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Autore: Akela    19/09/2011    0 recensioni
“La natura può essere una madre
premurosa e attenta ,
difende con ogni mezzo il
proprio equilibrio ,
ciò nonostante non
sempre agisce da sola ,
si serve di inconsapevoli cuori
per riuscire a portare a termine i
suoi scopi...”
(la leggenda di Issylbe)
(é una storia nata d molto...da quando ero bambina per la verità, e che con il tempo si è arricchita sempre più giungendo ora a questo risultato ^-^...spero possa piacere almeno un poco ,accetto di buon grado qualsiasi consiglio o critica! =)
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un gelido vento ululava nella notte,quando le tenebre sono più fitte,il silenzio delle foreste viene infranto solo dal vento, il suo insistente passaggio tra le fronde scomposte di abeti e scheletri addormentati,gli viene intorno,le accarezza con glaciali soffi gentili. Nascoste e silenziose le creature si celano vagando sotto le lacrime diafane del cielo,grigio ,opaco di fiocchi il paesaggio appare indistinto,come una vecchia foto priva di colore e sulle vette dei monti il nostro sguardo non riesce che a cogliere delle macchie indistinte di nebbia tutt'intorno , in quella notte l'imminente inizio di una tra le tante bufere di quel rigido e glaciale inverno. Si intravede appena tra la coltre diafana l'elegante sagoma di una daina,che vezzosa si allontana dal branco ,danzando ,i lievi balzi sollevano leggeri schizzi di neve come se correndo infrangesse un onda del mare,gli altri tronchi tutt'intorno tentano invano di coprire protettivi il suolo con le loro deboli fronde ormai rapite dall'inverno e di tanto in tanto scosse da fremiti rabbiosi ondeggiano mossi dal vento e leggeri scivolano i mucchi di neve schiantandosi al suolo. Era il 2 febbraio del 1994.chiunque può ricordare, sempre che si tratti di quelle zone che innumerevoli furono i danni recati alle coltivazioni e alla pastorizia in quei tremendi giorni di bufere, cinque morti contati tra tutti i dodici paesi della Piana Blanca , detta forse così perche nessuna altra valle in tutta la catena montuosa accoglieva e neppure tanto volentieri i metri di neve che vi si riversava un poco per le valanghe portate giù dalle vette un poco perchè questa era la vallata più estrema per il genere umano di quei luoghi,lontana da tutto e da tutti tranne che per quelle poche centinaia di famiglie in tutto che lassù vivevano come cent'anni prima vivevano i loro avi ,per la maggior parte vecchi, che per la loro età ritenevano insensato abbandonare i luoghi della loro infanzia e qualche giovane famiglia che solo per amore di quei padri avevano abbandonato la civiltà tornando su per le montagne . Il turismo non si riversava particolarmente su quelle zone accidentate , la Piana Blanca viveva più che altro di un'economia chiusa, di sussistenza e al massimo quei dodici miseri paesi si scambavano il necessario al mercato ,fino al 1993 i boschi erano vergini, utilizzati più che altro per la caccia e il legname ,poi tutto cambiò,una grossa multinazionale comprò il versante nord della montagna, in meno di un mese venne a dir poco distrutta dalle macchine che profanarono senza problemi la roccia privandola di marmi e ghiaie che i camion trasportavano, operai e persone venuta dalle campagne si trasferirono con le famiglie in quelle inospitali terre per lavorare nella cava, in mezzo alle montagne prima d'allora era stata una vita tranquilla a contatto con la natura ma rimase comunque nel tempo non adatta tanto ai ragazzi che poi crescendo cercavano uno stile di vita molto più attivo ,come giovani aquile che se ne vanno per non tornare mai più ,scendendo alle scuole piu a valle, andando a università facoltose e scordando per sempre il loro vecchio nido tra le vette. Sara non era una di quei giovani ,aveva ormai ventisette anni e aveva sempre vissuto li nella piana nel paesino più a nord del versante, la sorella se ne era andata qualche anno prima in pianura con il marito e non era più tornata, lei invece era rimasta li nelle montagne che tanto amava dopo essersi sposata due anni prima con un giovane operaio della cava venuto a lavorare dalla città,dopo due anni, ora portava in grembo il suo primogenito . Ed ora era li,sulle strade deserte del paese ,osservando silenziosa, in contemplazione lo spettacolo meraviglioso che gli si parava davanti ,la neve cadeva leggera tutt'intorno a lei in mille fragili vortici agitando le fronde, la strada era coperta da uno strato spesso di neve i radi lampioni delle case lasciavano tutt'attorno raggi dorati sulle pareti delle case,la piana era immersa nel silenzio, lo sguardo freddo e vuoto ,come fosse ipnotizzata, si strinse nella mantella e lasciò la strada del centro desolato con i suoi alti e luminosi lampioni camminando lentamente privando il suolo della sua perfezione ,entrò, in una viuzza desolata, che sotto la neve era solo fatta di terra battuta e rocce, portava a una vecchia casa mezza diroccata e cadente ai margini del paese e della foresta ,una parte