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Autore: ReiAyanami    02/06/2006    6 recensioni
Un ragazzo,uno studente modello solo nella sua solitudine..riuscirà prima o poi a far splendere il sole nel suo cuore e a far cessare la pioggia? Commentate per favore!!^___^ Grazie!^.^
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un altro giorno di pioggia…, in questa città piove sempre! Siamo ai primi di novembre eppure… c’è già un’ aria molto fredda. Nevicherà presto, lo sento. Io sono Daniele e ho 14 anni.
Oggi è giorno di scuola, un altro giorno in cui devo adempiere al mio dovere di studente modello.
Mi sento impaurito dal fatto che tutti nella mia classe sembrano avere uno scopo, un motivo per vivere… e io? Io non ho niente, se non lo studio. Ho paura di non riuscire a fare niente di buono in questa vita. Da quando ero piccolo ho sempre dovuto mostrarmi il migliore per non deludere le aspettative dei miei genitori..
Sono stato adottato quando avevo 2 anni. I miei veri genitori erano due delinquenti, mi hanno abbandonato in una strada al freddo di dicembre. Per fortuna sono stato raccolto dalla mia attuale madre che si è presa subito cura di me. Da quel giorno mi sono ripromesso di non deluderla mai.

Sono arrivato a scuola, come sempre in anticipo rispetto agli altri. Devo sistemare i libri sul banco e adempiere al mio dovere di rappresentante di classe: prendere il registro dalla segreteria, pulire la lavagna e accendere le luci. Anche in questo caso non posso non mostrarmi il migliore, anche se questo non mi procura certo degli amici. Fa freddo nella vuota scuola… però nonostante questo ho sudori gelati che mi colano dalla fronte. Mi devo sedere un attimo... , non mi sento bene. La testa mi scoppia, il cervello sembra volermi uscire fuori..
Mi alzo e mi reco al bagno. Mi lavo la faccia e l’acqua fredda mi fa sentire leggermente meglio. Sono ancora tutto inzuppato di pioggia… , l’ombrello serviva ai miei genitori e io non ne avevo uno. Mi sistemo vicino al termosifone caldo…
La campanella suona. Io mi sento di nuovo male.
Barcollando entro in classe dove noto i miei compagni intenti a copiare i compiti…, come tutte le mattine. Li ignoro e mi siedo al mio gelido banco. Il più antipatico e chiassoso della classe sta cercando di rimorchiare come al solito le ragazze delle altre classi…, lo odio! Non sa far altro che fare il dongiovanni e copiare i compiti.
La lezione comincia ma io mi sento sempre peggio. Suona l’intervallo e mi alzo dal banco per andarmi a prendere un tè caldo.., mi farà sicuramente bene!
La testa mi gira, la stanza sembra ruotare…, mi appoggio ad un muro.
Dopo un attimo vedo tutto nero …, poi il nulla. L’ultima cosa che mi ricordo sono delle forti braccia che mi sorreggono.

Mi sveglio in una stanza bianca dove non sono mai stato prima. Mi guardo intorno confuso e vedo una donna con un camicie bianco seduta ad una piccola scrivania. Lei si accorge di me e sorride venendomi incontro. Infermiera: Come ti senti?
Da: Mi fa male la testa..
Infermiera: Avevi la febbre molto alta quando ti hanno portato qui ma per fortuna adesso è scesa.
Da: Chi mi ha portato qui?
Infermiera: Sinceramente non lo so. Mi ero assentata un attimo e quando sono tornata eri già disteso sul letto. Sicuramente qualcuno che ti ha visto mentre svenivi…
Da: Già… grazie, ma ora devo andare in classe.
Infermiera: Ti conviene riposarti ancora un po’…, sei molto debole. Ti porto un tè caldo. Tu aspettami qua.

L’infermiera si allontana velocemente e io mi distendo nuovamente, chiudendo gli occhi e pensando a chi mi ha portato qui. Non ricordo nulla, se non una sensazione calda e piacevole, che si fa strada nel gelo.
Due ore dopo esco dalla scuola; l’infermiera mi ha prestato un ombrello così da potermi recare a casa senza bagnarmi di nuovo.
Arrivo a casa e saluto mia madre che sta preparando il pranzo.
Mamma: Ciao Dany caro! La scuola mi ha telefonato..., mi ha avvertito che stavi poco bene ma purtroppo io ero al lavoro e non potevo assentarmi. Come ti senti adesso? Da: Meglio mamma, grazie!
Mamma: Bene, lavati le mani che è pronto in tavola. Da: Va bene.

