Videogiochi > Professor Layton
Ricorda la storia  |      
Autore: Maghetta1996    18/09/2011    4 recensioni
"A te cosa piace fare nel tempo libero?
-Mmm…mi piace risolvere enigmi, è una passione che mi ha tramandato il professore…
-Professore? Lavora qui? E’ tuo padre?
Lui rise, io arrossii.
“Cosa avevo detto di male?”
Cinque secondi dopo mi resi conto che avevo domandato tutto alla velocità della luce."
Corretta in data 07/11/2014.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Flora Reynolds, Luke Triton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il primo giorno di scuola.

Leggete per favore:
Questa storia è frutto della mia fantasia, solo i personaggi sono quelli del professore Layton. E’ ambientata negli anni “40 e narra il primo giorno di scuola di Flora Reinhold.
Ho scritto questa storia per una mia grande amica.   
A Marinela.
 
 

Prima di iniziare la nostra storia, dovete sapere tre cose: Flora Reinhold non è una ragazza come tutte le altre, lei viene da una famiglia ricca ed è stata educata con le regole che il galateo impone, per cui non stupitevi se Flora  Reinhold non risponde alle offese e preferisce far parlare le persone con il muro.
Non è neanche una ragazza bellissima, anzi è più che normale.
Purtroppo nessuno si sceglie i genitori ed i parenti, capitano a caso, e non ci resta che arrangiarci e sopportare o amare i propri. Questo Flora Reinhold non l’aveva mai fatto, lei era trattata sempre con indifferenza, l’unica cosa che risvegliava gli animi dei suoi genitori erano le amicizie della loro figlia. Le bocciavano tutte, così Flora crebbe triste e sola, ma una luce di speranza non la abbandonava mai. Questa breve storia narra la vicenda in cui la vita di Flora Reinhold cambiò. Buona lettura.
[Corretta in data 07/11/2014.]

