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Autore: CABARETdelDIAVOLO    23/09/2011    5 recensioni
Thor/Loki. Non Slash.
Basta un istante per trasformare un sogno in un incubo.
Sono le nostre scelte a fare di noi ciò che siamo. Ma a volte sbagliamo. Ed è solo quando ce ne rendiamo conto, quando oramai è troppo tardi, che desideriamo tornare indietro e rivivere quell'unico istante che può cambiare tutta la nostra vita. E Thor nel suo cuore ora si chiede cosa sarebbe successo se quel giorno avesse preso un'altra decisione.
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sliding Doors

"Ci sarei riuscito padre! Per te! Per tutti noi!"

Loki grida appeso alla lancia d'oro, la sua voce è spezzata e tremante ma sul suo viso c'è un'espressione piena di speranza e tristezza.

Stringo la presa su Gungnir cercando di resistere nonostante la fatica e il frastuono tutt'intorno.

Tutto sembra improvvisamente rallentare.

Parte di Asgard è distrutta, il Bifrost è frantumato ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è l'uomo sospeso a un metro da me.

"No, Loki..."

Non ho mai visto mio fratello in questo stato. I suoi occhi, gli occhi che ho sempre visto timidi e insicuri, sono puntati su nostro padre, intensi, penetranti e pieni di solitudine.

Ha tentato di distruggere un intero pianeta, di uccidere migliaia di persone innocenti. Ha imbrogliato e mentito a me e a tutti gli altri.

Ma non lo lascerò cadere...

Non posso.

Perché, forse tutto questo... non è solo colpa sua.

"How the hell did we wind up like this? Why weren't we able to see the signs that we missed, and try to turn the tables?"

"Riesci sempre a rovinare tutto Loki!"

La voce di Volstagg risuonò come un ruggito davanti alle porte del palazzo di Asgard.

Alla sua destra, Hogun, silenzioso come sempre, guardava con seccato disappunto verso il ragazzo dai capelli scuri, fermo qualche passo da lui.

Tutti lo guardavano.

Fendral, braccia incrociate e sopracciglia aggrottate, sembrava il più irritato di tutti, mentre Sif tamburellava con le dita su un fianco, mostrando solo in viso tutto il fastidio che provava.

"Non possiamo stare nella sala delle armi, lo sapete!"

Loki tentò di parlare con la massima calma, tenendo gli occhi grigio-azzurri puntati sui suoi interlocutori.

"Oh! E da quando in qua sei così attento alle regole, piccoletto?"

Il rosso era visibilmente scocciato e continuava a muoversi avanti e indietro facendo profondi e rumorosi respiri.

"Avanti Volstagg, andiamo dentro..."

Il giovane Thor parlò lentamente e, fissando il fratello con rimprovero, scosse la testa.

Fin da quando erano piccoli, si era sempre scontrato con Loki su quasi ogni cosa. Si accapigliavano per scherzo, per divertimento, a volte per rabbia ma non era mai una cosa seria. Gli voleva bene e avrebbe tanto voluto che anche gli altri lo rispettassero quanto lui.

Poggiò una mano sulla spalla del rosso incitandolo nuovamente ad entrare nel palazzo ma egli si scrollò dalla presa.

"No Thor, ora basta, mi sono davvero stancato di questo saputello irritante!"

A quelle parole, Loki serrò la mandibola con forza, stringendo i pugni.

Litigava con suo fratello da quando aveva memoria, era abituato a ricevere attacchi e frecciatine e per lui era diventato quasi un gioco rispondere ed azzuffarsi con Thor. Era normale e a volte perfino piacevole, perché in qualche modo in quei momenti non si sentiva solo, come invece spesso gli capitava.

Ma quelle parole non erano un passatempo allegro tra due fratelli.

Volstagg non era Thor.

"Non osare Volstagg..."

La voce gli uscì bassa e soffocata.

"Non mi fai paura Loki..."

Le labbra del rosso si piegarono in un sorriso beffardo.

"Sei solo un bambino pieno di paure che non può fare nulla senza il permesso di papà."

In un istante, tutti, eccetto i due litiganti, furono attraversati da un brivido.

Sif e Hogun lanciarono un rapido sguardo verso Thor, il quale era tornato con lo sguardo fisso, preoccupato e attento, verso il fratello. Sembrava aver dimenticato tutto ciò che Volstagg aveva detto dall'inizio della discussione, fino a quel momento. Fino all'ultima frase. Aveva la mandibola rigida e, in viso, un'espressione terribilmente seria.

