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Autore: live in love    25/09/2011    8 recensioni
Tratto dal Prologo:
[- Portane uno anche a lei, va - la indicò con un gesto del capo ridacchiando, indignandola lievemente per quel suo modo sbruffone.
Il barista le posò davanti in meno di un secondo un bicchiere dello stesso liquore, felice che avesse ordinato qualcosa di più forte della sua coca-cola.
............
- E sentiamo, Mr- sono-bravo-a-leggere-le-persone, cosa te lo fa capire?- chiese pungente e sarcastica, guardandolo con un sopracciglio inarcato. Di solito non rispondeva così, se non quando una persona la provocava particolarmente.
Lui, tuttavia, sembrò divertito dalla sua risposta.]
Salve, questa è la nuova versione della storia che avevo già pubblicato.
....
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Image and video hosting by TinyPic style="text-align: center; line-height: normal;" align="center">I WILL ALWAYS CHOOSE YOU

AVVISO: Vi lascio il link dei due video trailer della storia..TRAILER 1. TRAILER 2 .

3


La caccia ha inizio.

 

 

Fu un imponente brusio di voci esagitate e concitate ad accoglierle non appena misero piede nell’imponente tenuta dei Lockwood.


Lanciò un breve sguardo intorno a se, rifiutando un flûte di champagne offertole gentilmente da un cameriere di passaggio.

C’era chi già ballava sotto il gazebo bianco, allestito a pista da ballo, accompagnato dalla musica leggera dell’orchestra e chi, semplicemente, parlava o mangiava. Una tipica festa, insomma.

Salutando qua e là qualche persona conosciuta e destreggiandosi fra la folla, si fermarono all’angolo bar ordinando un aperitivo, rigorosamente analcolico.

Era meglio tenersi lontane da qualsiasi tipo di alcolico per un bel pò.

Anche perché l’ultima volta che aveva toccato dell’alcol si era ubriacata ed era finita col rotolarsi fra le lenzuola di un motel con quello che, qualche ora dopo, aveva scoperto essere disgraziatamente l’odioso testimone di nozze di Alaric.

Già, per sicurezza era meglio non mangiare neanche la torta al liquore e cioccolato tipica del posto.

Elena sospirò, giocando con la cannuccia rossa prima di afferrare il bicchiere e berne un lungo sorso.

Odiava quegli eventi con tutta se stessa e il fatto che la sua unica consolazione fosse un succo di frutta, non l’aiutava molto.

Tuttavia, dal momento che apparteneva sfortunatamente ad una delle famiglie dei fondatori della città, prendervi parte era quasi d’obbligo più o meno da quando aveva dieci anni.

Per un attimo, invidiò suo fratello che era al college e poteva evitarsi quell’inutile supplizio.

E poi quella sera Caroline ce l’aveva praticamente trascinata a forza, con la banale scusa che non poteva assolutamente perdersela e che si diceva in giro che i fuochi d’artificio sarebbero stati i migliori degli ultimi dieci anni. Mph, a chi voleva darla a bere!

Era ovvio che ci fosse dell’altro dietro e che la volesse da spalla per osservare un certo figlio del sindaco.

Il fatto che poi quella sera non avesse nominato neppure una volta il nome di Tyler, aveva confermato le sue ipotesi.

Caroline era logorroica fino quasi allo sfinimento quando qualcosa la interessava – e Tyler rientrava decisamente fra queste -, ma diventava anche sospettosamente silenziosa quando, invece, non voleva toccare un argomento. E quella sera lo era stata senza dubbio.

Che fra loro ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia era chiaro a tutti più o meno da sei mesi, cioè da quando il padre di Tyler era morto in un tragico incendio .

Caroline gli era stata molto vicina ed inevitabilmente era successo qualcosa di più fra loro, come le aveva confessato la bionda stessa in una rivelazione concitata al telefono qualche mese prima.

Avevano provato a frequentarsi seriamente per qualche tempo, ma poi tutto era degenerato ponendovi drasticamente fine, ufficialmente per la gelosia di lei e la poca propensione di lui a legarsi stabilmente con una donna.

Era stato il gelo a dominare all’inizio, portandoli a non rivolgersi neppure la parola se non per litigare. Si allontanati , troppo orgogliosi per chiarire e riprovarci.

Avevano fatto finta di nulla fino al momento in cui però i sentimenti li avevano di nuovo inesorabilmente avvicinati. L’attrazione fisica aveva fatto il resto.

Da allora andavano avanti in un eterno tira e molla fatto di momenti di odio e amore, gelosia e indolenza.

A lei piacevano come coppia, nonostante fossero totalmente l’uno l’opposto dell’altra e insieme sembrassero quasi uno scherzo della natura. Per certe persone era vero il detto “gli opposti si attraggono” e loro rientravano decisamente in queste, al contrario suo.

