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Autore: Kagome_86    22/09/2011    4 recensioni
Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy e Rose Weasley approdano, undicenni, ad Hogwarts. Quali scogli dovranno affrontare?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Albus, Rose e Scorpius... una vita di ricordi.'
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Due noticine proprio due, prima di lasciarvi alla storia. E' tutta l'estate che vi annoio con la mia versione di Rose e Scorpius... beh, i miei Rose e Scorpius prendono origine da qui. Questo è forse il progetto più lungo con cui mi stia misurando, dato che vorrei raccontare di come si sono evoluti i rapporti per la NG, la mia NG.
Il punto di vista principale, che userò più o meno per tutta la narrazione - e giuro che per me è una tortura - sarà quello di Albus Severus Potter, con alcuni brevissimi passaggi su Scorpius Malfoy.

Qui troverete l'origine del soprannome del peluche che avete già conosciuto in "Pius", e anche il momento in cui Rose ha visto per la prima volta Scorpius torturare un prato, abitudine che gli attribuisce in "Cicale". Verrà il momento in cui scoprirete anche l'origine de "Il primo bacio", non temete.
Le prime due storie che ho citato hanno partecipato a dei contest: Pius si è classificata seconda al "Rose/Scorpius: flash contest" indetto da Zuzallove, mentre Cicale si è classificata prima per la sezione Harry Potter al contest "One shot per l'estate" indetto da EFP.

Se non le conoscete ancora, spero che alla fine di questo capitolo vi verrà voglia di curiosare nel mio account.

Ancora una cosa, prima di lasciarvi alla lettura: spero che amiate questi personaggi come li sto amando io mentre li racconto.

Ed ora, buona lettura. Se doveste essere soddisfatti, alla fine, mi bastano due parole per saperlo. Con due paroline mi fareste davvero felice.

***

Capitolo 1 - Serpeverde

 

«Serpeverde!» urlò il Cappello Parlante.
Albus Severus Potter aveva pregato insistentemente quel vecchio, bruciacchiato e malandato coso che andava in giro fin dalla fondazione della Scuola di non spedirlo proprio lì. Solo per un attimo lo aveva sfiorato l’idea che forse gli sarebbe potuto piacere passare delle giornate intere senza vedere i suoi parenti – tutti Grifondoro – e di quell’attimo di debolezza il Cappello aveva approfittato per scegliere la Casa in cui sarebbe stato accolto per i successivi sette anni.
Il brusio soffocato che riempiva la sala si spense completamente all’annuncio. Un Potter tra i Serpeverde. Nessuno voleva crederci.
Albus sfilò il copricapo il più velocemente possibile, e si affrettò a raggiungere il tavolo della sua Casa. Il tavolo più lontano da quello a cui sedevano tutti i suoi cugini.
«Tuo padre non sarà contento, Potter!»
Si  voltò verso la fonte delle parole. Un ragazzino con i capelli biondo platino e gli occhi – grigi? Sì, grigi – grigi gli sorrideva con disprezzo. Lo zio Ron aveva avvertito Rose di stare alla larga da Scorpius Malfoy, ma di certo non gli era mai passato nell’anticamera del cervello che suo nipote sarebbe potuto finire tra i Serpeverde.
«Mio padre non è il tuo, Malfoy. Per lui la casa in cui sono capitato non farà alcuna differenza.» Era quello che gli aveva detto prima che salisse sul treno, ma… sarebbe stato altrettanto vero quando lo avrebbe saputo?

