"...tornare
indietro ai nostri giorni insieme.....al nostro tempo....e a quanto ho
sofferto della tua mancanza.......quando sarà finito questo,
quando tornerà la luce sulla penisola....noi avremo
dimenticato?........dal momento che tu no n eri con me, la mia vita era
cambiata....così sola, così
dispiaciuta....lasciata sola nel silenzio....Sto ancora pensando a
noi....tu lo fai??...."
Non lo so
come stai...sei da qualche parte? Puoi vedermi...?
Mi hai mai sognato?...O hai
dimenticato ogni cosa?...Ti sono mancata quando eri solo
nell'oscurità del caos?
Da quando non sei
più qui, la mia vita è cambiata...Ancora sola,
ancora dispiaciuta.
Sola con il silenzio...Ti
penso ancora, penso ai nostri momenti...Ma ora mi sento cosi sola.
Mi manchi sai?..Mi manchi
ogni volta che sono sola... Mi sento così vuota..."
Scutai l'oscurità dinnanzi a me, pregai di
rivederlo parlandogli del mio dolore. Che dalla coltre oscura potesse
comparire la sua figura, rivedere il suo sorriso...Ma...il buio e
l'angoscia iniziarono a farsi più minacciosi attorno a
me...bisbigliai il suo nome...mi lasciai andare....sentì il
corpo irrigidirsi e un acuto suono alle orecchie, come qualcosa di
fastidioso e continuo.
Tok Tok
Trattenni il fiato. Cercai con tutte le mie forze di credere
che fosse la sua voce. Ripresi fiato.
Tok Tok
Il fiato mi si mozzò in gola, affondai il capo sul
cuscino e fissai ocn occhi sgranati il tetto giallo smorto della
camera. Quel ticchettio fastidioso delle nocche sul legno mi riempiva
la testa, focalizzai solo dopo aver sentito la voce oltre la porta,
cosa stesse accadendo. MI rigirai nel letto varie volte, tirando il
lenzuolo leggero dietro a ogni movimento, portai gli occhi su ogni
cosa, oggetto, parete presente in quel campo visivo ma...non
cèra nulla che potesse farmi sentire meglio.
Un altro sogno, un altro incubo, un altro tormento.
Mi alzai, sciacquai il viso con l'acqua fresca della brocca nel catino
di ceramica leggermente crepato e indossai il mio abito da cerimonia da
maga. ROsa confetto e con gonna! FIno a due fa, mai mi sarei aspettata
di indossare nuovamente quell'abito, oltre il giorno del diploma e del
titolo onorifico. Ma, dopo il giorno...quel giorno...non viaggiai
più. Non usai più incantesimi da un certo livello
in su. Non desiderai altro che 'sopravvivere' come potevo.
Ormai nel corridoio, fissai gli stucchi, gli archi, i fregi che
ornavano il corridoio del dormitorio degli insegnanti della scuola di
magia della Gilda di Zephilia. Mio compito, era quello di valutare
tramite esami, le abilità degli studenti, che un giorno
sarebbero divenuti miei 'colleghi' di diploma. Quando tornai a casa,
dopo quanto accaduto, la mia famiglia mi accolse a braccia aperte,
compresa mia sorella, la quale rimase soddisfatta del mio operato e,
stranamente, triste per quale prezzo dovetti pagare per tutto.
Nonostante odiassi la compassione della gente, on potei che accettare
quel minuscolo frammento di affetto da parte di colei che da sola,
domina e fa tremare tutto e tutti. Il grande Cavaliere di Ceiphied. Da
quel frangente io, no divenni altro che 'Lina la Rosa', dimenticandomi
di tutti i piani passati di occupare nel mondo, il mio posto, rimanendo
nella storia e sulla bocca di tutti. Ormai io, Lina Inverse 'tanti
soprannomi', non ero altro che una leggenda da raccontare ai bambini.
Ed eravamo solo ad anni due...
Persa nei miei intricati pensieri, raggiunsi la sala mensa per la
colazione, poi aiutai alcuni ragazzi a prepararsi per gli esami
più vicini e persi il pomeriggio a sistemare con il Prof.
'Glaze il ceruleo' la ricchissima e vastissima biblioteca della Gilda.