sola era abitabile,e li viveva la vecchia vedova di un taglialegna morto vent'anni prima nel bosco a fare il suo mestiere , non avevano avuto figli e la vecchia donna era rimasta sola nella casa cadente,nessuno poi ricordava bene il nome della vecchia perchè ogni qual volta gli si chiedeva qualcosa questa cambiava argomento e cominciava a parlare di cose strane che nessuno capiva e a cui nessuno del resto dava molta importanza, non per niente la povera vecchia venne soprannominata come “la pazza della Piana Blanca”. Che il caso volle che quella vecchia per chiudere l'anta di una finestra in piena notte vedesse sotto i fasci dei lampioni la giovane figlia gravida di Gianni camminare in piena notte sotto alla neve e al vento scalza e con la vestaglia da notte bianca e una mantella di lana sopra le spalle . Allarmata la vecchia penso' che la ragazza fosse ammattita e che in quelle condizioni rischiava seriamente di morire di freddo e di perdere il bambino. Cosa ci faceva quella ragazza in strada a quell'ora ?per quale motivo quella debole figura arrancava decisa nella neve dirigendosi alla foresta ? La vecchia scese in strada poggiandosi a un bastone e aprendo la porta si trovò difronte la ragazza che camminava lenta e teatrale sulla neve “Sara ,per amor di dio ,che stai facendo?.torna a casa ! ” Ma la ragazza non la sentì nemmeno ,continuava a guardare fisso davanti a lei,i capelli biondi ormai zeppi di neve che gli ricadevano scomposti davanti al viso celando le palpebre socchiuse ,le labbra che cominciavano a divenire viola per il freddo,e i piedi che sprofondavano nella neve ad ogni passo. La vecchia era certa che la ragazza fosse davvero impazzita ,e vedendo che la giovane non rispondeva quando li passò a fianco senza nemmeno notarla ,la agguantò per il polso per trattenerla e per provare a risvegliarla da quella specie di trance ,le diede due scrolloni cercando di ottenere una qualche reazione ,ma quella per tutta risposta non reagì ne cerco' di sfuggire dalla presa dell'anziana donna. “ragazza mia per carità torna in te ! Vieni ti riporto a casa tua....” detto questo si avviò su per la strada trascinandosi dietro la ragazza ,fece pochi passi e quella si impuntò con i piedi nella neve ,e come risvegliatasi dal sonno si mise a tirare e a divincolarsi per liberarsi dalla presa ferrea della donna ,con uno scrollone riuscì a sfuggirle e cadde distesa per terra in mezzo alla neve restando li come morta per qualche secondo prima di alzarsi lentamente con la testa bassa ,la vecchia gli si avvicinò pensando che la ragazza si fosse calmata e le mise una mano nella spalla. “tutto bene cara? Ora....” Non fece in tempo a finire la frase la vecchia matta della piana ,semplicemente il terrore tale che provò in quel momento la fece indietreggiare e poi fuggire nel paese gridando. In quel momento incominciò la bufera. La mantella di lana scossa da un violento soffio di vento volò via nella notte, la ragazza intanto continuava a camminare,entrò nella macchia di vegetazione innevata,camminando più lentamente, si fermo un attimo per prendere fiato e si portò una mano al ventre,il pulsare debole di quel secondo cuore la distrasse inconsciamente dalla sua meta. "Vieni da me....vieni....vieni..." Una voce insistente continuava a parlarli e a trascinarla dentro la foresta, aveva paura ,avrebbe voluto gridare, chiamare qualcuno, aveva paura per il suo bambino,prima vedendo la vecchia non riusciva a controllare il suo corpo, poi l'aveva guardata, sapeva che aveva capito,ma quando quella donna aveva incrociato il suo sguardo ne aveva visto guizzare come una saetta il terrore, e la donna era fuggita. “cosa sono diventata?”continuava a pensare. E intanto scomparve nella bufera dentro al buio di una macchia scura, poco dopo davanti a lei il nulla, il baratro nero del cantiere si estendeva in tutta la sua maestosità innanzi a lei. "...Vieni...vieni da me....."un sussurro. ”vieni da me!”poi una voce. Si voltò verso quella che ora era una voce reale alle sue spalle,arretrò e il nulla fu sotto ai suoi piedi ,nel buio due occhi dorati si erano aperti all'unisono tra l'oscurità. Quella notte nella cava riecheggiò un grido ,un lungo eco trasportato dai venti , gli abitanti si mossero nei loro letti, forse inconsapevoli, ignari degli ululati di lupi che squarciarono la bufera sotto la luna piena. La vecchia della piana vagò nel paese fino a quando qualcuno s'accorse delle sue grida d'aiuto , solo lei aveva sentito chiaramente quegli ululati. “è matta “dicevano , e semplicemente nessuno credette mai alle parole che urlò quella notte nel paese nel bel mezzo di una bufera. Solo sedici anni dopo in letto di morte un ragazzetto finito li per caso credette alle parole della vecchia . “Erano gli occhi del demonio vi dico, gialli come la luna...credevo di morire,mi perforarono l'anima quella notte di plenilunio e se la portavano via,.....quella ragazza..... poverina se l'erano portata via ….e quegli occhi...i suoi occhi piangevano! ”
  
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