Stanotte ho sognato un’anguria.
Era verde.
Ovale come un uovo. Aveva una forma aerodinamica.
E, infatti, volava.
Era liscia, quindi volava anche bene, lassù, nel cielo.
È caduta a terra, si è spaccata.
Peccato.
L’ho guardata. Era rossa.
L’ho assaggiata.
Favolosa, succosa, deliziosa. Molti altri “osa”.
Era ottima.
E ho sputato i semi.
Poi mi sono svegliata.
Ero un’anguria.
Non ero verde. Avevo un incarnato pallido.
Ero ovale, proprio come una pera.
Non ero aerodinamica. Non ero liscia.
Ma volavo bene, laggiù, lungo le scale.
Sono caduta, mi sono spaccata.
Peccato.
Mi sono guardata intorno. Era rosso.
L’ho assaggiato.
Dolce, caldo, viscido. Non c’erano “osa”.
Non era ottimo.
Non ero ottima.
E ho sputato veleno.