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Autore: Mo in Wonderland    19/09/2011    10 recensioni
Kurt strappò un foglio dal suo blocco degli appunti cercando di fare meno rumore possibile: la professoressa Smithson aveva appena iniziato a spiegare il passato in francese e lui doveva almeno far finta di prestare attenzione. [...] Stappò la sua penna e infilò il cappuccio sul retro, spianò il foglio sul banco e iniziò a scrivere.
The ten things I love about Blaine “Warbler” Anderson.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kurt's List
Kurt’s List.

    Kurt strappò un foglio dal suo blocco degli appunti cercando di fare meno rumore possibile: la professoressa Smithson aveva appena iniziato a spiegare il passato in francese e lui doveva almeno far finta di prestare attenzione. Era da quella mattina, sotto la doccia, che aveva in mente Silly Love Songs e questo non faceva che ricordargli Blaine e il fatto che quel weekend non si erano visti a causa di un pranzo di famiglia a casa Anderson. Non che si aspettasse di ricevere già un invito per le presentazioni ufficiali, ma - beh, un pochino sì, insomma. Ma alla fine doveva mettersi il cuore in pace, dopotutto nemmeno lui l’aveva presentato ufficialmente alla famiglia. L’aveva solo accennato a Finn - che l’aveva guardato imbarazzassimo e gli aveva chiesto “Ma non avete ancora… vero?” , il che aveva fatto assumere a Kurt una tonalità tra il magenta e il bordeaux. Suo padre era venuto a saperlo in un qualche modo, perché al “Esco con Blaine!” di due sabati prima aveva risposto con “E così tu e lui… state… insieme…” “Stiamo insieme.” Kurt aveva sorriso in imbarazzo (dirlo così ad alta voce lo faceva sembrare ancora un po‘ strano). “Bene. E‘ un bravo ragazzo.” E fine della discussione con suo padre. Kurt pensò che avrebbe dovuto rimediare, il Ballo si avvicinava e voleva mettere le cose a posto; forse così anche Blaine lo avrebbe presentato ai suoi.
    Già, il Ballo… Quel sabato, al Breadstix, gli avrebbe chiesto di venire con lui e sinceramente non stava più nella pelle. Blaine sicuramente avrebbe esultato e lo avrebbe abbracciato urlando “sì!”. E magari, una volta fuori, al riparo da occhi indiscreti, gli avrebbe dato un bacio, di quelli che lo lasciavano senza fiato. Oh, sì, sarebbe stato tutto perfetto.
    Kurt stappò la sua penna e infilò il cappuccio sul retro, spianò il foglio sul banco e iniziò a scrivere.

The ten things I love about Blaine “Warbler” Anderson:

1. Eyebrows;

    Nonostante una volta Thad avesse sedato Blaine solo per fotografarlo, ingrandire il particolare di un sopracciglio, e usare la suddetta immagine per dimostrare il teorema di Euclide, imitando la professoressa Williams davanti agli Warblers - nonostante ciò - e nonostante voci di corridoio per spaventare le matricole dicessero che i lepricani vi avessero nascosto la pentola d’oro, e di conseguenza che tutti gli arcobaleni avessero origine dalle sopracciglia di Blaine Anderson - comunque -  a Kurt piacevano.
    Ebbene sì, gli piacevano. Era rimasto fermo nella sua convinzione anche dopo lo sguardo incredulo che si erano scambiate Rachel e Mercedes. Aveva aggiunto anche un “sono adorabili”, prima di accorgersi di aver già usato quell’aggettivo una dozzina di volte. Negli ultimi dieci minuti. In ogni caso, Mercedes lo aveva guardato bene e gli aveva chiesto: “Kurt, ho capito che l‘amore rende ciechi, ma… ti rendi conto che sono imbarazzanti vero?” Kurt aveva stretto il suo pupazzo a forma di pinguino e aveva sospirato: “Mercedes, cara… Io le trovo uniche nel loro genere, e per questo meravigliose. Non siamo tutti unici nel nostro genere, in questa stanza?”
    E così il pigiama party a casa di Rachel Berry si era ancora una volta trasformato in un abbraccio di gruppo.