Essendo tomi antichissimi, particolari e preziosi, solo pochi potevano
accedere alla vastissima zona biblio-cassaforte che custodiva i
'tesori' dei maghi. Testi, formule, antichi saperi che solo un tempo
per me sarebbero stati il bottino preferito. Adesso, li sfogliavo e li
riponevo, ripensando a un tempo che non cèra più.
Solo alla sera, stanca, mi recai nel porticato dove assistenti e
professori più giovani, si riunivano per parlare e mangiare
insieme qualcosa. E lì, trovai Nika e Puka, due ormai
'amiche-per-sempre' che alla fine mi strappavano, con i loro caratteri
fin troppo sdolcinosi, qualche sorriso divertito. Mi salutarono con la
mano dicendomi di avvicinarmi e io, con la cena in mano, mi sedetti fra
loro al solito, sentendole discutere una a destra e una a sinistra. Ma
no saprei dire perchè, mi infilavo sempre fra i loro
discorsi, nel vero senso della parola.
"TI giuro Puka...ho saputo che il giovane Grano ha visto di nascosto la
dolce Hela, non dovrebbero vedersi ma..."
"Uffa Nika, non credo sia così...se no si guardano neppure
normalmente..."
"Certo Puka...altrimenti che cosa segreta sarebbe..."
In fatto di pettegolezzi, erano le migliori ma sapevano battibeccare in
maniera divertente che mi 'gustavo' cena e discussione, ritrovandomi a
ridere di quelle due matte. Portai gli occhi al cielo di quella serata
quasi autunnale, osservando le piccole stelle incastonate nel manto
scuro sopra di me e mi chiesi se qualcuno che conoscessi potesse
guardarle e pensare a me...il mio pensiero andò ad Ameria,
Zel e a tutti quelli che in due anni, non andai a trovare
più.
"Ehi Lina...tu dopodomani ci sarai alla festa??"
"Mmmhhh..?? CHe festa??"
"Oh...Puka..."
"Oh Nika...."
"Cosa ragazze..." tradendo un pò di nervosismo per il loro
atteggiamento
"Vedi LIna, noi pensavamo..."
"...di avere la tua presenza per domani sera..."
"...perchè è grazie a te se possiamo festeggiare
nuovamente la 'Festa nera'..."
"...non puoi mancare proprio tu alla grande celebrazione..."
"...della magia nera, nella Capitale simbolo di questa arte magica..."
"Ufff....anche l'anno scorso mi avete convinta così,
ragazze..."
"Bè...riusciremo a convincerti anche quest'anno allora..."
"Non l oso...non sono molto in me in questi giorni..."
"E' l'anniversario vero...?? Lina, se continui a pensarci non ti
rimetterai in senso ..."
Avevano ragione, ma far finta che tutto fosse perfetto, che la mia vita
fosse meravigliosa...non era affatto semplice. NOn ero riuscita a
salvarlo, quel giorno. Avevo evocato con tutte le mie forze il Giga
slave per salvarlo dalle mani di Phibrizo. Ma, al mio risveglio, lui
non cèra. I miei amici mi dissero che mi aveva seguito
nell'oscurità del mare del caos e che l'oscurità
stessa se lo era preso, scomparso nell'immensità del caos
mentre io ero tornata. NO me lo perdonai mai, non accettai il
fallimento di una cosa per me così importante. Perfino i
miei amici probabilmente mi odieranno, per essere scappata nel cuore
della notte a quel modo, dalla locanda da cui eravamo
sistemati. MOlti potrebbero pensare che la sottoscritta si
comportò da vigliacca ma...non scappai dalle mie
responsabilità. Ormai, non ve ne erano più. Era
scomparso, divorato dall'oscurità più profonda.
Semplicemente, decisi che, dopo quel dannato fallimento, era
ingiusto il mio viaggiare felicemente per il mondo come se n unlla
fosse. Decisi quindi, di fare il lavoro che sperai una volta, di non
fare mai.
"Domani vi darò risposta...ora andrò a letto..."
Le salutai, coricandomi e lasciandomi nuovamente affogare nei brutti
sogni. Ma non ne feci come i precedenti.
Me stessa, bambina, in un prato verde e dalla profonda pace.
Tutto così calmo e pacifico, da sembrare irreale.
Iniziai a giocare con un fiore vicino a me, rosso scarlatto e
mi accorsi poi di un'ombra alle mie spalle che iniziava ad avanzare
proiettandosi davanti a me. Mi voltai per vedere chi potesse
creare quell'ombra così lunga...e lo vidi. Gourry, bambino,
sorridente, che mi fissava contento.
