Take
a look at my body
look
at my hands
there's
so much here
that
I don't understand.
«
Russell Crome, faccia scendere subito Francis Lowes da quel
lampadario! Perdincibacco! » urlava la McGranitt mentre il
– a suo
dire – delinquente, dopo aver lanciato l'incantesimo se l'era
filata via tra urti e spintoni di una folla ridacchiante. L'anziana
professoressa dovette perciò eseguire un incanto
affinché Francis
Lowes fosse sbrogliato dalle corde che lo tenevano avviluppato al
lampadario, cosa che avvenne con un bel tonfo del ragazzo per terra.
«
So benissimo che lei, Lowes, aveva riempito il bicchiere di Crome con
Lavilla Urticante questa mattina, perciò non sarà
esonerato dalla
punizione! » esclamò, davanti al Grifondoro
dolorante che si
massaggiava le natiche.
Si
fece largo in tutta la sua austerità nella moltitudine di
studenti
accorsi a controllare la situazione, richiamando qua e la i prefetti
affinché incanalassero i ragazzi alle lezioni o ai dormitori.
Durante
l'ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts questi
eventi accadevano con una frequenza altamente esponenziale. Solo il
giorno prima, Bruce Loonder e Christina Wolfe di Serpeverde erano
stati sorpresi a corrompere gli elfi delle cucine per far si che ai
Grifondoro arrivasse carne avariata. E sempre ventiquattro ore prima,
Lucas Sterne aveva rischiato di morire per mano di Persefone Bounce;
Matilda Leoni era stata trovata ubriaca nel bagno dei prefetti e le
fotografie erano circolate per la Scuola; Neville Paciock era stato
legato e buttato nel Lago Nero, salvato in tempo da un suo compagno
di dormitorio ma troppo terrorizzato non aveva saputo dire chi era
stato; Ronald Weasley era stato rinvenuto nella Torre di Astronomia
coperto di Pus di Acromantula e tremava bisbigliando un “
Draco
Malfoy” e “Io odio i ragni” alternandosi
spesso in un “I
ragni” e “Io odio Draco Malfoy”; Harry
Potter era stato colto
sul misfatto, mentre con la Mappa del Malandrino cercava di entrare
nel dormitorio Serpeverde con una busta piena di esplosivi Salta e
Brucia dei fratelli Weasley. Era giunta anche voce di una certa
Hermione Granger, trovata ricoperta di pelo fulvo con i denti
allungati fino al seno, che cercava di liberarsi da uno stretto e
fitto intreccio di liane dietro le Serre di Erbologia.
La
McGranitt parlava ogni sera con Silente e gli altri professori,
spesso anche fino a notte inoltrata, cercando di trovare una
soluzione. Avevano già sperimentato che punizioni del tipo
“Annullare
le gite ad Hogsmeade” non sortivano effetto perché
erano stati
scoperti festini abusivi nella Stanza delle Necessità.
Quando
avevano caricato gli studenti di compiti, avevano scoperto che i
più
avevano minacciato i secchioni affinché li facessero per
loro.
Quando avevano detto che gli studenti avrebbero ricevuto punizioni
corporali – e a Gazza gli si erano illuminati gli occhi
– i
ragazzi avevano parlato di sindacati dei minori.
Il
vero problema, a dire di Silente, non era cercare una punizione
migliore che potesse ammutolire tutti e farli rigare dritto, senza
ostacoli, fino al diploma. Il vero problema era la
socialità. A
sentire quest'ultima parola, Severus Piton aveva alzato gli occhi al
cielo e aveva fatto una smorfia di disgusto. Pomona Sprite sembrava
entusiasta, invece. In cosa consisteva?
«
Abbiamo compreso, » iniziò il Preside «
che i problemi stanno alla
base della mancata socialità tra gli studenti.
Perché accade ciò?
Perché si sono creati solamente piccoli gruppi e ognuno
persegue il
suo utile a discapito dell'altro. E noi, cosa dovremmo insegnare noi?
Come si fa la pozione di Girilacco oppure come comportarsi nella
vita? Noi siamo maestri di vita prima che di scuola e dobbiamo fare
in modo che, oltre i concetti, i ragazzi imparino a comportarsi.
D'altronde saranno i Maghi di domani e non possiamo sostenere che le
antipatie nate qui nella Scuola vengano portate nei posti di lavoro
del Mondo Magico.»
Il
discorso di Silente filava. Anche il professor Piton, dopo
un'iniziale disappunto, aveva convenuto che, risolti i problemi di
convivenza, sarebbe tutto tornato a posto. Ma come fare? Cosa
avrebbero potuto inventarsi per far andare d'accordo gli studenti?