2. The dreamy way he looks at me whatever I’m doing;

    Fin dalla prima volta che li aveva guardati, aveva saputo che i suoi occhi sarebbero stati un problema. Fin da quel giorno alla Dalton, sulle scale, quando aveva stretto la sua mano e le parole “Piacere, Blaine” erano rimbombate nelle sue orecchie.
    Il problema era diventata una disastro-da-evitare, quando Blaine aveva deciso di dedicargli “Teenage Dream” e Kurt aveva iniziato a non sentirsi più le dita delle mani, completamente concentrato sul ragazzo. Probabilmente, se Blaine non avesse distolto gli occhi un paio di volte, Kurt non si sarebbe nemmeno reso conto dell’esistenza degli altri Warblers. Non che i suoi occhi fossero di un colore particolare, erano di un marrone piuttosto comune e, prima di vederli da vicino, non si era nemmeno accorto delle piccole striature verdi e dorate attorno alla pupilla; ma Kurt non poteva fare a meno di guardarli. Se almeno Blaine avesse avuto la pietà di non ricambiare lo sguardo, ma no, il ragazzo aveva continuato a fissare Kurt dritto negli occhi per tutta la sua permanenza alla Dalton, lasciandolo incantato.
    E il disastro diventò catastrofe-di-portata-mondiale quando Kurt vide per la prima volta il suo sguardo sognante. Stava semplicemente trascrivendo degli appunti di storia in biblioteca, seduto vicino a Blaine che cercava di raccapezzarsi in un problema di fisica, quando alzò gli occhi dal quaderno, e si accorse che nemmeno il suo vicino aveva più il naso tra i libri: con il mento appoggiato al palmo della mano, lo osservava con le palpebre abbassate e gli occhi leggermente lucidi.
    Nella testa di Kurt, Carlo Magno fu sbaragliato. Nessun prigioniero.  
    Quella volta distolse lo sguardo, imbarazzato, ma dovette presto abituarsi a quello sguardo così magnetico che Blaine gli rivolgeva qualsiasi cosa stesse facendo. Se stavano studiando, guardando un film, o semplicemente parlando, capitava che Blaine rimanesse incantato a osservarlo, anche solo per pochi attimi. E allora Kurt, nella maggior parte dei casi, arrossiva e sorrideva, ma dentro di sé si sentiva lusingato.
    Il tutto era diventato così evidente che gli Warblers - che mai una volta si facevano gli affari loro - avevano coniato addirittura una nuova parola: “Oh, guarda, Blaine si è di nuovo kurtincantato.” E allora o iniziavano a ridere a crepapelle - facendo, se possibile, arrossire Kurt ancora di più - o gli tiravano una penna in testa e urlavano “sveglia!”, per poi godersi nel vedere Blaine riscuotersi improvvisamente e guardarsi intorno. E questo faceva ridere anche Kurt.
    E poi c’erano gli “occhi da cucciolo”, e quella era ancora un’altra storia.

3. Sleeping with him;

    Forse nessuno lo sapeva, forse nemmeno i suoi amici più stretti, e a Kurt piaceva pensare che Blaine l’avesse detto solo a lui. La cosa non era per niente semplice e Kurt sicuramente non l’avrebbe detto a nessuno, ma il solista degli Warblers, nonché ragazzo più conosciuto dell’intera Dalton e sogno proibito del novanta percento delle ragazze di Westerville, soffriva di incubi notturni. E quando aveva degli incubi, Blaine diventava la persona più intrattabile del secolo, anche se gli Warblers lo attribuivano al ciclo.
    Da quando si erano messi assieme, però, Blaine aveva trovato il suo sonnifero: Kurt. Ogni volta che si svegliava alle tre di notte, vittima di un mostro peloso (con tratti terribilmente somiglianti alla professoressa di fisica) che voleva staccargli la testa a morsi, Blaine si alzava, prendeva il suo cuscino, percorreva in punta di piedi tutto il corridoio ed entrava nella penultima stanza a sinistra. Si infilava sotto le coperte dell’ampio letto matrimoniale e dormiva raggomitolato, sul bordo del materasso, per non svegliare Kurt. Quando l’altro se n’era accorto, Blaine aveva dovuto spiegargli tutto e allora certe notti il ragazzo si svegliava appena sentiva le coperte frusciare, lo faceva venire vicino, e gli stringeva la manica del pigiama prima di riprendere sonno.
    Poteva sembrare strano, ma non facevano nulla di più che dormire l’uno vicino all’altro - anche se all’inizio Kurt aveva avuto qualche problema a non morire di ipoventilazione. Gli incubi non erano frequenti, ma circa una o due volte a settimana (Kurt sospettava che non tutte fossero realmente attribuibili a incubi) veniva a dormire da lui.
    Alla Dalton, era diventata quasi una routine e ora che era tornato a dormire a Lima, Kurt si chiedeva se fosse normale svegliarsi spontaneamente alle tre di notte e sentire il letto così vuoto.   

