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Autore: vannagio    23/09/2011    14 recensioni
«Senti, sei mai stata giù nelle cucine, Hermione?».
«No, certo che no» rispose lei asciutta. «Non credo che gli studenti debbano...».
«Be', noi ci siamo stati» disse George, indicando Fred, «un sacco di volte, a prendere del cibo. E li abbiamo visti, e sono felici. Gli elfi domestici sono convinti che il loro è il più bel lavoro del mondo...».
«E' perché non sono istruiti e gli hanno fatto il lavaggio del cervello!» sbottò Hermione in tono acceso.

(Harry Potter e Il Calice di Fuoco, capitolo 15 “Beauxbatons e Durmstrang”)
[Dedicata a chiaki89 che oggi compie gli anni. Tantissimi auguri, cara!]
[Affetta da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Per la serie…
“Quando vannagio vaneggia!”






Dedicata a chiaki89, che oggi compie gli anni.
Tantissimi auguri, mia carissima S!
Posso dire di aver tentato. Spero tanto che apprezzerai almeno l’impegno.








Elfo domestico




«Senti, sei mai stata giù nelle cucine, Hermione?».
«No, certo che no» rispose lei asciutta. «Non credo che gli studenti debbano...».
«Be', noi ci siamo stati» disse George, indicando Fred, «un sacco di volte, a prendere del cibo. E li abbiamo visti, e sono felici. Gli elfi domestici sono convinti che il loro è il più bel lavoro del mondo...».
«E' perché non sono istruiti e gli hanno fatto il lavaggio del cervello!» sbottò Hermione in tono acceso.

(Harry Potter e Il Calice di Fuoco, capitolo 15 “Beauxbatons e Durmstrang”)




