Anime & Manga > Il tulipano nero
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Autore: telesette    24/09/2011    4 recensioni
Durante una delle tante scorribande notturne del Tulipano Nero, assieme all'affascinante Stella della Senna, l'eroico giustiziere mascherato confessa finalmente i suoi sentimenti per la compagna...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Tulipano Nero ( ラ・セーヌの星, Ra・Sēnu no Hoshi, letteralmente La Stella della Senna ) è un anime televisivo giapponese. La serie è stata creata su soggetto di Mitsuru Kaneko, con la regia di Yoshiyuki Tomino e Masaki Osumi. Frutto di una coproduzioneUnimax/Nippon Sunrise, si compone di 39 puntate ed è andata in onda per la prima volta in Giappone nel 1975; in Italia è stata trasmessa per la prima volta su Italia 1 nel 1984 ed è stata pubblicata in DVD da Yamato Video.

 

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Il Tulipano Nero - La Stella della Senna (IT)

Ti Amo, mia Dolce Simòne
immagini tratte da internet

Era tutto fin troppo tranquillo, il Tulipano Nero sentiva che c’era qualcosa che non andava in quella notte così calma. Liberare i figli di Jean Bessieux si era rivelato più semplice del previsto: i due ragazzi, colpevoli solo di aver tagliato accidentalmente la strada alla carrozza di un nobile perché la ruota del loro carro-merci si era staccata dall’asse proprio in mezzo alla strada, erano stati rinchiusi nella fortezza della Bastiglia senza neanche un regolare processo; a quel verme del Comandante Jerùle non occorreva una ragione vera e propria per imprigionare degli innocenti; Philippe e Julien non furono neppure ascoltati, quando provarono a giustificarsi spiegando che l’increscioso incidente non era colpa loro… Tuttavia non si trattava certo di un episodio isolato, a quell’epoca la Francia di Luigi XVI era famosa per ben altri abusi. L’unica cosa che il paladino mascherato e la sua compagna, la Stella della Senna, potevano fare era infiltrarsi nottetempo nella prigione e liberare i due ragazzi senza perdere tempo. 
L’operazione di salvataggio però non presentava alcun tipo di ostacolo insormontabile, nonostante la Bastiglia fosse famosa per essere inviolabile: niente guardie in giro ( tranne un paio di sentinelle neutralizzate con facilità ), porte socchiuse e nessun intoppo fino alle sbarre delle prigioni. La faccenda puzzava di trappola lontano un miglio, il Tulipano fece segno alla compagna di agire con la massima prudenza e, poco dopo aver liberato e condotto i due ragazzi all’esterno, si resero conto di essere circondati.

- Bene bene - esclamò Jerùle, facendosi avanti con scherno. - A quanto pare stavolta abbiamo preso due piccioni insieme!
- Molto astuto, Jerùle - commentò il Tulipano senza scomporsi. - Ma non abbastanza, mi dispiace…

Così dicendo, l’eroe mascherato emise un fischio acuto con le dita davanti alla bocca e due cavalli giunsero in loro soccorso correndo al galoppo. Il Tulipano Nero e la Stella della Senna salirono in corsa in groppa ai rispettivi animali, caricando ovviamente anche i due giovani appena liberati, e sfrecciarono via sotto lo sguardo incredulo dei soldati e l’espressione di rabbia del malvagio Jerùle. Quest’ultimo non aveva alcuna intenzione di farseli scappare, e infatti dette subito ordine di inseguirli.

- Presto, ai cavalli - urlò. - Un premio a chi mi riporterà la testa del Tulipano e di quella dannata strega con la spada!

Dopo alcuni minuti, il Tulipano si rese conto che due pesi su ciascuno dei cavalli erano troppi per sperare di poter sfuggire agli uomini di Jerùle. Cosicché fece segno alla Stella di fermarsi ed entrambi scesero di sella con le armi in pugno.