Per far si che tra loro si volessero bene?
Sala
Grande,
20:03
del 02 Ottobre.
«
Ehm, ehm » si scandì la voce il Preside, dall'alto
del suo pulpito
scolpito nell'oro, i professori alle sue spalle attenti e vigili e i
quattro tavoli davanti a lui che dovette richiamare più
volte,
pizzicando il bicchiere di vetro con la forchetta almeno dieci volte.
«
Tutti noi professori abbiamo una comunicazione da farvi. Una
novità
che vi piacerà sicuramente... »
Intanto,
al tavolo Grifondoro, Harry, Ron ed Hermione avevano gli occhi fissi
sul Preside ma parlavano tra loro a denti stretti della vendetta da
compiere su un gruppetto di Corvonero che si erano permessi di uscire
dalla propria Torre alle tre di notte, con le scope, per terrorizzare
la Torre Grifondoro. Infantile quanto spaventoso.
«
…e perciò vi comunico che adesso appariranno vari
calderoni qui
davanti a me e che a turno tutti verranno a pescare un bigliettino.
Quando lo avrete tra le mani, passerò a spiegarvi la fase
successiva. »
Dopo
pochi secondi, insieme ad una nebbiolina fioca, dieci calderoni
apparvero orizzontalmente al Preside e lui fece segno ai primi di
avvicinarsi. Almeno, l'attenzione era stata catalizzata. Il vociare
sommesso s'era spento e le candele sopra il magico soffitto s'erano
sciolte.
Hermione
fu una una di quelle che restano indietro ad osservare cosa
pescassero gli altri. Harry tornò indietro con un
bigliettino di
carta chiara con sopra un numero in cifre romane. Un tre, seppe
dirgli l'amica. Lui poco convinto se lo mise in tasca. Ron aveva
pescato un cinquantasei e sembrava felice perché nella sua
testa
valeva di più del tre di Harry.
Hermione
Granger si avvicinò lentamente ad uno dei calderoni,
lasciando che
quelli prima di lei perdessero la mano nel fumo denso che usciva
fuori dalle pentole per poi estrarla con il famoso bigliettino. A
cosa aveva pensato stavolta il Preside? Infilò la mano in
quello che
adesso le pareva latte. Il suo numero era un novantatré
scritto con
inchiostro nero. Guardò Silente che sorrideva compiaciuto e
qualche
professore che, attento, non si perdeva nessuna espressione di nessun
alunno. Poi tornò al suo posto e attese.
Il
vociare ricominciò. E continuò per tutto il tempo
finché tutti non
furono seduti con il bigliettino tra le mani.
«
Bene, ragazzi. Vi spiego le regole di questo progetto. Non so se ve
ne siete accorti, ma su alcuni biglietti, i numeri sono scritti in
rosso. Su altri, in nero. »
Tutti
cacciarono i biglietti dalle tasche e controllarono il proprio.
Lavanda e Calì non furono contente di avere colori diversi
l'una
dall'altra.
«
I numeri vanno accoppiati a due a due. Se avete pescato il numero
uno, siete legati all'altro numero uno che ha pescato un altro
ragazzo. »
«
Chi ha il numero cinquantasei? » gridò Ron sopra
il vociare della
Sala Grande. Silente lo fulminò con lo sguardo per zittirlo
e lui
chinò la testa.
«
Dicevo... di numero uno ce ne sono, quindi, due. Un numero uno rosso
e un numero uno nero. Così, si formeranno le coppie. Quelli
che
hanno il numero rosso saranno le guardie del corpo della coppia. Mi
spiego meglio, » chiarì, alzando le mani per
smorzare sul nascere
le crescenti esclamazioni.
«
Signorina Hermione Granger venga qui, per cortesia. Facciamo una
dimostrazione pratica, così capite meglio. »
La
signorina Hermione Granger tremava. Non le succedeva tanto spesso di
tremare, ma quando si trattava della scuola le sue priorità
lampeggiavano e temeva sempre il peggio dopo gli ultimi avvenimenti
che l'avevano trascinata nel girone degli irosi. Troppe ne aveva
sopportate da Malfoy e la sua cricca e troppe ne aveva sopportate da
molti in quella scuola che credevano che i secchioni fossero carne da
macello. Durante il settimo anno aveva saputo dire basta e anche
rispondere a tono... forse si era fatta prendere la mano, ma ormai
era fatta.
«
La signorina ha il numero novantatré nero. Chi ha il numero
corrispondente in rosso? » fece Silente alzando la voce e
sporgendosi a guardare dal primo all'ultimo studente dei quattro
tavoli.
