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Autore: jede    23/09/2011    6 recensioni
La ragazza socchiuse gli occhi, incuriosita e stavolta vide qualcos’altro oltre a Ron e ai bordi della loro camera da letto: una bella rosa rossa faceva bella mostra di se, a pochi centimetri ad suo naso. Una bella rosa perfetta, con tutti i petali al posto giusto come si richiede ad ogni buona rosa.
Alzò lo sguardo stupita e finalmente sveglia del tutto, incrociando quello allegro e divertito del marito che ancora la stringeva per la vita.
-Ron, io…cos..-, balbettò non sapendo neppure cosa dire.
Lo vide scrollare le spalle, in modo goffo data la posizione. –Buon anniversario, amore-.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Airplanes

 

Possiamo fingere che gli aerei

Nel cielo notturno

Siamo come stelle cadenti?

 

 

 

-Mamma!-, Hermione si affacciò alla finestrella della cucina, certa che poteva appartenere a solo ad persona quella voce. Nel giardino però non vide altro che un bambino intento a scavare una buca con una pala grande il doppio di lui, con tanto di maniche arrotolate sulle braccia, in perfetto stile Ron Weasley. Scosse la testa sorridendo, vedendo ogni giorno una somiglianza in più tra papà e bambino.

Non che la cosa la infastidisse, per nulla, ma c’era qualcosa di estremamente dolce ogni volta che Hugo parlava al padre, o quando Ron giocava col piccolo, che riusciva sempre a strapparle un sorriso. Per non parlare del peperino di casa Weasley, la piccola Rose che già a cinque anni riusciva a rigirarsi il papà come meglio voleva, e che era certa sarebbe stata fonte di gran tormenti per loro quando finalmente sarebbe andata ad Hogwarts soprattutto avendo ereditato la sua furbizia.

Peperino che sbucò proprio in qual momento dalla porta della cucina, tutta trafelata e con un’espressione impagabile sul viso; si incamminò a passo di marcia verso la madre che confusa, aspettava che spiegasse tutto quel trambusto con le mani ancora immerse nella pasta del dolce che tentava di fare.

-Mamma, devi andare in camera!-, si parò di fronte a lei, al di là del tavolo, e la fissò seria.

La riccia si impose di non ridere, certa che Rose non avrebbe gradito e scoprì con stupore una certa somiglianza addirittura con la McGranitt. Si schiarì la voce, posando lo stampo del dolce sulla teglia. –Perché? Che succede?-.

Rose si arrampicò su una sedia, sotto lo sguardo attento della madre. –Non posso dirlo!-.

-Ah no? Allora dee essere una cosa importante, eh?-, inarcò un sopracciglio.

Scosse la testa, facendo svolazzare i ciuffi rossi attorno a lei. –Devi venire-.

-Okay, aspetto un attimo allora-, sorrise pensando all’ennesimo gioco inventato da quei due e infilò la teglia in forno. Si tirò su giusto in tempo per assistere all’apparizione degli altri due componenti della famiglia, uno dal giardino e l’altro dal piano di sopra.

Ron le si avvicinò posando un bacio sulla sua guancia; Hermione sorrise, notando ancora l’aria assonnata del marito. –Buongiorno-.

-Giorno-, borbottò Ron lasciandosi cadere pesantemente sulla sedia; Aveva preso l’abitudine di dormicchiare un po’ nel pomeriggio, subito dopo il suo turno come Auror e la maggior parte delle volte si svegliava ancora più stanco di come era prima.

La riccia gli posò di fronte una tazza di caffè, notando con la coda dell’occhio che anche Hugo si era messo nella stessa posizione, seduto a tavola, con i gomiti sopra al ripiano con qualche piccola differenza: il padre aveva un’espressione assonnata, mentre il piccolo sorrideva soddisfatto, per qualcosa che di sicuro solo lui sapeva, con i piedini che dondolavano nel vuoto e il mento che quasi toccava il tavolo, con la sedia troppo bassa per stare realmente comodo. Ma tutto questo faceva solo da cornice ai suoi occhi che saettarono dal papà, alla tazzina posta di fronte a lui fino alla madre, in una tacita richiesta.

Hermione sorrise scuotendo la testa. –No, Hugo per te niente caffè, oggi-.