°

Primo giorno di scuola.
Mi svegliai di soprassalto, sentendo un rumore che proveniva dalla finestra, ma non era niente, solo i rami che sbattevano contro di essa.
Sospirai e fissai la sveglia: erano le 6.40. Tra dieci minuti Marta, la domestica, sarebbe salita a svegliarmi.
“Flora, contegno! Smettila di farti tutti questi problemi, dopo tutto è solo il primo giorno di scuola!” pensavo tra me e me, ma il panico mi assaliva e sembravo sprofondare in un tunnel.
“E se poi mi prendono in giro? E se prendo tre in tutte le verifiche? Oh! Basta! Andrà tutto bene” non lo pensavo veramente: dentro di me c’era sempre quella sensazione di vuoto e di paura. Già paura.
Suonò la sveglia ed immediatamente la porta si aprì.
Marta fece il suo ingresso dentro la stanza da letto.
-Dormito bene, signorina Flora?
-Si, grazie- risposi, indossando la vestaglia che mi porgeva.
–I suoi genitori la stanno aspettando per fare colazione.
Scesi dal letto.
–Allora sarà meglio non farli attendere olte. Puoi andare, Marta.
Lei mi fece un inchino ed uscì fuori.
Mi tranquillizzai un po’e, intanto, aprii l’armadio: avevo già preparato quello che dovevo indossare.
Tirai fuori un vestito lungo fino al ginocchio rosa, ma non confetto, più sul color pelle; la fine del vestito e delle maniche erano bianche e di pizzo, e dietro era legato un fiocco rosso di dimensioni medie. Lo indossai e mi fissai allo specchio.
“Niente male!”
Poi andai in bagno,  mi sciolsi la treccia che facevo ogni sera; i capelli castani tutti ondulati avevano l’effetto che volevo ottenere.
Li legai con un nastro rosso a coda, tranne il solito ciuffo ribelle che mi ricadeva sulla fronte.
Dopo che mi lavai e che indossai un paio di stivali marroni, scesi per fare colazione. Sicuramente i miei genitori erano impazienti.
Arrivata, invece, li vidi calmissimi che sorseggiavano il loro tè.
-Buongiorno, madre, padre…
Esordii, loro si limitarono a fissarmi. Mi sedetti al mio posto, cominciando a bere il latte, rigorosamente bianco, e mangiai qualche biscotto.
-Flora, sbrigati, tra poco dobbiamo andare a scuola- disse mio padre, come se si fosse svegliato dal coma, io annuii e corsi a lavarmi i denti.
Ero pronta.
Tenevo tra le mani la mia cartellina, dentro avevo solo un blocco di fogli ed una penna stilografica; mio padre stava andando a prendere la macchina dal garage.
Mi tremavano le gambe, così cominciai a camminare avanti ed indietro per l’atrio: i miei pensieri vagavano ovunque.
Il clacson dell’auto mi fece tornare sulla terra, salii in macchina e mi sedetti sul sedile posteriore accanto a mio padre.
Avevo sempre saputo che il maggiordomo Frank non sapeva guidare, infatti la macchina proseguiva a zig zag lungo la strada, il paesaggio cambiò: da campagna a città.
Ero stata poche volte in città, ma quello era davvero uno spettacolo: botteghe e negozi che aprivano, le mamme che salutavano i loro bambini, una cosa meravigliosa!
Frank parcheggiò davanti ad un cancello verde, scesi e vidi scritto accanto ad esso : Scuola superiore Umberto I.
Mio padre scese e mi porse qualcosa nella mano.
-Flora, ora non sei più una bambina, hai 14 anni e devi iniziare a pensare come un’adulta. Tieni: questo ciondolo me l’ha regalato tua nonna. Rappresenta la nobiltà della nostra famiglia in modo che non ti scordi mai da chi sei nata.
Presi il ciondolo, era una catenina d’oro con una mela al centro. Me la misi al collo.
-Brava, Flora. Ora devo andare, mi raccomando, comportati bene!
Rientrò in macchina e mi salutò con la mano, io feci lo stesso ed un attimo dopo mi ritrovai da sola di fronte il cancello, molti ragazzi venivano da soli. Io non mi sentivo affatto sicura, ma presa di coraggio sorpassai il cancello e mi diressi verso l’entrata della scuola.
Appena uno sguardo alle persone e mi resi conto che quella gente non era come me: le ragazze portavano i pantaloni, avevano i capelli fuori posto, alcune sembravano proprio uscite da un porcile! Per non parlare dei maschi.
Sospirai e mi accorsi che degli occhi curiosi avevano preso a fissarmi.
“Cosa volete?” pensai, ma anziché sembrare più sicura strinsi la cartella a me ed abbassai lo sguardo.
-Benvenuti, ragazzi del primo anno! Adesso chiamerò vi chiamerò per sezione così formeremo le classi, iniziamo con la prima A!
Una donna alta e magra cominciò a chiamare i ragazzi della prima A, io ero nella sezione B.
Aspettai con impazienza che finisse, nel frattempo un uomo alto e con una tuba si face largo tra la folla di ragazzi; con lui c’era un ragazzino, ma non riuscii a vederlo bene, perché subito una tipa si mise davanti, era bionda, portava i capelli corti, una maglietta blu ed un paio di pantaloni sporchi.
-Ciao…come ti chiami?- le chiesi con un tono di voce più amichevole possibile.
-Leslei. Tu sei Flora Reinhold?
Il suo tono aveva un che di disprezzo, ma comunque annuii.
-Si, sono io.
-Ehi, Joel, guarda chi c’è qui! La figlioletta del conte! Cosa ci fai qui, principessa? Torna nel tuo palazzo!
Mi pestò il piede con una tale forza, che per poco non mi misi a piangere, ma ricacciai indietro le lacrime e me ne andai.
Non volevo perdere tempo con quella gente.
Papà me l’aveva sempre detto che c’erano persone che non erano degne della mia attenzione e delle mie parole.
Finalmente iniziò l’elenco della prima B: non riuscii a sentire i nomi dei miei compagni perché ero troppo agitata, comunque mi accorsi di un certo Campbell Joel, il ragazzo che aveva chiamato Leslei poco fa.
Era un tipo comune, né troppo alto né troppo basso, con i capelli castano scuro, quasi neri, e gli occhi verdi.
Non aveva un'aria molto raccomandabile.
Ripresi ad ascoltare l’insegnante, e finalmente chiamò il mio nome.
-Flora Reinhold!
Mi feci avanti, tra sguardi curiosi e commenti fuori luogo, tipo:
-Ma cosa ci fa quella qui?!
-Sicuramente il suo papà non voleva prenderle un’insegnante privato perché faceva i capricci.
-Ma, poi hai visto come si è vestita?!
