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Autore: formerly_known_as_A    25/09/2011    1 recensioni
Che l'idea di fondersi con un altra Nazione non lo esalti è quantomeno evidente. Se per di più questa è una delle più cattoliche che abbia mai incontrato, bé, non può di certo saltare di gioia.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Momento storico: Unione di Lublin, 1569. L'unione personale del Granduca di Lituania e del Re di Polonia.

Note: Il Re di Polonia è una donna. XD Sì, non è una regina, è semplicemente Re. E il marito, quindi, è il Re consorte.

Feliks e Toris pronunciano i nomi dei sovrani rispettivi in modo diverso, ma Jadwiga e Jadvyga, ad esempio, sono la stessa persona.



Che l'idea di fondersi con un altra Nazione non lo esalti è quantomeno evidente. Se per di più questa è una delle più cattoliche che abbia mai incontrato, bé, non può di certo saltare di gioia.

Non è euforico all'idea di separarsi dalle proprie divinità per abbracciare una religione che detesta e punta il dito contro proprio quelle divinità che mai l'hanno abbandonato. Il Granduca non sembra essersi fatto tanti problemi, l'importante è stabilizzare la Nazione, espanderla. Certo, Toris non è contrario a questo -nonostante sia più il tipo da conquista che da matrimonio politico-, ma quella situazione gli lascia l'amaro in bocca.

Ha visto poco la Nazione con cui dovrebbe fondersi, sempre impegnata a nascondersi dietro Jadvyga, ha solo intravisto una testa bionda e, a volte, una mano sottile ed affusolata. La futura Re sembra non fare caso alla sua maleducazione e Toris quindi ha pensato che forse i polacchi hanno un'idea tutta strana di come si debba comportare una signora in pubblico.

Vorrebbe incontrare Polonia, però, almeno per capire con chi sta per firmare un contratto per passare il resto della propria esistenza insieme, almeno per tranquillizzare il proprio animo.

Quello che lo spaventa di più, di questa unione, di questa vera e propria fusione, è perdere sé stesso. Perdere la propria lingua, la propria identità. Perderà la religione e poi... cos'altro, ancora? Non vuole perdersi. Non può permetterselo.

Però che cosa può fare? Non è lui a decidere e il matrimonio è l'indomani. Continua a girarsi e rigirarsi nel letto, senza sapere come rimediare a quella situazione. Davanti agli occhi ha una cartina geografica aggiornata, celebrativa dell'evento che deve ancora accadere e rabbrividisce. Non può fare a meno di essere entusiasta all'idea di raggiungere dimensioni tali da permettergli di difendersi dalla Moscovia.

Si alza di scatto, ben intenzionato ad almeno sentire l'opinione dell'altra Nazione. Si ricorda bene qual'è la sua camera, Jogaila gliel'ha mostrata più volte, per spingerlo ad andarla a trovare e fare amicizia. Arrivato alla porta, però, esita un po', prima di bussare. E' notte ed è poco educato presentarsi nella camera di una signora.

Scuote la testa, pensando che la questione è troppo importante per fermarsi davanti alle regole del galateo e bussa, sentendo immediatamente un gran fracasso provenire da dentro la camera. Apre lentamente la porta, allarmandosi quando vede la camera in disordine ed una figura tremante sotto le coperte. Spuntano solo gli occhi. Li ha già visti, quegli occhi, di un verde irreale e quasi luminoso, come una lucciola.

“Vattene!” sbotta il proprietario di quegli occhi. Sì, il proprietario, perché è palesemente un maschio. Allora dov'è Polonia?

“Stavo cercando Polonia, credo di aver sbagliato camera...” sussurra Toris, arrossendo leggermente e facendo per uscire dalla camera. Tranne poi fermarsi quando l'altro ragazzo si mette a sedere con la coperta ancora sulla testa, come a volersi proteggere.

“Tu sei Lituania, vero?” borbotta, ma il lituano sente solo il proprio nome, tanto è concentrato sugli abiti che l'altro indossa. Abiti palesemente femminili, anche se si tratta semplicemente di una camiciola ricamata.

