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Autore: JanisJ    20/09/2011    1 recensioni
 Eccola, la tua Luna. È così facile dimenticarsi quanto scaldi il Sole, quando la notte si assiste allo spettacolo che il satellite offre all’uomo. E poco importa che rifletta soltanto i raggi della stella da cui dipende l’esistenza di ogni forma di vita, se la sua bellezza solitaria è faro nell’oscurità. È lei che ti ha sempre tenuto la mano, quando rischiavi di perderti nel buio.
[Questa storia ha partecipato al contest a turni "Storytelling" indetto da Fabi sul forum di Efp]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Autore: JanisJ
Titolo: Interferenza.
Personaggi: Luna, Neville, Luna/Neville, Alice e Frank Paciock
Avvertimenti: One-Shot, Songfic
Genere: Introspettivo, Malinconico e (vagamente) Drammatico
Rating: Verde
Introduzione:  Eccola, la tua Luna. È così facile dimenticarsi quanto scaldi il Sole, quando la notte si assiste allo spettacolo che il satellite offre all’uomo. E poco importa che rifletta soltanto i raggi della stella da cui dipende l’esistenza di ogni forma di vita, se la sua bellezza solitaria è faro nell’oscurità. È lei che ti ha sempre tenuto la mano, quando rischiavi di perderti nel buio.
NdA:  “Due paroline veloci” su questa Shot, giusto per renderti partecipe di tutte le elucubrazioni mentali che questa cosetta ha scatenato. Dunque, partiamo dall’ idea. Con questa storia ci tenevo tantissimo a trattare un momento Luna/Neville oltre il periodo scolastico, conquistata entrambi una vita oltre Hogwarts, sposati e lontani dal periodo di guerra che li aveva visti combattere fianco a fianco. Visto che però non riuscivo proprio a descrivere un frammento di vita quotidiana (come inizialmente avevo previsto) ho deciso di optare per un evento importante per uno dei due in cui inserire l’altro e provare ad immaginarne i sentimenti reciproci. Visto che matrimonio/nascita dei gemelli di Luna/primo giorno di lavoro alla cattedra di Erbologia mi sembravano un po’ banalotti, ho optato per la morte di Alice Paciock, decisamente più angosciante, ma a mio parere davvero stimolante. Ora, volevo che questa storia sembrasse una fotografia. Che fosse il più statica e piatta possibile insomma. Perché? Partendo dal presupposto che tutto questo si debba considerare una sorta di libero flusso di coscienza di Neville, ho tentato di ricordare cosa si provasse nel perdere una persona cara e quel che ne ho concluso è stato che l’unico sentimento predominante nei primissimi tempi è un dolore che lascia completamente vuoti, che ha l’effetto di una botta in testa insomma.
Ho poi deciso di usare uno stile che diventasse sempre più frammentato, man mano che si procede nella narrazione, perché ho immaginato che l’interferenza della pioggia (e della perdita della madre, e dell’amore “sbagliato” per Luna) creasse progressivamente problemi nella formulazione di periodi articolati, come il progressivo annullamento di segnale di una radio salendo su per le montagne, per capirci. Va bene, ora la smetto e mi affido al tuo giudizio.
 


 
 
 

Interferenza.





Plic, plic, plic. 

Il rumore delle gocce di pioggia che si infrangono sul davanzale è assordante. Quel picchiettare ossessivo fa del tuo cranio una dolorosa cassa armonica: un suono che rimbomba dentro di te, senza fermarsi, logorando piano ogni frammento di serenità agguantato disperatamente negli ultimi anni. 
L’odore della stanza è nauseabondo; ricorda quelle giornate penose di visita a due esseri privati della più intima essenza d’umanità, due corpi pieni solo dei ricordi che altri si prendono la briga di impiantare in loro. I tuoi genitori, o quel che ne resta.
 
Plic, plic, plic.
 
Lei è lì, inerme, addormentata. Non si sveglierà urlando questa volta; non ti intimerà di andartene; non si rifiuterà di vedere tua moglie. Si è assopita per l’ultima volta e il suo viso sereno non ricorda nessuna delle espressioni colte negli anni.
È libera.
Puoi davvero rimpiangere quegli attimi rubati di lucidità, quando il tempo per lei era una prigione di dolore? Con quale coraggio puoi chiedere di specchiarti ancora una volta in quegli occhi spaventati?
 
If God had a name, what would it be
And would you call it to His face
If you were faced with Him in all His glory
What would you ask if you had just one question.*
 
Le parole della canzone preferita di tua moglie si confondono, per poi riprendere ad avere senso, ritmicamente, come se lo scrosciare incessante oltre i vetri potesse disturbare il flusso dei tuoi pensieri.
Cosa chiederesti a Dio, se avessi la possibilità di fargli una sola domanda? Vorresti sapere perché ti ha privato di tua madre così presto, o perché non l’ha fatto prima?
 
Plic. Plic. Plic.
 