- Ma che state facendo? - domandò Julien, il più giovane dei due ragazzi. - I soldati vi uccideranno!
- Voi due mettetevi al sicuro - rispose il Tulipano in tono secco. - I cavalli conoscono la strada e vi condurranno ai margini della foresta, da lì proseguirete a piedi e tornerete a casa vostra mentre i soldati continueranno a seguire le tracce degli zoccoli davanti a loro!
- Ma…
- Niente discussioni, andate!
- Che Dio vi benedica - risposero i due ragazzi, obbedendo ai loro soccorritori.

Non appena si furono allontanati, ecco comparire nuovamente Jerùle alla testa dei suoi uomini. L’ufficiale fermò il cavallo con un ghigno orribile dipinto sul volto e scese di sella sguainando la spada.

- Peccato - disse. - Assaporavo già il gusto della caccia… Ma devo ammettere che sarà più divertente spedirvi all’inferno entrambi,adesso!

In risposta al segnale convenuto del loro comandante, con la spada levata verso l’alto, i soldati si avventarono contro i due paladini e ingaggiarono con loro uno scontro violentissimo.

Fu una battaglia durissima, senza esclusione di colpi, le lame brillavano al chiarore lunare e il sangue sprizzava dai corpi dei nemici mentre cadevano uno dopo l’altro. Sia il Tulipano Nero che la Stella della Senna se la cavavano egregiamente ma stavolta gli avversari erano decisamente troppi…

- Attenta!

Purtroppo l’avvertimento del Tulipano giunse in ritardo, la fanciulla venne ferita alla spalla di striscio e un rivolo rosso cominciò a scorrerle lungo la manica. Gli occhi di Jerùle intravidero la possibilità di finirla in quel momento e, senza perdere l’occasione, approfittò dell’attimo di esitazione dell’altra per infliggerle un impietoso affondo.

- Muori !!!

Fortunatamente il colpo micidiale di Jerùle venne deviato dal Tulipano che, dopo essersi sbarazzato di un altro paio di avversari, afferrò la compagna per il braccio e la trascinò via di corsa scomparendo con lei in un vicolo. 
Ruggendo di rabbia, Jerùle ordinò ai suoi di inseguirli e di non lasciarli scappare assolutamente. In men che non si dica, il vicolo si riempì di soldati che iniziarono a perlustrare dappertutto con gli occhi in ogni direzione… Peccato solo che non avessero abbastanza immaginazione da sollevare lo sguardo verso l’alto.

- Hanno già circondato la zona - mormorò il Tulipano, osservando di nascosto la strada attraverso la finestra aperta di una casa vuota, circa alcuni metri più in alto.

Subito dopo essere spariti dentro il vicolo infatti, pure sentendo il fiato delle guardie sul collo e convinti oramai di non avere scampo, lui e Simòne infilarono la stretta porticina di legno di uno degli edifici che fiancheggiavano la strada e salirono in fretta le scale che conducevano al primo piano.
Qui lo spadaccino fece riposare Simòne, appoggiandole la schiena contro la parete, promettendosi di dare un’occhiata alla sua ferita non appena gli scagnozzi di Jerùle si fossero allontanati. Il bieco ufficiale era peggio di un mastino affamato e, impartendo ordini a destra e a manca, non intendeva assolutamente lasciarsi sfuggire i due odiati ribelli.
Robert osservava in silenzio la scena dalla sua posizione, la mano sull'elsa, pronto a sguainare l'arma al minimo segno di pericolo. Fortunatamente però, convinto che i fuggitivi fossero scappati più avanti, Jerùle preferiva non attardarsi troppo su una pista fredda e guadagnare invece la distanza che lo separava dalle sue prede.

- Nessuna traccia di loro, comandante - esclamò l'attendente dell'ufficiale.
- Questo lo vedo anch'io, idiota - replicò Jerùle tra i denti. - S'illudono, se pensano di far perdere le loro tracce nel bosco: la rete di soldati che ho disposto si estende come una maglia di ferro; come cercheranno di uscire dalla città, gli saremo addosso in men che non si dica!
- Faccio procedere gli uomini, signore?
- Ovviamente - tagliò corto Jerùle, rimontando subito in sella. - Un mese di licenza, per chi mi farà avere le loro maschere rosse di sangue!

