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Autore: rossella_04    22/09/2011    2 recensioni
- Lui non è innamorato di te, sono sicuro che lui in realtà ti ami.-
Non rispondo, ascolto il ticchettio del timer e il tempo passare.
Chiudo gli occhi, e stringo la mano.
Quando possiamo cogliere quell'istante non dobbiamo farcelo scappare perchè l'istante dopo potremmo non esserci più per rimediare all'errore.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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"La vita è fatta d'istanti. L'istante prima ascolti i tuoi pensieri e l'istante dopo...non ci sei più."




- Devi stare calma.Andrà tutto bene, te lo prometto.-
E' un viso sconosciuto quello che osservo, al di là delle lacrime. Un viso che non conosco.
Ho la gola chiusa: non riesco a parlare.
- Lisa, andrà tutto bene. - Continua a ripeterlo come una preghiera. Voglio pregarlo di smetterla, di non dire più niente, ma non ho la forza di parlare.
Mi fa male il corpo dallo sforzo di rimanere immobile.
Io non voglio morire.
Se avessi saputo che questo sarebbe stato il mio ultimo giorno di vita, avrei detto a Elia che lo amo: amo il suo modo di vestire e le fossette quando il suo viso si apre in un sorriso.
- Ha un piano? Lei è un artificiere. Avrà sicuramente un piano per tirarmi fuori da qui.-
Lo sconosciuto, che ricordo chiamarsi Angelo, mi osserva in silenzio.
- Sì, ho un piano. -
- Bugiardo.-
I suoi occhi mentono. Una persona quando mente non ha il coraggio di guardarti in viso, chi dice la pura e semplice verità, se ti guarda negli occhi potrebbe anche trapassarti l'anima.
- Raccontami qualcosa di te, Lisa. -
- Non ho niente da raccontare. -
- Tutti hanno qualcosa da raccontare. -
- Io no.-
Scuote il capo, passandosi una mano sulla fronte umida. E' pallido, Angelo: avrà poco più di trent'anni, ma il suo viso pallido lo invecchia moltissimo.
- Cerco di autarti, ma tu non me ne dai la possibilità. Parla, ti aiuterà a non pensare.-
- Come potrei pensare a qualcosa che non sia l'ordigno esplosivo che ho legato intorno alla vita?- rispondo bruscamente, muovendomi di poco. - Non muoverti!- m'intima, alzando un po' la voce.
Sospiro frustata, alzando la testa al soffitto. - Dio, come ho fatto a cacciarmi in un guaio simile?- domando più a me stessa che a una qualunque entità sovraterrena.
- Non è stata colpa tua. - cerca di consolarmi Angelo.
- Mi sono addormentata per dieci minuti, d'accordo? Dieci fottutissimi minuti in una comune stazione della metropolitana. Mi sveglio sentendo urla e scopro di avere una bomba incollata al corpo, per di più con un comando a distanza. No, hai ragione non è colpa mia. E colpa di Dio! E lui che c'è l'ha con me. -
Non risponde, mi guarda solamente.
- Frequento l'ultimo anno alla facoltà di fisioterapia e sono un'aspirante scrittrice. - borbotto, giocherellando con le mie mani, senza alzare lo sguardo. - Vivo da sola: vorrei un gatto, ma so che non sarei in grado di prendermi cura di lui. Il mio sogno di bambina è sempre stato quello di fare il medico. Mi mancava tanto così alla borsa di studio per medicina, ma tutto è andato in fumo.-
- Come mai?-
- Mio padre è morto in un'incidente stradale il giorno prima del concorso per la borsa di studio. Non mi sono mai più ripresentata per ritentare.-
La stazione della metropolitana è silenziosa, neanche la metro passa: hanno interrotto il quotidiano corso. Ho sempre odiato la metropolitana, non l'avevo mai presa prima di ora. Il fatto di essere al chiuso e sottoterra, mi rende claustrofobica. Incomincio a sudare, e sento la pressione scendere.
- Sei innamorata?-
Penso di mentire spudoratamente, ma poi dico la sincera verità. -Sì.-
- Lui lo sa?-
- Non è importante che lo sappia.-
- Perchè no?-
- Perchè lui è lontano. Non credo nelle relazioni a distanza. E' a Berlino, per studio. -
- Se credi in quello che provi, la distanza non dovrebbe impedirti di dirgli quello che senti. - mi dice, sedendosi per terra, a distanza di sicurezza da me, a gambe incrociate.
