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Autore: Neko no Yume    19/09/2011    2 recensioni
-Oh-, fu tutto ciò che sfuggi dalle sue labbra, un laconico e frustrante "oh".
-Di' un po', ti stai di nuovo estraniando dalla realtà, eh?-, lo punzecchiò l'altro, cercando di darsi un tono indignato come quello che usava suo padre quando la zuppa non era bel calda -Ti darei un cazzotto!-.
Ma col sorriso, eh.
(lieve elliot/leo; spoiler retrace 65)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Elliot Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio, quella mattina di inizio Settembre nella magione dei Nightray c'era assoluto silenzio.
Il che, sebbene potesse sembrare assolutamente normale a un estraneo, rappresentava una sorta di raro miracolo dettato da qualche coincidenza astrale tra le costellazioni e pianeti sparsi nello spazio siderale del sistema solare o da un'invasione tempestiva di locuste carnivore, miracolo a cui i timpani di Leo stentavano a credere.
Si era stabilito nell'immensa villa da poche settimane, dopo aver sventuratamente ceduto alla proposta di Elliot di diventare il suo servo, e già rimpiangeva gli incessanti piagnistei dei bambini della casa di Fianna, che in confronto alle grida stridule di Vanessa e gli schiamazzi dei suoi adorabili fratelli sembravano cori angelici.
Evidentemente i nobili parenti del suo padrone erano andati da qualche parte in città, o magari erano fuori per una battuta di caccia alla volpe che il ragazzo si augurava finisse con qualche fucilata mirata male.
Alzò lo sguardo verso la finestra della camera, il cielo terso risplendeva di un azzurro acceso, stemperando lentamente verso il grigio all'orizzonte, e le fronde ormai indorate degli alberi frusciavano impercettibilmente, ancora imperlate di rugiada.
Il Baskerville gettò i piedi scalzi fuori dal letto e si liberò dalle coperte in un unico gesto imperioso, scivolando silenziosamente fuori dalla stanza.
Il contatto col gelido marmo del pavimento lo riscosse del tutto dal torpore del sonno e le infreddolite piante dei piedi si affrettarono a raggiungere il lungo e morbido tappeto persiano che ricopriva il corridoio sino alla libreria della villa.
Diede un'ultima, furtiva occhiata in giro per assicurarsi che non ci fosse nessuno, per poi sgattaiolare dentro l'enorme sala adibita a contenere il maestoso patrimonio letterario dei Nightray.
Il suo cuore smetteva di battere per un istante ogni volta che riusciva a intrufolarsi lì dentro, elettrizzato dal pericolo di poter essere scoperto da qualcuno e allo stesso tempo rigonfio di meraviglia davanti a schiere di pesanti scaffali ricolmi di ogni genere di tomi.
Si avvicinò circospetto a uno dei mobili, per poi sfiorare appena il dorso in cuoio cremisi con le dita, inerpicandosi sino alla sommità e sfilandolo dolcemente dal suo ritaglio di spazio.
Lo strinse al petto, le palpebre socchiuse e le labbra incurvate in un sorrisetto soddisfatto, mentre si avviava verso il solito cantuccio dove era solito rifugiarsi a leggere.
C'era una nicchia tra due scaffali, ampia abbastanza da ospitare l'esile figura rannicchiata di Leo e sovrastata da una pila di vecchi volumi ormai rosi dai tarli e praticamente illeggibili.
Il giovane si incuneò agilmente nella fessura tra la pila di libri e uno degli scaffali, per poi lasciarsi scivolare sul pavimento, la schiena contro il muro e le spalle che sfioravano le pareti in mogano dei due mobili.
Quello era il posto dove si rintanava sempre, era il suo posto.
Di sedersi all'ampio tavolo che troneggiava al centro della sala non se ne parlava neanche, chiunque avrebbe potuto notarlo e allora neanche le peggiori proteste di Elliot avrebbero potuto salvarlo dall'essere gettato in pasto alla muta di affamati cani da caccia di Ernest (o almeno così amava pensare lui, con un pizzico di teatralità).
Meglio rintanarsi in quel pertugio sicuro e nascosto, dietro l'impenetrabile cortina di carta e polvere a cui nessuno faceva mai caso.
Il posto perfetto per una persona invisibile, che scivolava silenziosamente attraverso la vita, nascosta da una frangia scomposta e un paio di lenti calcate sul naso.
Nessuno si interessava mai di loro.
Nessuno tranne lui.
Un irritante, chiassoso, cocciuto, buffo nobile dalle iridi cerulee perennemente corrucciate, volgarmente chiamato Elliot Nightray.
Leo aveva provato più volte a scacciarlo dalla sua vita rifilandogli frecciatine caustiche di ogni tipo, finché i suoi evidentemente pochi neuroni avevano deciso di andare in vacanza, prendersi un anno sabbatico, e il ragazzo si era ritrovato a stringergli la mano e accettare la sua assurda proposta.
Ma col sorriso, eh.
Scosse la testa sconsolato, un lieve rossore a dipingergli le guance al ricordo di quel giorno, poi spalancò il volume trafugato dalla libreria e si immerse indispettito nella lettura, cercando di scacciare l'imbarazzo che l'aveva attanagliato.
Leggere lo faceva stare meglio, la sua mente si distaccava dal mondo, dall'oscurità che lo avvolgeva sempre più stretto giorno dopo giorno, per perdersi tra le sottili righe inchiostrate, creare universi alternativi dove ogni minimo dettaglio riluceva di luce propria.
Perdeva letteralmente la cognizione del tempo, diventava sordo a qualsiasi cosa gli succedesse attorno.
... Eo.
... Leo.
-LEO!-.
Si riscosse bruscamente, sbattendo una spalla contro uno dei mobili per la sorpresa e realizzando che il suo padrone lo stava chiamano da chissà quanto tempo e al momento lo scrutava dall'alto, in piedi dietro la pila di vecchi libri.
-Oh-, fu tutto ciò che sfuggi dalle sue labbra, un laconico e frustrante "oh".
-Di' un po', ti stai di nuovo estraniando dalla realtà, eh?-, lo punzecchiò l'altro, cercando di darsi un tono indignato come quello che usava suo padre quando la zuppa non era ben calda -Ti darei un cazzotto!-.
Ma col sorriso, eh.

Leo è ancora in grado di scorgere quel sorriso se chiude gli occhi.
Sospetta che non lo abbandonerà mai, sarà sempre lì, a bussare alla porta da dietro le palpebre, insistente e complicato.
Non lo capisce.
Ma lo vede.
Anche quando le nocche di Oz si schiantano contro la sua guancia, lui lo vede.
Brucia tutto, nel punto in cui è stato appena colpito, agli angoli degli occhi imperlati di lacrime, ovunque.
No, Elliot non sorriderebbe in quel momento.


Yu's corner.
Salve carissimi~!
Ebbene, vorrei smettere di scrivere qualsiasi cosa random riguardo questi due mi passi per la testa ma è peggio che smettere di fumare.
Ergo, continuo a intasare le vostre povere menti con certe ff.
Non so voi, ma l'ultima retrace mi ha steso. Distrutto. Caput.
E il flashback con Elliot era troppo dolce per non meritarsi uno sclero tutto suo, ne?
Bene, spero vi sia piaciuta e ringrazio in anticipo chiunque recensirà o leggera.
Bye bye, Yu.
  
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