Il piccolo la guardò per un attimo insicuro, prima di battere una manina paffuta sul tavolo. –Latte, mama-.

-Per…?-, Hermione lo ammonì con lo sguardo.

Hugo sorrise. -Piattele-.

Soddisfatta gli posò di fronte a lui una tazzina da caffè, piena solo di latte, arrendendosi al quel lato del carattere del piccolo.

Rose rimase ancora ferma in piedi sulla sedia, braccia incrociate e sguardo corrucciato, e richiamò la madre indicando col ditino le scale. Lei guardò il marito cercando di scoprire qualcosa in più in quel caos, ma vide solo un sorrisetto nascosto malamente dentro la tazzina da parte di Ron.

Ignorò quel dettaglio, lasciandosi trascinare invece dalla piccola sino alla camera da letto dove la lasciò lì sola, chiusa dentro dopo un chiaro e netto: -Stai qui!-.

La riccia si lasciò cadere sul materasso non sapendo più neppure cosa aspettarsi da quei tre che di sciuro stavano macchinando qualcosa di sotto e sapeva anche bene perché; Sorrise guardando d’istinto la rosa rossa poggiata sul comodino, ricordando il risveglio di quel mattino.

 

Qualcosa le solleticava la guancia, ma non capì bene cosa, ancora immersa nel mondo dei sogni, girata sul fianco; La “cosa” continuava a sfiorarle la pelle, impercettibilmente, come una piuma, e passò una mano sul punto infastidito, sperando di scacciare il problema.

Funzionò, per un attimo, ma non passò neanche un secondo prima che risentisse quella stessa sensazione, però prima che potesse ripetere il gesto, una voce si aggiunse.

-Buongiorno-, la voce calda di Ronald riuscì a svegliarla del tutto, ma gli occhi non accennarono comunque ad aprirsi.

Una mano fece pressione sul suo fianco, e lei l’assecondò, rotolando di lato fino ad essergli di fronte; Schiuse appena un occhio scontrandosi contro il sorriso del marito, e due occhi che accarezzavano al sua figura.

-‘Giorno-, sbiascicò accoccolandosi contro il suo petto.

Sentì una risata scuoterlo e sorrise di rimando, mentre due braccia forti la stringevano, riscaldandola e per un’istante si chiese dove fosse finito il lenzuolo. Le mani di Ron le massaggiarono per un momento la pelle gelata della braccia, prima di farla scostare appena da sé per allungarsi verso il comodino dove aveva posato il regalo per la sua riccia preferita.

Abbassò il capo, cercando i suoi occhi che trovò però chiusi. –Hermione-, sussurrò accarezzando il suo nasino col proprio.

La ragazza socchiuse gli occhi, incuriosita e stavolta vide qualcos’altro oltre a Ron e ai bordi della loro camera da letto: una bella rosa rossa faceva bella mostra di se, a pochi centimetri ad suo naso. Una bella rosa perfetta, con tutti i petali al posto giusto come si richiede ad ogni buona rosa.

Alzò lo sguardo stupita e finalmente sveglia del tutto, incrociando quello allegro e divertito del marito che ancora la stringeva per la vita.

-Ron, io…cos..-, balbettò non sapendo neppure cosa dire.

Lo vide scrollare le spalle, in modo goffo data la posizione. –Buon anniversario, amore-.

Lei ricambiò il sorriso, sorpresa. –Buon anniversario-, sussurrò afferrando la rosa e percorrendo un petalo col dito, tremando leggermente.

-E...grazie-, si allungò posando un casto bacetto sulla sua guancia, -Te lo sei ricordato-.

Ron ridacchiò. –Bè mi sembra impossibile riuscire a non ricordarselo con una piccola peste che non fa altro che parlare di regali, feste e dolci-.

Rise anche la riccia. –Rose?-.

-Oh, si-, alzò gli occhi al cielo divertito, -Quella pulce riesce a portarti fuori di testa, l’hai istruita proprio bene!-.

Hermione si appoggiò sui gomiti, per guardare in viso Ron, che si era girato a pancia in su e sorrideva, rivolto al soffitto. –Certo! Almeno cosi sono certa che non ti dimentichi di nessuna data importante e cosi da non essere obbligata a sbatterti a dormire sul divano-.

