“Granger, stai sanguinando.”
Non era una domanda, bensì un’affermazione.
Era riversa sul pavimento, immobile. I ricci ribelli le coprivano il viso.
Era a pochi passi da lei, non aveva il coraggio di avvicinarsi a quel corpo, che troppo spesso aveva bramato nell’ultimo periodo.
“Granger..”
“Malfoy,
solo perché
abbiamo le ronde assieme, non vuol dire che io gradisca parlarti.
Quindi taci.”
“Mezzosangue,
modera i
termini. Non stai parlando con lo Sfregiato o con Lenticchia.”
“Furetto
ossigenato,
non chiamare così Harry e Ron!”
“Certo,
tu sei la
paladina della giustizia, no?”
“Taci!”
Gli
bastò un attimo.
La spinse contro la parete facendo aderire i loro corpi. Con una mano
le
afferrò i polsi e imprigionò le sue gambe tra le
sue.
Quelle
gambe. Quante
volte le aveva immaginate.
Con lo
sguardo scese
alla scollatura della camicia. Maledetta Granger, poteva lasciar
respirare la
sua pelle!
“Cosa
vuoi fare,
Malfoy?”
Non
v’era paura nelle
sue parole. Era una fiera Gryffindor.
Sorrise.
“Malfoy,
lasciami o
giuro che..”
“Cosa,
eh?Non sei
nella posizione di fare minacce mi pare.”
La ragazza
osservò il
suo corpo. Era intrappolata, dalle braccia del furetto. Notò
il suo sguardo sul
suo petto, poi sulle gambe. Chinò il capo, arrossendo.
Lui le
sollevò il
mento, facendo incontrare i loro sguardi.
Un ghigno
piazzato sul
volto.
“Lasciami.”
“No.”
“Cosa
vuoi?”
“Questo.”
Prima che la
ragazza
potesse comprendere le intenzioni, si ritrovò a lottare
contro la lingua del
ragazzo che chiedeva, impaziente, accesso alla sua bocca. Le torturava
le
labbra. Mordeva prima il labbro inferiore, poi quello superiore
facendoli
arrossare. Alla fine la ragazza si arrese.
Le loro
lingue
iniziarono la loro danza.
I loro
sapori si
mischiavano.
Entrambi
sentivano
nascere calore nel basso ventre.
La
Gryffindor lasciò
che le sue mani si perdessero nei biondissimi capelli di lui.
Lui, la
stringeva per
i fianchi facendo aderire ancora i loro corpi.
Non esisteva
nessuno.
Non esisteva
Hogwarts.
Non esisteva
Potter,
Weasley, le donne che si portava a letto ogni notte.
No.
Esisteva
solo lei, e
le sue morbide labbra.
“No!”
Fu lei a
distaccarsi.
“Cosa
no? non mi
sembrava di spiacesse, Granger!”
“Io
sono fidanzata,
Malfoy!”
“Ah,
si Lenticchia.”
Odio. Doveva reprimere la delusione. La voglia di lei.
“Non
chiamarlo così!”
Le sue mani
perse
ancora nei capelli di lui.
“Quello
che ti ho
fatto provare io in un attimo lui non te lo farà provare in
50 anni.”
Era vero, si
ritrovò a
pensare la Gryffindor. Con Ron erano piccoli baci delicati a fior di
labbra.
Lei necessitava di altro. Di passione. Quello che le stava facendo
provare il
furetto solo accarezzandola.
“No.”
Lui
l’allontanò. Il
solito ghigno stampato in faccia.
“Ti
aspetto domani
notte Granger, nel mio dormitorio. La parola d’ordine
è ‘Slytherin’. Se
deciderai di non venire, beh, non sai cosa ti perdi.”
La
lasciò lì. In quel
buio.
I suoi capelli toccavano il pavimento.
Una piccola pozza di sangue all’altezza del petto.
Era spaventato.
Non lei. Non poteva essere.
Era paralizzato.
Il suo sangue. Il suo sangue che tanto disprezzava. Che tanto amava.
“Bene,
bene, la nostra
verginella Mezzosangue si è fatta avanti.”
