Anime & Manga > Slayers
Segui la storia  |      
Autore: Tsukino Chan    05/06/2006    1 recensioni
Zelgadiss è in viaggio. E si sa, quando si viaggia è facile incontrare un temporale, specialmente in montagna. Fortuna che esistono le locande, no?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Personaggio originale, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Princess Hawk

La locanda dei sogni perduti

 

Atto I

Arrivo

 

 

Zelgadiss sbattè le palpebre ancora una volta.

Non poteva credere che quella locanda fosse reale, eppure era davanti a lui.

E sopra di loro si stava scatenando una vera e propria tempesta, che sembrava avere in quel punto il suo epicentro.

L’ennesimo lampo fece prendere al ragazzo una decisione: sarebbe andato in quella locanda, miraggio o non miraggio.

In pochi passi fu al riparo della tettoia logora, mentre le perplessità erano scivolate via assieme all’acqua che bagnava il suo mantello.

La porta era massiccia, fatta per durare, e non portava i segni del tempo come la vecchia maniglia in ottone, che lentamente aveva acquistato una colorazione ossidata.

Zelgadiss allungò una mano verso quella maniglia, e accolse quasi con sollievo il freddo dovuto al suo contatto.

Per quella notte non avrebbe dormito sotto la tempesta.

 

All’interno era un locale ristretto e confortevole, riscaldato da un grande camino al centro della sala.

In ordine sparso per la sala, pochi tavoli circondavano il camino, quasi volessero appropriarsi del calore che emanava, mentre nella parete di fronte alla porta un bancone tarlato osservava inquisitore l’arrivo degli ospiti.

Su tutto regnava il silenzio caratteristico dei locali vuoti, interrotto dallo scoppiettare delle fiamme e da un lieve tintinnio di bicchieri.

Dalla porta che probabilmente portava alla cucina uscì una vecchina carica di bicchieri, che ondeggiavano ad ogni suo passo.

Dopo averli posati sul bancone e sistemati su una mensola di quello, l’anziana signora si accorse del cliente che la osservava bloccato davanti alla porta, e gentilmente lo invitò ad accomodarsi, accompagnando l’invito con un sorriso che suscitava tenerezza.

Zelgadiss attraversò lentamente la sala, percependo il calore rassicurante del camino sulla sua pelle di pietra, e lasciando una scia bagnata sul suo passaggio.

La vecchina lanciò uno sguardo al pavimento bagnato, ma sembrò che non le importasse, troppo impegnata a preoccuparsi per il ragazzo, che era fradicio fino alle ossa.

“Giovanotto, è meglio se ti cambi d’abito, altrimenti potresti prenderti un malanno. gli suggerì con voce dolce.

Interpretando poi il suo capo chino come un assenso, lo invitò a seguirla al piano superiore.

Si fermò davanti ad una porta giusto alla fine delle scale, e pregandolo di attendere un attimo, sparì nella piccola stanza che l’uscio nascondeva, emergendone poco dopo con un leggero fagotto.

Quindi lo guidò fino ad una camera, assicurandogli che quella notte non avrebbe avuto freddo, visto che il tubo del camino passava proprio sotto il pavimento di quella stanza.

Apertagli la porta, gli consegnò il fagotto, ammicandogli con l’occhio destro.

“Spero siano della tua misura.” Sussurrò poco prima di allontanarsi.

Involontariamente Zelgadiss sorrise.

Quella anziana signora gli dava una sensazione di tenerezza e serenità incredibile.

 

Volse quindi il suo sguardo alla stanza.

Era una camera singola, semplice, le pareti azzurrine decorate con dei leggeri motivi bianchi, che si ripetevano sull’armadio e due ante vicino alla finestra.

Da questa si poteva dominare l’intera valle, ora sconquassata dalla tempesta.

Le gocce d’acque sul vetro gli ricordarono la condizione dei suoi vestiti, che iniziò a sfilarsi con calma.

Appoggiò la spada sulle coperte color panna del letto, e toltosi gli stivali, dovette ammettere che la vecchina aveva ragione: i suoi piedi scalzi potevano sentire il calore portato dalla canna fumaria estendersi per il pavimento.

Mano a mano che si toglieva gli abiti li appoggiava a terra, evitando di bagnare ovunque, e dopo essersi asciugato con un asciugamano, anch’esso compreso nel fagotto, indossò ciò che la signora gli aveva dato.

Dei pantaloni neri dal taglio dritto che sembravano fatti per lui, ed una maglia semplice, a maniche lunghe, anch’essa nera.

Zelgadiss si guardò con addosso quei vestiti, e nonostante somigliassero molto a quelli che indossava di solito, si chiese se la persona che lo specchio rifletteva fosse proprio lui.

Il colore di quegli indumenti gli donava un’aria più, più… non sapeva nemmeno lui che cosa c’era di diverso, però c’era.

Davanti ai suoi occhi si rifletteva un altro Zelgadiss, ancora più colmo di mistero e di fascino.

Chissà cosa ne direbbe Amelia.

Zel si diede dell’idiota solo per averci pensato.

Come poteva venirgli in mente Amelia mentre guardava la sua immagine da Chimera riflessa.