Che cos'è quel ragazzo? Vestito con abiti femminili, ma dai capelli biondi e corti, come... Come la Polonia che ha intravisto. Possibile che siano due? Gemelli, forse.

Toris annuisce, lasciando andare il pomello della porta e richiudendola dietro di sé, avvicinandosi all'altro senza quasi accorgersene. No, è palesemente un ragazzo, come lui. E allora...?

“Come sei vestito?” chiede, incuriosito. Il biondo si stringe le coperte addosso, quasi volesse scomparirvi dentro, lasciando di nuovo spuntare solo gli occhi ed un ciuffo di capelli.

“Sono io Polonia.” balbetta, arrossendo persino sulla fronte. “Mi chiamo Feliks.”

Quindi Polonia non è una timida fanciulla dalle mani delicate. Toris è quasi certo che sia la peggior svista della propria esistenza. A parte forse chiamare la futura Re “Regina”. Ma i polacchi sono troppo complicati per lui.

Gli viene da ridere, ma è convinto che quel gesto spaventerebbe ancora di più la Nazione tremante, per cui si accontenta di sorridere, imbarazzato e tentare di distendere l'atmosfera. Certo che ci riuscirebbe meglio se non fosse in terribile imbarazzo anche lui.

“Ho capito, la tua Regi... Re.” si interrompe, cercando negli occhi dell'altro il lampo di indignazione che aveva scorso nello sguardo di Jadvyga, ma, non vedendolo, continua. “Ti fa vestire da donna, vero?”

L'altro scuote la testa, così velocemente che il lituano si preoccupa che possa farsi male. “Non è così! E'... E' un segreto.” borbotta, mordicchiandosi un labbro, preso dalla preoccupazione.

Gli mette tenerezza, quella Nazione spaventata, quindi gli si siede accanto e gli posa una mano sulla schiena, facendolo sobbalzare. “Ascoltami, Feliks, domani i nostri sovrani si sposeranno e io sono qui solo per chiedere la tua opinione. Non mi importa se credevo fossi una ragazza e invece se un ragazzo e ancora non so che pensare del fatto che di notte ti trasformi in una ragazza, perché comunque loro si sposeranno e io non so che pensare di questa fusione...” ammette, dando voce ai propri dubbi. “Voglio dire, voi polacchi siete strani, avete donne Re, quello strano vizio dei baffi e vi vestite in modo strano e io non riesco a capirvi. Non voglio diventare come voi e perdere tutto quello che mi rende quello che sono. E non sopporto i baffi.”

L'altra Nazione lo fissa intensamente, senza aprire bocca -che comunque è nuovamente nascosta dietro le lenzuola-, poi si scopre un poco e punta con un dito lo spazio proprio sopra le labbra. “Non ho i baffi, io. Se non dici il mio segreto puoi anche non averli tu!” esclama, entusiasta, tornando però a nascondersi quasi immediatamente.

“E' una cosa seria!” sbotta l'altro, con tono di rimprovero.

“Scusa.” è la risposta del biondo, soffocata dalla coperta. La lascia andare piano, abbracciandosi le ginocchia e poggiando la testa su di esse, con il viso rivolto verso Toris. “Non sei obbligato a cambiare. Tipo forse i tuoi abitanti cambieranno un pochino, ma tu, che sei tipo lo spirito della Nazione, non devi per forza cambiare totalmente. Magari tipo un pochino. O che ti piacciono i baffi. Sono carini i baffi.”

Sorprendendolo, il biondo allunga una mano verso il suo viso, mettendogli un dito sopra le labbra, in orizzontale. “Ti starebbero bene.”

Questa volta non riesce a reprimere la risata e l'altra Nazione lo segue a ruota. Non capisce i polacchi e i loro strani ragionamenti, Toris, ma ha tempo per studiarli meglio e comprenderli, almeno in parte. Questo significa forse assimilare qualche loro stranezza ma, in fondo, non sembra poi tanto male.

   
 
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