[Questa storia partecipa al HBH- Happy Birthday, Hermione- iniziativa ideata da Vikichan e Jaybree88 nel gruppo “Cercando chi dà la roba alla Rowling”] Citazione scelta: _Maria_ da Armony “Cerchi Hermione?” “Hermione? Perché dovrei?!” “Ah non lo so. Forse perché state sempre appiccicati”
Vicini, vicini
“Hai visto Harry?” La voce di
Hermione Granger vibrò forte e decisa nella Sala Comune.
“No.” aveva risposto Dean
Thomas. Era ancora mattina presto e la maggior parte degli studenti doveva fare
il suo ingresso per consumare la prima colazione.
La strega aveva già finito di
mangiare da tempo e stava aspettando, con la pazienza arrivata agli sgoccioli,
il suo migliore amico. Dove poteva essere finito Harry?
Quando aveva scorto la testa
rossa di Ronald fare il suo ingresso in sala, si era illuminata, pensando di
trovare i suoi due migliori amici insieme. Fu tanta la delusione quando vide
che, invece, era solo.
“’Giorno.” Il rosso sbadigliò
più di una volta, tenendo la bocca aperta e Hermione gli gettò uno sguardo
disgustato.
“Buongiorno, Ron. Sai per
caso che fine ha fatto Harry?”
Ancora mezzo addormentato, si
strofinò gli occhi per svegliarsi un po’. “E io che ne so! Dovresti saperlo tu
meglio di me… siete sempre appiccicati!”
“Ma che vai farneticando?
Ultimamente, mi evita.” Il tono era triste, perché per la prima volta Harry
preferiva dare ascolto a un vecchio libro di Pozioni piuttosto che alla sua amica
di sempre. C’era qualcosa in quel libro a inquietarla, o, forse, era
semplicemente il fatto di non accettare il nuovo comportamento di Harry. Se ne
stava sempre isolato da tutti, intento a leggere quelle pagine e a provare gli
incantesimi che il proprietario del libro annotava ai margini. Una vocina nella
sua testa le ricordava che non bisognava mai fidarsi di un libro, o magari era
solo il suo istinto che le diceva di andare cauta. Purtroppo Harry Potter si
gettava a capofitto in ogni situazione, lui non pensava, non si chiedeva chi
fosse questo “Principe”, anzi lo ringraziava perché in questo modo era il
preferito del Professore Lumacorno.
“Stai tranquilla, Hermione. A
parte qualche scherzetto mattutino, non ha più provato a usare uno degli
incanti del Principe.”
“No, che non mi
tranquillizzo, invece! Ha provato qualcosa che non conosceva sul suo migliore
amico, come può essere così incosciente?”
A Hermione Granger non
piaceva questo cambiamento. Bastava un vecchio libro mal ridotto per mettere in
dubbio la sua opinione?
Solo lei temeva che quel
manuale potesse avere una cattiva influenza su Harry?
“Vado a prendere i libri per
la lezione, ci vediamo in aula,” disse a Ron, decidendo di avviarsi verso il
Dormitorio di Grifondoro. Il suo amico non le rispose neanche, preferì fare un
semplice cenno con la testa e continuò a consumare la sua colazione.
Neanche lì, Harry sembrava
presente e uno strano nodo all’altezza dello stomaco le suggerì che era
alquanto strano. Recuperati i propri libri, si diresse verso il sotterraneo per
la lezione di Pozioni.
Solo un alunno era arrivato,
a parte lei, e Hermione riconobbe subito la zazzera corvina del suo migliore
amico. Seduto nel suo banco stava sfogliando le pagine e con in mano la
bacchetta provava un qualche incantesimo. Arrabbiata perché tutte le sue parole
erano state inutili, gli si accomodò vicino facendo cadere pesantemente la pila
di libri.
“Buongiorno, Harry.” Il tono
era freddo e distaccato, era pressoché impossibile nascondergli la sua profonda
delusione.
“Oh, ciao, Hermione. Anche tu
sei arrivata in anticipo!”
“Se avessi saputo che eri
qui, mi sarei goduta di più la colazione.” aveva detto con le labbra strette.
Le sopracciglia del ragazzo
si erano aggrottate non capendo il significato delle parole della sua amica.
“Mi stavi cercando?”
Hermione lo guardò a lungo e
ogni traccia di fastidio sembrò abbandonarla, non riusciva a essere arrabbiata
con lui per più di mezz’ora, era più forte di lei. Non era come Ron, a cui
sembrava non importare se lei non gli rivolgeva la parola, attribuendo i cambi
di umore al carattere femminile. Harry, invece, si domandava sempre cosa
passasse nella testa della ragazza.
Lui era un buon amico.
“Lo sai il perché.” Fece
cadere lo sguardo sul libro malridotto per fargli capire che era quello a
preoccuparla.
“Ancora, Hermione? Ti ho
detto di fidarti di me, è così difficile?”