Dopo il pranzo mangiato controvoglia, mi reco nella mia stanza calduccia per studiare per il giorno successivo. Fra 1 mese ci deve essere l’esame d’ingresso alla scuola superiore..., devo mettermi a studiare intensamente ora. Studio, eppure un pensiero fisso mi tormenta: chi era il misterioso/a salvatore/trice?
Il pomeriggio passa in fretta e viene il giorno successivo. Piove ancora.
Arrivo in aula presto, come al solito, e noto che l’oggetto del mio odio stranamente è già lì. Sta guardando fuori dalla finestra con sguardo perso. Io mi siedo al mio banco senza nemmeno salutarlo.
Lui si gira verso di me e si avvicina.
Alan: Ciao! Come ti senti oggi?

Io sono sorpreso…, si era accorto che non stavo bene ieri?
Da: Bene, grazie.
Alan: Ieri sei svenuto nel corridoio. Per fortuna stavo passando di li, se no avresti sbattuto la testa contro un muro.

Adesso io sono veramente scioccato a dir poco..., allora era lui il misterioso salvatore di ieri?! Non posso credere che fosse lui…, lui che era quello che più non sopportavo in classe, lui mi aveva aiutato?????
Da: P… perchè mi hai aiutato? Tu mi detesti, no? Io, che sono l’opposto di te..., potevi lasciarmi dov’ero! Alan: No, perchè dovrei detestarti? Solo perché tu sei uno studente modello e io no? Solo questa inutile motivazione per l’odio? L’odio è qualcosa di profondo e deve essere radicato nell’animo della gente per molto tempo prima di mostrarsi..., io non ho nessun motivo per odiarti. Bel ringraziamento! Io che ti ho portato in braccio fino all’infermeria sotto gli sguardi attoniti degli altri…, tu non mi dici nemmeno grazie?! E te la prendi anche con me????
Io non rispondo..., non so cosa dire, ma mi dispiace di averlo mal giudicato,ora che ho saputo la verità. Alan si allontana dall’aula per poi sparire nei corridoi.
Io rimango immobile dove sono, sono stato ingiusto e maleducato! Adesso sono in torto io, devo rimediare e chiedergli scusa. Provo rabbia per me stesso!! Come posso essere stato così insensibile?!
Esco fuori dall’ aula per cercarlo... ma non lo trovo. E’ come scomparso.
Mi reco al piano superiore e lo vedo, appoggiato ad un muro con gli occhi chiusi..., sembra triste, mi dispiace molto vederlo così per causa mia.
Mi avvicino lentamente a lui con la testa bassa..
Da: Ti chiedo perdono. Sono stato maleducato e insensibile…, perdonami… e grazie mille per avermi aiutato ieri.
Alan si scosta dal muro, mi sfodera un luminoso sorriso, mi dà una leggera pacca sulla spalla e si allontana. Io mi sento, per la prima volta dopo tanto tempo, felice…, felice di non aver rovinato forse una nuova amicizia.
Per la prima volta, dopo giorni e giorni di pioggia scrosciante, il sole ha fatto capolino in mezzo alle nuvole. Con la sua luce dorata e brillante illumina le finestre e le aule della scuola e tutte le cose che prima avevano un colorito spento e grigio ora sembrano rinate..., con colori luminosi e sfavillanti. Come lo è anche il mio animo.
Le lezioni finiscono velocemente questa mattina e io mi reco a casa raggiante di felicità sia per aver scoperto l’identità del mio salvatore che per aver compreso che avevo sbagliato giudizio su Alan.
Mia madre non c’è ma non è un problema. Mi preparo un veloce pasto e poi mi reco in biblioteca per fare una ricerca per la scuola.
Il mio cuore sussulta di nuovo, per la seconda volta nell’arco di questa giornata, vedendo nuovamente Alan…, questa volta intento a leggere dei fumetti in biblioteca. Ride, disturbando la quiete del posto. Io mi accosto al suo tavolo e mi siedo.
Da: Ciao! Che fai qui?
Al: AH! Ciao!! Sto leggendo alcuni fumetti…, fanno morire dal ridere!^-^ E tu che fai qui?
Da: Forse dovresti abbassare la voce…, ti stanno guardando tutti..
Al: In effetti.. Da: Io sono qui per una ricerca scolastica…
Al: Lo supponevo..
Da: Ehi…ti stai prendendo gioco di me?
Al: Io? Mai!
Da: Sì, come no!

Allora mi avvicino e gli strappo di mano il fumetto e mi metto a correre per sfuggire al suo inseguimento folle per recuperare quello che sta leggendo. La biblioteca è diventata un posto allegro, un gioco, mai prima d’ora mi ero divertito così tanto in quel tetro edificio.
Per la prima volta dopo tanto tempo mi sento davvero felice… felice di quello che sto facendo. Per la prima volta ho messo in secondo piano lo studio per divertirmi.. e ciò mi riempie il cuore di gioia.
Lui inciampa e mi viene addosso e ci ritrovammo in una buffa posizione, schiacciati contro la libreria…, con i libri che oscillano pericolosamente in bilico.
Io rido di gusto…, è davvero divertente!
Lui non capisce e mi guarda sorpreso.
Dopo cedo e gli restituisco il famoso fumetto e lui ritorna al suo posto a leggere. Io mi aggiusto gli abiti tutti disordinati dalla caduta..

