Dante, Inferno, Canto XXVI, v. 7
Ho sempre
avuto il ritardo nel sangue. Sempre, perennemente.
Chiedete ai miei amici che mi hanno aspettato sotto casa, a quelli che
ogni
mattina dovevano prendermi il posto in università, al
vicepreside che doveva
firmarmi i permessi di entrata in ritardo. Alle corse giù
per le scale, ai
fiatoni.
Però stamattina, strano ma vero, sono in perfetto orario...
e il resto del
mondo è in ritardo.
Sono circondata da persone vestite in maniera impeccabile, tutti a
cincischiare
su come sarà il vestito della sposa, quanto sarà
bella... Quanto saranno belli.
Finalmente si sposano. Se me l'avessero detto sei anni fa, avrei riso
in faccia
a tutti. Adesso invece non so come esprimere la mia felicità.
Anzi, vediamo se questa giornata può iniziare davvero
felicemente.
Apro la borsetta che ho in mano e tiro fuori il telefono, scorro
l'elenco delle
chiamate, premo il tasto verde e avvicino il cellulare all'orecchio.
< Wind, il cliente da lei chiamato non è al momento
raggiungibile>
- Il cliente da me chiamato si prenderà un cazziatone
immenso appena lo vedo,
altro che al momento irraggiungibile - sibilo ironicamente mentre
scuotendo la
testa rimetto il cellulare nella borsetta.
- Senza che predichi di prima mattina contro Steven -
Questa è sicuramente Vittoria e i suoi soprannomi.
Appunto.
Alzo la testa e la vedo fasciata nel suo bellissimo vestito nero che
abbiamo
scelto insieme. Le stringe forte il petto per poi scendere
morbido fino al
ginocchio, le spalle scoperte accarezzate delicatamente da un leggero
scialle
sul quale si vanno ad appoggiare dolcemente i capelli lisci biondo
scuro. E'
uno splendore.
- Ma quanto sei bella! - dico agli ultrasuoni mentre la abbraccio.
- Io?! Ma ti sei vista? - risponde appena ci allontaniamo di un attimo
e faccio
una giravolta su me stessa.
Il mio vestito è di un blu piuttosto chiaro, senza spalline
con un bustino che
mi stringe il petto per poi scendere morbido e delicato fino ai piedi,
dove per
l'occasione ho un paio di scarpe che costano più di casa
mia. Mia cugina mi ha
raccolto i capelli in una coda di cavallo un po' particolare e le punte
solleticano la nuca. Lo scialle è nella borsa ma, per
evitare di morire di caldo,
credo che lo metterò solo un attimo prima di entrare in
chiesa.
- Siamo belle e basta. Elena e Bea? - chiedo, cercandole tra la gente.
- Elena sta arrivando con Miriam, l'ho sentita un attimo fa e Bea...
Bea farà
ritardo come al solito -
Mi dice mentre vedo una pallottolina che mi corre incontro un po'
impacciata.
Subito sorrido e mi piego sulle ginocchia spalancando le braccia per
tirarla
su.
- Ma tuuu... sei la mia Melassa - dico appiattendo la voce e dandole un
bacione
sulla guancia.
- Melissa - mi risponde e anche i suoi occhioni azzurri ridono con lei.
- Melassa - le ripeto e sfrego il mio naso contro il suo minuscolo.
Dietro Vittoria vedo arrivare anche Marta e Francesco, gli autori di
questa
meraviglia che ho tra le braccia.
- Meli, scendi o sporchi il vestito di Petra - dice subito, prima di
darmi un
bacio sulla guancia.
- Lasciala la mia Melassa che ha i piedi di un angioletto, vero
bambola? - le
dico ma Vittoria le sta già facendo mille mosse e la lascio
in braccio a lei.
Mi rimetto in odine il vestito e mi soffermo su quello di Marta, bianco
a pois
neri.
- Oddio, pois! - le dico ridendo e lei mi segue.
- Sapevo l'avresti detto - mi risponde fra le risate mentre mi avvicino
a
salutare Francesco.
E poi, mi ricordo che prima che arrivasse Vittoria e che iniziassi a
giocare
con la piccola, ero arrabbiata.
Non buono.
Riprendo il cellulare e provo a richiamare.