4. Hair;

    Glielo avevano detto tutti, glielo aveva fatto velatamente intendere anche Kurt (“Blaine, metti via quella roba o la brucio.”), ma lui evidentemente non voleva ascoltare, e continuava a farlo. Ogni mattina, religiosamente, si piazzava davanti allo specchio e metteva mano al tubetto blu. Il beccuccio vomitava quel viscidume sul suo palmo e lui lo spalmava per quindici minuti buoni, pettinando con ordine. Da quel momento a quando usciva dal bagno, mezz’ora dopo, molte erano le teorie sulle usanze tribali di Blaine per creare quella rocca inespugnabile che si ostinava a chiamare capelli; Kurt, nei pochi mesi che aveva trascorso alla Dalton, era venuto a conoscenza solo delle più popolari - in ordine: amido di mais, grafite, petrolio non raffinato, gusci di uova sbriciolati, placenta di cucciolo di cane e acqua del lago di Loch Ness.
    Blaine, ogni volta, smentiva tutto.
    La sorpresa era venuta la prima volta che Kurt si era svegliato di colpo, ritrovandosi Blaine addormentato e tremante, rincantucciato vicino al suo gomito. Sarebbe stata la prima di tante notti insieme, ma quella volta, girandosi di scatto per lo spavento, era finito con il naso direttamente tra i capelli dell’altro. Prima di ritrarsi, però, si era accorto di una cosa incredibile: al posto di tonnellate di gel, aveva trovato dei boccoli sottili e morbidi, al leggero profumo di shampoo alla pesca.
    La conferma era arrivata la mattina seguente. A suono della sveglia, Kurt si era alzato a sedere, con tutta l’intenzione di raccontare a Blaine il bizzarro sogno che aveva fatto (“Tu eri venuto a dormire da me… e avevi i capelli ricci!”), quando si accorse che di sogno c’era ben poco. Il suo ragazzo era ancora steso vicino a lui e la leggera luce mattutina che filtrava dalla finestra illuminava i suoi ricci. Kurt si tirò un pizzicotto sulla guancia, un altro, un altro ancora, ma non sembrava funzionare. Quando Blaine mosse il braccio nella sua direzione bofonchiando qualcosa nel cuscino, Kurt sorrise e gli strinse la mano. La sua missione Convinciamo-Blaine-A-Lasciarsi-I-Capelli-Ricci era appena iniziata.

5. Finding out we like the same stuff;

    Il giornale Vogue, i film francesi in lingua originale con sottotitoli, i modelli della Dior, i cardigan lunghi, stare sotto le coperte quando fuori piove, scegliere sempre le fragole più piccole della confezione, il musical Gipsy, il colore blu petrolio e un numero enorme di altre cose. Tutti riferimenti casuali che si erano trasformati in “oddio, piace anche a te?” in una frazione di secondo.
    Per Kurt era ancora incredibile aver trovato un ragazzo che condividesse molti dei suoi interessi; solitamente ne parlava sempre con Rachel - e ancora lei aveva da ridire sui cardigan e sul blu petrolio, ma ormai Kurt aveva capito che l’accoppiata Berry-moda non era delle più vincenti.
    Invece con Blaine era talmente naturale parlare di tutto quello che gli passava per la testa, e così gratificante accorgersi che lui capiva quello di cui stava parlando. Niente sopracciglia aggrottate se nominava Anna Wintour e nessun sbuffo se canticchiava una canzone di Wicked. Certo, a Blaine piaceva il calcio, la birra, aveva un’ossessione per Katy Perry che oltrepassava l’umano, e d’altra parte non amava particolarmente i body neri e i boa di struzzo - ma Kurt non voleva di certo un duplicato di se stesso, solo qualcuno con cui parlare liberamente di tutto quello che gli passava per la testa.
    Inoltre questo particolare non faceva che rafforzare un idea che piano piano si era fatta strada nella sua testa: possibile che Blaine fosse, in tutto e per tutto, la sua anima gemella?