"Gourry!" esclamai al colmo della felicità.
"...Se potessi rinascere ho un desiderio ed è...quello di
poter viaggiare ancora accanto a te..."
"...Gourry ma cosa..."
"...per proteggerti io di tutto farò, io lo so che per te,
malvagio diverrò..."
"..............Gourry..............."
"...indossa i tuoi vestiti e scappa da qui...vestiti in fretta e fuggi
via...andrà tutto bene,non ti voltare ...ti
proteggerò io, non ti preoccupare..."
"..chi cè?...perchè devo scappare??"
"... perchè, Lina...il sangue malvagio che scorre in te
è quello che macchia questo mondo...." cambiando voce e
espressione.
NOn feci in tempo a chiedere che un'oscurità profonda e
quasi liquida ci avvolse, avanzava sulla mobida erba ricoprendola, poi
tornai a fissare lui e quella cosa oscura pareva avvolgerlo.
Cercai di afferrare la sua mano per tirarlo via ma...svanì,
semplicemente. Nel nulla.
Non capii cosa volesse dire, per quanto cercai di decifrare le parole,
non seppi quel giorno perchè dalle sue labbra, per quanto
sogno, fossero uscite quelle parole. Al tavolo della mensa per la
colazione, osservai il cibo di fronte a me senza alcuna voglia, di
nulla. Percepivo i mormorii degli studenti attorno che parlavano della
festa del giorno successivo e ancora non sapevo che potevo realmente
parteciparvi. Come stavo? Umore...nero. Di certo, avrei fatto solo
presenza, lo sapevo.
Il mio nome echeggiò per la sala, rimbombando da parete a
parete, richiamando l'attenzione di tutti. Il postino aveva una lettera
per me, non me ne arrivavano mai e mai credevo che, come per tutti,
tutti sapessero quando e come mi arrivavano lettere. QUando
notò il mio malumore, scappò veloce e
rimasi a fissare la busta bianca fra le mani, decorata con una
calligrafia sinuosa e artistica. Troppo per una persona comune. Voltai
la busta e vidi chi la mandava. Un nodo in gola mi
attanagliò. Strinsi fra le dita la carta e rimasi nella mia
indecisione. Aprire o gettare?. Quello stemma, quello stemma nobiliare,
lei voleva dirmi qualcosa. AMeria. Volevo davvero saper cosa volesse
dirmi? DOpo tanto rimuginare, iniziai a scorrere parola per parola
ciò che la mia vecchia amica voleva dirmi. MI avvisava
semplicemente che aveva una questione importantissima da riferirmi e
che dovevo assolutamente contattarla. NOn se ne parlava proprio, on lo
avevo fatto in due anni, perchè ora??
Tentai di no ripensarvi tutta la giornata, fra esami e lavori vari in
gilda. NOn starò qui a spiegare quali erano le mie mansioni,
vi annoiereste da morire.
Quando acquistai al solito negozio qualcosa da mangiare per la cena,
essendo stufa della solita brodaglia della mensa, cercai di evitare di
tornare subito al dormitorio e vagai un pò per le strade, in
cerca di cosa non saprei. Un pò di svago? Un modo per
passare il tempo? Altro? Ad ogni modo, mi fermai davanti una vetrina di
abiti per maghi, specifici da cerimonia per diplomi o altri avvenimenti
e rimarginai sul fatto di farmene fare uno secondo i miei gusti, ben
diverso da quello che mia madre fece fare per me e che mi sembrava
troppo...troppo tutto!
Guardai uno dietro il vetro, facendomi tornare alla mente Ameria,
quando mi aveva fatto vedere anni prima, un abito che secondo lei era
perfetto per me, da indossare nelle cerimonie ufficiali di Seiroon. Lo
ammetto, mi mancava da morire quella ragazza, le sue stravaganze erano
ormai parte delle mie giornate, riempiendole di risate e follie sulla
giustizia. Mentre fissavo il prezzo esagerato, qualcosa
passò alle mie spalle, che mi fece scioccare così
tanto da voltarmi come una furia. QUando fissai ovunque, consapevole
che non ci fosse fr ale persone che camminavano davanti a me, per la
strada, mi diedi della stupida.