Hermione chiuse il libro di
scatto prima di parlare. Aveva pensato a lungo cosa dire, si era preparata un
bel discorso, ma alla fine quando si decise ad affrontarlo, aveva dimenticato
ogni cosa.
“Io mi fido di te, ma non di
lui. È pericoloso… ho paura per te, Harry.”
“Paura per me?”
La ragazza era stata in
pensiero per lui, da giorni non faceva altro che osservarlo di nascosto e Harry
non capiva il perché di tutto questo interesse. Sapeva che in qualche modo
riguardava il vecchio manuale di Pozioni, ne avevano discusso più di una volta,
ma Hermione era diventata quasi ossessionata. Voleva scoprire chi fosse il
Principe Mezzosangue.
“Paura?” Harry le aveva preso
le mani, guardandola a lungo, come se volesse darle l’opportunità di leggergli
dentro. Non voleva preoccuparla con queste cose futili, quando c’era altro di
più importante di cui preoccuparsi. “Sono sempre io, solo Harry.”
“Harry Potter, o almeno
quello che conosco io, non prende ordini da un libro! Harry Potter mi ascolta,
mi chiede i consigli e soprattutto non è il primo a entrare in classe,” aveva
concluso ironicamente la ragazza.
Il mago non poté evitare di
sorridere. “Finché non otterrò quel ricordo dal professore Lumacorno, ti chiedo
solo di essere paziente. Sono sempre io e tu sei sempre Hermione, l’unica che
mi capisce. Mi aspetterai?”
La ragazza non ebbe il tempo
di rispondere perché un baffuto Lumacorno fece il suo ingresso in aula seguito
dagli altri studenti.
“Oh, i miei alunni
preferiti!” Aveva gongolato felice, osservando i due ragazzi.
Con qualche tocco di
bacchetta, ben presto tutti si ritrovarono di fronte il proprio calderone e
pronti per la lezione del giorno.
“Bene, oggi preparerete la
pozione della Corrente della Tranquillità. I pregi, come dice il suo stesso
nome, sono quelli di calmare e di donare alle persone che ne fa uso di
un’improvvisa tranquillità. Ideale per chi ha un carattere ansioso. Dunque,
dunque, lavorerete in coppia e dato che non è difficile farla, voglio solo
vedere dei bei calderoni fumanti color argento, intesi?”
Harry guardò Hermione che non
sembrava contenta di dover lavorare insieme, forse non aveva creduto alle sue
parole e aveva bisogno di tempo per calmarsi un po’. La pozione sarebbe stata
perfetta per placare le sue paure.
Sfogliando le pagine e
arrivando a quella richiesta, vide i soliti scarabocchi del Principe, che come
al solito aveva da ridire con chi aveva scritto il libro.
Hermione si era già messa
all’opera prendendo tutti gli ingredienti e cominciando a lavorare senza
aspettarlo. “Hermione, cosa ti sfugge dalla parola lavoro di coppia?”
Adocchiando la pagina
scarabocchiata, sbuffò dicendo: “Sarebbe un lavoro in tre, piuttosto!”
Innervosito dal comportamento
della ragazza, le prese di mano gli ingredienti buttandoli tutti all’interno
del calderone senza leggere le istruzioni.
La ragazza aveva sbarrato gli
occhi incredula. “Ma cosa hai combinato?”
Non dovette aspettare molto
per capire che aveva agito, come al solito, in maniera impulsiva.
Un piccolo botto segnalò che
la loro pozione sarebbe stato un disastro, creando una grossa nube nell’aula.
“Sei un idiota, Harry! Hai
rovinato il nostro compito,” aveva esclamato piena di rabbia la ragazza non
riuscendo a trattenere la sua rabbia, neanche se si trovava in classe con i
compagni e al cospetto di un insegnante.
“Sempre colpa mia, eh? Harry
di qua, Harry di là! Era un lavoro di coppia o no?”
Sapeva di essere in torto, ma
il ragazzo era così nervoso che non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato,
preferendo piuttosto litigare con Hermione.
Fu il professore a
intervenire. “Ragazzi, ragazzi, calmatevi. Non è successo nulla che non si
possa riparare… certo mi ci vorrà un po’ per creare la pozione adatta a
separarvi, ma non temete!”
I due ragazzi l’avevano
guardato con lo sguardo confuso. Separarli? Cosa intendeva? “Siete così carini
vicini, vicini. Ora, Hermione non dovrai più chiedere dov’è Harry,” aveva
scherzato Ronald, indicando i loro corpi e suggerendo loro di guardare in
basso.
Seguirono il consiglio del
loro migliore amico quasi con timore e fu tanta la loro esasperazione alla
vista delle mani unite per magia. Ecco, cosa intendeva il professore!
“Vicini, vicini!”
Harry e Hermione si
guardarono in preda allo sconforto, anche perché avrebbero dovuto stare tutto
il giorno appiccicati e sopportato le battutine dei loro compagni.
“E se devo andare in bagno?”
Aveva domandato Harry Potter in un sussurro.