Certo, avevano davvero molti punti su cui lavorare, ma in fondo chi non ne aveva?

Era una storia alla Romeo e Giulietta, come l'aveva definita tristemente Caroline in uno dei vari momenti difficili, ma lei sperava vivamente, per ovvie ragioni, che non finesse nello stesso modo.

Sospirò, prendendo un altro sorso dal bicchiere di vetro azzurro.

Le storie di quel tipo non facevano, invece, per lei. Troppo tormentate, tumultuose e sconvolgenti per una come lei che voleva una vita tranquilla e un amore sereno, senza troppe incomprensioni e turbolenze.

Come avrebbe potuto amare e stare con una persona che era il suo esatto opposto, cioè tutte le cose che odiava, che non sarebbe stato in grado capirla totalmente? Lei voleva qualcuno di complementare, non di opposto.

Ecco perché sarebbe rimasta single a vita probabilmente, sorrise divertita dal suo stesso pensiero.

L’amore con la “a” maiuscola e totalizzante, che cercava lei, era impossibile da trovare nel mondo reale, motivo per cui si era messa in testa di non cercarlo e vivere semplicemente alla giornata.

L’ultima sua esperienza amorosa era andata orrendamente male e anche con Stefan, che aveva pensato per un certo momento essere l’uomo della sua vita, le cose erano inevitabilmente finite.

Finivano sempre, era questo il problema.

Sembrava arrivare sempre sul punto di aver trovato quello adatto, ma poi si rivelava, senza eccezione, inadeguato. E questo era accaduto ogni volta, dal primo all’ultimo. Da Matt al suo ultimo fidanzato, se così si poteva chiamare.

Ora, non aveva decisamente voglia di cercare l’amore e impelagarsi in un rapporto.

Forse per la prima volta nella sua vita non sentiva la necessità di innamorarsi, stava semplicemente bene com’era. Da sola.

Tornò con la mente alla festa, continuando a guardarsi distrattamente intorno e scacciando quei pensieri davvero inopportuni per il luogo in cui si trovava.

Nonostante detestasse parteciparvi, il barbecue del quattro luglio a casa Lockwood era però l’evento più importante di tutta l’estate. E anche il più atteso dalla comunità.

Lo era non tanto per ciò che la festa nazionale rappresentava in se, ma bensì per il gusto con cui ogni volta Carol Lockwood la organizzava.

Come al solito aveva, infatti, dato prova del suo gusto impeccabile, decorando l’immenso giardino con i colori del bianco e del blu, spargendo qua e là qualche bandiera americana.

Vicino al piccolo laghetto erano stati disposti tutti i tavoli in legno chiaro, adornati da centrotavola con fiori e tovaglie bianche, e poco lontano c’era un piccolo palchetto dove una band stava suonando una melodia dolce.

Il tutto era illuminato dalla luce rosata del tardo pomeriggio estivo e dalle luci artificiali che decoravano l’ambiente, conferendogli un’aria quasi romantica.

La serata si sarebbe svolta come ogni volta in tre parti: l’aperitivo, la cena all’aperto e infine i tradizionali fuochi di artificio. Una routine annuale di cui, tuttavia, la gente di Mystic Falls non sembrava essersi stufata.

Il giardino era già gremito di gente in abiti sgargianti sebbene la festa fosse appena iniziata, ma , come aveva detto, era davvero l’evento più atteso.

La voce di Caroline la distolse, però, dai suoi pensieri riportandola alla realtà. Si era quasi dimenticata della sua presenza, persa com’era nelle sue elucubrazioni.

- Se ti dico che ancora non ci credo, mi prendi per pazza ? – sorseggiò anche lei il suo aperitivo, guardandola da sotto le ciglia chiare scurite dal mascara.

Si voltò verso la bionda, aggrottando leggermente le sopracciglia non capendo a cosa si riferisse.

- A che cosa? – le chiese infatti confusa, sbattendo un paio di volte le palpebre.

Si portò una mano al viso, scostandosi una ciocca di capelli scuri che, a causa del lieve vento che si era alzato, le aveva oscurato momentaneamente la vista.

Si volse poi totalmente verso di lei, appoggiando il gomito sul bancone e guardandola in attesa di una risposta.

- Al fatto che tu sia andata a letto con Damon Salvatore !- trillò lei come se la cosa fosse più che palese, allargando lievemente gli occhi azzurri e facendo un gesto ovvio con la mano.

Arrossì all'istante, mentre quelle parole si appaiavano nella sua mente con immagini del tutto inequivocabili e inconfondibili. Le stesse che, seppur molto sfocate e indecise, continuavano a tormentarla da quella sera.

Dannazione , perché glielo aveva ricordato!

- Shh - le intimò perentoria, percependo le guance scaldarsi sempre più di imbarazzo al pensiero che qualcuno le avesse sentite. Ci sarebbe mancato solo quello a coronare l’elenco di cose sfortunate che il karma le stava opponendo ininterrottamente .