< Wind, il cliente da lei chiamat->
- Vì, il sangue macchia? - le chiedo mentre aggancio, dopo
che Marta e la sua
allegra famigliola sono andate a salutare nonhocapitochi.
Lei di risposta ride e annuisce - Ma questo vestito è troppo
bello, quindi
prima ti cambi, poi crepi a sangue il tuo amorevole ragazzo - e mi
prende per
la mano portandomi dentro, dove la Chiesa si sta velocemente riempiendo.
Tiro fuori lo scialle dalla borsa e me lo appoggio sulle spalle.
- Ho organizzato tutto nel dettaglio, deve essere perfetto - le
sussurro mentre
camminiamo per la navata.
- E lo sarà -
- No, sarà un disastro e non funzionerà niente -
replico in preda ad una crisi.
- Oh, piantala con le paranoie - dice zittendomi mentre prende in mano
un
cestino con dei petali di rosa bianchi in mano - Questi a chi spettano?
-
Giusto i petali per la bambina! Li afferro e cerco con lo sguardo la
mamma,
invano. Vabè, prima o poi uscirà fuori... O la
faccio fuori io. Sono nervosa,
si nota?
- Spero vivamente che la cuginetta di Miriam non faccia casino con
questi
petali -dico mentre ci passo la mano.
- Petris, devi respirare o non arriva il sangue al cervello - Vittoria
e i suoi
mille soprannomi, parte II.
- Chi è che non respira? - dice una voce cinguettante alle
nostre spalle e ci
giriamo in contemporanea.
Elena in un meraviglioso vestito rosso lungo, sicuramente Valentino, e
i
capelli biondi che le sfiorano leggermente le spalle.
- Samantha Jones, sei uno schianto! - le dico e lei subito inizia a
ridere
mettendosi una mano davanti alla bocca. Vittoria la segue e io non
riesco a
fare altrimenti. Sono anni che ci conosciamo ma non ancora riusciamo ad
abituarci alla risata da topolino di Elena. Non è possibile.
-Voi siete meravigliose, piccine - ci dice non appena riprende a
respirare e
subito le chiedo dov'è Miriam, dato che dovevano arrivare
insieme.
- Miriam la sta aiutando a prepararsi - risponde con un sorriso che va
da un
orecchio all'altro e lo sguardo si sposta dietro di lei.
La Chiesa si sta pian piano riempiendo e ci sono davvero tutti. Mi
volto dietro
di me e vedo in prima fila Paolo Abete e Matteo Ferrari, due dei nostri
professori universitari e Elena va subito a parlare con loro. Neanche a
dirlo
proprio! Credo che Elena abbia una cotta per Ferrari dalla prima volta
che l'ha
visto.
Sento che ad un tratto proprio lui le dice - Non riesco a credere che
il suo
collega si sposi -
Abete, tutto sorridente e gongolante, nel suo completo marrone castagna
esclama
- Valente ragazzo Cortesi, davvero! Un ottimo linguista! -
Ha anche la loro benedizione, due dei suoi idoli... Che vuole di
più quello
scemo di Tommaso?
Sarà una cerimonia meravigliosa... Lei arriverà
con il suo abito bianco da
principessa mentre lui l'aspetta sorridente all'altare e... A
proposito. Lui
dov'è?
Riprendo in mano il cellulare in preda ad una crisi senza pari. Ancora
nessuna
chiamata. I nervi si intrecciano ancora di più.
Mi avvicino a Vittoria e le pizzico il braccio per farla voltare.
- Oddio, Stefano non mi chiama, doveva andare a prendere Tommaso!
L'ammazzo,
giuro, lo faccio fuori oggi. -
Vittoria mi prende il viso tra le mani e inizia a fare dei respiri
pronfondi.
Vuole davvero che la segua? Non ce la faccio.
- Adesso ripeti dopo di me: Il matrimonio andrà benissimo -
mi dice con voce
soffiata.
- Ma.. - cerco di interromperla e lei mi guarda male.
- Ho detto, ripeti - aggiunge, con una punta di astio.
- Il matrimonio andrà benissimo -
- La bambina non farà un casino con i petali -
E ripeto anche questo.
- E Stefano porterà in tempo Tommas-
- TOMMASO! - urlo mentre lo vedo sulla porta della Chiesa e mi sfilo
dalle mani
di Vittoria.