- E' questo il problema: non so se è un vero e forte sentimento.-
Rimane in silenzio per un po', giocherellando con un laccio della scarpa.
- Raccontami di lui. Come hai capito che era importante?-
Nella mia mente lo ringrazio per il fatto che stia cercando di farmi parlare per distrarmi.
- Avevo undici anni la prima volta che lo vidi. Lui ha cinque anni in più di me ed era amico di mio fratello, al tempo. Era un ragazzino riservato, sempre perso nei suoi pensieri e molto indifferente a quello che lo circondava. Era un pomeriggio di inizio luglio, quando lo vidi per la prima volta: ero in cortile con le mie amiche e lui passò nell'androne del palazzo per tornare a casa. Non mi degnò neanche di uno sguardo, dopottutto non mi conosceva.- spiego, mettendo dietro l'orecchio una ciocca di capelli che mi è cascata davanti al viso. - Per tutta l'estate lo vidi fare avanti e indietro. Lo osservavo sempre nascosta dietro una colonna, in silenzio. Ero arrabbiata con lui.- rido, cercando di reprimere le lacrime. - Ero arrabbiata con lui per il fatto che non mi notava. Per lui ero inesistente. - Tiro su col naso, guardando a terra.
Angelo, non dice niente, mi osserva e basta, mentre le parole escono dalla mia bocca come un fiume in piena.
- Passarono tanti anni da quell'estate. Inconsciamente, mi ero completamente dimenticata di lui, sicura del fatto che non l'avrei più rivisto. - La mia voce è lieve, mi fa male la gola e ho un bisogno imminente di acqua. - Un giorno mio fratello mi porto con lui in palestra e lì, lo rividi. Non era più il ragazzino chiuso di un tempo. Era cresciuto: aveva lineamenti più marcati e un accenno di barba sul mento. L'unica cosa che era rimasta uguale nel tempo erano gli occhi. Verdi...di un verde chiaro talmente intenso da scambiarlo per un prato in piena estate. Si erano solamente induriti un po' e un velo di tristezza vi aleggiava in evidenza.-
- E' lì che hai capito di essere innamorata di lui?-
Rido, bassamente, cercando di non muovere tanto lo stomaco con la bomba. - No, l'ho capito dopo.-
- E quando? Se posso chiederlo.-
- Quando ha riso, per la prima volta, per me. Ero inciampata andando a sbattere contro un lampione in strada, mentre tornavamo a casa dalla palestra. Alla fine mi iscrissi anche io.-
- Allora sai quel che provi per lui.-
- No, non lo so.-
- Ti conosco da poco più di un'ora e riconosco che sei una pessima bugiarda.-
Osservo, oltre il velo delle lacrime, il viso rassicurante di Angelo cercando d'imprimermelo nella mente. Forse, sarebbe stato l'ultimo viso che avrei visto.
- Lui lo sa.-
- Cosa?-
- Che sei innamorata di lui. -
Sbatto gli occhi, confusa. - Come fai a saperlo?-
- Solo un cieco non si accorgerebbe di quello che provi per lui: quando ne parli ti si illuminano gli occhi e sorridi come un'ebete quando pronunci una sua caratteristica.-
- Lui è cieco.-
- Ne sei sicura?-
Rimango in silenzio, rimuginando su quello che mi ha appena detto. Elia non è mai stato ferrato sui sentimenti: è una persona troppo razionale per farsi sopraffare dalle emozioni.
Eppure...forse, una piccola parte di lui lo sapeva.
Un ticchetto improvviso si propaga per il luogo deserto. Qualcuno ha azionato il timer della bomba. Alzo gli occhi su Angelo, terrorizzata. - Vai via, scappa! Sei ancora in tempo!-
Scuote il capo e alzandosi mi si avvicina, per poi sedersi a fianco a me.
- Non ti lascio.-
- Non mi conosci.-
Non mi risponde e mi prende la mano.
- Lui non è innamorato di te, sono sicuro che lui in realtà ti ami.-
Non rispondo, ascolto il ticchettio del timer e il tempo passare.
Chiudo gli occhi, e stringo la mano.
   
 
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