offuscava tutto il resto, persino un sentimento forte come l’amore. Era proprio come avere una lunga treccia per le mani, dove amore e anima si fondono. Qual è il filo più lungo? Io non l’ho mai capito.
“Potevi fare un altro po’ più tardi. Cerca di regolarti stupida”mi tirò una pacca poco delicata sulla schiena, mi fece anche abbastanza male.
Non badai al dolore “Senti,ho pensato per sabato prossimo di andare alla festa di compleanno di Akako insieme” arrossii. Non era certo la prima volta che uscivamo assieme, eppure quando ero io a chiederlo, sentivo sempre la testa che girava.
“Insieme io e te?” inarcò un sopracciglio scettico e pensante. Io annuii timidamente.
“Allora?”
Mi squadrò dalla testa ai piedi “Va bene” fece spallucce come era solito fare.
Da quando l’avevo conosciuto Kaito era rimasto immutato. Aveva un’aria dannata e misteriosa proprio come qualcuno aveva detto a me. Anche se, se qualcuno mi chiedesse “perché sei così?” io non saprei rispondere. Cosa sono in fondo? Cos’ero? Aoko è sempre Aoko. Mi pare di averlo già detto da qualche altra parte.
 In quell’ultimo periodo, sarà la neve che ti fa stringere il cuore, ci eravamo stretti anche noi in un unico abbraccio.  Ma nessuno aveva mai detto all’altro “ti amo”, forse perché ci bastava saperlo, forse perché eravamo incuranti di quello che la vita comporta. Nonostante il nostro essere, avevamo pur sempre diciassette anni.
“Kaito è successo qualcosa?” strinsi forte la manica sinistra della sua camicia. Di solito Kaito rideva, e rideva e rideva. Eravamo una coppietta triste. Qualcuno ci aveva definiti così. Ma Kaito rideva. Di continuo.
“Insomma Aoko smetti di essere così appiccicosa”alzò un po’ la voce e tutti i passanti si girarono a guardarci.
“Ma che ti prende?”un Kaito che non rideva per nulla era troppo strano.
“Niente. Ti chiedo solo di piantarla” sbuffò.
“Ma la settimana scorsa hai detto che ero sempre assorta nei miei pensieri e che non tenevo conto di te e ora sentiti” misi il broncio come una bambina piccola e per un po’ non gli parlai. Pensai che non andava. Volevo che mi sorridesse, con lui io volevo soltanto sorridere. Bastava il resto a farmi intristire.
D’un tratto si fermò e mi guardò serio. Più mi fissava più le guance s’arrossavano e il cuore incalzava.
“C-che c’è adesso?” balbettai insicura.
“La … la tua storia. Stai continuando a scriverla?” corrugò le sopracciglia infastidito.
“La risposta non ti piacerà” mi intristii anch’io. Quella storia … continuavo a non capire cosa ci fosse di tanto strano. Era una storia qualunque.
“Allora non aggiungere altro per un po’ “girò la faccia dall’altra parte.
Quello era il tasto dolente,almeno da un po’. Cominciai a piangere senza singhiozzare, evitando di attirare la sua attenzione. Non riuscivo a capire. Gli dava fastidio che io cercassi rifugio in qualcosa?
“Non mi piace quella storia. E poi è infantile scrivere una storia così” mi guardò negli occhi incurante delle lacrime.
“Sei il ragazzo più infantile che io abbia mai conosciuto” mi doleva lo stomaco.
“Sei tu che sei infantile,quell’incantesimo che tempo fa ti ha fatto Akako non è servito proprio a niente lo sai? A quanto pare quel sortilegio è utile quanto la tua storia”.
“Bastardo” dissi fredda “Chiunque al giorno d’oggi abbia un minimo di buon senso e un animo profondo e gentile, si mette lì e butta giù due versi di una poesia o due righi di una storia”.
“Non copiarmi le frasi Aoko” sbuffò.
