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Autore: My Pride    18/09/2011    11 recensioni
«Ehilà, Acciaio»
«Ehilà?» ripeté scontroso, avanzando a passo di marcia in direzione del mio letto. «Ha anche il coraggio di salutarmi con quel tono allegro e menefreghista, stupido Colonnello di merda?»
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Little scenes (don't you worry) Titolo: Little scenes (don't you worry)
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist
Tipologia: Flash Fiction
[ 947 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Generale, Commedia
Rating: Verde / Giallo
Avvertimenti: Slice of Life, Introspettivo, What if?

Winter Challenge: 26° Luogo Ospedale
Binks Challenge: 32° Ospedale13° Allegria
Prompt: 3° Argomento: I cinque sensi Vista
Benvenuti al banco dei prompt: Pacchetto introspettivo › 13. Letto


FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.

    Non appena riaperti gli occhi, il primo respiro era stato lungo e straziante.
    Il dolore aveva investito il mio intero corpo come una scarica di proiettili, mozzandomi quel poco fiato che i miei polmoni erano riusciti a raccimolare; un forte odore di disinfettante mi aveva poi impregnato le narici, e la mia testa dolente aveva protestato non poco per l'abbagliante luce del sole che proveniva dalla finestra alla mia destra. Lievi spifferi freddi si insinuavano attraverso un piccolo spiraglio fra i vetri, facendo gonfiare pigramente le tende bianche e raggelando quella camera d'ospedale.
    Nemmeno ricordavo come c'ero arrivato lì dentro, a dirla tutta. La mia mente mi mandava segnali confusionari che avevano qualcosa a che vedere con la mia automobile e quella di qualcun altro, poi tanta neve che imbiancava la strada e il ghiaccio che ricopriva l'asfalto. Nient'altro. Beh, se tanto mi dava tanto, con molta probabilità avevo fatto proprio un bell'incidente, e il mio era un vero e proprio eufemismo.
    Mi issai a sedere con una certa fatica, sibilando; fui costretto a poggiarmi ancora una volta con la schiena contro il materasso e a trarre un altro lungo sospiro, quasi volessi cercare di calmare la sofferenza che mi aveva attanagliato il petto, gettando un rapido sguardo alla finestra. Vedere la neve cadere dal cielo era lo spettacolo più deprimente che mi si potesse presentare dinanzi agli occhi, in quel momento. Era tutto così... terribilmente bianco. Avrei tanto voluto scorgere una punta di colore in quel mortorio - persino il pigiama che mi avevano fatto indossare era di un pallido azzurro smorto, così chiaro di apparire a sua volta bianco -, e, quando mi voltai verso la porta nel sentire il rumore di essa che girava sui cardini, mi ritrovai ad abbozzare un mezzo sorriso nel vedere che le mie preghiere erano state esaudite. Da chi non ne avevo idea, ma, ehi, in quel momento quel cappotto rosso e quella zazzera bionda erano la cosa più bella che avessi mai avuto la fortuna di vedere. 
«Ehilà, Acciaio», lo salutai, e avrei persino alzato una mano se non avessi avvertito una scossa elettrica corrermi lungo il braccio.
    Lui, però, mi fulminò con lo sguardo, grugnendo. «Ehilà?» ripeté scontroso, avanzando a passo di marcia in direzione del mio letto. 
«Ha anche il coraggio di salutarmi con quel tono allegro e menefreghista, stupido Colonnello di merda?»
    Ridacchiai, pentendomene subito dopo non appena sentii una nuova fitta al petto. Cavolo, sperai solo che non mi fossi rotto qualche costola in quello stupido incidente. Magari ero stato fortunato e mi ero soltanto beccato qualche grosso livido causato dalla botta contro il volante, chi poteva dirlo. 
«Eri per caso preoccupato per me, Acciaio?», domandai di rimando, ricevendo un'occhiata infuocata.
    «Preoccupato per lei?
Tsk, le piacerebbe, mangia-stipendio a sbafo», borbottò, arraffando una sedia - che in precedenza non avevo visto, tra l'altro - per accomodarsi a poca distanza dal letto in cui mi trovavo. «E' stata il Tenente Hawkeye a mandarmi qui», mi tenne presente, scompigliandosi i capelli per liberarli dalla neve che li aveva imbiancati, sebbene ormai fosse quasi del tutto sciolta. Tirò fuori dal giaccone dei fogli tutti stropicciati, agitandoli poi dinanzi ai miei occhi. «Ha detto che appena si sente meglio deve firmarli, e che il suo piccolo incidente non è una buona scusa per evitare le scartoffie».
    A quel dire aggrottai la fronte. «Come puoi vedere tu stesso, Acciaio, non è una scusa. Io sto male. Se fossi stato bene non mi avrebbero ricoverato, ti pare?»
    «Ma se ha la testa così dura che non ha nemmeno una commozione cerebrale...» replicò scettico, sollevando persino un sopracciglio. «La tengono soltanto in osservazione, esattamente come il tipo che ha tamponato».
    Feci per aprire bocca, volendo far valere il mio stato di povera vittima che aveva appena avuto un incidente, però capii ben presto che con Acciaio non sarebbe servito ad un bel niente. L'espressione risoluta che aveva in viso lasciava trasparire benissimo il fatto che, qualsiasi cosa avessi detto, lui non avrebbe fatto neanche una piega.
«Lascia lì quei documenti», bofonchiai, accennando con il capo al piccolo comodino lì accanto. Ormai, rotto per rotto...
    Acciaio non se lo fece ripetere due volte, abbandonando tutte quelle scartoffie lì sopra prima di alzarsi immediatamente in piedi; lo fissai con tanto d'occhi, rimediandoci appena una rapida occhiata.
«Beh, che ha da fissarmi?» mi chiese. «Me ne sto semplicemente andando».
   