«
Signor Draco Malfoy, inutile imprecare o cercare di scambiare il
bigliettino. Dal momento che l'avete pescato, il biglietto non
è
cedibile. E' incantato! »
Il
bigliettino in questione stava infatti appiccicato come con il
miglior Attack al palmo del Serpeverde. Draco Lucius Malfoy fu
costretto ad alzarsi, si aggiustò i lunghi capelli con la
mano
libera, sistemandoseli all'indietro, aggirò il tavolo e si
diresse
verso il Preside.
Hermione
tremava ancora. Ma, adesso, di rabbia. Lo vedeva arrivare, nel suo
fisico slanciato, con quello sguardo malizioso di chi ne sa sempre
una più del diavolo. Era odioso, insostenibile.
«
Bene, datevi la mano e scambiatevi un segno di pace. »
Entrambi,
ormai ai lati opposti del Preside, lo guardarono come se avessero
visto un Ungaro Spinato tessere a maglia. Hermione sbatté le
ciglia
e fece per chiedere di nuovo cosa dovevano fare, ma il Preside fu
più
celere. Prese entrambe le mani e le fece unire con la forza. Dai loro
palmi intrecciati, scaturirono due luci. Una nera e una rossa, che si
fusero in una luce blu. Draco, appena poté,
liberò subito la mano e
si controllò il palmo che bruciava. Hermione fu la prima a
notare,
sotto il fumo, la sua pelle incisa con il numero romano
corrispondente al novantatré.
Sbarrò
gli occhi e guardò Draco Malfoy, nel momento in cui
quest'ultimo
aveva realizzato la stessa identica cosa.
«
Come avete potuto notare, ora i signori in questione sono legati
indissolubilmente. L'esercizio durerà fino alla fine
dell'anno. Si,
lo so che è appena iniziato, ma i mesi corrono veloci. Bene,
dicevo.
Il signor Malfoy, che ha tatuato sul palmo il numero rosso,
sarà la
guardia del corpo della coppia. Ovvero. Se la signorina Granger
sarà
in pericolo o avrà bisogno di aiuto, lui dovrà
essere pronto ad
aiutarla. Inutile chiederlo, signor Malfoy. Se lei si rifiuta,
sentirà bruciare tutto il corpo come se fosse pervaso dalle
fiamme.
E non ci sono incanti che possono annullare ciò, signor
Zabini!
Quindi... la signorina Granger e tutti quelli che come lei hanno il
colore nero, saranno la parte che curerà le relazioni
interne alla
coppia. Per esempio, mentre il signor Malfoy si preoccuperà
–
senza risposte violente, altrimenti la scarica di fuoco la
sentirà
lo stesso – di difendere la signorina Granger da insulti,
maledicenze e tentativi di sabotaggio cibari e non, lei d'altro canto
s'impegnerà a cercare un punto di contatto tra loro due,
nello
studio come nella vita sociale. Se ci pensate bene, il compito
è
quasi lo stesso. I numeri rossi difendono il partner, ma
così
cercano di aiutarlo entrandoci in amicizia. I numeri neri cercano di
entrare in amicizia, mostrandosi disponibili al dialogo e
all'ascolto, ma ciò vorrà dire che non potranno
esimersi
dall'aiutare il partner nei momenti di difficoltà esterni
alla
coppia. Tutto chiaro ragazzi? »
Dopo circa mezz'ora, gli Incanti di Avvicinamento erano terminati. Dopo che Silente aveva finito di parlare, Ron aveva sentito una forza strana sollevarlo per le natiche e spingerlo a cercare la mano di Pansy Parkinson. Così, volenti o nolenti, le coppie si erano formate indissolubilmente, proprio come voleva Albus Silente. Lui che, compiaciuto della trovata, congedava i ragazzi con un enorme sorriso e li guardava uscire a strane coppie di due persone, più o meno vicini. Si, era davvero soddisfatto.
Corridoi
di Hogwarts,
22.12
del 02 Ottobre.
Hermione
Granger tremava. Tremava perché ad un metro da lei camminava
Draco
Malfoy, le mani in tasca e l'espressione nervosa; muto, non le
rivolgeva neanche uno sguardo. Proseguì dritta davanti a
sé anche
lei, cercando di non fissarlo. Ma come diavolo era venuta al preside
un'idea tanto ridicola?
I
corridoi erano pieni di voci isteriche, pianti e esclamazioni.
Hermione cercò di respirare per calmarsi e per non fare la
stessa
fine di Helena Nose di Serpeverde, che cercava di mandarsi continui
incantesimi al palmo per repellere il numero, con uno sconvolto
Tassorosso di fronte, alto e secchissimo, che la guardava un po'
terrorizzato.