Era passato parecchio tempo ma lui non poteva essere a Zephilia. NOn
Zel, non avrebbe mai lasciato Ameria da sola. AL massimo per cercare la
sua cura, ma dopo i fallimenti con il gruppo, mi pareva impensabile che
fosse tornato a depredare templi e città per un libro che
riportasse il modo per lui di tornare normale. Accortami che la cena si
era ormai freddata, tornai lentamente al dormitorio, facendomi un bagno
nella zona apposita per gli insegnanti e sistemandomi sul letto per
sbocconcellare quello che rimaneva della ex cena, ormai gelata. Davanti
a me, la lettera di Ameria abbandonata sulla trapunta che usavo nelle
serate ormai fresche e con la mente a quell'immagine fugace di pochi
secondi. Se fosse davvero stato là, lo avrei visto, anche se
si nascondeva. Se lui voleva, sapeva farsi notare solo da coloro che
gli interessavano. Non credo volessi davvero rivederlo, ma se solo
quella non fosse stata un'illusione, ero felice nel sapere che stesse
bene.
Voltai lo sguardo verso le imposte non chiuse, verso quel cielo "a
chiazze" limpido o coperto e sperai che Sylphill, non ce l'avesse con
me. Quando la lasciai, era tremendamente triste per lui, e mi chiesi,
se lo era più di me. CHe provasse sentimenti per lui era
sicuro, palese, lampante. Ma più dei miei? CHe lo amasse
davvero tanto da star male? NO, lei era comunque forte, la prova era
nella idea di essere al mio pari come abilità per se stessa
e per la visione di Gourry che, lo avevo capito, preferiva una in gamba
che una troppo delicatina. E anche lei intuì, tanto da
studiare molto per imparare un incantesimo che con i suoi studi non
centrava assolutamente nulla. E per la prima volta ero invidiosa, di
qualcuno che avesse lo spirito forte di affrontare qualunque prova per
un'altra persona. Di avvicinarsi a un'arte diversa da quella appresa da
anni e fronteggiare un Dark Lord, Phibrizo.
Lei stava bene, qualcosa mi diceva che era così, ma il mio
cuore sperava solo che lei non mi odiasse. O almeno, meno di quanto io
odiavo me stessa per non aver protetto l'unica persona importante per
me.
CAddi all'indietro sul materasso e fissai il tetto della stanza,
riflettendo prima di addormentarmi. Era stato un bene non ricordarmi
nulla e sapere di averlo perso lo stesso, o dovevo vedere i suoi ultimi
istanti di vita per farmene una ragione e metterci davvero una pietra
sopra?? A volte, mi veniva la confusione in testa, nel pensare a come
potesse essere morto, cosa potesse essere accaduto nel mare del caos o
ovunque io fossi controllata da Lon, per farlo avvolgere dal nero
più della pece. Sarei stata meglio nel mio cuore se avessi
saputo? Nessuno mai, però, avrebbe potuto rispondere ormai.
QUando mi svegliai, sentì un attimo di confusione
pervadermi, sentivo vociare e canti di festa e mi chiesi dove fossi.
Per un attimo, per quell'istante, mi sembrò di essere ancora
in viaggio con lui, quando aprivo gli occhi nelle più
disparate locande sentendo la vita al di fuori di quelle mura. Ma
quando sbattei le imposte presa dall'euforia, mi accorsi di essere
ancora al dormitorio e che ero affacciata alla stradina interna alla
scuola della gilda, dove vari studenti sistemati a gruppi, chi in piedi
e chi seduto, intonavano canti pre-festa. Triste, chiusi di nuovo tutto
e mi cambiai per un altro, identico, giorno.
Passò così lento che quasi temetti che il tempo
si fosse fermato, arrestato o fosse rallentato in maniera assurda. SOlo
Nike e Puka riuscirono a far scorrere il pomeriggio spettegolando al
loro solito mentre controllavo i test degli alunni. NOn fu facile
leggere e starle a sentire, ma non era lo stesso che stare in silenzio
in quella piccola stanza, imparando a memoria le domande, lettura dopo
lettura.
Quando arrivò l'ora di andare, mi costrinsero a recarmi alla
festa con l'abito da maga, aumentando il mio imbarazzo. Fortunatamente,
non vi erano persone che mi vedevano come 'la salvatrice' come temevo,
e potei gustarmi un pò la serata con qualcosa da mangiare e
un pò di divertimento.