 ***

La sua stanza nell’antro dei Serpeverde – era una cantina, né più né meno, e anche le camere sembravano delle celle con le porte – era una stanza singola. Era come se si volessero incitare i membri della casa a non fare amicizia e a pensare ognuno al proprio conto. Rabbrividì.
Un conto era desiderare starsene per fatti suoi quando i suoi fratelli o i suoi cugini gli impedivano di leggere un libro, un altro era… quello.
Estrasse un foglio di pergamena dal set per la corrispondenza che la zia Hermione gli aveva regalato ed iniziò a scrivere qualcosa ai suoi genitori. A metà della lettera si rese conto che quelle poche righe di inchiostro non erano entusiaste come loro si sarebbero aspettati, e che probabilmente li avrebbe solo fatti preoccupare. Stracciò la pergamena e si infilò il pigiama. Avrebbe scritto loro il giorno dopo, se non l’avesse già fatto James, ovviamente.

 ***

Il mattino seguente si trascinò con fatica fino alla Sala Grande per la colazione. Non aveva legato con nessuno dei suoi compagni – come avrebbe potuto, d’altronde – e si sentiva triste al pensiero di doversi sedere solo soletto ad un’estremità della lunghissima tavolata con sopra intagliato lo stemma della “Nobile Casa dei Serpeverde”. Gli ricordava quello stupido arazzo bruciacchiato che c’era nel soggiorno di casa.
Lanciò un’occhiata alla tavola dei Grifondoro, dove tutti i suoi parenti si divertivano, noncuranti degli sguardi imbarazzati dei loro compagni. Forse Rose e James un pochino gli mancavano, ma la sensazione di essere osservato no di certo.
Si sedette composto a tavola, curandosi di lasciare libero un posto tra lui e il povero malcapitato che sarebbe dovuto stare al suo fianco. Era sicuro che nessuno di loro volesse stargli vicino. Era un Potter. E i Serpeverde odiavano i Potter.
«Che c’è, ti fa schifo sederti al nostro fianco? Guardatelo. Potterino tenerino ha paura dei brutti Serpeverde cattivi! Perché non chiedi al Cappello Parlante di smistarti da un’altra parte?»
La stessa voce che la sera prima a cena aveva cercato di provocarlo. Scorpius Malfoy si prendeva gioco del suo disagio. Eppure gli si sedette al fianco, premurandosi di occupare quel posto rimasto vuoto.
Albus lo fissò sorpreso per qualche istante.
«Potter, lo so che sono bello, mi vedo allo specchio, ma se continui a fissarmi in quel modo comincerò a preoccuparmi.»
Un gufo marroncino scelse proprio quel momento per planare sulla tavola ed atterrargli quasi nel piatto. Mollò una lettera tra le sue mani e aspettò qualche carezza sul collo, prima di tornarsene da dove era venuto.
«Mammina già ti scrive per dirti che le manchi, Potter? Oppure ti informa che presto sarai reintegrato tra i tuoi simili?»
«Ti hanno mai detto che sei noioso, Malfoy?» sbottò, alzandosi da tavola. Infilò la lettera in una tasca della borsa di scuola e si diresse verso l’uscita della Sala Grande.
«Al!» la voce familiare della sua saccente cugina preferita lo raggiunse proprio mentre stava per mettere piede fuori dalla sala. Forse la sua famiglia non lo odiava poi così tanto per essere finito tra i Serpeverde.
«Ciao, Rose!» la salutò allegro.
«Tutto bene? Non abbiamo parlato granché da…»
«Prima dello Smistamento, Rosie. E sinceramente non capisco cosa ci faccia tu adesso qui con me. Ho visto come mi ha guardato James ieri sera. E come mi ha guardato tutto il resto della famiglia.»
«Beh, io non sono il resto della famiglia. E visto che abbiamo lezione insieme, voglio andarci con te! E James lascialo perdere, lo sai com’è fatto. Ieri sera ha mandato un gufo alla zia Ginny per dirle che non ti voleva più come fratello, visto che eri stato smistato a Serpeverde…»
«E la mamma cos’ha risposto?»
«È questo il bello. Non ha risposto la zia Ginny, ha risposto lo zio Harry. Con una Strillettera. Ce lo vedi lo zio Harry a scrivere una Strillettera?»
La risposta giusta era no. Suo padre non si sarebbe mai messo a scrivere una Strillettera, mai e poi mai.
«Sei sicura che sia stato papà?»
«Al cento per cento. Quando ha visto il gufo planare di fronte a lui, James ha iniziato a borbottare qualcosa riguardo ai genitori appiccicosi, poi ha notato il colore della busta ed è impallidito. E quando ha visto che la grafia era quella dello zio Harry ha preso la lettera ed è fuggito dalla Sala Grande. Se non ci avessi dato le spalle avresti visto tutta la scena. A proposito, cosa dice la tua?»
«La mia cosa?» chiese, inarcando le sopracciglia.
«La tua lettera, Al!» disse spazientita Rose. Gli ricordava tremendamente la zia Hermione con lo zio Ron, quando faceva così.
«Non l’ho ancora aperta. Malfoy mi stava dando fastidio. O almeno cercava di farlo. Sono cresciuto con James in casa, nessuno può essere peggio di lui.»
«Sicuramente è stato un buon allenamento, Al!» rise lei, mentre prendeva la lettera dalla tasca della sua borsa.
«E adesso aprila.» Gli ordinò, sventolandogli la pergamena davanti agli occhi.
«Ti hanno mai detto che sei prepotente?»
«Hugo me lo dice tutti i giorni. Beh, me lo diceva. Sono sicura che si godrà questo anno da figlio unico.»
«È di papà!» esclamò sorpreso Albus. Quello che Rose aveva detto della Strillettera poteva essere vero. Era tipico di suo padre scrivere due lettere insieme, quando aveva iniziato a scriverne una. Rose assunse la posa da “te l’avevo detto”, anche quella ereditata da zia Hermione.
«Che dice?»
Albus lesse le parole – poche – scritte su quel foglio, poi lo passò a sua cugina, che scoppiò a ridere e gli restituì la pergamena.
«Tua sorella è un genio.»
«Sì, del male. Fai solo che James sappia cosa scrive Lily di lui…» riaprì il foglio tra le sue mani e vi gettò un ultimo sguardo.