La prossima volta che avrebbe rivisto la principessa doveva essere tornato normale, questo era quello che si era ripromesso a se stesso.

Questo era quello che meritava Amelia, nient’altro.

Se ne andò di corsa dalla camera, dimenticandosi di prendere il mantello di riserva per coprirsi il viso, troppo infuriato con se stesso per pensare ad altro.

 

Si  ricordò di non aver mascherato il suo viso troppo tardi, quando ormai lo sguardo della gentile vecchina si stava per posare su di lui.

Ecco, adesso mi additerà come un mostro… Ma in fondo, è quello che sono, solo un orribile mostr..

Un lampo di sorpresa attraversò gli occhi dell’anziana locandiera, ma nulla di più.

“Non ha paura di me? Del mio aspetto?” chiese un incredulo Zelgadiss ad una vecchina sorridente.

“Mio caro Giovanotto, perché dovrei? Ho sposato un mezzodemone, due o tre pietre sul viso non mi spaventano di certo. Poi vedendo che l’incredulità del suo ospite persisteva, cambiò argomento “Vieni, c’è una minestra calda che aspetta di esser mangiata…” disse prendendogli il braccio e conducendolo giù per le scale, mentre borbottava qualcosa sul numero elevato di clienti che quella tempesta le aveva procurato.

Zelgadiss non fece in tempo a chiedere spiegazioni suoi ultimi borbottii che si ritrovò in una sala molto più animata di quando era arrivato.

Un gruppo di tre mercenari-spadaccini dominava il lato destro del camino con le loro chiacchere, mentre su un tavolino sulla sinistra, a metà strada fra il bancone ed il fuoco, c’era una giovane ragazza, con la testa castana appoggiata sul tavolo che ronfava beatamente, e sulle sedie ai suoi fianchi penzolavano inzuppati un mantello blu ed una sacca da viaggio, che a Zel ricordò quella di un demone di sua conoscenza.

L’anziana signora abbandonò il suo braccio e si avvicinò al tavolo della ragazza, probabilmente per invitarla in qualche stanza a riposare.

“Signorina, si svegli. Signorina…” disse affiancandosi alla ragazza che continuava a dormire.

“Signorina è pronta la cena!” Le urlò a pochi centimetri dalle orecchie, visto che i precedenti tentativi avevano fallito.

Questa lentamente apri gli occhi e borbottando parole senza senso, si appoggiò allo schienale della propria sedia, sforzandosi di star sveglia.

Soddisfatta di aver adempito al suo dovere, la locandiera ritornò sorridente al cliente vestito di nero, e lo fece accomodare su di un tavolo accanto al bancone, rassicurandolo sull’arrivo immediato della cena.

Così, dopo pochi minuti di attesa, Zelgadiss ebbe modo di gustare un’ottima minestra, accompagnata dalla chiassosa compagnia dei tre mercenarie dai sorrisi della locandiera.

 

Finito il pasto, Zelgadiss portò i propri pensieri ai motivi per cui ora osservava quel fuoco, ed il suo viso s’inombrò.

L’ennesimo viaggio alla ricerca di una cura, l’ennesima delusione seguita dal riaccendersi di una nuova speranza.

E questa speranza aveva un volto, un nome: l’eremita che viveva sulla montagna ai piedi di una valle disabitata, la stessa valle in cui Zelgadiss era stato colto da una tempesta di incredibile violenza, ed aveva trovato rifugio in una piccola locanda gestita da un’anziana signora.

Zelgadiss ricostruendo i fatti accaduti in quei giorni, intuì che qualcosa, in quel sommario, non andava.

Valle.

Disabitata.

Tempesta.

I suoi pensieri furono interrotti dal secco rumore del vetro che si infrange.

 

Un boccale, o ciò che rimaneva di questo, giaceva ai piedi di un degli uomini dall’altro capo della sala, che lo fissava con un’espressione mortificata.

Subito l’anziana si affrettò a raccoglierne i cocci, sorridendo comprensiva al giovane che si scusava aiutandola.

Pazienza.

Quella donna ne doveva aver parecchia, pensò Zelgadiss, osservandola ripulire le assi umide del pavimento.

E doveva essere anche piuttosto calma.

Aveva letto solo della sana sorpresa nei suoi occhi quando l’aveva visto in volto.

“Ho sposato un mezzodemoneaveva detto.

Se era vero le sarebbe piaciuto parlarle, conoscerla meglio.

In fondo era una cosa rara trovare un umano disposto a legarsi ad un essere con del sangue maligno nelle vene.

Lui lo sapeva, o almeno credeva di saperlo.

Scosse la testa, per allontanare il pensiero di una principessa che non abbandonava mai la sua mente.

Meglio se vado a dormire.

Era stanco, aveva sonno Zelgadiss.

Se lo sentiva dentro.

Così si allontanò indisturbato verso la sua stanza riscaldata, sperando nel suo cuore di non avere incubi, solo sogni.

 

 

 

 

Bene gente... Cercate di dirmi che ve ne pare.

Un saluto Nightmaroso,

Elderly

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: Tsukino Chan