Si guardò intorno in modo circospetto, ma nessuno sembrava aver fatto molto caso a loro, complice anche la musica e il chiacchiericcio di sottofondo.

Meno male, sospirò rincuorata tornando a respirare normalmente.

Da quello che le aveva detto Caroline e dalla bassa opinione che ne aveva Jenna , aveva capito che era un seduttore incallito e lei non ci teneva decisamente a far sapere a quella comunità di impiccioni e pettegoli, che era Mystic Falls, di quella piccola leggerezza. Per nulla.

Basta che respirino e abbiano due gambe, erano state le esatte parole di Caroline nel descrivere le sue tipologie di ragazze e lei non aveva faticato a crederle.

Non si era sbagliata poi molto, dunque, ad inquadrarlo.

Era un vanesio e pieno di sé don Giovanni, troppo consapevole del proprio bel faccino che credeva aprire ogni porta. Cambiava le donne come i calzini, in un perfetto atteggiamento maschilista e menefreghista.

Oh no, lo aveva inquadrato perfettamente.

Tutto ciò, ovviamente, non aveva fatto altro che far bruciare di più il suo dolente orgoglio per esserci finita a letto. Tremendamente bruciare, assottigliò gli occhi.

- Comunque, grazie tante per avermelo ricordato – bofonchiò sconsolata, lanciandole un’occhiata torva.

In quella settimana aveva, infatti, fatto di tutto per dimenticare quello spiacevole sconveniente, cosa che non era riuscita a fare, purtroppo, a pieno.

E di certo Caroline non l’aveva aiutata per niente continuando a parlarne e divagarci sopra.

Se non fosse stata sua amica, avrebbe pensato che amasse girare il coltello nella piaga.

Nonostante non lo avesse più visto, il pensiero di cosa era accaduto fra loro aveva continuato a ronzarle fastidiosamente in testa, innervosendola e facendole venire degli stressanti mal di testa.

Non tanto per la cosa in se di averci fatto sesso - beh, no , anche per quello, forse – quanto piuttosto con chi fosse successo.

- Cioè, è Damon Salvatore! – affermò ancora incredula, calcando sul quel nome come se volesse dire qualcosa di per sé.

Ignorando del tutto il suo commento continuò a parlare.

- Lo stronzo, egoista, vanesio, vendicativo, seduttore fratello di Stefan – snocciolò con una smorfia e un ampio gesto della mano.

- Care, davvero, così non mi aiuti – soffiò ancora, passandosi una mano fra i capelli con un evidente sbuffo.

La conversazione che avevano avuto dopo la cena organizzata da Rick, non troppo differente da quella, le tornò improvvisamente in mente.

- E’ lui – aveva mormorato sconfortata, sedendosi con un piccolo rimbalzo sul letto e abbracciando un cuscino .

Damon se ne era andato da poco e lei aveva trascinato letteralmente Caroline in camera sua, dove si erano poi chiuse, con una scusa banale a cui solo Alaric era riuscito ad abboccare.

- Chi? - le aveva chiesto disorientata Caroline, prendendo posto al suo fianco e guardandola attenta, la fronte aggrottata nel tentativo di capire.

Evidentemente i continui sguardi che le aveva lanciato e il suo mutismo, quando erano tutti in soggiorno, non avevano sortito l’effetto desiderato visto che non aveva capito.

- Il ragazzo sconosciuto di ieri notte è lui. E’… – aveva dovuto chiudere gli occhi e deglutire a fatica, prima di riuscire a terminare la frase, sputando quel nome in un sussurro frustrato - … è Damon Salvatore – si era lasciata cadere all’indietro sul materasso.

Non ottenendo risposta aveva riaperto gli occhi, trovandosi davanti un’ammutolita Caroline a fissarla con gli occhi lievemente sbarrati, totalmente senza parole.

Beh, tutto sommato aveva reagito meglio di lei.

Dopo qualche attimo era poi scoppiata a ridere di gusto.

- Ok, carino come scherzo, anche se un po’ inquietante – aveva ridacchiato.

Doveva essere stata la sua espressione per nulla divertita, colpevole, e il suo sguardo abbassato a convincerla, però, della verità di quell’assurda rivelazione.

- Oh cazzo! - era stata la sua poco emblematica risposta, che riassumeva indiscutibilmente la situazione in cui, senza volerlo, si era andata a ficcare.

Doveva avere davvero il karma contro in quel periodo o una propensione alquanto spiccata per ficcarsi nei casini.

La bionda aveva schiuso le labbra per parlare, riuscendo solo a balbettare spezzoni di frasi disconnesse dallo shock.

- Cioè…..lui….si…lui…Oh cazzo! -

Era riuscita comunque a strapparle un sorriso con quell’affermazione, allentandole leggermente la tensione accumulata quella sera.