Mi sembra una visione, non è possibile, è davvero
arrivato in tempo!
E' chiuso nel suo frac nero ed è a dir poco raggiante. E'
circondato da mille
persone, tutti suoi parenti sicuramente, dato che l'accento Varesino si
fa
sentire.
Devo salvarlo dalla bolgia e alzo una mano per farmi notare. Mi accorgo
che mi
ha vista e mi fermo ad aspettare che si liberi.
Mi viene incontro, lo abbraccio forte e già mi viene da
piangere.
- Oh, smettila velocissima di piangere - mi sussurra all'orecchio e mi
strappa
una risata.
Ci sciogliamo dall'abbraccio e lo riguardo bene mentre arriva Vittoria
alle mie
spalle e lo stringe forte anche lei.
- Ma io piango perchè sono contenta per te -rispondo e gli
sorrido.
- Lo so, ma almeno aspetta dopo. Oddio, ma perchè non riesco
a respirare? -
dice mentre butta fuori un respirone.
Non riesco a fare a meno di sorridere, sembro un'imbecille.
- Perchè è il giorno più importante
della tua vita, magari? - risponde Vittoria
mentre gli aggiusta il colletto della camicia.
- Grollit, ho anche messo la camicia che mi hai detto. Oh, ti odio
è troppo
pesante, mi devi un derby - dice rivolgendosi a me che intanto ho
notato tra le
troppe persone la famosa mamma della maledetta bimba dei petali.
Sì, sono
circondata da persone che affibiano soprannomi allucinanti, lo so.
- Sìsì, come ti pare. Tanto poi mi ringrazierai,
quell'altra aveva un collo
allucinatamente orribile - gli dico mentre torno ai primi posti a
prendere il
cestino per il piccolo mostriciattolo.
- Ma dove corri? - mi chiede mentre gli ripasso davanti e sento
Vittoria
rispondergli "A far sì che il tuo matrimonio sia perfetto".
Giusto, sacrosante parole. Arrivo lì e la sento
già fare capricci. Se combina
un casino giuro che glieli faccio ingoiare!
Mi abbasso sulle ginocchia e le dò il cestino sorridendo.
Lei lo prende tra le
manine, tutta stretta nel suo vestitino bianco da damigella e mi
sorride in
risposta.
Le pizzico dolcemente la guancia e le sussurro - Mi raccomando -. Si
vede che
mi piacciono i bambini alla follia?
Mi rialzo e torno da Vittoria e Tommaso, che nel frattempo hanno
raggiunto gli
altri, vicino all'altare; e noto che si è aggiunto anche
Giacomo, il fratello
di Miriam.
Appena mi avvicino subito mi pizzica dicendomi - Già si
inizia a piangere? - e
tiro uno schiaffo sulla spalla di Tommaso che fa finta di lamentarsi.
- Fai la spia? No, aspetto il regale ingresso della sposa per iniziare
a
piangere - dico spostando lo sguardo dallo sposo ad Giacomo. Scommetto
che
Vittoria partirà con mille commenti appena lui si
allontanerà.
Abbiamo sempre apprezzato tutte la sua bellezza ma, vuoi o non vuoi,
nessuna se
l'è ancora riuscito a prendere.
- Petra, ma Bea? Manca solo lei - mi chiede Elena mentre prende
il cellulare,
pronta a chiamarla.
Alzo le spalle come a farle capire che non ne ho la più
pallida idea. Poi mi
viene in mente che anche io in teoria sono in attesa di qualcuno, anzi
anche in
pratica.
- Tommi! - lo chiamo, dato che lo vedo preso dal parlare con Abete.
Gli sillabo il nome del mio ragazzo con le labbra e alza anche lui le
spalle.
Magnifico, porta lo sposo e poi si perde. Meglio che non ci penso,
altrimenti
mi rovino tutto, soprattutto l'entrata di Miriam... Meravigliosa nel
suo
svolazzante vestito lilla e i capelli raccolti in uno chignon.
- Bambole - ci dice appena arriva e subito inizia una gara al
complimento, come
sempre.
- Non sto più nella pelle, dice ad un tratto. Adesso vado
che è quasi ora - ci
dice poi, vedendo Tommaso e Giacomo già sistemati.
Le dò un bacio sulla guancia, poi mi volto verso i suoi
genitori e li saluto
con un cenno della mano, prima di sedermi accanto a Vittoria.