6. The way he bends his knees when he‘s singing;

    La prima volta che glielo aveva visto fare, gli aveva ricordato terribilmente il professor Schuester. Anche se avevano visto il loro insegnante esibirsi in relativamente poche canzoni, tutte le New Directions si erano già accorte di quella sua particolarità ed era diventata una specie di tormentone - insieme alla sua passione per i gilet. Insomma era così imbarazzante - quel suo modo di piegare le gambe fino a quasi sedersi sui talloni, quando cantava - da aver ispirato le imitazioni molto ben riuscite di Puck. E le risate generali di tutto il Glee Club.
    Così, quando l’aveva visto fare a Blaine durante “Bills, Bills, Bills” era rimasto un attimo interdetto. Impossibile non ripensare a quella leggera sensazione di orrore alla visione del professor Schue spalmato sul pavimento della sala canto del McKinley, ma dopotutto doveva ammettere che Blaine non era la stessa cosa.
    Forse perché Blaine aveva come minimo vent’anni in meno, forse perché per lui aveva una cotta spaventosa, mentre per il professore no, forse un sacco di cose, ma non era assolutamente la stessa cosa.
    Primo motivo fra tutti: quando lo faceva Blaine, Kurt sentiva un leggero sfarfallare alla bocca dello stomaco. Quando lo faceva il professor Schue, no.
    Nel caso questa non fosse una ragione sufficiente - e Kurt ne dubitava fortemente -, Blaine aveva anche quell’abitudine di tenere le braccia aderenti al corpo, con i palmi delle mani rivolti verso il basso. Si può essere più adorabili?

7. His hands on my shoulders;

    “La prossima volta ricordati la giacca, novellino, e sarai uno di noi.” Due dita a sistemare il risvolto della giacca e un buffetto sulla spalla. Come tutto è cominciato… Allora, quel semplice gesto gli aveva quasi fatto fermare il cuore ma, visto a posteriori, Kurt si rese conto che quello non era che il primo di una serie di strette-barra-buffetti-barra-toccatine sulle sue spalle - sembrava che Blaine avesse una vera e propria ossessione che sfiorava il feticismo. C’era stata la volta prima del suo assolo alla Dalton, quella volta durante l’esibizione di Misery, o quell’altra volta per consolarlo dopo una disastrosa interrogazione in chimica, oppure prima delle Provinciali, o… Kurt si chiedeva se ci fosse mai stato in effetti un momento in cui Blaine non aveva tentato di appropriarsi delle sue spalle. Ad essere perfettamente sinceri, si sarebbe aspettato che lo facesse anche durante il loro primo bacio. Non che Kurt fosse dispiaciuto che non l’avesse fatto!
    In ogni caso, Kurt cercava di farci meno caso possibile. Certo che quando anche Finn gli prestò, per il weekend alla Dalton, il copri-spalle della divisa da football, seppe che il problema era serio.
    E allora perché lo aveva messo alla lista delle cose che gli piacevano di lui? Oh, questo era un vero dilemma. Forse perché solo quando Blaine lo abbracciava, che fosse in modo affettuoso o imbarazzante, si sentiva veramente protetto.