Era la terza volta che rileggeva la stessa frase.
Hermione non riusciva proprio a concentrarsi. Cosa alquanto insolita per una come lei. La biblioteca non era molto affollata quel pomeriggio e il silenzio regnava indisturbato: il luogo ideale per finire il tema di Trasfigurazione, insomma. E allora come si spiegava che era già trascorsa un’ora e non aveva scritto neanche dieci centimetri di pergamena?
Sbuffò per la frustrazione. Ripose la piuma d’oca nel calamaio e si stropicciò gli occhi stanchi senza preoccuparsi dell’inchiostro che le imbrattava le dita.
A volte si chiedeva quale impulso masochistico l’avesse spinta a frequentare il settimo anno a Hogwarts. Avrebbe potuto saltarlo, proprio come quei due scansafatiche del suo ragazzo e del suo migliore amico. Nessuno gliene avrebbe fatto una colpa, viste e considerate le imprese di cui si era resa partecipe.
Ma lei era Hermione Jean Granger. Non sceglieva mai facili scorciatoie. Era un’alunna diligente che adempiva al suo dovere, che faceva sempre la cosa giusta, che non lasciava mai le cose a metà.
Tranne quel maledetto tema.
Hermione sbuffò per la seconda volta e prese a massaggiarsi la pancia. Provava un leggero fastidio allo stomaco. Forse a pranzo aveva mangiato troppo… oppure si stava avvicinando quel particolare periodo del mese.
Intanto, senza rendersene conto, il suo sguardo era saettato tre banchi più in là.
Seduto nell’angolo più buio e nascosto della biblioteca, si trovava Draco Malfoy. Come tutti gli studenti di Hogwarts, anche Draco era stato invitato a ripetere l’anno. La preside aveva deciso di ritenere nullo quello precedente, visti i discutibili insegnamenti che i Mangiamorte avevano impartito e considerato il fatto che molti studenti, soprattutto Nati Babbani, non avevano potuto frequentare la scuola.
Draco aveva il naso incollato alle pagine di un libro polveroso, grosso il doppio della sua testa. La schiena ingobbita, la testa infossata nelle spalle, i capelli a formare una tendina davanti agli occhi, sembrava quasi che volesse sparire dentro la carta stampata. Si allontanava dal libro quel tanto che bastava per appuntare qualcosa su una pergamena o voltare pagina.
Probabilmente stava lavorando anche lui al tema di Trasfigurazione, pensò Hermione mentre continuava a massaggiarsi il ventre. La stretta allo stomaco le faceva serrare le labbra.
Quando il ragazzo alzò gli occhi per guardarsi intorno con aria circospetta, Hermione sussultò in maniera impercettibile e tornò immediatamente a fissare la sua pergamena. Ci mancava solamente che Draco Malfoy la sorprendesse a spiarlo. Non voleva dargli l’opportunità di deriderla con stupide battutacce.
Hermione afferrò con stizza la piuma d’oca, decisa a riprendere la stesura del tema, ma lo strisciare di alcune sedie sul pavimento attirò la sua attenzione. Con un flebile plop di rassegnazione, la piuma affondò nuovamente nell’inchiostro del calamaio.
Nott e Zabini stavano passando davanti al banco di Malfoy. I due gli concessero a mala pena un cenno del capo, neanche si fossero vergognati ad ammettere di conoscerlo, poi uscirono rapidamente dalla biblioteca e l’altro tornò alla lettura del suo volume come se nulla fosse successo.
Va bene, smetti di fissarlo e concentrati sul compito.
Il fastidio allo stomaco si era fatto più subdolo. Stupido budino al cioccolato!
Hermione digrignò i denti - non sarebbe stato un comunissimo mal di pancia a distrarla dai compiti - e allungò la mano per impugnare, ancora una volta, la piuma. A quanto pareva, però, qualcuno lassù aveva deciso di remarle contro.
«Stai attento a come ti muovi, sottospecie di troll analfabeta!».
L’insulto di Draco Malfoy era rimbombato in tutta la biblioteca.
«Ops, scusami tanto!».
Jimmy Peakes aveva accidentalmente urtato il banco di Malfoy, facendo cadere parecchie delle cianfrusaglie che vi erano sopra. Adesso gli rivolgeva un ghigno beffardo, carico di aspettativa e tutt’altro che dispiaciuto.
«Raccogli tutto. Immediatamente. Altrimenti…».
«Altrimenti, che cosa? Chiami il tuo paparino Mangiamorte?».
Il grigio luccichio degli occhi di Draco parve spegnersi, le sue spalle afflosciarsi.
«Cosa sta succedendo, qui?».
Attirata dagli schiamazzi, Madama Pince si era fiondata sui due ragazzi come un rapace sulla preda.
Mentre la risata di Jimmy si allontanava, seguita dallo sguardo sospettoso della bibliotecaria, Draco si chinò per terra e raccolse le sue cose in silenzio.
Il mal di stomaco di Hermione si era trasformato in una violenta nausea. Per poco non vomitò su libri e pergamene.