Poco dopo, infatti, Robert li vide tirare dritto lungo la strada e tirò un sospiro di sollievo.

- Per ora il pericolo è passato - osservò. - Senza dubbio lasceranno qualcuno nei dintorni, perciò è meglio restare nascosti qui per un po’!

 

***

 

 

Simòne era semplicemente sfinita, non aveva neanche la forza di rispondere, e la sua ferita intanto sembrava peggiorare.

- Lasciami dare un’occhiata - suggerì Robert, chinandosi al suo fianco. - Non sembra grave, ma è meglio fasciarla subito prima che possa fare infezione!

Così dicendo, il giovane esaminò il taglio della fanciulla. La lama aveva lacerato la pelle piuttosto in profondità, per questo buttava così tanto sangue, ma come aveva intuito non si trattava di un danno che avrebbe potuto compromettere l’uso del braccio in futuro. Senza perdere tempo, tirò fuori da un sacchetto appeso alla cintura una piccola bottiglia di disinfettante e ne applicò il contenuto su un fazzoletto con il quale cominciò a tamponare la ferita. Simòne strinse i denti per il dolore ma Robert fece finta di niente e continuò a medicarla.

- Fa un po’ male, lo so, ma è necessario - spiegò lui comprensivo. - L’importante comunque è che tu stia bene, poteva finire molto peggio, lo sai ?
- Hai ragione, Robert… Mi dispiace!
- Ormai è fatta, inutile rimuginarci sopra, ecco fatto!

Dopo aver finito di disinfettare la ferita, Robert si accinse a fasciarla con una benda di lino che teneva con sé appunto per simili evenienze. Dopo essersi assicurato che la fasciatura non fosse troppo stretta, si sedette a fianco di Simòne e le rivolse un sorriso rassicurante.

- Allora, va un po’ meglio adesso ?

Simòne lo guardò confusa. Anche se si trattava del coraggioso e temerario Tulipano Nero, dietro la maschera era pur sempre Robert De Voudrel il giovane sensibile e premuroso che aveva imparato a conoscere col tempo. Dal giorno che si erano conosciuti per caso, lungo la strada per Parigi, Simòne non aveva mai dimenticato lo sguardo dolce e gentile del giovane che le regalò una rosa… Quel giovane era il primogenito del Conte De Voudrel, e non soltanto: dietro alla facciata di nobile rampollo di una ricca casata infatti, Robert De Vaudrel non era altri che il valoroso Tulipano Nero; colui che combatteva per difendere gli oppressi e raddrizzare i torti; da lui Simòne aveva imparato cosa volesse dire combattere per una giusta causa, perciò aveva deciso di seguire il suo esempio e di accompagnarlo nelle sue imprese come Stella della Senna. Dal canto suo Robert era sinceramente affezionato a Simòne, non soltanto perché suo padre gli aveva raccomandato sul letto di morte di avere cura di lei come una sorella, ma perché non aveva mai potuto dimenticare il dolce sorriso luminoso della giovane fanciulla dai biondi capelli dorati alla quale aveva donato una rosa molto tempo fa. Quella fanciulla era Simòne, la stessa affascinante creatura che aveva imparato l’arte della scherma da suo padre e che sempre da quest’ultimo aveva ricevuto in dono la spada che portava al suo fianco. Simòne Lorène era stata introdotta pian piano a scoprire il segreto dietro la vita del fratello acquisito; da questi aveva ricevuto la maschera della giustizia e lo stesso compito che costui si era prefissato; insieme avevano giurato di mettere le loro spade al servizio del bene e di non arrendersi mai, per la Francia e per tutti i suoi abitanti.
Senza volerlo, la mano di Robert scivolò su quella di Simòne sfiorandola leggermente. La fanciulla arrossì ma, per evitarle ulteriore imbarazzo, Robert ritrasse la propria immediatamente. Una delle prime regole che si era imposto, il giorno in cui Simòne era entrata a far parte della sua vita, era di non mancarle mai di rispetto in alcun modo e non aveva certo intenzione di venir meno alla sua parola.