Siamo fieri di te, Al, e ti vogliamo bene. Non cambia nulla.

Papà e mamma.

 

PS: James è un cretino (Lily)

 

Sorrise, prima di ripiegare il foglio e nasconderlo di nuovo nella borsa. Adorava sua sorella.

 ***

La prima lezione da studente di Hogwarts che seguì fu Pozioni, con il professor Belby. Aveva occupato il banco dietro a quello di sua cugina – avrebbe voluto tanto fare il suo esordio come pozionista insieme a lei, ma lo trattenevano i colori diversi dell’uniforme di Rose.
«È libero?» la solita voce sgradevole che lo perseguitava da due giorni lo raggiunse anche in aula poco prima dell’inizio della lezione. Come al solito non attese che rispondesse e si sedette vicino a lui.
«E se fosse stato occupato?» chiese, sgarbato. I suoi genitori si sarebbero arrabbiati parecchio se avessero saputo che stava trattando così un estraneo. Un Malfoy, certo, ma pur sempre un estraneo.
«Andiamo, Potter! La gente non è così entusiasta di sederti di fianco, pensano tutti che un Potter che finisce a Serpeverde deve avere qualcosa che non va!»
«Al non ha niente che non vada, spocchioso di un Malfoy.» Sua cugina si era voltata prima che avesse il tempo di dire “a”, e dal tono che aveva usato Albus capì che non era il caso di farle notare che si sapeva difendere benissimo da solo.
«Non sono affari che ti riguardino, Weasley. Hai l’abitudine di origliare tutte le conversazioni dei tuoi compagni?»
Albus si trovò, suo malgrado, ad osservare Scorpius mentre rispondeva a Rose. C’era qualcosa che non lo convinceva nel suo atteggiamento. Non che questo dubbio glielo rendesse meno antipatico. Solo… non lo convinceva. Tutto qui.
«Non trattare così Rose.» gli intimò, ma non poté aggiungere altro, perché proprio in quel momento arrivò il professor Belby ed iniziò a fare lezione.