- Stefano? - mi chiede. Bella domanda.
- Okay, ritiro la domanda. - aggiunge subito, intuendo al volo i miei
istinti
omicidi. E' lui quello puntuale di solito, cavolo!
Faccio un respirone e mi concentro sul matrimonio. Un attimo dopo tutti
si
zittiscono e si voltano verso l'entrata.
Si crea un silenzio irreale e, quando partono le note dell'organo sento
che sto
per iniziare a piangere, ma cerco di trattenermi.... Devo almeno
aspettare che
arrivi all'altare e che la bimbetta, Claudia se non mi sbaglio, getti
quei
petali degnamente.
Lei avanza delicata, a passo lento e la sorella le regge il velo da
dietro...
Perfette. L'abito è semplice, bianco quasi ghiaccio, che le
disegna le forme in
maniera morbida, quasi accarezzandole il corpo. Sorride trattenendosi,
quasi a
voler intendere che vorrebbe esplodere di gioia ma deve trattenersi.
Mi volto a guardare Tommaso e vedo i suoi occhi brillare... Questa
è la parte
che preferisco della cerimonia. Tutti intenti a guardare la sposa e io
mi volto
a guardare gli occhi dell'innamorato sull'altare che la attende.
Poi sposto lo sguardo sulla piccola Claudia, che stranamente fa tutto
come le
ho detto e non so se conta il fatto che la sto fissando quasi in
cagnesco.
Arriva all'altare un'Ambra raggiante quando Tommaso le scosta il velo
che le
copre il viso e lo porta dietro i capelli.
Miriam si mette accanto alla gemella e le vedo gli occhi lucidi... e,
naturalmente inizio a piangere.
Amo il trucco waterproof ai matrimoni, sapete?
- Amore mio, scusa - una voce bassa con il fiatone mi sussurra queste
parole
all'orecchio e due labbra che ben conosco mi stampano un bacio sulla
guancia, a
confine con la bocca.
Stefano si sistema accanto a me, vicino a Vittoria, dato che mi ero
sporta
troppo per guardare l'entrata di Ambra e avevo lasciato un po' di
panchina
libera.
Mi prende la mano e intreccia le sue dita alle mie. Si deve far
perdonare e lo
sa.
- Dove diavolo eri finito? - gli sibilo nell'orecchio appena
è possibile.
- Parcheggio, amore. Quella cosa che non sai fare e che a Roma
è impossibile - mi
dice sorridendo e gli tiro un pizzicotto dei miei, ben assestato sulla
mano.
Lo vedo lamentarsi e sorrido compiaciuta.
Lui sfila la mano dalla mia e fa il finto offeso. Poi l'occhio mi cade
sul
completo che ha messo.
Non vi so neanche dire di che strano colore è, credo possa
rientrare sotto le
tonalità di un argento sporco, molto sporco.
Naturalmente l'opposto a quello che gli avevo suggerito io, e come
sempre ha
fatto di testa sua.
- E non ti lamentare del vestito. Basti tu ad essere sempre
più bella ogni
giorno di più - mi dice, capendo al volo quello che stavo
pensando e mi
strofina il naso sulla guancia, facendomi sorridere.
- E poi sono figo comunque - dice sottovoce sedendosi meglio e sento
Vittoria
rispondergli in un bisbiglio con - Mbè, mo non esageriamo -.
- Che c'hai da ridire? Sono figo, no? -
- Stefano, mi dispiace informarti che il colore di questo vestito
è orribile -
- Ma che ne capisci tu -
La faccia scettica che gli rivolge Vittoria è epica ma spero
che non inizino
come al loro solito, dato che siamo sotto gli occhi del prete che sta
per
cacciarci fuori.
Si vogliono bene, sono in una sintonia assurda ma non riescono a
dimostrarselo
in maniera normale, si devono punzecchiare.
- E poi Vittò, dai che oggi sistemiamo pure te con Giacomo -
- Fai Cupido, oggi? -
- Io faccio tutto -
Sì, sono partiti.
- Entro stasera ti fai Jack, fidati di me -
- Allora stiamo a cavallo -
Mi alzo dal mio posto e faccio capire ad Stefano che si deve mettere al
mio. Ma
tu dimmi se devo fare la mamma.