Prese
un grosso respiro, ancora una volta e continuò a camminare.
La
presenza di quel biondo accanto a lei era più che
inconcepibile.
D'un
tratto, un ragazzo che correva lontano dalla sua partner in preda a
grida circa il fuoco che sentiva dentro, la urtò
violentemente.
Hermione per poco non cadde per terra e si fermò a
massaggiarsi la
spalla. Di Draco vedeva solo la schiena coperta dalla camicia bianca
allontanarsi. Poi, lo vide fermarsi. Raggomitolarsi su se stesso e
iniziare a gemere.
«
Ma che cazzo... » lo sentì urlare e
restò impalata a guardarlo.
Sentì, poco dopo, una fitta alla bocca della stomaco che si
diradò
quasi subito per tutto il corpo. Bruciava come se fosse fuoco.
Entrambi si voltarono e si guardarono doloranti. A passi trascinati
si raggiunsero e arrivati ad un metro di distanza il bruciore
sparì
così come era arrivato.
«
Silente, vaffanculo! » esclamò Malfoy sopra la
testa di Hermione,
guardando nella direzione della porta della Sala Grande.
«
Mi hanno urtato » farfugliò lei, senza guardarlo e
tenendosi ancora
la spalla. « Forse dovevi fermarti a controllare come stavo.
»
«
E tu dovevi venire da me perché ero in preda al fuoco? Ma
qui siamo
tutti impazziti! » alzò gli occhi al cielo e
fissò il soffitto per
qualche minuto. Sicuramente, pensava a qualche modo per farla franca.
Hermione stette a fissare tutto il tempo lo stipite di una porta
chiusa, mentre i corridoi si andavano svuotando e le fiaccole
inondavano di luce aranciata l'ambiente notturno.
«
Malfoy, parliamone, » ebbe il coraggio di dire dopo
ventiquattro
minuti e lui abbassò la testa e la guardò
malissimo.
«
Io il dolore posso sopportarlo » le fece presente, poi se ne
andò
senza aggiungere altro. Hermione si aggiustò la tracolla e
si avviò
al suo dormitorio. La spalla le faceva male e le pulsava, ma
cercò
di non pensarci.
Dopo
poco, sentì urlare qualcuno. « Cazzo, dannatissimo
preside! » e
dalle scale che portavano ai sotterranei riemerse Draco Malfoy,
mentre lei aveva già imboccato quelle che portavano su alla
Torre
Grifondoro.
«
Che cazzo hai? » le gridò dalla base dalle scale.
«
Eh? Lasciami tornare al mio dormitorio, Malfoy. »
«
Come vedi non posso » sibilò a denti stretti.
« Il mio corpo mi
sta dicendo che devo aiutarti. »
«
Io non ho niente, lasciami andare e dimenticati di questa storia.
»
Hermione
percorse qualche altro scalino ma sentì Malfoy urlare. Draco
corse
gli scalini che li separavano e sembrò stare meglio solo
quando la
raggiunse. Le si parò a pochi centimetri dal viso.
«
E' la spalla, no? Dammi quella cazzo di borsa, te la porto io fino al
dormitorio, » gliela tolse con la forza e si avviò
avanti. Fece le
scale a due a due. Hermione lo seguì in silenzio, provando
un
fastidio crescente allo stomaco. Che c'è, non stava facendo
amicizia?
Draco
arrivò davanti al quadro della Signora Grassa e
depositò la borsa
con fare scocciato. Scoccò un'occhiata ad Hermione e se ne
andò
senza aggiungere altro. Per qualche istante, ma se glielo chiedete
negherà sempre, Hermione Jane Granger trovò tutto
ciò alquanto
simpatico.
***
Allora. Salve, prima di tutto. Era da tanto tempo che non scrivevo su Efp anche se silenziosamente mi leggo ancora delle storie qui e li e cerco di rispondere a tutti i commenti che mi arrivano sulle precedenti ff. Stanotte ho sognato di essere in una scuola dove il preside decideva ciò che ha deciso Silente nel mio racconto, perciò ho pensato di scrivere una fanfiction e di postarla. Molto semplice, quindi. Non sarò celere né vi prometto che avrà una conclusione, ma se volete seguirmi mi farà piacere tantissimo. Narrerò un po' di avvenimenti legati a questo progetto e i protagonisti saranno soprattutto Draco ed Hermione. Vi saluto, grazie a tutti quelli che mi leggono.
Ps. la canzone all'inizio è di Natalie Merchant, si chiama "My Skin".