Girò la testa, per guardarla. –Oh, non lo faresti mai! E se mai accadesse sono sicuro che Hugo mi farebbe spazio nel suo lettino-.

Toccò a lei alzare gli occhi al cielo. –Ovvio, lui stravede per te! Sei il suo eroe, non puoi fare nulla che lui ti ricopia in tutto e per tutto!-, sbottò.

-Ed è un bene, no?!-, gli strinse un fianco sentendo il calore del suo corpo anche al di sopra della sottile canottiera.

Hermione ridacchiò. –Oddio, non sarei proprio! Un Ronald Weasley al mondo basta e avanza!-.

-Ah si?-, sibilò lui divertito, -bene vediamo come la metti ora-, sbottò iniziando a muovere veloce le dita sui suoi fianchi beccando il punto esatto che la fece subito contorcere dal solletico sotto al suo tocco e senza trattenere un sorriso.

 

 

Hermione si voltò, incrociando lo sguardo allegro di se stessa, riflesso nello specchio pensando che si di quello, ne avrebbe voluti mille di risvegli cosi. Scosse la testa, senza riuscir a levarsi il sorriso dal viso e sentì qualcuno borbottare qualcosa fuori dalla porta.

Si alzò incuriosita e aprì la porta trovando a terra, seduto a gambe incrociate, un adorabile broncio in viso e una paletta, piccola da spiaggia, stratta tra le manine, Hugo che borbottava qualche parolina senza alcun senso.

-Hei, piccolo-, gli sorrise richiamando la sua attenzione.

Lui sobbalzò guardandola spaventando e spostando lo sguardo sulla scala; Gli rivolse un’occhiata impaurita che la confusa: ma che diavol…?

-Mama, no! Dentlo!!-, sbottò tirandosi in piedi.

Hermione lo sguardò ancora più confusa. –Ma cosa succede, piccolo?-.

Lui scosse la testolina rossa. –N, no, no, dentlo, dentlo-.

La ragazza allora fece un passo indietro rientrando dentro la camera e trascinandosi dietro pure il rosso che però non la smetteva di guardarsi intorno.

Quando furono al sicuro dentro, con la porta chiusa, Hermione posò il piccolo sul letto e si inginocchiò davanti aspettando una spiegazione. Lui dondolò un po’ le gambine e la guardò muovendo la paletta verde sul materasso.

-Che succede, Hugo?-.

-Non posso dillo-, borbottò.

Lei gli sorrise. –Oh, ma resterà un nostro segreto okay? Non lo dirò a nessuno!-.

Lui la guardò titubante. –Plometti?-.

Annuì. –Promesso-.

Lui si guardò attorno prima di portare lo sguardo di nuovo verso di lei. –Okkay-, sussurrò, -Papà dice che devvo fal la guaddia a mama-.

Hermione gli passò una mano sulla fronte spostandogli alcuni ciuffi. –E’ un vero lavoro da grandi-.

Hugo annuì fiero, gonfiando il petto. –Ti! Peccè mama non devve sapele!-.

-Ah, è una sorpresa allora!-, sorrise. –Bè, allora buon lavoro, soldato!-.

Il piccolo ricambiò il sorriso afferrando la mano della mamma e portandosela in grembo e giocherellando col bracciale che gli aveva regalato tempo prima Ginny, a Natale, come faceva spesso. La ragazza lo guardò, intenerita da quel visetto cosi dolce che si chiese quanto poteva ancora diventare bello quel bambino; Stava quasi per passargli di nuovo la mano sui capelli quando lui la distrasse.

La richiamò mentre fissava un punto preciso sulla sua pelle. –Mama coddè?-, sbottò indicando una cicatrice.

La riccia ritirò la mano, come scottata, tirando giù la manica della maglietta a tre quarti che indossava che si era alzata con tutti quegli spostamenti e aveva rivelato una delle sue cicatrici che le sarebbero rimaste a vita, sulla sua pelle; Una di quelle che più odiava e di cui ancora si vergognava: quella fatta nella Malfoy Marior da Bellatrix.

Alzò lo sguardo notando l’espressione intristita del bambino e sperò di non averlo offeso con quello scatto. –Non è nulla, piccolo, solo una…botta-.