Aspettai con impazienza che venissero chiamati tutti, e poi una professoressa ci guidò verso la nostra classe; mentre camminavano nessuno si avvicinava a me, mi fissavano soltanto, e vidi che tra noi c’era pure Leslei.
Mi guardava e rideva.
Girai di scatto la testa e continuai a guardare avanti.
Iniziammo a salire le scale che portavano al primo piano, e qui una sensazione di attesa e di nervosismo cominciò a crescere.
Volevo urlare: “Ma, quando ci arriviamo?!” tuttavia anche questa volta il galateo ebbe la meglio.
Ci fermammo davanti ad un’aula con la porta in legno, la professoressa girò la maniglia e ci invitò ad entrare.
Mi sedetti al primo banco e sperai che qualcuno volesse sedersi con me, ma tutti mi ignoravano; quando stavo per perdere le speranze, una ragazzino mi chiese indicando la sedia vuota:
-Posso?
Io per poco non saltai di gioia.
-Certo! Siediti pure!
Lo guardai meglio: indossava dei pantaloni verde scuro lunghi fino al ginocchio, una camicia bianca e sopra di essa un golfino blu; in testa portava un capellino dello stesso colore.
I capelli li aveva di un castano chiaro, ma non troppo, e gli occhi erano neri. Di statura era alto e magro.
-Come ti chiami?- mi chiese, io posai la cartella per terra, e gli risposi.
-Mi chiamo Flora, e tu?
-Luke Triton. E' un piacere fare la vostra conoscenza signorina Reinhold…
-Ti prego, chiamami solo Flora e dammi del tu, sono stufa di tutte queste formalità.
Lui si mise una mano dietro la testa imbarazzato.
-Scusami, mi sono lasciato trascinare da tutte le voci che girano su di te, ma devo dire che si sbagliavano.
Tirai un sospiro di sollievo: perlomeno qualcuno di simpatico c’era!
-Grazie! A te cosa piace fare nel tempo libero?
-Mmm…mi piace risolvere enigmi, è una passione che mi ha tramandato il professore…
-Professore? Lavora qui? E’ tuo padre?
Lui rise, io arrossii.
“Cosa avevo detto di male?”
Cinque secondi dopo mi resi conto che avevo domandato tutto alla velocità della luce.
-No, insegna all’università; e non è mio padre, siamo amici.
-Sei amico con un adulto?
-Diciamo di si, sono anche il suo apprendista.
Sembrava particolarmente fiero di sé, a quel punto mi scappò un risolino.
-Che c’è? Perché ridi?
-Sei divertente!
-Allora dimmi cosa piace fare a te…
-Mi piace cucire.
-E questo non lo trovi ridicolo?
-Anche le avventure mi piacciono. No, non è per niente ridicolo!
Mi accorsi che la professoressa aveva chiuso il registro e ci guardava, allora feci segno a Luke di tacere, lui si voltò verso la donna.
-Bene, ragazzi, io sono la professoressa Spell. Insegno arte. Per favore, prendete un foglio ed iniziate a scrivere il materiale.
Aprii la cartella, strappai un foglio dal blocco, ed iniziai a scrivere quello che la professoressa Spell dettava. Luke fece lo stesso.
Dopo che ebbe finito di dettare il materiale ci lasciò una riflessione su un quadro.
Appena io e Luke finimmo qualcuno dal banco dietro ci chiamò, ci girammo e vidi che erano Leslei e Joel.
-Ehi, voi ci credete ai fantasmi?- domandò lei, io scossi la testa e Luke le rispose:
-No, sono cose da bambini, perché tu ci credi?
-Invece dovreste cominciare a crederci…mio fratello l'anno scorso mi ha raccontato che sono morti circa dieci studenti per colpa di questo fantasma.
Non mi feci prendere dal panico, ero sicurissima dell’ inesistenza dei fantasmi, eppure Leslei sembrava così sicura.
“E se avesse ragione lei? Se esistesse davvero un fantasma che uccide gli studenti?”
Anche Luke parve spaventato.
-A chi vuoi prendere in giro Leslei? Non esistono i fantasmi! Il professore me l’ha detto ed io mi fido ciecamente di lui…
-Fate come volete, io vi ho avvertito.
Poi ci girammo e sussurrai a Luke
-Tu ci credi a questa storia?
-Certo che no!
-E se sono morti veramente dieci studenti?
-Allora vuol dire che ci sarà un killer in giro, ma non un fantasma.
Il ragionamento non faceva una piega.
Suonò la campanella dell’uscita e tutti si precipitarono all'esterno, io rimasi fuori dal cancello ad aspettare mio padre, insieme a Luke.
-Comunque sia voglio vederci chiaro su questa storia del fantasma, chiederò al professore e domani ti farò sapere.
-Va bene, se vuoi posso darti una mano…
-Certo! Appuntamento qui davanti al cancello, ok?
-Va benissimo.
La macchina di mio padre arrivò e Frank mi invitò a salire.
Salutai Luke con la mano fino a quando non lo vidi scomparire.
Che giornata fantastica!
Avevo fatto amicizia con Luke e già questo non mi sembrava vero, e dovevamo pure risolvere un mistero!
Che emozione!
Strinsi la catenina che mi aveva regalato papà. Aveva portato fortuna: promisi a me stessa di tenerla sempre.
Guardai di nuovo dietro, ma Luke non si vedeva più; già mi mancava, ma sapevo che il giorno dopo l’avrei rivisto e questo mi fece riaccendere il sorriso.

 °
Flora Reinhold non aveva idea di cosa il futuro le preservasse.
Non sapeva che Luke e lei sarebbero diventati migliori amici, non sapeva che avrebbero ingaggiato una lotta contro Leslei e Joel, non sapeva che avrebbero risolto il caso del “fantasma” della scuola, non sapeva che in realtà il colpevole era il preside.
Luke l'avrebbe contagiata con la passione per gli enigmi, e lei avrebbe smesso di cucire con il disappunto dei suoi genitori, ma non sarà la prima volta che Flora si ribellerà a loro, e presto gli dirà anche addio, perché partirà con il professore e Luke.
Purtroppo, sarà costretta anche a dire addio a Luke, che si spegnerà il 6 Dicembre del 1943, due anni dopo il loro incontro a causa di una malattia.
Flora riuscirà ad andare avanti, ed in ogni cosa che farà, ricorderà sempre Luke, il suo migliore amico, ma per ora lasciamo che la storia faccia il suo corso, lasciamo che i due ragazzi scoprano a poco a poco il valore della loro amicizia, giorno dopo giorno impareranno a crescere, a vivere alla giornata, senza preoccuparsi del futuro e godendo ogni attimo insieme.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Professor Layton / Vai alla pagina dell'autore: Maghetta1996