8. The “puppy love” doll he gave me;

    Kurt sorrise al ricordo di quel giorno: Nick e Jeff, uno da una parte, uno dall’altra, lo avevano scortato in camera.
    “Wes è stato a lungo indeciso tra Raise Your Glass e Last Friday Night-”
    “Già, solo che Last Friday Night non è ancora un singolo…”
    “E aveva paura che la gente non la conoscesse…”
    “Allora ha scelto Raise Your Glass…”
    Kurt riusciva a recepire solo stralci del discorso e si limitava ad annuire. Pensò che tutta quella gentilezza fosse in qualche modo collegata all’enorme boato di “Woha!” “Finalmente!” ed “Era ora!” che era scoppiato nella sala comune degli Warblers, quando quella mattina Blaine aveva annunciato la loro relazione - cosa che, tra parentesi, aveva fatto diventare Kurt rosso dalla punta delle scarpe di vernice fino all’ultima ciocca della sua favolosa pettinatura. Non che prima fossero scortesi, tutt’altro, aveva legato con loro in modo particolare, soprattutto aver gareggiato per gli assoli, ed erano sempre stati simpatici e disponibili, ma perché prelevarlo di peso all’uscita della mensa e condurlo a braccetto fino alla sua stanza? Avevano detto che era importante e Kurt aveva accettato, anche se si chiedeva cosa ci fosse di importante nella sua camera che lui non avesse ancora notato.
    “Siamo arrivati.” Jeff e Nick lo lasciarono davanti alla porta della sua stanza e Kurt rimase per un attimo a fissare frastornato il numero 16 in ottone.
    “E cosa ci sarebbe di importante?” Chiese, rivolto a Jeff che sorrideva alla sua sinistra.
    “Sai, devi entrarci…” Rispose l’altro, con l’ovvietà di chi sta spiegando a un bambino di sei anni le addizioni semplici.
    “Grazie tante. Ma perché dovrei farlo? Non voglio stare in camera mia.” Voglio andare da Blaine.
    “Il nostro compito finisce qui.” Rispose Nick, poi fece un saluto militare con la mano tesa sulla fronte. “Agenti Three e Six al suo servizio.”
    Prima che Kurt potesse scoppiare a ridere o chiedere cosa significasse tutta quella farsa, i due amici si erano già dileguati lungo il corridoio, ridacchiando sottovoce. Kurt spostò il peso da un piede all’altro, indeciso sul da farsi. Che fosse uno scherzo di cattivo gusto in stile Dalton? Prima di tutto si assicurò che non ci fossero telecamere nascoste nel raggio di venti metri, poi socchiuse la porta e sbirciò dentro - dal poco che riusciva a vedere sembrava tutto a posto; spinse sulla maniglia e fece un balzo indietro, ma non c’era nessun secchio d’acqua gelida sospesa sopra lo stipite e la porta si limitò a spalancarsi con un cigolio. La stanza era in perfetto ordine, le creme erano nella loro rigorosa disposizione, sul tavolino davanti allo specchio, la serratura dell’armadio era intatta, addirittura il libro di chimica sulla scrivania era aperto alla stessa pagina a cui l’aveva lasciato la sera prima.
    Ma allora cosa c’è di tanto importante? Kurt fece scorrere lo sguardo per tutta la stanza finché si accorse della novità: qualcosa di bianco e rosso, batuffoloso, appoggiato sul suo cuscino. Balzò subito sul materasso e afferrò il peluche; ci mise qualche secondo a riconoscerlo, ma era impossibile sbagliarsi: due cagnolini che di baciano, sopra un enorme cuore rosso; era il pupazzo che vendevano al Lima Bean per San Valentino, dove diavolo l’aveva trovato Blaine, più di un mese dopo? Con la coda dell’occhio notò anche un piccolo cartoncino azzurro che doveva accompagnare il regalo. Sopra, la scrittura obliqua di Blaine recitava:

Non so perché, ma questi due mi ricordano noi.
Solo che tu sei molto più adorabile.
x x x
Blaine

    La tensione di Kurt si sciolse con un sorriso. Accarezzò il pelo ispido sul dorso di un cagnolino, con occhi sognanti. Blaine… Un istante dopo, la sua tasca vibrò, un nuovo messaggio. Lo aprì con un sorriso enorme.
Spero che Nick e Jeff non abbiano rovinato tutto. Che ne dici di un giro a Lima? Fra dieci minuti al nostro posto. - B.
    Kurt scattò immediatamente in piedi, posò con delicatezza il peluche sul comodino e sistemò le orecchie arruffate dei due cuccioli. Non riusciva a pensare ad altro, a parte che quello era probabilmente il miglior regalo che avesse mai ricevuto. Rilesse il biglietto un paio di volte e lo infilò sotto il cuscino.
    Doveva far presto a cambiarsi, quindi volò in bagno, ma prima di chiudere la porta si concesse un’ultima occhiata al pupazzo che troneggiava vicino al letto, illuminato dalla luce che filtrava oltre le tende.
    Inutile specificare quali nomi Kurt avesse dato ai due cuccioli.