Fendral fece un passo avanti, avvicinandosi a Volstagg. Il fastidio che pochi istanti prima aveva disegnato sul viso era scomparso, lasciando posto ad una spiacevole sensazione di disagio.

Stavano esagerando.

Loki non era mai andato molto a genio a nessuno di loro, eccetto Thor, ma non era un buon motivo per nominare con così poco rispetto il Padre degli Dei, soprattutto in presenza di due principi.

"O-Ora bast-"

"Andiamo Loki, cos'è hai perso le parole?"

Volstagg sorrise soddisfatto. Aspettava quell'occasione da parecchio tempo. Dire a quel ragazzetto dai capelli neri tutto quello che pensava di lui.

Nessuno parlò.

Per qualche istante sui ragazzi calò un gelido silenzio, pungente come il vento che aveva iniziato a soffiare intorno a loro.

"Peccato..."

Continuò il rosso portandosi le mani ai fianchi.

"...erano le uniche cose con cui riuscivi a difenderti."

Dopo un attimo che parve interminabile, Thor, che non aveva mai staccato gli occhi dal fratello, vide le labbra di Loki muoversi quasi impercettibilmente e sussurrare qualcosa che non riuscì a sentire. Nessun altro sembrò notarlo. Erano troppo concentrati a tenere d'occhio Volstagg.

"Non ti ho mai sopportato Loki, e vuoi sapere perché?"

Thor trattenne il respiro e finalmente spostò la sua attenzione sul rosso. Tutti lo ascoltavano con attenzione e preoccupazione ma nessuno si azzardò a fermarlo.

Sembravano pietrificati, e non avevano idea di cosa fare.

"Sembra sempre che tu stia nascondendo qualcosa..."

"...smettila..."

Questa volta, il sussurro di Loki fu abbastanza alto per essere sentito da tutti.

Fendral azzardò un altro rapido passo verso Volstagg mentre Sif e Hogun si scambiarono uno sguardo fulmineo.

Thor non si mosse, riportando gli occhi azzurri a cercare quelli del fratello, ma li trovò puntati verso terra. Sembravano persi nel vuoto e pieni di una rabbia che non aveva mai visto prima.

"...e non mi piacciono le persone misteriose..."

Volstagg alzò la voce accennando un mezzo passo verso il ragazzo moro.

Loki chiuse gli occhi inspirando profondamente.

"...Smettila."

Sembrava che la parola gli uscisse dalla bocca come il ringhio di una pantera.

Il rosso sporse il viso in avanti, quasi a voler sfidare il suo avversario.

"...perché hanno sempre qualcosa di malvag-!"

"STA ZITTO!"

Un tuono risuonò nel cielo con un boato assordante, lasciandosi dietro la scia luminosa del fulmine.

Tutti gli sguardi rimasero puntati sul ragazzo la cui voce aveva appena squarciato il cielo con un urlo.

Thor era immobile, incredulo, spaventato. Non sapeva come comportarsi, non sapeva cosa fare. Non aveva mai visto Loki reagire in quel modo, non lo credeva nemmeno capace di provare tanta collera. Suo fratello, che certe notti lui scopriva seduto, tutto solo, in un angolo della sua stanza a guardare fuori dalla finestra. Suo fratello, così diverso da lui e da tutti gli altri ma sempre pronto per primo a seguirlo. Suo fratello, con cui scambiava sempre un sorriso di nascosto mentre la loro madre li rimproverava per qualche disastro che avevano combinato giocando.

Lentamente il ticchettio di fini gocce di pioggia riempì l'aria mentre dense nuvole nere si addensarono rapidamente sopra le loro teste.

Loki teneva gli occhi piantati in quelli di Volstagg. Era spaventato, arrabbiato e, in qualche modo, fiero di essere riuscito a rispondere al rosso. Ma questo non gli fu di nessun conforto. Nessuno altro aveva detto una parola. Probabilmente, tutti pensavano quello che pensava Volstagg.

Nell'aria gelida tagliata dalla pioggia, il ragazzo dai capelli scuri sentì crescere dentro di sè una rabbia dolorosa e distruttiva che non riusciva a comprendere.

Improvvisamente, il rosso singhiozzò una risata e facendo un passo indietro si posizionò al fianco di Thor.

"Sai perché ti abbiamo tollerato per tutto questo tempo Loki?"

Thor lanciò uno sguardo feroce all'amico e tentò di parlare, ma nessun suono riuscì ad uscire in tempo dalle sue labbra.

"Solo perché Odino ha comandato a tuo fratello Thor di non lasciarti in disparte."

Il ragazzo biondo rimase bloccato per un istante, il respiro fermo in gola, poi chiuse gli occhi espirando sconfitto.