Le accarezzi una guancia che sembra aver conservato ancora un po’ di calore. Quella donna è stata un modello per te e anche se hai cercato di farglielo sapere, lei non era in grado di comprendere. Poteva a malapena percepire quell’affetto che è dato ricevere ad ogni madre, ma non sapeva ricambiarlo perché nel tuo viso anonimo non distingueva altri che un assiduo visitatore.
 
Plic. Plic. Plic.
 
Una mano ti stringe delicatamente un avanbraccio, distraendoti. Non hai bisogno di voltarti per riconoscere la proprietaria di quelle dita affusolate. Non sono i suoi polpastrelli sulla tua pelle ad essere tanto familiari, ma la sensazione che trasmettono al tuo corpo, quasi riuscissero a iniettare nel tuo sangue un siero capace di riscaldarti, anche ora che il tuo cuore ti sembra cristallizzato in un asettico blocco di ghiaccio.
 
Plic. Plic. Plic.
 
“Grazie di essere venuta, Luna.” 
Sorride, senza imbarazzo. Non ha paura di usare le parole sbagliate, né di cadere nella banalità, lo leggi nella sua espressione. Questa è una delle tante sfaccettature che hai sempre amato in lei: una spontaneità che crescendo non è svanita.
Non vorresti nessun altro al suo posto, nemmeno Hannah, il tuo Sole.
Il pensiero ti fa un po’ paura, come ogni volta che puntuale si ripresenta a bussare alla porta della tua mente, ma questa volta non hai la forza per allontanarlo; lo accogli tra le tue braccia e passivamente ti lasci scaldare dal bagliore acceso dei suoi occhi chiari, senza che timore o imbarazzo censurino le tue emozioni. Non c’è spazio per loro oggi.
 
Plic. Plic. Plic.
 
Lo sguardo di tuo padre incontra il tuo per qualche secondo. È assente, apparentemente concentrato sulla scacchiera di marmo che nonna Paciock ha regalato per le sue nozze.
Luna si sposta; arranca per il ventre gravido. Raggiunge l’angolo in cui tuo padre si nasconde e con un gesto repentino chiude un pezzo degli scacchi nel pugno.
“Non faccia così signor Paciock,” Dice all’improvviso. “Non fissi l’alfiere in quel modo; mi sembra piuttosto infastidito e si sa, è meglio non infastidire gli alfieri.”
Lui la guarda stranito e ti viene da ridere.
Gli si siede accanto e sposta a caso qualche pedone, rosso alla luce dell’abatjour.
 
Plic. Plic. Plic.
 
Eccola, la tua Luna. È così facile dimenticarsi quanto scaldi il Sole, quando la notte si assiste allo spettacolo che il satellite offre all’uomo. E poco importa che rifletta soltanto i raggi della stella da cui dipende l’esistenza di ogni forma di vita, se la sua bellezza solitaria è faro nell’oscurità. È lei che ti ha sempre tenuto la mano, quando rischiavi di perderti nel buio.
 
Plic. Plic. Plic.
 
“Alice.” Il mormorio di tuo padre è come uno schiaffo in pieno viso. La scacchiera si infrange sul pavimento e lo vedi precipitarsi al suo capezzale. Lucido, anche se non osi crederci.
Guardi il suo volto bagnarsi di lacrime, mentre la porta sbatte così forte che il nove si stacca e cade. Pochi secondi e le urla di tuo padre cessano, senza che tu sia riuscito a dire una parola. La bacchetta degli infermieri ha agito prima che potessi chiedere che quel momento così raro fosse preservato e che a tuo padre fosse concesso di salutare sua moglie un’ultima volta. Gli hanno impedito di provare un sentimento che l’avrebbe elevato dalla condizione di larva in cui si trova.
 
Plic. Plic. Plic.
 
Un flash. Una donna dai capelli biondi giace inerme su un letto di una stanza dalle pareti sfocate. Non puoi andare da lei, Neville. Il frammento di te rimasto integro lotta per prevalere, ma è senza speranze. Vedi te stesso guardare quell’estranea dissolversi nella nebbia, perdere lentamente consistenza fisica e scomparire.
Conosci bene l’amore che tuo padre provava per tua madre. È parte di te, la più bella eredità che ti abbiano lasciato.
Una lacrima rotola sulla tua guancia: non puoi sopportare le ingiustizie.
 
Plic. Plic. Plic.
 
Luna ha inforcato gli Spettrocoli e fissa intensamente il capo inerte di tua madre.
“Oh Neville, è piena di Gorgosprizzi!” Geme, scuotendo la mano in prossimità delle sue orecchie. Il suo sguardo si sposta al pancione prominente.
“Questo è davvero strano” Porta entrambe le mani sull’addome, massaggiandolo dolcemente.
“L’anima di tua madre deve essere andata dalla piccola Lysander, Neville. I Gorgosprizzi non sono interessati a te, nè a lei signor Paciock. A quanto pare devono essere una rarissima specie selettiva”
Senti la bimba scalciare forte, non appena Luna ti costringe a tastarle quel suo ventre di dimensioni spropositate.
 
If God had a name, what would it be
And would you call it to His face
If you were faced with Him in all His glory
What would you ask if you had just one question.
 