- Simòne, mi rendo conto che sei stanca, oltretutto non puoi combattere al massimo con quella ferita… E’ meglio che ti riposi ora, ci penserò io a montare la guardia nel caso ai soldati di Jerùle venisse in mente di ficcare il naso qua dentro! Se dovesse succedere, io li attirerò su di me e tu dovrai scappare attraverso i tetti per raggiungere Danton al negozio, mi sono spiegato?
- Ma Robert, aspetta…

Il Tulipano Nero fece per alzarsi e andare verso la finestra, ma la voce di Simòne lo fermò di scatto. La ragazza non capiva il perché del suo comportamento: fino a un momento fa sembrava tranquillo, invece tutto a un tratto si era scurito in volto, come se non volesse neanche guardarla negli occhi. La verità era che Robert si era reso conto da tempo di provare molto di più del semplice affetto per Simòne ma, non sapendo se la ragazza ricambiasse o meno il suo sentimento, non voleva rischiare di guastare il loro rapporto. Se per una parola sbagliata o un gesto inopportuno Simòne avesse dovuto decidere di allontanarsi da lui, Robert non se lo sarebbe mai perdonato; l’unica cosa a cui teneva era il bene e la felicità di Simòne, anche dovendo viverle accanto come amico per tutta la vita, non gli importava altro; qualunque cosa la ragazza avesse scelto per il suo avvenire, lui non avrebbe mai tentato di legarla a sé per sempre. Simòne ovviamente ignorava questo profondo interesse di Robert nei suoi confronti, ma anche lei sentiva un piacevole calore al petto ogni volta che lui le sorrideva o che le stava vicino, e perciò non comprendeva assolutamente il motivo di questo suo improvviso cambio d’umore.

- Ti chiedo scusa - mormorò lei appena, socchiudendo gli occhi e chinando il capo. - Hai ragione di essere arrabbiato, mi sono fatta ferire in modo molto sciocco, ma…
- Che stai dicendo? - ribatté Robert tranquillo. - Non è affatto sciocco rimanere feriti e non sono arrabbiato con te!
- Allora perché non mi guardi negli occhi ? Fino a un momento fa stavi sorridendo e poi… Sei forse preoccupato per qualcosa?

Robert sospirò profondamente.

- Stai tranquilla, Simòne - rispose. - Tu non hai assolutamente nulla da rimproverarti; combatti coraggiosamente e ti impegni sempre al massimo delle tue forze; io stesso non potrei comportarmi meglio, te l’assicuro!

Simòne sorrise debolmente.

- Non vuoi proprio dirmi cos’è che ti preoccupa, allora?

Per alcuni istanti, Robert la osservò in silenzio. Certo non poteva confidarle così i propri sentimenti ma non gli andava a genio neppure l’idea di nasconderle la verità. Da quando il giovane Mirànd era partito per l’America, per apprendere i principi di libertà e uguaglianza così da impegnarsi affinché venissero applicati anche in Francia, Simòne era rimasta molto addolorata per la sua partenza. Quello che Robert non sapeva era che Simòne voleva bene a Mirànd come al suo amico più caro ( per lei era quasi un fratello, dal momento che erano cresciuti insieme da bambini ) e, dopo aver intuito che Mirànd era chiaramente innamorato di Simòne, si convinse che anche quest’ultima provasse lo stesso per lui e semplicemente accettò l’idea. L’ultima cosa che voleva era metterla di fronte a una scelta che non era necessaria, se non per soddisfare il suo egoismo; se lei e Mirànd erano fatti per stare insieme, non c’era alcun bisogno che lei “scegliesse” a chi donare il suo cuore. Tuttavia era chiaro che questo suo ostinato silenzio gli pesava davvero molto, per questo desiderava poterle dire chiaramente ciò che provava.