9. Our place;

    Già poche pochi giorni dopo il trasferimento di Kurt alla Dalton “il nostro posto” era diventato un nome in codice molto frequente fra Kurt e Blaine, tanto che alcuni Warblers, avendo sentito i discorsi dei due, avevano chiesto al primo dove fosse questo posto e, come al solito, avevano fatto le loro ipotesi: un albero nel parco della Dalton? (Wes) L’uscita sul retro della cucina? (Trent) Il letto di Anderson? (Thad).
    Nessuno, però, aveva pensato alla cosa più ovvia: ai piedi delle scale, nell’ingresso della Dalton, dove si erano incontrati la prima volta. Il mitologico Nostro Posto, dove Kurt e Blaine si incontravano per uscire il fine settimana - o per del sesso selvaggio (sempre Thad) - era davanti al naso di tutti.
    Cosa ci fosse di così speciale in quei pochi metri quadrati, Kurt non sapeva dirlo, ma sapeva che, non appena Blaine lo nominava, non poteva trattenersi dal sorridere. Condividere qualcosa di così segreto con lui era stato un punto di appiglio per poter continuare a sperare nella loro storia, anche quando tutto sembrava suggerire il contrario.
    Per questo, quando Blaine gli aveva cantato Somewhere Only We Know, Kurt aveva sorriso. Quella canzone era insieme una promessa di mantenere il loro rapporto, e una silenziosa ultima richiesta di tornare alla Dalton - anche se, Kurt lo sapeva, nemmeno Blaine ci sperava più. Il loro posto, comunque, sarebbe stato sempre lì ad aspettarlo, e così Blaine.

    Kurt staccò la penna dal foglio e lo rimirò, aggrottando le sopracciglia. Aveva scritto senza pensarci tutto quello che gli veniva in mente, pensando che avrebbe sforato ampiamente la top ten, ma adesso si rendeva conto che gli mancava ancora un numero. Sarebbe stato brutto “Le nove cose che amo…” ma non riusciva a pensare ad altro.
    Sbuffò, spostando lo sguardo fuori dalla finestra. Dopotutto Blaine non era una lista di cose, era una persona, e non poteva riassumerla in una manciata di righe sul retro dei suoi esercizi di matematica. Era una persona... Kurt stava quasi per accartocciare il foglio, quando, con un sussulto, si rese conto di cosa amasse in lui - più di tutto, perfino più del peluche. Sforzandosi di mantenere una calligrafia chiara e aggraziata, scrisse l’ultima voce dell’elenco.


10. Blaine Anderson.

    Amava ogni singolo minuto passato con lui, ogni singola sfaccettatura del suo sorriso, ogni respiro; aveva imparato a conoscere i suoi difetti, a conviverci e perfino ad apprezzarli. Era il suo Blaine, all’infuori della divisa, degli Warblers, della Dalton.
    Amava lui senza aggiunte e senza eccezioni. Semplicemente Blaine Anderson.

    Kurt sorrise e ripiegò il foglio. Forse l’avrebbe appeso all’armadietto.







[NdA]
    Questa storia mi ha richiesto un parto di tre mesi. Sono ancora terribilimente insoddisfatta, ma vederla sempre lì mi stava per far venire una crisi isterica. Quindi ogni commento o critica è assolutamente ben accetto. E' la mia prima fanfic dei Klaine (anche se ovviamente li amo alla follia) e... basta. Non mi pare che ci sia altro da aggiungere.
    Spero che il tempo per leggere questa storia non sia stato tempo sprecato :)

- Mo


[NdA - EDIT]
     
Scrivo in calce  questa aggiunta, per ringraziare tutti, visto che non so se avrò un altro posto per farlo. Scrivo adesso, perché la storia ha superato le 300 letture e, come dice qualcuno, I feel so blessed. Devo ringraziare tutte le persone che hanno passato dei minuti nella loro vita per leggere quello che ho scritto, le dieci meravigliose creature che hanno recensito (Join The Club, Liuzza, Evy78, KikiSinger89, safelia22, Diana924, Christine Black, Flurry, hipster, KlaineLover), a quelli che l'hanno aggiunta ai preferti (Aliceclipse, Evy78, hipster, KlaineLover, _Layla_) o alle ricordate (BrokenWings, ColferAddict, Elibì, IstillRemember, Lady_Nakahara, Liuzza, naomimi, sakuraelisa). Un ringraziamento speciale a Christine Black che ha citato questa storia nella sua 
Del perché Blaine Anderson dovrebbe tenersi accuratamente alla larga da David Karofsky. (comodo vademecum per punti.) (correte a leggere e fatevi una cultura di Blaineofsky!).

- Mo.
   
 
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