La strofa di quella stramba canzone Babbana torna a rimbombare nella tua testa, mentre Hannah entra trafelata nella stanza. Guardi il Sole permettere che la Luna stupisca il mondo della sua presenza diurna. Un fenomeno affascinante e spaventoso allo stesso tempo. Niente è come deve essere.
 
Plic. Plic. Plic.
 
Cosa chiederesti a Dio, se avessi una sola domanda da fargli?
L’amarezza del tuo sorriso, la dolcezza del suo. Una domanda che chiudi nel cassetto dei sensi di colpa, mentre abbracci la donna che hai scelto di amare.
Guardi tua madre venire portata via, ancora con quei tratti rilassati, quel viso sereno.
Tuo padre fissa una torre rimasta in bilico, sul bordo del tavolo.
Un colpo. Cade. È in pezzi.
Ha smesso di piovere e l’interferenza è cessata.
 
 
*One of us, Joan Osborne





Salve lettori, abituè e non!
Maddì, maddì cos'è quello sguardo stupito? Sì, quella latitante di JanisJ torna a pubblicare! 
Questa storia ha partecipato al contest a turni Storytelling indetto da Fabi - di cui riporto il giudizio a fondo pagina - ed è il frutto di un periodo incasinatissimo (tanto per cambiare) della vita di questa scrittrice in erba. 
Il problema è che si sono sovrapposte malanni/studio/test di medicina/vacanze/ansia da preimmatricolazione e il tempo mi sfuggiva letteralmente dalle mani sia per scrivere, sia per pubblicare.
L'obbiettivo di questi (pochi) giorni di libertà è quello di rimettermi in pari con tutte le splendide recensioni che mi avete lasciato e di rispondere a quelle che mi lascerete, spero, qui.
Ringrazio di cuore tutti coloro che, nonostante tutto, hanno continuato a seguirmi e Fabi, che non solo mi ha dato lo spunto per scrivere su un personaggio del tutto nuovo per me, ma anche per aver utilizzato il suo tempo per lasciarmi una correzione così dettagliata e, sicuramente, molto utile.
Spero che questa Neville/Luna vi sia piaciuto e mi rimetto nelle vostre mani.
A presto!



Piccolo post scrittum per coloro che seguono WBF: ho scritto buona parte del nuovo capitolo e mi aspetto di finirlo entro la fine di questa settimana. Visto che con le scadenze ho qualche problemino, preferisco solo informarvi della mia situazione attuale, piuttosto che lasciare una vera e propria data di pubblicazione. Abbiate pazienza, ma viste le dinamiche della storia, ho bisogno di molto tempo per far sì che ogni tassello vada al posto giusto. Se volete aggiungermi su fb, penso che lascerò un teaser tra sabato e domenica. 
Mwah!




Grammatica e sintassi: 4.5/5 
Lessico e stile: 9.4/10 
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 
Originalità: 5/5 
Utilizzo del prompt: 5/5 
Gradimento personale: 4.5/5 
Sviluppo della trama: 5/5 

43.4/45 

Credo che la tua storia sia molto personale, con questo intendo dire che sei riuscita a trovare un momento unico, che non avevo mai visto prima, né tantomeno considerato. L'hai reso molto bene. 

Scegliere di raccontare un momento come quello della morte è molto in voga tra gli autori di fanfiction, la morte tocca il cuore della gente, per questo si tende a desiderare di mettersi alla prova con un argomento del genere. Tu sei stata molto brava a renderla con delicatezza e senza usare mezzi termini. 

Hai saputo usare la canzone per dare forza ai pensieri di Neville e per raccontare Luna e Hannah, dando ad entrambe un ruolo della vita di Neville. 

L'introspezione di Neville è la cosa che più mi ha colpita e che più ho apprezzato nella storia. È commovente il momento di dolore del signor Paciock, subito sedato dagli infermieri. È inserita in modo interessante e per nulla forzato la canzone. 

Ti faccio quindi i complimenti per la scelta del momento, e per la caratterizzazione attenta e poco filtrata dei personaggi. Questo Neville aveva bisogno di Luna, non di Hannah, è umano. 

La grammatica è quasi a posto, ci sono un paio di imperfezioni, ti faccio qualche esempio: 'scacchiera che nonna Paciock ha regalato per le sue nozze', manca 'gli'; "Grazie per essere venuta, Luna", qui manca il punto alla fine della frase, che con le virgolette alte va sempre messo; Nel primo paragrafo, la terza frase è abbastanza difficile, lunga e un po' intricata. Per il resto nessun problema. 

Concludo dicendo che i prompt sono ben inseriti. 

Complimenti.




Come mi hanno giustamente fatto notare, ho fatto un errore nell'interpretare il nome Lysander che non è femminile, ma maschile. Non vogliatemene, i nomi ideati dalla geniale mente della Rowling sono un tantino difficili da "generizzare" (senza contare che la mia conoscenza della "nuova generazione" è purtroppo ancora lacunosa). Un grazie va ad _amethyst_ che mi ha segnalato l'errore.
   
 
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