Era qualcosa che Loki non avrebbe mai dovuto sapere.

Con timore, riportò l'attenzione verso il fratello e rimase profondamente ferito nel vederlo fermo, braccia lungo i fianchi e occhi ancora puntati su Volstagg, spenti, vuoti, freddi.

Non avrebbe mai dovuto saperlo.

Loki sentì la pioggia gelida, sempre più fitta, bagnargli il viso e le mani, mentre il suo sguardo scivolava dolorosamente verso terra.

Non gli era mai importato di Hogun, Sif, Fendral, né tanto meno di Volstagg. Ma Thor...

L'unico che sembrava essersi affezionato e l'unico a cui lui si fosse mai affezionato, suo fratello, il solo amico che aveva. Tutto ciò che faceva era eseguire un ordine di loro padre.

Come in uno dei suoi incubi, da cui si svegliava la notte, ansimante e spaventato, Loki si sentì inghiottire da una voragine. Si sentì invadere il petto da un'ombra glaciale, crudele, nera.

Si sentì immensamente solo.

Volstagg scosse la testa, si girò con uno scatto ed afferrò il giovane biondo per le spalle, facendolo ruotare e portandolo verso le porte del palazzo. Gli altri lo seguirono all'istante.

Arrivano sulla soglia in pochi secondi ma prima di sparire dentro l'antro, il principe voltò la testa un'ultima volta e lanciò uno sguardo verso l'esterno.

Le gocce rimbalzavano sulla sagoma del ragazzo dai capelli scuri, rimasto immobile ed abbandonato sotto l'acqua.

Loki.

Thor provò una profonda tristezza, mentre guardando il viso di suo fratello non capiva se quelle che vedeva erano gocce di pioggia o lacrime.

"Nothing's wrong just as long as you know that someday I will..."

Quella sera la pioggia non aveva ancora smesso di cadere.

Il rumore delle gocce che battevano incessantemente sulle finestre e sui tetti del palazzo sembravano la frenetica cavalcata di una mandria di bestie spaventate. Accecanti lampi squarciavano il cielo scuro, subito seguiti da fragorosi tuoni che rimbombavano per tutte le stanze con una eco che pareva far tremare le pareti.

Thor era corso nella sua stanza subito dopo il banchetto e si era lasciato sprofondare nel letto, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a pensare ad altro che agli avvenimenti di quel pomeriggio.

Loki non era nemmeno venuto a cena e nessuno l'aveva più visto da quando erano entrati nel palazzo, lasciandolo fuori, qualche ora prima.

Tentò di distrarsi pensando a qualcos'altro ma per quanto si sforzasse non riusciva ad ingannare ciò che provava.

Le sue emozioni, le sue vere emozioni, si riflettevano inevitabilmente facendo tremare il cielo con tuoni sempre più forti.

Non riusciva a pensare ad altro che alle parole di Volstagg che, per quanto brusche e scortesi, erano vere.

Odino gli aveva ordinato di badare a Loki, di non metterlo in disparte, di non lasciare che si chiudesse in se stesso. Doveva ammetterlo, all'inizio non gli era piaciuta nemmeno un po' l'idea di dover fare da balia a quel piccoletto che gli era sempre sembrato così strano. Ma pian piano si era reso conto che non era affatto male averlo accanto. Aveva scoperto che non era spiacevole stare con lui. Aveva scoperto che non era noioso e antipatico come pensava ma, anzi, era geniale e a volte, addirittura più pestifero di lui.

Aveva scoperto suo fratello.

Il dovere era diventato un piacere e ora, quando portava Loki con sè era perché voleva farlo e non perché gli era stato ordinato.

Thor fece uno scatto e si mise a sedere sul bordo del letto.

Doveva dirglielo.

Doveva dire a suo fratello che le cose che aveva sentito quel pomeriggio non erano tutte vere, dirgli che avrebbe dovuto difenderlo da quello che Volstagg stava gridando e che gli dispiaceva davvero di non averlo fatto.

Si passò una mano tra i capelli scostandoli dal viso, si alzò in pedi, afferrò da una sedia un giubbetto scuro lungo fino alle ginocchia e con un balzo arrivò alla porta.

In meno di un minuto stava camminando silenziosamente lungo i corridoi del palazzo diretto con passo deciso verso la camera di Loki.

"Well, I hoped that since we're here anyway we could end up saying things we've always needed to say..."

"Thor..."

Il principe si bloccò con il timore che la persona alle sue spalle fosse suo padre e che nel giro di qualche secondo gli avrebbe intimato severamente di tornare nella sua camera poiché non era l'ora di gironzolare per le stanze.