 ***

Le due ore trascorsero velocemente, e senza troppi incidenti, per essere il loro primo impatto con le pozioni. Beh, quel Thomas Firefly era riuscito a far prendere fuoco alle sopracciglia della sua compagna di lavoro, ma lui si sarebbe salvato dalle prese in giro degli altri studenti, almeno per quel giorno. E poi Malfoy se la cavava abbastanza bene, era davvero un ottimo compagno di banco e probabilmente avrebbe dato del filo da torcere a sua cugina quanto a risultati scolastici.
Erbologia e Trasfigurazione furono le due materie successive, con i Corvonero la prima e i Tassorosso la seconda. Fu così che tutti quelli del suo anno capirono che Potter era davvero finito a Serpeverde.
«Ti abituerai alle loro occhiate, Potter!» gli disse Malfoy, sedendosi per l’ennesima volta accanto a lui, quel giorno. Tra un boccone e l’altro, seduto a pranzo, finalmente capì cosa non lo convinceva. Quando suo padre gli raccontava del suo primo anno ad Hogwarts, non mancava mai di far notare quanto Draco Malfoy fosse sempre circondato dagli altri Serpeverde, era una sorta di divinità per quelli della sua casa. Scorpius invece era come lui. Un pesce fuor d’acqua. Completamente isolato dal resto dei loro compagni.
«Che ne diresti di mettere da parte i cognomi e chiamarci per nome? In fondo saremo compagni di casa per i prossimi sette anni!» disse, tendendogli la mano. Certo non sarebbero diventati amici, ma almeno avrebbe avuto qualcuno con cui fare i compiti.
«Io sono Scorpius. Non Scor. Non Pius. Men che meno Scorpiuccio. Scorpius.»
Ad Albus venne da ridere mentre Scorpius elencava con faccia schifata i vari nomignoli che dovevano avergli dato.
«Io sono Albus. Ma nessuno mi chiama così. Beh, eccetto mia madre quando James riesce a farle credere che sono colpevole di qualcosa combinata da lui. Puoi chiamarmi Al.»
«Bene, Al. Ti va di fare i compiti con me dopo le lezioni?» propose il ragazzino, e l’espressione impassibile sul suo viso stonava con la tonalità speranzosa che aveva dato alla frase.
«Mi piacerebbe davvero tanto, ma…»
«Già. E io che per un momento ti avevo anche creduto.» Rispose, con una voce dura che non andava bene per un ragazzino di quell’età. Era come se tutti gli avessero sempre risposto di no. Si alzò in piedi, ed iniziò a raccogliere le sue cose.
Per un momento pensò di portare Scorpius da Hagrid con lui, ma al vecchio guardacaccia sarebbe preso un accidenti se Al si fosse portato dietro un Malfoy, dopo tutto quello che gli avevano fatto. L’alternativa era dare buca ad Hagrid, ma quella sì che sarebbe stata una cosa che suo padre non gli avrebbe perdonato. Decise di dire la verità a Scorpius.
«Ho già preso un impegno. Beh, sarebbe meglio dire che i miei genitori hanno preso un impegno per me. Il professor Hagrid ci aspetta per un tè, e non voglio deluderli. E poi Hagrid è un amico, non voglio deludere neanche lui.»
«Ah. Capisco. Mi stai dicendo una cosa tipo “Non è colpa tua, è solo che sei arrivato dopo”?»
«Più o meno. Però…»
«Però cosa?»
«Pensavo di portarti con me. Ma non devi insultare né Hagrid né Rose. Puoi sfogarti su mio fratello, se vuoi.»
«E quando torniamo ci mettiamo a fare i compiti?»
«Sei quasi peggio di Rose!» sbuffò e scrollò le spalle «Sì, faremo i compiti.»
«Allora va bene. Vengo con te.»

   
 
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