Quelle
parole la
colpirono, lo notò dal suo sguardo. L’aveva
ferita. Lurido.
Le si
avvicinò
lentamente, come solo una serpe sa fare.
“Lasciami.
Ho sbagliato
a venir qui. Ho sbagliato tutto.”
“Granger,
Granger. Non
lo sai che quando si entra nella tana del serpente, non si
può più scappare?”
L’aveva
spinta, senza
farle male, contro la parete. Incastrandola tra le sue braccia.
“Ho
saputo che hai
lasciato Lenticchia.” Ammiccò. “Ben
fatto.”
“Non
è stato per te.”
“Nessuno
dice il
contrario Mezzosangue. Ma evidentemente è così,
sono io il motivo vero?”
Le prese il
volto tra
le mani.
Quegli occhi
grigi. La
stavano torturando, scrutando. Le leggevano dentro.
“Malfoy.
Non ho tempo
da perdere.”
“Vedi
Granger, non ho
intenzione di fare sesso con te.”
“Allora
lasciami andar
via.”
“No.”
“Cosa
vuoi allora?”
“Voglio
che tu prenda
l’iniziativa. Voglio che tu mi seduca. Che tu mi faccia
impazzire. Solo allora
mi avrai.”
“Ma
io non ti voglio
furetto. Sei tu che mi hai chiesto di venir qui. Sei tu che vuoi il mio
corpo.”
“Provalo.”
Con
determinazione si
sollevò sulla punta dei piedi e accostò le sue
labbra a quelle dello Slytherin.
le loro
lingue
s’incontrarono.
Le mani di
lui
premevano con foga sui suoi fianchi.
Le mani di
lei erano
intrecciate ai suoi capelli.
In un attimo
la
sollevò facendo aderire i loro corpi.
Le gambe di
lei erano
attorcigliate ai fianchi di lui.
Quelle
lenzuola verde
smeraldo li accolsero.
Una, e
più volte.
I loro
piaceri sulle
lenzuola.
Il sapore di
uno nelle
labbra dell’altra.
I loro
corpi, nudi,
ancora intrecciati.
Lei si era
addormentata sul suo petto. Le posò un bacio sui capelli.
“Questa
è la prima e
l’ultima volta che vinci Mezzosangue.”
Invece aveva vinto sempre. Ogni volta. Per mesi e mesi.
Aveva mischiato la sua vita con quella della Mezzosangue.
Le sue labbra alle sue.
Aveva imparato ad amarla, soprattutto ad amare il suo sangue.
La seguiva ovunque.
In biblioteca, a lezione, alle ronde.
La prendeva e la portava in qualche aula vuota e la faceva sua come l’ultima volta.
Lei si lamentava, di quel nascondersi. Del non potersi sfiorare dinanzi ad altri. Del non poter farsi vedere assieme.
“Se
una storia non si
può raccontare, vivere. Che storia è?”
Lui la cullava tra le sue braccia. Le sfiorava i capelli con le labbra. Le faceva dimenticare per ore il resto del mondo.
Ora era lì. Distesa su quel gelido pavimento, gelido come il suo corpo.
Finalmente, le si fece accanto.
La strinse a sé.
Il suo sangue, sulle mani diafane.
Gli occhi chiusi.
Rimarginò le ferite e invocò delle bende.
Le baciò la fronte e la condusse da Madama Chips.
Le ci vollero cinque giorni per riprendersi.
Lui non l’aveva abbandonata.
Aveva sopportato gli sguardi penetranti e confusi di Potter e Lenticchia.
Ma era lì, per lei, per il suo sangue, che aveva macchiato le sue mani. Quel sangue che aveva reso tutto difficile all’inizio. Lei Mezzosangue, lui Purosangue. Ma era lì, incurante della sua famiglia. Incurante di tutto il resto del mondo. Contava solo lei.
“Draco..”
La sua voce, debole, innocente.
Lei, bellissima.
“Mezzosangue..”
“Sei qui.”
Un sospiro.
“Dove altro dovrei essere?”
Scrollò le spalle lei, confusa.
“Perché?”
“Perché ti amo, e amo il tuo sangue.”