- E adesso, zitti - sibilo puntando il dito prima su Vittoria e poi sul
mio
ragazzo, che si voltano verso l'altare.
Aggiusto il vestito e ascolto presa le letture, già sapendo
che i veri pianti
non sono ancora arrivati.
Quando arriva il momento dello scambio degli anelli Vittoria mi stringe
la
mano. Se piange anche lei è davvero la fine.
Alle promesse non ce la faccio, divento tutta una lacrima e menomale
che
Stefano ha portato parecchi fazzoletti.
Mi passa il primo sussurrandomi un - Come se non ti conoscessi - e gli
sorrido
afferrandolo.
Piango per tutta la cerimonia, in modo particolare alla fine, quando
finalmente
Ambra e Tommaso si lasciano ad andare ad un bacio appassionato che mi
fa
commuovere ancora di più. Devo smetterla di essere
così sensibile, che diamine!
Sento Stefano che mi passa il braccio a cingermi il fianco e mi stringe
a lui,
baciandomi dolcemente sul collo e facendomi sorridere. Poi con un dito
mi
asciuga una lacrima dispettosa che stava scendendo giù.
- Basta piangere, bambola - mi dice e lo bacio forte, mentre lui mi
stringe
ancora di più.
Quando ci sciogliamo ci sorridiamo e ci raggiungono Vittoria, Elena,
Marta con
la piccola e finalmente Bea chiusa nel suo vestito rosa antico lungo
fino ai
piedi.
Subito Stefano prende in braccio la piccola e ci comincia a giocare,
mentre
l'ultima arrivata spiega il motivo del ritardo. Niente sveglia come al
solito.
Fa piacere sapere che dopo anni e anni le cose non cambiano mai.
Rimaniamo in attesa che gli sposi e i testimoni finiscano di firmare e
poi di
fare le foto di rito e, poco prima che escano, vado fuori a distribuire
petali
e riso da gettare addosso a Tommaso e Ambra.
L'ultimo mucchietto di riso lo lascio in mano ad Abete che si
complimenta
con me per la "diligente organizzazione". Ma quanto è da
amare
quest'uomo? Tanto e basta.
Mi affaccio sul portone per vedere a che punto sono e, quando mi
accorgo che
stanno per arrivare, mi tolgo lo scialle e lo lascio nelle mani di
Stefano che
è arrivato vicino a me.
Ce l'abbiamo fatta, almeno la cerimonia è andata... Adesso
al ristorante
dovrebbe filare tutto liscio, si spera.
Passo il tragitto in macchina a sentire discorsi assurdi tra Bea e
l'accoppiata
vincente Stefano - Vittoria. E il tutto perchè appena
partiti ho semplicemente
detto: "Ma ci pensate che all'inizio dell'università non si
conoscevano
neanche? Nessuno mai pensava ad una cosa del genere.. E invece eccoci
qua."
E lì sono partiti gli sproloqui di Vittoria contro Stefano.
Non credo gli
perdonerà mai tutto quello che m'ha fatto passare all'inizio.
- Eri un cretino e basta, non sei giustificabile - vano tentativo di
Vittoria
di chiudere il discorso.
- Non ero cretino... ero... -
- Se vuoi ti aiuto. Idiota? -
- Avrei detto confuso! -
- No, la parola esatta è che eri un semplice, mio caro
Steven -
E lui ride.
- Torniamo a idiota che mi piaceva di più -
- Vabè l'importante è che adesso fa il braaaavo
-intervengo passandogli una
mano sulla nuca e Vittoria scuote delusa la testa.
- Tu uccidi il prototipo di donna Strong ogni secondo che passa - dice
Bea all'improvviso
e tutti iniziamo a ridere.
Poi Stefano aspetta il silenzio e dice - Vabè, fatto sta che
adesso sono meno
idiota quindi... quando ti ritroverai Jack tra le braccia, mi
ringrazierai -
- Mai -
- Mai Jack? -
- Mai ti ringrazierò perchè mai
succederà -
Secondo me non ce la fanno a non sputare per due secondi... Una
macchinetta
messi insieme!
Fortunatamente il ristorante è abbastanza vicino e
arriviamo velocemente,
anche se saremo comunque al tavolo insieme, quindi poco cambia.