Lentamente si voltò e un leggero sorriso gli apparve sul viso nel vedere Hogun in fondo del corridoio, braccia incrociate dietro la schiena, che lo fissava dubbioso.

"Thor, dovrei parlarti."

Disse con molta tranquillità facendo qualche passo verso di lui.

"Non adesso Hogun, ne parliamo domani. Ora scusa, devo andare!"

Rispose il biondo, girandosi e riprendendo a camminare con più rapidità, lasciando l'amico sorpreso e sbigottito.

Attraversò gli ultimi corridoi al buio per evitare che qualcuno lo scoprisse e in pochi minuti arrivò a destinazione.

Svoltato l'angolo, istintivamente si fermò.

Vide la porta della camera di Loki e con energico entusiasmo vi saltò davanti. Fece un largo sorriso e bussò rumorosamente con le nocche.

Dopo qualche secondo, dall'interno, la voce sussurrata di suo fratello rispose piuttosto irritata.

"Chi è?"

Solo in quel momento Thor si rese amaramente conto che in tutto il tempo che aveva impiegato per arrivare fin lì, da quando si era alzato dal suo letto, non aveva mai pensato a cosa fare una volta che si fosse trovato davanti a Loki.

Non aveva la minima idea di cosa dire.

"Ehm...sono Thor, io..."

"Vai via."

Il biondo rimase allibito e per circa un minuto non riuscì più a pronunciare una parola. Migliaia di pensieri gli si affollavano nella testa ma nulla gli sembrava potesse servire a qualcosa in quel momento. Dopo poco tirò un profondo respiro e provò a dire la cosa più inutile che gli venne in mente.

"Loki, fammi entrare. Ti devo parlare."

"Non stare a sprecare il fiato Thor. Torna nella tua camera."

Quella risposta così immediata lo fece rimanere amareggiato soprattutto per la cattiveria che sentì nella voce del fratello.

"Dai apri..."

"Coma mai sei qui? Nostro padre ti ha ordinato di venire a vedere come stava il tuo povero fratellino?"

Thor scosse la testa alzando gli occhi verso il soffitto. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma era lì per un motivo ben preciso e delle parole spiacevoli non sarebbero state sufficienti per farlo rinunciare. Non si sarebbe arreso facilmente.

"Falla finita e apri la porta!"

Concluse con tono deciso.

"Perché?..."

La voce tagliente di Loki si fece sempre più alta, accompagnata dal rumore dei suoi leggeri passi e il biondo capì che doveva essere arrivato esattamente di fronte a lui, dalla parte opposta della porta.

"...cos'è, non riuscivi a dormire e sei venuto a metterti la coscienza a posto?"

Per un attimo nessuno dei due proferì altra parola.

Thor si stava visibilmente irritando, strinse i pugni e serrò la mandibola mentre il suo respiro si accelerava per la rabbia.

Suo fratello era l'unica persona in tutta Asgard a riuscire a fargli perdere la pazienza in così poco tempo.

"Loki..."

Con voce ferma si preparò a rispondere bruscamente alla provocazione ma, all'improvviso, udì un colpo contro la porta, come se qualcuno dall'interno ci avesse appoggiato la testa, e subito dopo un affranto sospiro.

"...so già cosa vorresti dirmi..."

Il tono di voce era drasticamente cambiato. Adesso era flebile, tranquillo, rassegnato.

"...puoi risparmiarti la fatica..."

Aveva scordato quanto Loki fosse sveglio ed intuitivo e il fatto che tutte le frasi che gli passassero per la mente in quel momento fossero di una banalità imbarazzante non era per niente d'aiuto.

Aveva la bocca semiaperta nel tentativo di far uscire qualche suono che somigliasse a una parola di senso compiuto ma fu tutto inutile.

Sconsolato, Thor abbandonò la fronte contro la porta e chiuse gli occhi.

"È vero..."

Cominciò a parlare dolcemente con la voce piena di rammarico.

"...quello che ha detto Volstagg..."

Con uno sforzo il biondo trasse un faticoso respiro.

"Nostro padre mi aveva chiesto di non lasciarti solo e...all'inizio non volevo ascoltarlo ma poi..."

Lentamente risollevò la testa, guardando con i suoi occhi azzurri la porta, nel punto in cui poco prima aveva sentito suo fratello appoggiarsi.

"...poi mi sono accorto che mi piaceva averti in giro, si, insomma..."

Imbarazzato, Thor si grattò la nuca storcendo il viso in una comica smorfia.

"Era divertente stare in tua compagnia..."