Il giorno seguente ci rincontriamo lì, e così i giorni seguenti. Mi fa morire dal ridere..., mi racconta spesso delle battute e degli aneddoti divertenti, così mi distraggo dallo studio e dalla mia anima infelice. Io invece gli insegno come studiare più seriamente. E’ un’amicizia nata sulle ceneri dell’odio.

Così le giornata passano..., libere e felici, per noi, come normali studenti delle superiori.
Però, come dice un detto, la felicità non è mai eterna e anche in questo caso la nostra felicità sarebbe stata presto infranta.
La nostra felicità a un fragile equilibro, nata da un’amicizia, creata dall’odio, un’ amicizia senza troppe pretese, piccola ma grande per noi perché ci distrae da questo malsano mondo.
Anche Alan la pensa come me…, un mondo in cui c’è poco di necessario per vivere. Ma noi abbiamo trovato la nostra forza di vivere nella nostra ormai solida amicizia.
Però sembra che il destino non sia d’accordo con noi.. Il giorno seguente infatti Alan mi comunica l’immediata partenza sua e di suo padre. Suo padre è un architetto e deve spostarsi in continuazione. E’ stato già fortunato a stare qui per 2 anni…
Io non voglio che vada via... ma non posso dirglielo. La mia è solo una questione egoistica, per non rimanere da solo…, non voglio provare più quella infelicità dell’animo e dover sempre studiare, come facevo prima, per avere uno scopo!
Quando uno si è abituato a una cosa così piacevole…, com’è possibile tornare come prima?!
Ma non è solo questo. Forse per la prima volta dopo 2 mesi che abbiamo riso, scherzato e parlato mi sono accorto di provare qualcosa di diverso per Alan che una semplice amicizia. Un qualcosa che sarebbe bello in una relazione “normale” ma che nella nostra non è ben accetto..., qualcosa che si chiama “Amore”. Il giorno seguente vado alla stazione per salutarlo per l’ultima volta…, rimarremo in contatto tramite e-mail ma non potremo vederci più, saremo molto lontani, troppo lontani per il mio cuore innamorato.
Lui, appena mi vede, si gira verso di me e, come la prima volta che ci siamo parlati, mi sorride… io amo tanto quel suo sorriso sincero..., mi mancherà tantissimo! Ma le parole, che tanto vorrei dirgli, nonostante tutto non vogliono uscire dalla mia bocca: è come se volessero rimanere nascoste per paura di uscire, per paura di ferire Alan, per paura di perderlo per sempre.
Daniele: Allora ci sentiamo,vero?
Alan: Certo!
Daniele: Tornerai qui un giorno?
Alan: Sì. non preoccuparti…, un giorno o l’altro riuscirò a tornare. Mi piace vivere qui e mi dispiace partire..
Daniele: Sì, anche a me.

Non è vero quello che sto dicendo…non voglio dire che mi piace questo luogo ma che mi piace lui! Ma non posso farlo, non certo adesso che parte. Alan: Vivi al meglio e non dimenticarti che sei una bravissima persona, oltre le apparenze. Se anche gli altri avessero avuto la possibilità di conoscerti come me, tutti ti amerebbero. Io adesso provo molto rispetto per te. Un giorno o l’altro torneremo in quella biblioteca a ridere…a ridere forse per sempre. Adesso devo andare..., a presto Dany! Stammi bene.

Si avvicina a me come la prima volta e, come anche quella volta, mi dà una pacca sulla spalla e si allontana velocemente nella nuvola di gente che sale sui rispettivi treni per raggiungere le proprie destinazioni.
Io mi sento perso..., senza più un punto di riferimento. Senza nemmeno avergli confessato i miei sentimenti. Ma va bene così…o almeno spero che vada bene così.
Questa mattina il tempo era limpido e sereno eppure quando ora esco dalla stazione, piove a dirotto. Proprio come il giorno in cui lui mi aiutò..
Non ho l’ombrello, però cammino lentamente sotto la pioggia, mescolando le mie lacrime con le gocce di pioggia. Anche il cielo piange con me. Infatti mia madre, quando ero piccolo, mi diceva sempre che la pioggia non è altro che il pianto dei fiori e delle anime delle persone. Questa volta ho capito che aveva ragione. Alzo gli occhi all’insù e vedo il cielo plumbeo su di me che non accenna a diradarsi.
Domani… sarà un altro giorno di pioggia.



Note dell'autrice: Salve!^.^ Ho scritto questa fanfic, di botto, parecchio tempo fà, guardando dalla finestra la pioggia che cadeva...
Io amo la pioggia^__^
Spero vi piaccia!^.-
Per una volta tanto sono soddisfatta di quello che ho scritto^.^
Grazie per averla letta!;) Se potete mandatemi un commento,ok?^_-
CiaoCiao by *Dia-chan*
  
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