Poi vedo il vialetto con la brecciolina e quasi mi sento male. Senza
che gli
dica nulla Stefano mi prende sotto braccio e arriviamo fino all'enorme
tabellone con i tavoli e i posti assegnati. Un tabellone che mi ha
tolto fin
troppe ore di sonno.
Sono divisi in due parti... Dodici tavoli, sei con il nome di letterati
e i
restanti con il nome di filosofi.
Noi siamo al Petrarca, scelto a votazione e il povero Leopardi ha
purtroppo
amorevolmente perso. Resto ad osservare il mio capolavoro di tabellone
mentre
vedo Stefano che si avvicina con quattro bicchieri di champagne per noi
quattro.
- Ogni tanto la fai una cosa buona - dice Vittoria sorridendo e lui
sbuffa
rispondendole il solito "Donna di poca fede".
Poco a poco iniziano ad arrivare tutti e un'ora e parecchio buffet dopo
siamo seduti
intorno al tavolo.
Al Petrarca sono presenti Elena, Bea, Marta, Francesco, la piccola
Melissa, Io,
Stefano, Vittoria, Abete e Ferrari. Esattamente in quest'ordine.
Direi proprio una bella tavolata. Mangiamo, ridiamo, parliamo... Con
una
tranquillità surreale. Come se non ci fossero differenze
d'età con i prof, come
se niente fosse.
Sento tutto così leggero, felice, armonioso. Ambra e
Tommaso stanno facendo il
giro per i tavoli, mano nella mano... E sono di una belezza che credo
di
potermi commuovere ancora, davvero.
Stefano mi prende come al solito un boccone dal piatto, per il semplice
gusto
di rubarmelo e poi mi sorride.
- Prima o poi ti taglio le mani - gli dico sorridendo e gli lascio un
bacio sul
naso.
- Ah, non ti conviene -
- Oh, non voglio sentire i vostri discorsi porno - dice subito Vittoria
che era
seduta accanto a lui e quasi mi strozzo con l'acqua che stavo bevendo
quando
vedo che gli occhi dei prof sono puntati su di noi.
Poi Abete si gira verso di me e con la sua vocina da cartone animato mi
chiede
- come mai, signorina, questa originale idea dei nomi ai tavoli? -
- Mi sembrava affascinante e poi a loro l'idea è piaciuta un
sacco -
- E... mi dica, come mai il tavolo degli sposi è il buon
Torquato Tasso? -
- Beh... Credo che lo scoprirà durante il discorso di
Tommaso, non voglio
rovinarle la sorpresa - dico soddisfatta e lui mi sorride avvicinando
alla
bocca l'enorme tovagliolo che ha messo al collo.
Non è un professore normale, è un tipo
allucinante.
Non finisco di parlare che sento una manina che mi picchietta dietro la
schiena, mi volto e mi ritrovo i giganteschi occhioni azzurri di
Melissa che mi
fissano.
E' la copia precisa della madre. Sia fisicamente che per tutto il
resto, ha
soprattutto la risata come la sua.
Appena la prendo in braccio subito Stefano inizia a farle il solletico
e lei
ride come una matta mentre il deejay inizia a mettere un po' di balli
di
gruppo.
- Ma chi è Melassa, chi è .. chi è ..
- le inizio a dire e lei ride, ride. Poi
Stefano inizia a farle mille boccacce e facce strane e alla fine se la
conquista, come sempre.
Restiamo a giocarci un altro po', mi obbligano a fare qualche ballo di
gruppo e
poi vedo Tommaso alzarsi e picchiettare con il coltello sul bicchiere.
Oddio, è il momento dei discorsi. Senza che neanche glielo
chieda, il mio
ragazzo ha già tirato fuori un fazzoletto e me lo sta
offrendo.
- Prevengo - mi sussurra e gli sorrido, poi ci voltiamo tutti in
silenzio verso
il tavolo accanto al nostro.
Tommaso si schiarisce la voce e gli danno un microfono in mano.
- Mi sa che devo parlare - inizia e già tutti sorridiamo -
direi che è un
giorno importante, il più importante della mia vita,
sicuramente. Devo
ringraziare troppe persone, quindi non me ne vogliate se dimentico
qualcuno.
Ringrazio per primi i miei genitori... Per tutto quello che hanno fatto
per
farmi diventare quello che sono. I miei amici di sempre
perchè con loro sono
cresciuto... e poi voi - dice voltandosi verso di noi.
