Ti
amo. Perché non sono con te?
Una
mano appoggiata al vetro sporco del treno, le dita
tracciano piccoli segni:
un
cuore, un cerchio, l'infinito e ancora gli stessi per mille mila volte
ancora.
La vista si perde fuori, tra la campagna fatta di gialli campi di
allegri
girasoli,
gli auricolari nelle orecchie che trasmettono l'intera playlist
già per la
seconda volta accompagnano questo tuo triste viaggio solitario al di
fuori del
vagone,
un libro aperto sulle ginocchia sempre sulla stessa pagina da troppo
era il tuo
precedente passatempo fino a che la mente ha smesso di capire davvero
ciò che
stava leggendo
e un sedile accanto al tuo vuoto;
sembra
proprio un
normalissimo viaggio, vero?
Eppure non è così,
non
assomiglia nemmeno minimamente a una visita di piacere a un qualche
amico che
abita in un'altra città,
nessuno
ti accoglierà a braccia aperte quando metterai piede nella
stazione affollata
e nessuno sta soffrendo di nostalgia perché sei partita,
almeno per ora.
Hai
preparato tutto di fretta in questa fredda mattina
d'autunno,
ancora in mutande hai iniziato a buttare tutta la tua roba dentro una
valigia,
ti sei vestita in fretta e furia:
felpa,
jeans, t-shirt, snackers, borsa, valigia e via.
L'hai
lasciato così,
un
misero post-it porta impressa la fine di quello che vi era sembrato un
magnifico sogno interminabile.
Il
telefono resterà acceso fino all'arrivo giusto per la
necessità di vedere ogni tanto l'orario in modo da rendersi
conto che
il tempo scorre lo stesso anche se tu hai deciso di cambiare vita,
sai già che lui non ti chiamerà almeno fino
all'ora di pranzo
e sei a conoscenza del fatto che tornerà a casa solo nel
pomeriggio quando tu
ormai sarai troppo lontana.
Ora che ci pensi ti rendi conto che agli occhi degli altri quella tua
improvvisa fuga sarebbe sembrata forse molto prevedibile,
nessuno ti aveva mai vista come modello di brava ragazza,
tutti di te ricordavano solo
il
brusco allontanamento dalla tua famiglia che avevi ottenuto da anni
ormai,
le partenze improvvisate per mete sconosciute,
i piercing,
i tatuaggi,
i capelli dai mille colori
e gli abiti punk;
ma di questo a te non era mai importato,
a
te tutto ciò ti
faceva felice mentre ora non riuscivi a gioire di ciò che
avevi fatto,
di
tua spontanea volontà e scelta.
Non
sai nulla di ciò che ti accadrà dopo,
se
ti mancherà,
se
gli mancherai,
se
riuscirai nell'impresa di crearti una nuova vita lontana
dall'amore,
se
non resisterai e tornerai in lacrime tra le sue braccia,
se
lui ti troverà,
ma
soprattutto la cosa che non sai è perché te ne
sei andata.
No,
non sei pentita del tuo gesto ma ti piacerebbe molto
conoscere il perché di ciò che hai fatto.
Lui era dolce,
ti capiva,
non ti stava antipatico,
non ti dava fastidio,
non era geloso,
non ti tradiva,
ti amava
e tu amavi lui,
tutto
era più che
perfetto,
sembrava
una di
quelle favole che leggevi da bambina solamente rivista a tuo
piacimento;
eppure
tu l'hai lasciato così, con quattro righe su un foglietto
giallo attaccato al
frigo.
La
pioggia inizia
a cadere aldilà del vetro, tante piccole gocce fanno a gara
sul finestrino, la
vista degli alberi che sfrecciano ai lati delle rotaie si fa pian piano
offuscata
con le prime lacrime salate che scendono lungo le tue guancie,
non ci sono singhiozzi in questo tuo pianto di desolazione ma solo
pelle
bagnata e l'insopportabile rumore di un sogno più grande di
te che si infrange
dentro il tuo cuore.
"Starò
meglio"
ripeti
dentro di
te per convincerti a non tornare indietro.
"Vivrò
bene comunque anche senza di lui"
Inspiri.
"L'amore non mi serve"
Espiri.
"Starò meglio"
Un
gemito.
Ma
starai meglio davvero?