Quando iniziai a essere stanca, salutai le due ragazze non proprio
convinte della mia 'uscita di scena' e mi diressi verso i dormitori. La
folla iniziava ad animare le strade e fu allora che sbattè
per caso contro di me qualcuno, incespicando. QUando mi arrabbiai per
la delicatezza nel quasi cadermi addosso, fissai il volto dell'uomo che
mi si stagliava davanti. Accidenti, pareva GOurry, pareva lui! Mi
fissava stranito, come se non credesse ai propri occhi. Un 'svegliati
Lina, hai gli abbagli per i fumi dell'alcool' mi balenò in
mente, avevo bevuto e quello era sicuramente il risultato. Ma volevo
toccarlo, assicurarmi che fosse o meno lui. Ma una parata a cavallo
improvvisa ci divise e lo persi di vista. Incrociai vari biondi qua e
là, ma di GOurry neanche l'ombra.
Vari profumi e essenze si spandevano ovunque, un'atmosfera strana
avvolgeva quei luoghi, le persone sprigionavano un che di gioia e
serenità. Sorrisi e mi lasciai trasportare, alla fine, dalla
marea che si dirigeva verso una collinetta per ammirare i fuochi
d'artificio. Era un luogo perfetto perchè alle porte della
città, sopraelevata ad essa, potevo scorgere le luci e la
vita che impregnavano quel luogo già di suo magico. In un
angolo, da sola, iniziai a sentire i primi brividi di freddo alle
braccia, cercai con il mantello di riscaldarmi da quel venticello
fresco e attesi 'le luci della notte', quei bellissimi giochi
pirotecnici che allumavano a giorno, in mille colori, la notte di
Zephilia.
Soffiai sulle mani per un pò di calore quando una strana
sensazione mi colse, mi sentivo osservata, fissata. Mi voltai varie
volte ma attorno a me, vi erano solo gruppi che, a mò di
picnic, attendevano con me il segnale di inizio della 'notte della
nera'. Un brusio indistinto attirò la mia attenzione e vidi
alcuni lamentarsi di uno 'straniero' non voluto. Anche s enon mi
importava, continuai a tenere gli occhi sul cielo, tenendo
però le orecchie aperte. Fu solo una voce, dolce e on so
come stupenda per le mie orecchie, a ridestarmi dal' apatica attesa.
"Gourry...." sussurrai in un soffio vedendolo stagliarsi quasi davanti
a me, illuminato intorno dalle tenui luci di Zephilia.
Lo credevo un'illusione, una mia visione per l'alcool ma quando alcuni
si lamentarono di uno 'spadaccino' fra i maghi, capì che on
ero solo io a vederlo. Lo fissai negli occhi, quegli occhi
così limpidi e sereni da farmi venire un tuffo al cuore. NOn
li vedevo da due anni, non subivo la loro influenza di
'tranquillità' da molto. QUando tradì un
pò di riluttanza a constatare che fosse davvero lui, mi si
avvicinò e mi carezzò una guancia, lentamente.
"Allora, sei vera. Sei davvero Lina..."
"E...tu sei..davvero...tu..??"
"Credevo fossi morta...credevo di non essere stato in grado di
salvarti...ho maledetto così tanto la mia spada di luce, da
decidere per la seconda volta di buttarla via...ma non so
come...quell'uomo è riapparso davanti a me per caso...e sei
viva...."
Non capivo cosa stesse dicendo, tastavo i suoi avambracci incredula di
ciò che stavo vivendo. Un paio di lacrime credo scesero
dalle mie guance e lo abbracciai, sentendo un suo commento del tipo
'non vorrai bagnarmi gli abiti, Lina...che direbbe Ameria...???'...lo
strinsi così forte che quasi credevo di fargli male,
sentendo le sue braccia avvolgermi e stringermi forte. Per la prima
volta dopo tempo, mi sentivo felice. Mi spaventai quando, in un
frastuono, i primi fuochi d'artificio si irradiarono su per il cielo,
macchiando di colori il nero manto notturno. Ci voltammo a fissarli per
un pò, poi lo fissai e poggiai di nuovo il viso al suo petto.