- Le compagne letterate. Ricordo all'inizo come fosse imbarazzante
stare con sole
donne anche se mi sentivo dire da ogni dove, specialmente da voi,
quanto fossi
fortunato -
Altre risate e io ho già, naturalmente iniziato a piangere.
- Ed era vero. Non potevo trovare persone migliori con cui stare, non
esistono
meglio di voi. Avete ascoltato le mie pazzie ogni giorno, ogni momento.
Mi
avete consolato, aiutato, sotenuto... Non potrei mai ringraziarvi
abbastanza -
Okay, adesso sono un fiume di lacrime.
- E io lo sapevo che Petra avrebbe pianto come una matta, ma continuo
comunque
-
Sa sempre come strapparmi una risata, non c'è verso. Stefano
mi prende
dolcemente e appoggio la mia testa sul suo petto mentre con la mano mi
accarezza il braccio.
- E poi devo ringraziare due persone, due persone molto... simili. Ma
solo
esteriormente. Miriam - dice iniziandola a guardare - perchè
se non ci fossi
stata tu e quel benedetto esame su Tasso non avrei conosciuto la donna
della
mia vita e non sarei stato l'uomo più felice del mondo -
Un lacrima scende anche sulla guancia di Miriam mentre Tommaso sposta
il suo
sguardo su Ambra e le prende la mano per farla alzare in piedi davanti
a lui.
- E poi ringrazio te. Semplicemente per essere quello che sei e per
amarmi ed
accettarmi per quello che sono -.
Un applauso parte immediato. E' un applauso di cuore, sentito...
Compreso il
coretto che parte poco dopo a suon di "Bacio, bacio". Io mi rialzo e
continuo ad applaudire, piangendo fino a che tutti si risiedono e
tornano a
concentrarsi sui piatti.
Mi faccio accompagnare in bagno da Bea per mettere a posto il trucco e
dieci
minuti dopo è come se niente fosse successo.
Nel frattempo andiamo a ringraziare Tommaso una alla volta... Dopo un
discorso
del genere, direi che se lo merita.
E poi arriva uno dei momenti che preferisco... Il primo ballo degli
sposi.
Iniziano leggere le note di quello che riconosco essere Truly,
Madly,
Deeply e il cantante mi conferma questa scelta
meravigliosa.
Tommaso e Ambra entrano in pista e sembrano entrare anche in un mondo
tutto
loro, quasi estranei a tutto quello che c'è intorno. Si
sussurrano
all'orecchio, sorridono, si stringono sempre più forte e..
si, ho di nuovo gli
occhi lucidi.
Non ci posso fare niente, sono così. Piango a film, cartoni
che conosco a
memoria e volete che non pianga ai matrimoni? E per giunta al
matrimonio di due
grandissimi amici?
Poi la canzone purtroppo termina e parte subito un tango a sorpresa di
tutti.
Tra le risa gli sposi cercano di arrangiare qualcosa invano e tornano a
sedersi
mentre il ballo continua e altre coppie vanno a tentare.
Stefano subito mi sussurra un "Neanche morto" e lo rassicuro
dicendogli che neanche io avevo la più pallida idea di
andare.
- Vuole concedermi questo ballo? - sento queste parole e non riesco a
credere
alle mie orecchie. Mi giro a destra e vedo che Vittoria ha la mia
stessa
espressione dipinta sul volto.
Matteo Ferrari ha appena chiesto a Elena De Luca di ballare un tango
insieme.
Dopo questa, ho visto e sentito tutto nella vita.
Elena annuisce o meglio, squittisce e si alza delicatamente fasciata
nel suo
vestito rosso e segue il suo cavaliere.
- Quindi non balla solo il twist - sussurra Vittoria e solo io riesco a
sentirla. E per poco non mi strozzo di nuovo.
- Non devi dire cretinate mentre bevo Vittò! - le dico
ridendo.
- Sei tu che mi stai a sentire - mi risponde fra le risate e poi
è Abete ad
intromettersi tra di noi.
Ha un tovagliolo appeso al collo e sporco di sugo, non capisco come
facciamo
ancora a non metterci a ridere tutte.
- Dovremmo scommettere almeno sul giorno in cui Matteo
chiederà di uscire alla
signorina -
Ma è davvero fuori di testa.