Hugo abbassò lo sguardo sulla sua gamba dove faceva bella mostra di se una vera botta, sul suo ginocchio che si era procurato durante una discussione particolarmente colorata con la sorella, pochi giorni prima.

-No, è un tipo diverso, non come la tua-, sospirò sedendosi accanto a lui, -E’ una cicatrice, una botta che non va più via-, sussurrò.

Il rosso la guardò. –Bua?-.

Sorrise. –No, Hugo, non fa male-, non seppe neppure lei se era vero, perché quel pezzo di pelle faceva male ogni singolo istante da quando gliela avevano incisa, ma forse quello era meglio che il piccolo non lo sapesse.

Persa nei suoi pensieri non si accorse che Hugo si era allungato fino a tirargli su la manica e scoprirgli ancora il segno rosso; L’istinto gli fece quasi ritrarre il braccio di corsa, ma deglutì, aspettando, pronta a vedere cosa voleva fare.

Lui ci passo sopra la manina paffuta prima di piegarsi e lasciare un bacino proprio sopra alla pelle arrossata, in un gesto che aveva fatto lei moltissime volte con le sue di botte; Si alzò, tornando nella sua posizione di partenza e guardò la mamma, aspettando lui questa volta fino a che lei non si aprì in un sorriso. Un sorriso che nascondeva anche due occhi lucidi.

Hugo riprese in mano la sua paletta borbottando un: -Batta bua!-, e nulla riuscì ad impedire la caduta di una lacrima che però nascose subito con un’altra carezza sul capo chiedendosi per la seconda volta quanto ancora potesse diventare migliore quel bambino.

 

^^^^^

 

Fu un colpo alla porta che gli distasse dal loro gioco; più che gioco era una confusione di carte che Hugo cercava di riordinare, passandone di tanto in tanto una alla mamma che lo guardava divertita. La porta della camera si aprì rivelando Rose, più sorridente che mai, che corse in contro alla madre fino ad accoccolarsi in braccio, di fronte al fratello che la ignorò continuando con il suoi lavoro.

Hermione se la strinse al petto, posando un bacio tra i ciuffi infuocati. –Che c’è?-.

-Papà ha finito!-, sbottò sorridendo.

-Ah si? Quindi posso scendere ora?-, Hugo alzò lo sguardo incuriosito ed entrambi guardarono Rose annuire contenta.

Con un sospiro Hermione fece scendere la piccola e aspetto che anche il soldato fu pronto prima di incamminarsi verso le scale; Appena messo piede in sala però rimase senza parole: tante piccole lucine, quelle che solitamente venivano poste sull’albero di natale, ora facevano bella mostra su tutti i mobili della sala, percorrevano l’intero perimetro della stanza e la illuminavano, lasciando diffondere una luce soffusa, che rendeva tutti i contorni sfumati, quasi come in un sogno. Petali di vari fiori, grandi piccoli, e dai colori diversi erano sparsi per tutta la sala e soprattutto vicino al tavolo dove erano state posate tre candele azzurre a forma di rosa che facevano da contrasto con la tovaglia scura e il colore diffuso un po’ per tutta la stanza.

E per finire Ron, in semplice jeans e maglietta, le sorrideva accanto al tavolo e con una sedia scostata, che stava attendendo lei, di sicuro, e un’espressione tra il titubante e l’allegro.

Ricambiò il sorriso ancora sorpresa e anche un pochino confusa; Hugo fu il primo a muoversi e presa la mano della mamma la diresse fino dal papà che gli strizzò un occhio complice. Ron le accarezzo una guancia, senza perdere il sorriso, e le fece segno di sedersi; quando gli fu abbastanza vicino, Hermione gli schioccò un bacio.

-Ma che hai combinato?-, gli sussurrò.

Lui fece il giro del tavolo e prese posto difronte a lei. –Non posso prendermi tutto il merito, ma devo ringraziare Rose e Hugo per avermi aiutato-, la ragazza seguì il suo sguardo ancora sotto shock e sorrise a quelle due piccole pesti che gli fissavano ancora in piedi, uno accanto all’altro.

Gli sorrise. –Grazie mille, allora-.