***


«Hermione?».
«Sì?».
«Che cosa ci fai con le gambe in aria e la testa ficcata lì dentro?».
Hermione emerse dai meandri del suo baule, tossicchiando, sputando polvere e tirandosi dietro una pila di libri piuttosto consumati. Ginny la osservava perplessa, un sopraciglio inarcato e le braccia conserte sul petto.
«Stavo cercando il libro di Trasfigurazione del sesto anno. Devo consultarlo per scrivere il tema della McGranitt».
Si sedette a gambe incrociate sul letto e cominciò a esaminare, uno ad uno, i tomi che aveva appena estratto dal baule.
Era stata costretta a lasciare la biblioteca, un po’ dalla nausea che l’aveva assalita all’improvviso, un po’ dall’episodio al quale aveva assistito. Forse da entrambe le cose. In ogni caso, non era riuscita a trovare una spiegazione logica alla sua reazione.
«Usare l’incantesimo di Appello era troppo facile?», domandò con ironia Ginny.
«Già fatto», rispose Hermione, ricomponendosi immediatamente. «Il libro non è uscito fuori. Ma sono sicurissima di averlo messo nel baule prima di partire per Hogwarts. Impossibile che non ci sia».
Ginny sospirò, rassegnata. Prese posto accanto all’amica e le diede una mano a cercare.
«E questo cos’è?», chiese poco dopo.
Hermione si voltò verso l’amica, seccata per l’interruzione che la stava distraendo dalla sua ricerca. Trovare quel libro era vitale per lei. Per lei, ma soprattutto per la sua media scolastica.
Ciononostante, quando Ginny le mostrò il piccolo bitorzolo di lana infeltrita, che chissà come era rimasto incastrato tra le pagine del libro di Incantesimi, Hermione non riuscì a trattenere un sorriso nostalgico.
Lo prese ed emozionata se lo rigirò tra le mani.
Sentiva addosso lo sguardo indagatore di Ginny, così si affrettò a spiegare.
«Ti ricordi del C.R.E.P.A.? Il Fronte di Liberazione degli elfi domestici?».
Ginny annuì.
«Questo è uno dei primi berrettini che ho fatto per liberare gli elfi domestici di Hogwarts. Non ho idea di come sia finito lì».
«Sembra un copriteiera».
Hermione rise, per niente offesa dal commento dell’amica. Quel coso viola e arancione era oggettivamente brutto. E parecchio sformato, anche.
«Ricordo bene l’esasperazione di mio fratello Ron, invece». Questa volta risero entrambe. «E anche quella di Harry. Non avevano tutti i torti, devi ammetterlo. Non si può aiutare chi non vuole essere aiutato».
«Sciocchezze!», tagliò corto Hermione, sicura del fatto suo. «Sbagliavo approccio, tutto qua».
Cominciò a massaggiarsi la pancia.
Succedeva sempre quando venivano tirati in ballo i diritti degli elfi domestici o le ingiustizie ai danni di una creatura più debole. Uno strano e indefinibile malessere le stringeva lo stomaco in una morsa quasi impercettibile, ma persistente, e per questo ancora più fastidiosa. Come quando si ha un incarico impellente da svolgere, ma non si ha la più pallida idea di dove cominciare per portarlo a termine.
Ginny sembrò esitare prima di replicare.
«Gli elfi domestici non la pensano come te. Lo sai, vero? È inutile. Sono convinti delle loro idee».
Niente di più sbagliato. Quelle idee erano state inculcate, le loro menti erano state manipolate e plagiate. Non erano informati, non erano istruiti. Andavano avanti con i paraocchi, terrorizzati da ciò che non avevano mai conosciuto davvero. Sarebbe bastato così poco per fare capire loro quanto si stessero sbagliando. Giusto un po’ di gentilezza, polso fermo, buona volontà e perseveranza.
Perché il vero problema non era la schiavitù in sé, ma la loro ignoranza.
«Anche i Mangiamorte erano convinti delle loro idee, Ginny. Questo, però, non vuol dire che fosse giusto permettere loro di…».
La frase rimase in sospeso.
«Hermione? Ehi, che ti prende?». Ginny agitava la mano davanti agli occhi di Hermione, ma lei in realtà non la vedeva. «Ti senti male?».
Tutt’altro. Stava benissimo.
La stretta allo stomaco che l’aveva tormentata per tutto il pomeriggio si era finalmente allentata.


