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Autore: Girl_in_Blu    23/09/2011    4 recensioni
Piccolissima one-shot su Vegeta e su come il mago Babidi lo abbia convinto a sottomettersi e ad unirsi alla schiera dei suoi guerrieri.
La nota OOC vale solo per il mago.
Estratto:
"Sei diventato un terrestre, lo sai?
Hai perso la strada, hai perso te stesso.
Sei un moribondo che si aggrappa al suo ultimo anelito. Stai morendo, Vegeta."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Vegeta
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe dei Saiyan'
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La nota OOC vale solo per il mago Babidi che parla all’inizio, al quale ho dato una padronanza di linguaggio che proprio non gli appartiene.
Non sappiamo come abbia convinto Vegeta, cosa gli abbia detto o se avesse agito tramite un incantesimo capace di evidenziare ogni sua incertezza/dubbio/consapevolezza, diciamo che per me è più probabile quest'ultima ipotesi.
Sappiamo solo che il principe ha accettato il compromesso e questa è la mia versione dei fatti.
La seconda parte in corsivo appartiene ad una mia drabble “Il sapore della morte” e il titolo richiama quello di una mia fan fiction su Buffy "Un'eco dal passato"
Buona lettura.

 
 






Eco dal passato
 












 

Sei diventato un terrestre, lo sai?
Hai perso la strada, hai perso te stesso.
Sei un moribondo che si aggrappa al suo ultimo anelito. Stai morendo, Vegeta.
Sei un padre che porta suo figlio a spasso per paura di perderlo, perché sai che la tua severità non sarà ripagata con la devozione che meriteresti, ma quel bambino è un mezzosangue che insozza il buon nome della tua famiglia reale, lo sai?
Hai accettato un compromesso per una lacrima, un tempo godevi nel vederle solcare i volti delle tue vittime. Bramavi la morte, la scongiuravi andandole incontro e adesso avanzi sicuro soltanto verso le stanze di quella che tu chiami casa.

Cosa ti è successo?
Terrestre, ecco cosa sei diventato: un terrestre, uno dei tanti, uno fra tanti.
Hai una dimora, una moglie ed un figlio, ma ti chiedo: li hai mai desiderati?
No, no che non li volevi; tu anelavi soltanto vendetta nei confronti di un essere infimo e per giunta traditore e cosa sei diventato, bel principe?
Una brutta copia del tuo migliore nemico: un marito, un padre, un terrestre.
Sei ciò che prima criticavi, odiavi, ti davano fastidio gli umani, ricordi?

Ti sei rammollito, non sei forte abbastanza, non sei crudele abbastanza.
La pietà e l’amore non ti appartengono, ti limitano, t’incatenano in un corpo mai troppo potente, ti obbligano a vivere una vita che non ti appartiene, ti derubano dell’unica cosa che possedevi: la spietata vendetta.
Accetta il mio dono saiyan, accetta e diventerai il più forte della tua razza. Onorerai così il tuo titolo e riscatterai te stesso.
Rivendica il tuo nome, Vegeta.
Tu sei il Principe dei Saiyan, meriti, per nascita, di essere il più forte.

Sii il migliore. Vendicati dei torti subiti.
 
 

 
 
Erano giorni che si ripeteva di essere cambiato ed erano giorni che odiava ciò che era diventato.
Sapeva che le mura domestiche, intrise d’amore ed affetto, erano per lui un ostacolo, ne era consapevole. Doveva seppellire ogni sentimento terrestre per rivendicare il suo onore, leso da una sconfitta e dalla salvezza che Goku gli aveva donato.
Si era sacrificato per tutti: per la sua famiglia, gli amici, Bulma, Trunks e anche per lui.
Lui che non era un suo amico, che non lo sarebbe mai stato.
No, non ne aveva diritto eppure lo aveva fatto, ma non doveva permettersi un simile affronto.
Kakaroth si era immolato per la salvezza della Terra, quel pianeta che lui stesso avrebbe dovuto distruggere e che, anche, il principe aveva risparmiato e per questo lo odiava.
Lo aveva derubato della propria vendetta e adesso anche del suo più intimo passato.
 


Quella notte la stava baciando con particolare trasporto, come se quel contatto fosse necessario per la sua stessa sopravvivenza.
Forse, perché erano strascorse settimane dall’ultimo randez-vous coniugale, tra lavoro e allenamenti la stanchezza li coglieva non appena mettessero piede nella loro stanza.

Avvertì, d’improvviso, il gusto del sangue; involontariamente le aveva procurato un piccolo taglio sul labbro inferiore.
In realtà, era turbato e difficilmente lo era stato in quel modo, poiché non sapeva definire quella strana sensazione che attanagliava il suo animo.

Non era buon segno, in fondo, la morte ha il sapore ferroso del sangue.




Ricordava la sera che precedeva il torneo, l’evento scatenante i suoi turbamenti.
Lo aveva avvertito nei giorni passati, ma quella notte aveva portato con sé il presagio di un imminente pericolo.
E adesso quella voce che, nella testa, rimbombava assordandolo con le sue colpe.
 
 



Sei solo l’eco di ciò che eri in passato.





 
  

   
 
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