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Autore: saraviktoria    23/09/2011    5 recensioni
"e se volessi la cruda verità?"
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jasper Hale
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Successivo alla saga
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Una one shot che potrebbe essere il seguito di "MANIPOLARE LE EMOZIONI
Buona lettura,

Baci,

SaraViktoria

 

MANIPOLARE LE EMOZIONI-2

"Jasper?" era da un po' che mi sfuggiva. Anche perché non potevo mica parlargli davanti a tutti.

Era sera, la luna in contrasto con il cielo nero, illuminava la stanza. Non c'erano luci accese, ma ci vedevo benissimo. Strano, fino a qualche anno prima, avrei faticato a non cadere, in quella stessa situazione. Aggraziata, così mi aveva definito Edward la prima volta. Sorridevo ogni volte che ci pensavo, era un aggettivo insolito per me. Lo sentii arrivare, prima di vederlo. Sentii i suoi passi leggeri nell'altra stanza. Mise giù qualcosa, un fruscio di pagine: stava leggendo un libro. In un lampo fu accanto a me, la luce lunare che illuminava il suo viso, come sapevo che illuminava il mio. E a quella luce diventavano più evidenti tutte quelle cicatrici, i segni dei suoi innumerevoli scontri, appena un secolo prima. Okay, un secolo fa. La mia percezione del tempo era cambiata molto da quando ero diventata una vampira, una di loro. Una di noi. Appoggiò le mani al davanzale della finestra, lo sguardo fisso verso la foresta. Nera e scura, che un tempo mi faceva paura. Non parlò, il che mi fece immaginare che, come al solito, sarebbe toccato a me iniziare, sollevare l'argomento. Non era la prima volta, cercavo di farlo capitolare, di farmi dire la verità. Ma non ci ero riuscita, non ancora. Era furbo, scaltro, pronto a filarsela non appena distoglievo lo sguardo.

"Jasper, tu mi DEVI una risposta" sussurrai. Erano tutti di sopra, Edward e Carlisle a caccia. Potevo quasi sentire i rumori dalla camera di Emmet e Rose, lo scorrere della penna di Esme sulla carta, la porta dell'armadio di Alice che si chiudeva, sbattendo delicata.

"No, invece" rispose, pacato. Non perdeva mai la pazienza, con noi. Con i vampiri vegetariani. l'unica eccezione era Eleazar. Non lo poteva proprio vedere, a quanto diceva Edward. Edward. Mi sentivo in colpa ogni volta che lo guardavo, ogni volta che il suo sguardo si posava su di me. Edward. Che mi amava. Che amavo. Ma che avevo tradito, che fosse stata colpa mia o meno. E dovevo sapere, doveva dirmelo.

Continuava a guadare fuori, senza apparentemente prestarmi attenzione. Ma se lo conoscevo almeno un po'-cosa di cui ero sicura- stava vagliando le mie emozioni, tutto ciò che in quel momento mi passava per la testa, per la mia mente spaziosa.

Rabbia. Verso di lui che non mi voleva dare una risposta, perché lui sapeva. Doveva saperlo. Io, stupida umana, non vi avevo fatto attenzione, ma lui sicuramente sapeva se ero rimasta incinta quel giorno o qualche giorno dopo. Lo sapeva. E dovevo saperlo anch'io. E verso di me, stupida ancora una volta, che non avevo saputo oppormi. Potevo farlo? Mi trovai a chiedermi. Ero stata davvero 'vittima' inconsapevole dei suoi poteri, o avevo agito di mia iniziativa?

Paura. Per mia figlia. Cos'avrei fatto se avessi saputo che non era di Edward? Per me e Edward. Mi avrebbe perdonato quell'imperdonabile tradimento. Mi avrebbe amato ancora sapendo che ero andata a letto con suo fratello.

Confusione. Perché ormai non sapevo nemmeno io cosa volevo veramente. Ero sicura di volere una risposta? O avrei fatto meglio a rassegnarmi a vivere senza sapere? Sì, quella era forse la scelta migliore,  ma lo era davvero? Sarei riuscita a sopravvivere per l'eternità con quel peso, quel dubbio da chiarire?

E chissà cos'altro riusciva a cogliere, in quel frangente, con i suoi poteri.

Ricordavo come mi aveva rassicurato, a Phoenix; come aveva aiutato Alice a interpretare le sue visioni; Alice mi aveva raccontato come aveva fatto a pezzi Emmet, dopo che mi aveva morso; con un brivido rammentai di come mi aveva attaccato, la sera del mio compleanno, di come mi aveva pazientemente raccontato la sua vita, del suo incontro con Alice; di come mi aveva protetta -e continuava a farlo- quando i miei istinti da neonata tornavano a galla.

E adesso cosa aveva intenzione di fare? Una nuvola di calma aleggiava su di me. Potevo quasi vederlo, quell'alone, che non potevo respingere con il mio scudo. Perché era qualcosa di fisico, potevo continuare a pensare alle mie sciagure, ma il mio corpo di stava rilassando. Se fossi stata umana probabilmente avrei desiderato di dormire …

"No, Jasper, basta!" sibilai, arrabbiata. Cessò immediatamente, come se in qualche modo bastasse la mia parola a convincerlo. Bastava davvero? E allora, perché non mi dava una risposta. "dimmelo, ti prego" supplicai, con la voce più dolce che riuscii a trovare.

"E' meglio vivere con un dubbio che essere riportati alla realtà dalla cruda verità " citò. Non seppi mai se era un'idea sua o se l'aveva letta da qualche parte. Sapevo solo che, con la sua voce -quella voce tenebrosa che mi faceva venire i brividi alla schiena- suonava come una minaccia, piuttosto che come una constatazione. E forse voleva essere proprio una minaccia.

"E se volessi la cruda verità?"

"Allora lavora di fantasia" rispose, scrollando le spalle. Se era un suo pensiero importante, non lo dava a vedere. Ma ci poteva davvero essere un pensiero predominante, in quello spazio immenso che bastava a farmi catalogare in un secondo i pensieri di diciotto anni da umana?

Detto questo se ne andò. Mi spostai nell'altra stanza, consapevole che non l'avrei trovato. Il suo odore si perdeva vicino alla porta sul retro. Era uscito. Era nella foresta che fissava con tanta intensità. E avevo paura, non l'avrei seguito. Perché, nonostante tutto, avevo paura della verità.

   
 
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