***


Hermione prese un bel respiro profondo e poi, senza rimuginare troppo su ciò che stava per fare, si avviò a passo di marcia verso l’angolo più buio e nascosto della biblioteca, quello che ormai sembrava essere diventato proprietà privata di Draco Malfoy.
Quando Hermione prese posto di fronte al ragazzo e questi alzò lo sguardo dal libro realizzando chi lei fosse, la sua reazione fu… buffa. La fissò a occhi sgranati e bocca spalancata per alcuni secondi. Somigliava tantissimo a Ron, in quel momento. Passato l’attimo di incertezza e sbalordimento, Draco frugò freneticamente nelle tasche della divisa, estrasse la bacchetta e con mano tremante la puntò contro Hermione.
«Vattene via. Lasciami in pace».
«Non essere ridicolo, Malfoy».
«Vattene via, ho detto».
«Abbassa la bacchetta». Hermione provò a stiracchiare le labbra in un sorriso rassicurante. «Se avessi voluto ingaggiare un duello con te, credi forse che avrei scelto la biblioteca come campo di battaglia?».
Draco parve valutare con attenzione le sue parole. La bacchetta, però, rimase puntata contro il petto della ragazza.
«Perché sei qui, allora?».
«Per studiare. E perché voglio aiutarti», rispose laconica.
Draco tornò a sgranare gli occhi e a spalancare la bocca, ma questa volta lo stupore durò poco. Mise giù la bacchetta e scoppiò a ridere.
Hermione incrociò le braccia al petto, fissando Malfoy con cipiglio severo. La gentilezza prima di tutto, okay. Farsi mettere i piedi in testa, però, no. Il polso fermo era indispensabile.
«Malfoy, smettila di ridere. Madama Pince ci caccerà».
«No, aspetta. Fammi capire bene. Tu. Vorresti aiutare. Me?». Le risate si bloccarono in fretta e Malfoy si fece improvvisamente serio. «Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno. Tanto meno di una Sanguesporco come te». Il grigio luccichio dei suoi occhi era intenso e minaccioso.
Ma Hermione non si era aspettata nulla di diverso da Malfoy. Non batté ciglio e non si fece intimidire. Gentilezza e polso fermo. Doveva tenerlo bene a mente.
«Mettiamola in questo modo, Malfoy. L’anno scolastico è appena cominciato e le cose tra te», Hermione frullò le dita in aria, «e tutto il resto del corpo studentesco non vanno granché bene».
«Credi che me ne importi qualcosa?».
«Ma se ti facessi vedere in mia compagnia, una o due volte al giorno», proseguì Hermione senza badare alla provocazione del ragazzo, «se cambiassi atteggiamento, insomma, forse vivere qui potrebbe diventare un po’ più semplice, non ti pare?».
«Te lo ripeto, Granger. Credi che me ne importi qualcosa di che cosa pensa quel branco di smidollati?».
Da che pulpito!
Tuttavia, ancora una volta, Hermione ignorò le parole del ragazzo.
«Ti ho portato un regalo».
«Come… un cosa?».
Draco pareva profondamente turbato, adesso.
«Re. Ga. Lo», scandì lei, sospirando rassegnata. «A volte mi ricordi Ron».
Il ragazzo scattò in piedi. Il viso rosso per la rabbia. Uguale a Ron. Preciso.
«Non paragonarmi a quel…».
«Avanti, aprilo».
Gli porse un pacco rettangolare, rivestito da una graziosa carta verde e argento.
Il regalo rimase sospeso tra loro per un po’, mentre Draco lo fissava dall’alto e lanciava di tanto in tanto occhiate sospettose a Hermione. Poi l’avidità che lo caratterizzava ebbe la meglio. Lo afferrò bruscamente e tornò a sedersi. L’elegante carta da regalo finì presto accartocciata per terra.
Per la terza volta nel giro di pochissimo tempo, stupore e incredulità comparvero sul viso di Draco Malfoy.
«Un libro di Babbanologia?».
«Esatto», confermò Hermione. «Non è male. Fatta eccezione per il capitolo sulle papere di gomma, è molto attendibile».
«Ed io cosa dovrei farci, scusa?».
Il sorriso di scherno di Malfoy non riuscì a demoralizzare la ragazza.
«Leggerlo, ovvio». Fece spallucce. «Il tuo problema, Malfoy, è che sei terribilmente ignorante in materia di Babbani e Nati Babbani. Li odi e li disprezzi a prescindere, perché ti hanno inculcato che è giusto così e basta. Ma se tu provassi a conoscere…».
«Non cambierebbe nulla».
Per poco non le sputò in faccia.
«Come fai a saperlo?», chiese serafica. «E poi, se la gente ti vedesse interessato alla cultura dei Babbani...». Il viso di Hermione si illuminò all’improvviso. «Anzi, sai cosa? Potresti frequentare il corso di Babbanologia! Sono sicura che la professoressa McGranitt…».
«Okay, adesso basta». Com’era prevedibile, Draco non condivideva affatto l’entusiasmo di Hermione. Scattò nuovamente in piedi e raccolse rapidamente libri e pergamene. «Sono stato fin troppo paziente, Granger. A mai più rivederci».
Hermione sorrise nel vederlo allontanarsi di corsa, neanche fosse stato inseguito da un ippogrifo imbizzarrito. Mentre anche l’ultima ciocca platinata scompariva dietro la porta d’ingresso della biblioteca, Hermione capì che avrebbe avuto bisogno di tutta la gentilezza, polso fermo, buona volontà e perseveranza di cui disponeva per aiutare il ragazzo.
In fin dei conti Draco Malfoy non era molto diverso da un elfo domestico.
Il suo era solo un problema di lavaggio del cervello e ignoranza.