Poi si rivolse al marito. –Tu sei tutto matto-.

Ron annuì. –Oh, si, lo so già-.

Scosse la testa cercando di ricacciare indietro quel groppo che sentiva in gola e che le impediva di sembrare tranquilla, ma diamine, era pazzesco quello che si inventavano quei tre, guidati sempre da quella testa calda del padre.

Si schiarì la voce. –Hum e cosa hai preparato?-, sorrise.

Lui inarcò le sopracciglia fissandola ammonitore. –Mica lo devi chiedere a me! Ci sono appositamente i camerieri per questo!-, indicò col capo i due ancora fermi lì accanto, -Non mi stupisce che sei andata cosi poche volte a mangiare fuori, se non sai neanche le cose basi-, la sbeffeggiò.

Hermione sbuffò. –E va bene-, alzò gli occhi al cielo prima di rivolgersi a Rose che si dondolava contenta sui talloni. –Cos’ha la casa per noi?-.

La piccola si schiarì la voce, gonfiando il petto, nel perfetto ruolo del cameriere. –Bè ci sono le uova, la pasta al burro, uova, insalata, frittelle e uova-.

La ragazza sorrise. –Okay, ho proprio voglia di uova-.

Ron ridacchiò e Rose fece un inchino prima di correre verso la cucina, lasciando cosi la parola ad Hugo.

Lui lanciò un’occhiata prima al papà e poi imitò la sorella. –Da belle c’è aqqua e coca colla-.

Hermione si morse il labbro per non scoppiare a ridere e annuì; aspetto che anche lui si allontanasse prima di rivolgersi al marito con un’espressione sbalordita.

-Ma come diavolo hai fatto a convincerli?-.

Lui scrollò le spalle. –Semplice forza di volontà-, sorrise sotto lo sguardo inquisitore della moglie e alla fine cedette, -E qualche caramella, okay!-.

La ragazza si lasciò andare in una risata, troncata subito dopo l’arrivo della cameriera con un braccio una ciotola stracolma di insalata.

 

^^^^^^

 

Dopo un’abbondante cena, e molte uova, Hermione si alzò per andare a tagliare il dolce preparato il pomeriggio stesso; In cucina beccò i giovani camerieri intenti a mangiare un po’ di uova e carne che di sicuro gli aveva cucinato il padre, per non lasciarli morire di fame mentre pensavano alla loro di cena.

Mise su quattro piattini altrettante fette di dolce al cioccolato e convinse i bambini a venirlo a mangiare con loro; Ron accettò di gran lunga prendersi in braccio Hugo e anche la fetta di dolce, lodando la moglie per la sua riuscita in un dolce e con anche alcune battute sulle sue scarse doti culinarie.

Hermione accettò le battutine, ricambiando la dose insieme a Rose che assieme a lei iniziarono ad elencare le figuracce che aveva fatto lui in moltissime occasioni. Il pranzo volò veloce e prima che se ne rendesse conto era in piedi di fronte a Ron che la stringeva per la vita, nel classico ballo dopo un appuntamento.

Contenta e rilassata chinò la testa sulla sua spalla, guardando Hugo impiastricciato di torta e Rose intenta a spezzettare una pagnotta di pane e crearne una barriera intorno al piatto; Sorrise posando un bacio sul tessuto della maglietta di Ron.

Lui ricambiò bacandogli la testa. –Che ne pensi? Sono passato nella prova dell’anniversario?-.

Confusa alzò la testa per guardarlo. –Cosa?-.

Lui sorrise, imbarazzato. –Ma si, quelle cose che fate voi donne per vedere se ci dimentichiamo di qualche importante festa o un giorno speciale-.

Hermione ridacchiò .-E chi ti ha detto queste cose?-.

Sentì la stretta sul suo fianco rafforzarsi mentre lui abbassava lo sguardo, e le sue guance si coloravano in un’adorabile rosso. –Ginny ha tenuto il muso ad Harry per tre giorni perché si era dimenticato il loro anniversario-.

-Oh, bè allora tu non corri questo rischio, no?-, gli sorrise divertita, continuando a dondolarsi sul posto. –E comunque è un dieci e lode: questa serata è perfetta e anche sta mattina-.