“Proprio perché questa è una cosa che hai detto tu dovresti capirla, proprio perché anche tu sei come me dovresti capire” urlai quando eravamo oramai nel cortile della scuola. Ma nessuno ci sentì, nessuno ci vide,  nessuno poteva poiché la campanella d’entrata era già suonata e nessuno avrebbe potuto vederci, né  sentirci.
“Io non ho detto che è stupido scrivere, ho solo detto che è stupido scrivere una storia come la tua. Non mi piace, è una bugia. E tu hai diciassette anni”.
“È per questo che hai pianto? Perché non può ricordarti  te stesso?”il mio sguardo era vuoto e freddo come la prima neve invernale. Fissavo il nulla mentre i conati di vomito diventavano più fitti.
Aspettò un po’ prima di rispondere,come se fosse alla ricerca di parole adeguate “No. È che non credevo che invece tu potessi essere così codarda nei confronti della vita”.
“Che cosa?”
“Tu piangi sempre e ti lamenti per ogni cosa sei una diversa dagli altri, un po’ più sensibile. Lo hai scritto anche nella tua storia no? Che ci sono anime prescelte, anime elette  all’insoddisfazione, anime che con chiunque siano e in qualunque luogo siano non possono sentirsi adeguate al mondo che le circonda” stavo zitta “E allora perché t’inventi dei personaggi che sanno trovare la loro felicità?” Kaito era arrabbiato,molto arrabbiato.
“Nulla,è perché io voglio …”
“Cos’è che vuoi Aoko? Essere come loro? Trovare la tua felicità? Sai bene che non puoi farlo. È una bambinata”.
“Non lo so … io non lo so” i singhiozzi spezzarono le mie parole. Sapere che non si può essere diversi da quelli che si è, è stancante. Sapere che si è distanti dagli altri anni luce. E lui stava sempre lì a dirmelo “Aoko,sei diversa”. Faceva un po’ male. Come il freddo pungente che senti prima che la neve cada.
“Fai una cosa,vattene a casa per oggi, infilati sotto le coperte e fatti una bella dormita. E soprattutto non continuare a scrivere quella storia, bruciala così non potrai più leggerla, tantomeno farla leggere a me”.
“Kaito, è solo una storia. Dove le persone non colgono tutte le sfumature della sofferenza e vivono sommariamente felici” singhiozzai.
“No” era così triste “Non si può”. Era come un divieto, una sosta vietata, un divieto d’accesso … “non si può”. È inutile continuare a provarci, è un muro che non crollerà mai. Mi guardò più triste “Te ne rendi conto? Stai scrivendo una storia sciocca. È la cosa che più mi fa rabbia è che sai scrivere benissimo. Quindi quella storia diventa incantevole. Capisci? Scrivi così bene, e  i sentimenti della gente sono così limpidi, che quasi ti viene da sperarci, che in qualche modo qualcuno si potrà salvare” la sua voce era così calma. Le parole scorrevano lisce come un fiumiciattolo in primavera. Pareva quasi una ninna nanna. “Vai a casa Aoko ti prego,eh?” accennò un flebile sorriso.
“ Si” non avevo il coraggio di aggiungere altro. Ricordo che faceva freddo, un freddo che gelava anche il sangue nelle vene, e che mi veniva da vomitare. Ricordo ancora la sua divisa scolastica che si confondeva col nero dei suoi capelli man mano che si allontanava per raggiungere l’entrata a scuola. Quella figura così bella. Chissà se io da allora, l’ho perso o l’ho fatto mio.
 
 
Chiedo scusa se l'ho già postata altre due volte e poi l'ho cancellata. Ho semplicemente notato che la mia sbadataggine supera sempre i limiti che credo(traducendo:avevo dimenticato che le virgolette basse cacellano il parlato,su efp -.- perdono). Mi spiace se parto subito con le cose tristi... in ogni cosa sappiate che questo capitolo è anche allegro ^^'' Continuate a seguirmi se vi fa piacere,questa storia a suo modo, può sembrare bella!
  
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