***


Draco Malfoy scrutava di sottecchi - come se non volesse farsi sorprendere da qualcuno - il libro che la lurida Sanguesporco gli aveva regalato.
Lei regalare qualcosa a me. Semplicemente ridicolo!
La copertina recava l’immagine di una grossa papera gialla in movimento. Sguazzava, nuotava e starnazzava allegramente, dentro quella che Draco interpretò essere la versione Babbana di una vasca da bagno piena di acqua.
Non aveva ancora deciso cosa farne.
Da prima fu tentato di far esplodere il libro con un incantesimo Esplosivo. E aveva già estratto la bacchetta, quando si rese conto che nessuno poteva vederlo, lì dov’era. Le tende verde smeraldo del letto a baldacchino lo proteggevano dagli sguardi indiscreti dei compagni di dormitorio. Se avesse dato una veloce lettura a quel libro - ammesso che lo avesse fatto davvero - chi lo sarebbe venuto a sapere?
Nessuno. Neanche la Sanguesporco.
Si guardò intorno, come un idiota, per assicurarsi che Nessuno lo stesse spiando.
Poi, con il cuore che gli martellava nel petto, prese il libro, lo aprì e cominciò a leggere.
Capitolo uno: “Uso corretto del telefono”.









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Note autore:
Non amo le Dramione, chi mi conosce lo sa. La mia amica Serena, invece, le legge volentieri, perciò in occasione del suo compleanno ho provato a scriverne una. Piaciuta la sorpresa, tesoro? XD
Ho lasciato volutamente aperto il finale, così ognuno può immaginare la conclusione che preferisce.^^
L’unico periodo in cui mi sembra plausibile che Draco e Hermione possano avvicinarsi in qualche maniera è il settimo anno a Hogwarts, dopo la fine della Seconda Guerra Magica. Hermione è l’unica del magico trio a essere tornata a scuola per concludere gli studi (Rowling docet), quindi senza Ron nei paraggi le cose si semplificano un po’.
Ripeto, però, per quanto mi riguarda… Hermione/Ron 4 evaahhhh!
“Sanguesporco” è una libera traduzione di “Mudblood” (letteralmente “fango-sangue”). Sappiamo tutti che nella versione inglese (in quella italiana è stato fatto un errore di traduzione) Draco chiama Hermione “Mudblood”, non “Half-blood”, e che c’è una bella differenza tra i due termini.
L'idea di inserire la papera di gomma nel libro di Babbanologia deriva da una scena del film "Harry Potter e La Camera dei Segreti", in cui il Signor Weasley chiede a Harry a che cosa serva la papera di gomma nel mondo Babbano.
Ringrazio Kagome_86, che è stata così gentile e paziente da betare questa umilissima shot.
A presto, vannagio










Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP! I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

   
 
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