Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: michiru_    20/09/2011    3 recensioni
Una mia piccola one-shot su un personaggio che adoro molto, ma pochi sopportano, purtroppo ToT: Elizabeth Middleford. L'ho apprezzato subito come pg, sin dall'inizio dell'anime, non tanto perché è adorabile, quanto perché si rivela una persona forte sotto la sua insicurezza!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Middleford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Chissà se Ciel gradirà il nuovo vezzosissimo abito che ho fatto confezionare apposta per lui!”

Il radioso sorriso e gli occhi allegri e lucenti di Lizzie raffiguravano tutta la gioia e la speranza che, racchiuse nel suo cuore, palpitavano incessantemente  dopo aver acquistato l'ultimo regalo da donare al suo prezioso e adorato Ciel. La tenera ragazzina adorava portare doni al piccolo Phantomhive: era il suo modo di dimostrargli affetto e per il suo caro Ciel non badava a spese. Più il conte indossava abiti graziosi, maggiormente Lizzie era felice. Com’era gioiosa quando indossava un elegante vestito in pendant con il suo cuginetto!

Tuttalpiù, oltre alla sua smania di regalare vestiti estremamente carini, Lizzie amava anche organizzare feste e balli nella magnifica villa del conte. Sovente, almeno due-tre volte al mese, si ritrovava nell’ampio salone di casa Phantomhive e decorava la stanza con festoni, fiocchi, coriandoli e ogni oggetto possibile che poteva trasformare quell’ambiente freddo e colmo di banalità in un luogo colorato, ricco e giocondo. E quale gioia coinvolgere anche i maggiordomi di Ciel! Erano sempre molto entusiasti dei ricevimenti creati e diretti dalla signorina Middleford; portavano una scia di allegra letizia sempre ben accolta.

“Un nastrino per Finnian, degli occhiali buffi per Meirin, un grembiulino fantasioso per Bald e..mmh..perché no, anche questo bonnet pizzoso per Sebastian sembra carino! Perlomeno sembrerà buffo, data la sua aria sempre così misteriosa!”

Ovviamente Lizzie non si accontentava dei vestiti a tema per Ciel: ogni persona presente ai suoi ricevimenti doveva indossare un capo coordinato, altrimenti, insinuava lei, tutto appariva disarmonico e imperfetto.

Con l’aiuto di Paula la fanciulla s’impegnava al massimo nel preparare torte, dolcetti e i deliziosi thè che il conte tanto amava. Ed era sempre al settimo cielo quando Ciel apprezzava la sua cucina e i suoi regali. Renderlo lieto e sereno, come quando da piccoli giocavano con la loro zia Angelina, era ciò che maggiormente desiderava. Il suo desiderio era diventato una sottospecie di ambizione personale.

Peccato che Ciel raramente lasciava trasparire la sua gaiezza e altrettanto sporadicamente accennava a sorridere. Talvolta si poteva scorgere una mezza smorfia somigliante a un falso sorriso, delineato al solo scopo di accontentare la dolce fanciulla. Ma Lizzie, per quanto ignorasse i suoi scostanti atteggiamenti, comprendeva che era solo un modo freddamente cortese per ringraziarla dell’impegno dedicatogli a rasserenargli la giornata.

Ed era esattamente in quei momenti nei quali Lizzie si sentiva un totale fallimento. Tutti i suoi buoni intenti per far divertire la persona che più amava andavano a bruciarsi e consumarsi nel vuoto più totale, come la carta si carbonizza mediante il fuoco. Ogni singolo sforzo si esauriva in una sola frase detta per buona educazione:  in cuor suo Lizzie avrebbe preferito di gran lunga il silenzio più assordante a quelle parole tanto finte quanto illusorie, che le provocavano solo rabbia ed enorme dispiacere.

Avrebbe voluto attirare l’attenzione del conte: Lizzie desiderava solo un minimo di riguardo in più. Tanto più voleva bene a quella figura glaciale e piena di se’, maggiormente le sembrava che il suo adorato Ciel, così dolce, puro e premuroso dai tempi della fanciullezza fosse mutato nel più terribile dei modi.

Come se non bastasse, Lizzie era fin troppo legata al conte per disinteressarsi dei suoi atteggiamenti. Sbagliava, e lo sapeva bene. Sarebbe stato meglio se non le fosse importato nulla di ciò che il suo adorato Ciel pensasse, avrebbe dovuto rinunciare fin dal principio all’idea di essere teneramente ricambiata, coccolata dalla persona verso la quale provava un assurdo e incontrollabile affetto.
Tutti questi pensieri confusi e sibillini sfociavano in una completa sensazione di solitudine e rassegnazione. Lizzie avrebbe ardentemente voluto isolarsi per poter dar sfogo alle sue più celate sofferenze. Spesso si ritrovava con il cuore spezzato e ogni singola speranza frantumata. Le sarebbe bastato veder sorridere spontaneamente il conte Phantomhive per sentirsi soddisfatta di se stessa, invincibile. Necessitava di un solo abbraccio sincero per autoconvincersi che, infondo, era pienamente meritevole di stargli accanto.

Ma era cosciente che le sue aspettative risultavano vane. Ciel era momentaneamente irraggiungibile: il cuore del conte non le apparteneva. Non sapeva in che mani sarebbe finita l’anima del ragazzino. L’unica cosa di cui era certa è che avrebbe lottato per possederne almeno una parte. Infondo lei era la signorina Elizabeth Ethel Cordelia Middleford. Era una lady: non si sarebbe arresa facilmente. Non avrebbe lasciato trapelare nessun tipo di dolore, neanche una lacrima. Auspicava ad essere forte, orgogliosa  e sempre solare. Sapeva di aver davanti ancora anni di battaglie con il suo cuore. Ma la sua ilarità era l’arma migliore che possedeva; e doveva sfruttarla bene. L’allegria poteva divenire la sua carta vincente e, giocandola, avrebbe potuto strappare una risata al suo amato, adorabile Ciel Phantomhive.
   
 
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