- Secondo me presto - risponde subito Vittoria mentre non riesce a
togliere gli
occhi dai due novelli ballerini di tango - una settimana -
Di Giovine di risposta scoppia a ridere - Ma lei non lo conosce,
signorina.
Secondo me almeno quindici giorni -
- Facciamo dieci giorni - intervengo io e il prof subito annuisce e ci
stringe
la mano.
- Facciamo che ci metto anche io una buona parola - aggiunge poi e
Vittoria subito
approva la proposta.
Abbiamo davvero scommesso con Abete sull'appuntamento tra Elena e
Ferrari? Non
ci credo.
Subito finisce questa piccola pausa spagnola e i due tornano al tavolo
parecchio imbarazzati e tutti cerchiamo di non fissarli.
Poi partono le note di Iris
e
incrocio subito lo sguardo di Stefano che era andato dall'altro lato
del
tavolo, al posto di Marta e parlava con Francesco.
Ci sorridiamo e lo vedo scusarsi con lui per venire verso di me.
- Questa però sì - mi sussurra mentre mi tende la
mano e, facendomi alzare, mi
stringe a lui. Lo bacio e finiamo sulla pista, accanto a altre coppie
che
ballano dolcemente.
Mi accoccolo fra le braccia del mio ragazzo e appoggio la testa al suo
petto e
credo che potrei rimanere così a ballare ancora per molto,
molto tempo.
- Ti amo - mi sussurra dopo avermi fatto alzare la testa verso di lui.
- Ti amo anche io, tanto - gli rispondo e ci sfioriamo i nasi prima di
baciarci.
Poi il giro ci riporta ancora accanto al nostro tavolo e proprio qui
partono le
note di You and Me
e vedo Giacomo
alzarsi dal famoso tavolo "Tasso" e venire dritto verso di noi. In
modo particolare verso Vittoria.
- Me lo concedi questo ballo? - le chiede e io sono costretta a
rimanere in
silenzio. Ma non potete capire l'urlo che sto cercando di trattenere.
Stefano però, come al solito, non riesce a stare in silenzio.
- Sì, ti prego toglimela di mezzo - dice ridendo a Giacomo.
- Stefano, tu datti una regolata e sposatela quella santa di Petra -
risponde e
si porta Vittoria in pista che però fa in tempo a dire "Io
te lo dico
sempre, mio caro!".
Mi volto verso di lui, che è tornato seduto al suo posto, e
gli dico - Te la
sei cercata - sorridendo.
Lui sposta la sedia, si volta con il corpo verso di me e mi fa sedere
sulle sue
ginocchia.
- Sei la donna della mia vita, l'unica che m'ha sempre sopportato. Lo
sai che
prima o poi mi ti sposo - mi sussurra all'orecchio e poi mi morde la
guancia.
Di risposta sorrido e lo bacio.
Poi mi volto verso il tavolo.
Ferrari cincischia con Elena e credo che i giorni passeranno da dieci a
tipo...
tre.
Bea è impegnata a giocare con la piccola Melissa insieme a
Miriam.
Marta e Francesco si sono decisi ad andare a ballare e stanno
raggiungendo in
pista Giacomo e Vittoria che, a quanto pare, si trovano davvero.
Poi ancora Tommaso e Ambra che sorridono raggianti come mai.
E poi tutte quelle ricerche sulla felicità dei grandi
filosofi vanno in
frantumi. Bastiamo noi.
Saaalve! Torno con una piccola shot un po' sconclusionata...
Il titolo nasce con un preciso motivo. Questo non è un
semplice racconto, è un
sogno. Un sogno che una delle mie più grandi amiche, Gloria,
ha fatto l'altro
giorno... e si è svegliata dal sogno che erano le sei meno
cinque, l'alba. Mi
ha subito scritto tre messaggi per raccontarmelo e, dopo aver visto
l'orario di
ricevuta, ho subito pensato a questa frase di Dante - sì,
studio Lettere! - e
ho scritto il suo sogno.
"Presso al mattin del ver si sogna" in poche parole sta a significare
che ciò che si sogna all'alba, poi accade... E,
sinceramente, devo ammettere
che questo possibile futuro è piaciuto un sacco a tutti!
Spero vi piaccia ... Fatemi sapere (:
Un abbraccio stritolo,
Chris_