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Autore: somochu    18/09/2011    5 recensioni
"Tu che dici la verità? E da quando?"
"Potrei dirla su di te ad ogni momento. Di come ti diverti a Cruciare la gente, per esempio."

Seconda classificata al "Maschi (con)tro femmine" indetto da Taminia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Bartemius Crouch junior
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nick: Somochu
Titolo: Intervista col Mangiamorte
Coppia: Barty/Rita
Genere: Romantico, introspettivo, generale
Rating: Verde
NdA: //




Intervista col Mangiamorte









A lui annoiavano i processi di suo padre.
Pensava che nessuno di quei Mangiamorte condannati – un tempo suoi compagni, ma troppo stupidi per riuscire a fuggire come aveva sempre fatto lui – avrebbe avuto mai il fegato di fare il suo nome.
Era lì solo per fare presenza, per mostrarsi. Non provava il minimo interesse per il mestiere di suo padre – e forse questo era il vero motivo per cui quest'ultimo era deluso da lui.
E poi... Poi era arrivata lei.
L'aveva vista ad un processo – all'apparenza uguale a tutti gli altri – e probabilmente doveva essere nuova del mestiere; indossava una minigonna celeste, una giacchetta elegante e aveva il volto completamente truccato.
Sembrava una bambola.
Barty aveva sempre creduto di essere bravo a leggere il carattere delle persone dalle movenze o dalle sole espressioni, ma con lei aveva miseramente fallito: aveva creduto fosse una tipa da aspetto esteriore, sempre pronta a mostrarsi in pubblico, ma non immaginava nemmeno che fosse tutto il contrario; lei ricercava ciò che era intrinseco nelle parole delle persone, non quello che essi dicevano o mostravano.
Peccato trovasse parole nascoste anche dove non vi erano.






"Tu scovi la menzogna nella verità," le disse una sera, riprendendo in mano la sua bacchetta.
La lasciava andare solo durante l'amplesso – sapeva che lei era inerme, in quel momento -, ma tornava a brandirla il prima possibile. Non si fidava di nessuno, Barty.
Lei, a quelle parole, aveva fatto uno strano risolino, guardandolo con l'espressione furba.
"Dovrebbe essere il contrario."
"Tu non sei come gli altri, è per questo che non ti ho ancora uccisa."
Non seppe mai se Rita l'avesse interpretata come una verità – quale effettivamente era - o come uno scherzo, ma la sua risata divertita risuonò acuta nel silenzio della stanza.






Da quel giorno aveva cominciato a frequentare regolarmente ogni singolo processo.
Si sedeva lì e la fissava; la fissava scrivere, la fissava ascoltare con il viso contratto in una smorfia d'interesse, la fissava mordersi le labbra per la concentrazione.
Immaginava sempre come sarebbe stato vederla con il trucco calato a causa delle lacrime o con le labbra gonfie di baci e morsi.
Il suo collo da cigno deturpato da segni rossi, invece, quanto sarebbe risaltato in quel corpo bianco come la purezza?

Si chiedeva sempre cosa ne avrebbe pensato, lei, di quei pensieri così violenti.
Avrebbe riso o ne sarebbe rimasta scandalizzata?
Non lo sapeva.
Lei era il suo mistero, era la parte oscura dei suoi ragionamenti.
E Barty amava l'oscurità e il lato oscuro, questo era certo.






"Tutti pensano che io sia una cattiva giornalista."
Barty trattenne una risata sarcastica. "Lo sei," si voltò verso di lei, rotolando leggermente sul letto che dividevano. "Mi stupisce che te ne sia accorta ora."
"Tutti coloro che finisco per intervistare sono dei piagnucolosi senza carattere che credono di potermi fregare. Io sono più furba di loro, racconto solo quella verità che loro non hanno il coraggio di ammettere."
"Tu che dici la verità? E da quando?"
"Potrei dirla su di te ad ogni momento. Di come ti diverti a cruciare la gente, per esempio."
L'aveva detto per provocarlo ed era riuscito nel suo intento. Lo vide irrigidirsi notevolmente e fissarla con uno sguardo assassino – assassino come lui.
"Non tirare la corda, Skeeter, potresti farti male."





Ed ora eccola lì, ferma e poggiata sulla porta d'ingresso dell' ufficio dove suo padre condannava l'ennesimo Mangiamorte.
O lo interrogava, come invece sarebbe accaduto quel giorno.
I suoi vestiti erano simili, ma di un colore completamente diverso: erano gialli.
Barty schifò quel colore come mai nella sua vita e desiderò strappargli via di dosso quegli insulsi indumenti più di ogni altra cosa. Non doveva, non poteva desiderla così tanto.
Dallo sguardo furbo con cui lei lo guardò, Barty capì che l'aveva fatto apposta.
E la odiò. E desiderò ucciderla.
Si prendeva gioco di lui.
La rabbia lo colse improvvisamente, mentre tirava fuori dalla fodera la sua bacchetta e gliela puntava dritta in gola.
"Ti avevo avvertito."
"Dai, Barty, uccidimi qui, con tuo padre a pochi passi," gli riversò contro uno sguardo di sfida.
E lui la baciò; la baciò con violenza, rudemente.
Era la sua piccola vendetta prendere possesso della sua bocca e toglierle, per una volta, quell'aria da maestrina che spadroneggiava su di lui.
Durò qualche secondo.
Quando poi entrarono in silenzio nell'ufficio, infatti, lei aveva già il trucco sistemato perfettamente.




Che Barty sarebbe uscito da quella stessa stanza bloccato da ben cinque Auror, non potevano saperlo.
Rita avrebbe scritto, in seguito, delle parole su di lui, costretta nel suo dovere di giornalista.
"Era impazzito per un solo motivo..." aveva scritto sulla Gazzetta del Profeta, "era un uomo profondamente solo."
Chissà se quella era una menzogna o, per una volta nella carriera di Rita, una verità.




   
 
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