"Lina...promettimi che non farai cose pericolose ancora come quella del
Guida Slave...quando mi sono svegliato da solo, ho temuto che il mondo
fosse finito. POi Ameria mi disse cosa era accaduto e, credendoti
morta, iniziai a vagare senza meta, solo per continuare quello che tu
avevi iniziato. Viaggiavo per vedere e scoprire cose nuove....se sapevo
che Ameria mi teneva nascosto che tu eri qui...io..." stringendomi a
sè.
"GOurry...di che parli?? Ameria mi ha mandato una lettera ma...."
"Si...solo ora l'ho capito...andai da AMeria quando dopo due settimane,
non riuscì a trovarti. MI disse che no sapeva nulla e
iniziai a viaggiare da solo. POi, un mese fa, tornai da lei e
mi disse di fare un viaggio con Zel qui, e di portare le mie
condoglianze alla tua famiglia, sicura secondo lei, che era giusto che
li conoscessi. Quando arrivai qui, non sapevo come trovare i tuoi
e...mi sono sentito un idiota. HO sentito come la voglia di eliminare
quella spada che no mi era servita per salvare quell'unica cosa a me
importante...e poi l'ho incontrato di nuovo...."
"CHi..." domandai, fissandolo negli occhi.
"Quell'uomo...quello strano ma simpatico...mi disse nuovamente di
pensare a una vita spesa per una cosa giusta...e tornai da
Zel...e poi, ti vidi, lì in quella strada..."
"Credevo che la tua visione...fosse dovuta a tutto l'alcool
ingurgitato..."
"Se sapevo che il vizio on lo avevi perduto, ti avrei cercato nelle
bettole...."
"GOurry..." risi divertita.
Era lui, era GOurry. Lasciai l'abbraccio e mi portai alla sua sinistra
stringendomi al suo braccio. Zel comparve alle nostre spalle e fui
felice di vederlo, mentre mi faceva segno di 'tutto apposto' con il
pollice. Dovevo 'ringraziarlo' a modo mio per non avermi avvertito
della verità. GOurry era vivo, e a modo loro avevano cercato
di riavvicinarci senza traumi. Insomma, avevano cercato di farlo. Erano
i miei amici. Erano la mia famiglia per sempre. Sorrisi alla chimera e
mi voltai verso GOurry.
"COsa ne dici...partiamo questa sera..??"
Alla mia domanda, lui si illuminò e mi sorrise dicendomi
tutto. Tenendolo per mano, andai verso il dormitorio, presi tute le mie
cose e andai via chiudendo quella porta per sempre. Lasciai un
biglietto al Prof. Glaze e uscimmo in strada, respirando finalmente
l'aria della libertà. Quella che mi mancò per
tanto tempo. E lui, era l mio fianco come sempre.
Ci incamminammo per la strada maestra per uscire da Zephilia. Una
grossa macchia come d'acquarello color oro pareva tingere
l'orizzonte e strinsi a me il mantello, che svolazzava sopra l'abito da
viaggio che tenevo chiuso nell'armadio. Mi fermai pochi minuti per
rivedere il mio luogo di nascita, salutai con la mente Zel che aveva
con sè due lettere, una per la mia famiglia per avvertirla
del ritorno di 'Lina la maga genio' e una per Ameria, per avvisarla
della mia 'amichevole' visita. Per ringraziarla diciamo...
Ritornati sui nostri passi, vidi GOurry sbracciarsi verso la mia
destra, mi disse solo...
"Eccolo...un giorno voglio conoscerlo davvero...gli devo
tutto per due volte...gli devo l'averti incontrata e
ri-trovata...ormai, fa parte della mia vita..."
Mi voltai sorridendo, alzando il braccio a mia volta, di getto,
finchè no inquadrai l'uomo. Gourry mi mise un braccio
attorno al collo in segno di abbraccio e l'uomo sorrise soddisfatto,
imbracciando la sua canna da pesca e portandola su una spalla, per
continuare il cammino. GLi mandai un bacio con la mano, piangendo senza
volerlo, mentre GOurry mi chiedeva il perchè di tante cose.
Glielo avrei spiegato. Ma non prima di aver ripreso il viaggio. Da dove
lo avevamo interrotto.
Se lo amavo? Forse. SOlo due cose sapevo.
1. Senza di lui, nulla era più lo stesso.
2. Se davvero lo amavo. Lo avrei amato da sola.
Un tre? NOn credo. Ma forse, se esistesse un punto n. 3, sarebbe qualcosa come 'Amare. Anche se...Da soli. '.