Il silenzio calò pian piano in tutto il corridoio. L'unico suono che rimase furono le gocce di pioggia, ora più piccole e rade, che ticchettavano allegramente sui vetri.

Poi improvvisamente...

"Mi pareva di aver capito che io sono insopportabile..."

Dall'interno della stanza, la voce di Loki riprese a farsi sentire, questa volta, quasi sarcastica.

Piacevolmente stupito, Thor non poté trattenere un impercettibile sorrisetto che gli si disegnò in viso.

"Oh, ma tu sei insopportabile!"

Rispose ironicamente, portandosi il braccio sopra la testa e appoggiandosi alla porta, pronto ad accogliere una qualsiasi reazione da parte di Loki.

Ma nessuna replica giunse da dentro la camera.

Con uno scatto la maniglia si abbassò e Thor fu costretto a spostarsi mentre la porta si apriva.

In pochi istanti, sulla soglia, si posizionò la figura di Loki che, con le braccia incrociate e lo sguardo di chi da un momento all'altro potrebbe colpirti con un pugno, prese a guardarlo negli occhi.

"Grazie Thor..."

Disse infine in modo piuttosto sprezzante.

Il biondo, rimasto serio e composto fino a qual momento, spalancò la bocca in un buffo sorriso, così ridicolo che perfino il ragazzo dai capelli scuri non riuscì a trattenersi e abbandonò le labbra ad un tenero sorriso.

"...però, sei sempre mio fratello Loki..."

"Someday, somehow, I'm gonna make it all right, but not right now..."

Avrei tanto voluto che andasse così...

Ma quella sera uscii dalla mia stanza e percorsi tutti corridoi in silenzio per non farmi scoprire fino a quando non trovai Hogun...

"Thor, dovrei parlarti."

Non dovevo fermarmi.

"Dimmi..."

"Volstagg non pensava tutto quello che ha detto...lo sai vero? Ha parlato a sproposito e non è riuscito a tenere a freno la lingua."

Sarebbero bastati due minuti.

"Si, so come è fatto...Tende sempre ad esagerare in ogni cosa che fa!"

"Esatto... Anche se Loki non ci è mai stato molto simpatico quello che è successo oggi non sarebbe mai dovuto avvenire. In fondo ognuno di noi ha i suoi difetti. Ed anche Loki. Forse con lui è più difficile perché non lo abbiamo mai capito...e non ci abbiamo mai nemmeno provato..."

"Non preoccuparti Hogun, ci parlerò e sistemerò le cose... Sono sicuro che capirà..."

Dovevo continuare per la mia strada.

"Ci vediamo domani per l'allenamento allora..."

"Certo! E ti prometto che avrai la rivincita questa volta!"

Ma non lo feci.

Hogun mi rivolse un ultimo cenno d'assenso prima di voltarsi e andare via.

"...buonanotte Thor."

"Buonanotte."

Ripresi a camminare e arrivai davanti alla porta in qualche istante.

Bussai, ma nessuno rispose.

Bussai di nuovo, più e più volte...

"Non è in camera sua, Thor..."

La voce di mia madre mi fece sobbalzare. Avevo paura che mi sgridasse perché era fuori a quell'ora ma lei si limitò a sorridere.

"E dov'è?"

"Credo abbia preso un cavallo e sia andato in città come fa sempre... ha lasciato la stanza un paio di minuti fa..."

Ricordo che a quelle parole pensai che forse mi ero sbagliato e tutto quello che era successo non era stato poi così grave per lui se era andato fuori come al solito.

Salutai mia madre e tornai nella mia stanza.

Non parlai mai più di quella giornata, ne con i miei amici, ne con i miei genitori, ne con Loki...

La nostra vista continuò come se nulla fosse accaduto.

Quanto sono stato incosciente...

"You're the only one who knows that..."

Vedo le dita di Loki allentare la stretta sulla lancia e il respiro mi si blocca immediatamente.

"Loki, no!"

Non mi ascolta.

Incontro i suoi occhi lucidi solo per un istante prima che la sua mano molli definitivamente la presa.

Sento la gola farmi male e bruciare, ma solo dopo qualche attimo mi rendo conto che è perché sto gridando con tutte le mie forze.

Vedo Loki scomparire tra le stelle, venire inghiottito dalle nubi e davanti a tutto questo non riesco a trattenere un singhiozzo pensando a quanto sono stato stupido a non accorgermi che tanti anni fa, una forza oscura e crudele aveva iniziato a impadronirsi del cuore di un ragazzino timido e solo.

Per colpa mia, in quel giorno di gelida pioggia, avevo perduto mio fratello...per sempre.


XXX

Cabaret del Diavolo

  
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