«Appunto», rimbeccai. «Non resti nemmeno a fare quattro chiacchiere?»
    Sbuffò. «Guardi che ho da fare anch'io, Colonnello di merda. E Al mi sta aspettando, se proprio vuole saperlo». Senza attendere una mia replica mi diede la schiena, lasciandomi ammutolito. Si diresse verso la soglia con uno sbadiglio, non prima di aver rimesso al proprio posto la sedia su cui si era accomodato per qualche secondo. Beh, era stata la conversazione più breve che avevamo mai avuto da quando ci conoscevamo, dovevo ammetterlo. In ben altri momenti sarebbe stato un tantinello più loquace, conoscendolo.
    «Ah, Colonnello», mi richiamò d'un tratto Acciaio, con la mano poggiata sullo stipite della porta. Si guardò a destra e a sinistra, come se stesse controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi, e si voltò poi verso di me, abbozzando un mezzo sorriso. «Sono contento di vedere che sta bene, tutto sommato». Ciò detto improvvisò un veloce saluto militare, socchiudendo la porta alle sue spalle prima di sparire del tutto da quella camera.
    Sentii semplicemente il tonfo pesante dei suoi passi mentre si allontanava nel corridoio, quel rumore sordo che avevo ormai imparato a distinguere perché uno dei suoi piedi produceva un suono metallico difficilmente imitabile. Mi lasciai cadere con la testa sul cuscino ad occhi chiusi, sollevando però appena un angolo della bocca in un sorriso. Quello scemo di Acciaio non sarebbe mai cambiato
.






_Note conclusive (E inconcludenti) dell'autrice
Alla fine sono tornata fra questi lidi con una nuova flash, stavolta molto più leggera della precedente.
E' un'assurdità, lo so, ma prendetevela con One Piece, che mi da' soltanto idee dementi che non hanno né capo né coda. Infatti la fine è un po' ad interpretazione personale, a dirla tutta... non è esattamente una Roy/Ed, la si può più prendere come una bromance o come un sentimento che lega due persone, visto esso come amore o, semplicemente, affetto.
Comunque non so se ne posterò una del Roy/Ed Marriage, ma quel giorno ci sarà di sicuro una mia storia. Non posso di certo mancare per un evento così importante dopo averlo festeggiato io stessa nella real life, no?
Per il momento vi saluto, a
lla prossima. ♥



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