- Sei preoccupata per Mirànd ? - domandò lui, sperando così ti togliersi ogni dubbio una volta per tutte.

Simòne annuì.

- L’America è molto lontana dalla Francia, per questo sento molto la sua mancanza, ma sono sicura che sta bene!

Robert strinse dolorosamente la testa nelle spalle.

- Sono certo che tornerà - esclamò. - E’ un giovane coraggioso e pieno di ideali, non potrebbe mai venire meno alla promessa che ti ha fatto!
- Oh, ma io lo so che tornerà - fece Simòne raggiante. - Solo che mi piacerebbe saperlo felice e in salute, magari anche con una ragazza che gli voglia bene…

A quelle parole, Robert drizzò le orecchie. Era sicuro di non essersi sbagliato, Simòne aveva proprio detto così, non c’era alcun dubbio.

- Ma Mirànd ha te - osservò lui. - Nessun’altra fanciulla potrebbe renderlo più felice…
- Come ?!?

 

Simòne era diventata rossa come un pomodoro, malgrado la maschera dello stesso colore, e le sue guance indicavano chiaramente quanto il commento di Robert l’avesse lasciata di stucco. Questi si voltò a guardarla con un’espressione molto seria in volto, tanto che Simòne si sentì fortemente a disagio.

- Perché ti sorprendi? - domandò lui. - Quando si ha la fortuna di avere accanto una ragazza straordinaria come te, chi mai potrebbe avere voglia di cercare l’amore altrove?
- Ma Robert… Che stai dicendo?
- La verità, Simòne - rispose l’altro, cingendola per le spalle. - Nessun uomo al mondo potrebbe desiderare un’altra donna dopo averti guardato negli occhi… Così come io mi sono innamorato di te, dopo averti vista soltanto una volta!

Ora Simòne era confusa, incapace di replicare o di fare qualunque altra cosa. Le parole accorate di Robert l’avevano completamente colta alla sprovvista; non si aspettava certo una simile “dichiarazione” da un tipo imperscrutabile come lui; l’unico suo pensiero in quel momento erano gli occhi di Robert fissi su di lei e il volto di questi sempre più vicino al suo.

- Ti prego, perdonami Simòne - sussurrò. - Perdonami per non avertelo detto prima e in circostanze diverse… Ma avevo una così gran paura di metterti a parte dei miei sentimenti che temevo di allontanarti da me!
- Ma… perché dici così ? - mormorò appena lei. - Per quale motivo dovrei volermi allontanare proprio da te? Sei la persona più cara che ho al mondo!
- Davvero, Simòne? - chiese Robert speranzoso.

Per Robert tutto ciò era come un magnifico sogno che si avverava. Non riusciva a credere di essere proprio lui la persona più vicina al cuore di Simòne, eppure era così. La fanciulla aveva capito cos’era quel tepore che le scaldava il petto, nel momento in cui le dita di Robert si chiusero dolcemente sopra le sue. Anche Robert provava la stessa cosa, era felice di poterle accarezzare la guancia, senza che lei si ritraesse al suo tocco e anzi ricambiasse il suo gesto. Entrambi avevano finalmente scoperto di provare gli stessi sentimenti l’uno per l’altra e in quello stesso momento giurarono di amarsi per tutta la loro vita.

- Ti amo, mia dolce Simòne - esclamò lui, sfiorandole appena le labbra con gli occhi socchiusi.
- Oh Robert, anch’io…

Una volta annullata la distanza che ancora li separava, i due si scambiarono un bacio intenso e appassionato. Nessuno avrebbe più potuto mettersi tra Robert e la sua dolce Simòne, e la Stella della Senna avrebbe continuato a cavalcare senza sosta all’ombra del suo affascinante Tulipano Nero.

FINE

   
 
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