Finalmente Ron le sorrise rialzando lo sguardo. –Bene, perché mi è costato un pacchetto intero di coccodrilli zuccherati-.

La vide ridere, e il rosso si disse che ne avrebbe comprati a migliaia di pacchetti se serviva a farla stare cosi bene; D’istinto il suo sguardo volò ai piccoli che se ne stavano composti a tavola, a giocherellare e soprattutto vide Rose col labbro inferiore sporto in avanti, come faceva sempre quando si annoiava.

Posò un bacio sulla fronte di Hermione prima di scostarsi dal loro abbraccio; La ragazza lo fissò confusa, ma si rilassò quando lo vide avviarsi verso Rose e sussurrarle qualcosa. Cosi fatto le prese in braccio iniziando a ballare assieme a lei; gli sorrise lasciandosi cadere sul divano e rimanere per un po’ a fissarli, certa che le sarebbe bastato anche solo quello per tutta la serata.

Dio, come avrebbe mai fatto senza quell’uomo?!

Vide Hugo sedersi accanto a lei e aprì le braccia, già pronta a coccolarselo; Lo strinse al petto mentre lui si rigirava tra le mani un rotolino di scotch e gli posò un bacio sulla guanciotta paffuta. –Grazie-, gli sussurrò guardando i suoi occhietti pian piano chiudersi sotto il peso del sonno.

Lo sistemò meglio, facendogli cosi appoggiare la testa sull’incavo del collo e lanciò uno sguardo all’altra coppietta; Ron incrociò il suo sguardo e gli sorrise, stringendo la pesa sulla piccola.

Poi Hermione vide una scintilla passare nel suo sguardo e si chinò verso Rose, sussurrandogli qualcosa all’orecchio; Sotto lo sguardo confuso della madre, Rose indicò Hugo e si riaccucciò sul petto del papà.

Ron la prese su un braccio solo e si piegò, arrivando all’altezza del viso del bambino; gli passò una mano sul visetto, facendogli cosi aprire gli occhi.

-Hei piccolo, dove hai messo il regalo per mamma?-, sussurrò.

Hermione sgranò gli occhi: un regalo? Per lei? Oddio!

Ron intanto continuava a guardare il piccolo che con lo sguardo assonnato gli sorrise. –Sotto tella-.

Fu il turno di Ron per sgranare gli occhi e pregò che non fosse realmente come credeva. –Hugo, scherzi vero?-, ma il piccolo non diede segno di voler ancora aprire gli occhietti e rimase nel mondo dei sogni.

Il rosso abbassò la testa mormorando qualche preghiera e qualcos’altro di poco chiaro che confuse ancora di più la riccia;

-Ron, di che si tratta?-, gli chiese.

Lui alzò lo sguardo mortificato. –Gli avevo dato da nascondere un regalino per te, ma penso proprio che mi abbai prese troppo alla lettera-.

Hermione continuò a non capire. –Un regalo? E cos’era?-.

Lui scosse il capo, abbattuto. –Bè tanto ormai sarà disperso da qualche parte nel nostro giardino, quindi tanto vale: era una collana. L’ho presa a Diagon Alley poco tempo fa, per oggi, ma ormai…-.

-E lui l’ha nascosta sotto terra?-, non riuscì a trattenere un sorriso neppure in quel momento.

-Non c’è nulla da ridere, Hermione, ormai l’abbiamo persa-.

-Oh, non preoccuparti, penso proprio di sapere dove l’ha messa, sai?-, sorrise al suo sguardo incuriosito, e si limitò a scrollare le spalle e sussurrare un “domani”, occupata a coccolarsi quel piccolo farabutto che era riuscito a fregare il padre sotto al suo stesso naso.

Ron si sedette accanto a lei, rilasciando un sospiro di sconforto e piegando la testa sulla spalla della riccia, non riuscendo neanche a crederci a quello che avevano combinato quei piccolino, che era certo, un giorno gli avrebbero procurato la morte d’infarto.

Ma in fondo anche le piccole cose a volte potevano diventare migliori.

 

 

 

 

Possiamo fingere che gli aerei

Nel cielo notturno

Siamo come stelle cadenti?

 

 

 

 

Grazie a chi ha letto:) Se volete lasciare un commentino....

   
 
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