- Già – aveva sospirato un secondo dopo, non credendo neanche lei a tutto quello che era accaduto.

Caroline aveva tentato maldestramente e inutilmente di tirarla su di morale per il resto della sera fino a quando non se ne era andata, senza riuscirci.

- Lo so, scusa. Solo… davvero, non riesco ancora a crederci - ripeté, richiamandola al presente. - Cosa diavolo ti ha attratta di lui?- le chiese sconvolta, inclinando il volto e assottigliando gli occhi.

Oh, anche lei si era fatta un’infinità di volte quella domanda, non trovandovi mai risposta

- Ero ubriaca - si giustificò quasi infantilmente in un mormorio sommesso, stringendosi nelle spalle.

Era l’unica risposta sensata, in fondo.

- Si, ma prima di esserlo avete parlato.- le fece notare attenta.

Ma da che parte stava? Perché così non l’aiutava decisamente a non pensarci.

- Mi ha solo offerto da bere – puntualizzò con una smorfia, lievemente innervosita da quel discorso.

- Ok, è un bel ragazzo, ma ha un carattere insopportabile. Molto insopportabile – continuò - Davvero non capisco cosa ci hai trovato – scosse la testa.

- Anche io me lo chiedo – mise su un broncio così evidente da far scoppiare a ridere l’amica.

- Non c’è niente da ridere, Care – la riprese, imbronciandosi ancora di più.

Le lanciò un’occhiataccia incrociando le braccia al petto, per nulla divertita.

- Scusa, solo che è davvero incasinata come situazione – cercò di trattenere una corposa risata mordendosi le labbra.

- Possiamo cambiare discorso?- le chiese supplichevole, appoggiando il volto sulla mano e guardandola immusonita.

- Ok, accantoniamo l’argomento “ sesso con Damon Salvatore testimone di Alaric”- annuì, alzando le mani in segno di resa ma continuando, di fatto, a rigirare il coltello nella piaga.

Prese un altro sorso del suo aperitivo e tornò a guardare Elena con un sorriso.

- Di cosa vuoi parlare, allora?-

Sorrise maliziosa lanciandole uno sguardo divertito. Ora era arrivato il suo momento di fare domande scomode.

- Magari del perché Tyler ha appena evitato il nostro tavolo?- cambiò repentinamente discorso, notando proprio in quel momento il piccolo Lockwood schivare palesemente il punto del giardino in cui erano loro.

Con la coda dell’occhio vide chiaramente Caroline irrigidirsi e trattenere il respiro, segno che doveva aver centrato sicuramente il nocciolo del problema.

- Bella festa, vero? – le chiese in risposta, evitando il suo sguardo.

E quando faceva così c’era solo un motivo: nascondeva qualcosa.

- Caroline - inarcò un sopracciglio, appoggiando il fianco al bancone del bar. – E’ successo qualcosa? – le chiese, dando ascolto al suo sesto senso femminile.

- Ti ricordi che ieri sono arrivata in ritardo al nostro appuntamento? – affermò titubante, prendendo il discorso alla larga – Ecco, diciamo che ci siamo…baciati…- masticò a fatica sotto il suo sguardo indagatore, guardandola quasi colpevole.

Beh , almeno non era la sola ad avere una vita incasinata.

- E… ci ho…fatto sesso – ammise in un sussurro appena udibile, stringendosi sempre più nelle spalle.

- Che cosa? - le chiese sorpresa, sbarrando gli occhi. Sospettava che fosse accaduto qualcosa, ma di certo non si aspettava questo.

- Due volte – chiuse momentaneamente gli occhi e deglutì a fatica, in difficoltà.

Elena aprì un paio di volte le labbra non sapendo cosa dirle, ma alla fine sorrise. Seppur sorpresa da quella notizia, in qualche modo se lo aspettava.


- Lo so che avevo detto che era finita, e lo è, solo che… - gesticolò convulsamente, mentre le sue guance si arrossavano. – Ho…abbiamo ceduto – sospirò, come se si fosse liberata di un peso.

Forse era una delle rare volte in cui l’aveva vista arrossire.

- Perché non me lo hai detto ieri ?-

- Dovevo metabolizzare … e poi avevo paura che mi avresti giudicata- affermò sincera, mostrando la sua fragilità.

Elena le sorrise dolcemente, comprensiva.

- Non lo farei mai, sei la mia migliore amica - le disse. – Se vuoi parlare io ci sono, comunque –

Poteva suonare smielato e da adolescenti , ma era vero.

- E poi ti sembro la persona giusta per giudicare? Sono andata a letto con il fratello diabolico del mio ex, che è anche il mio miglior amico, nonché testimone del mio futuro zio. Non sono messa per nulla meglio. – tentò di alleggerire l’atmosfera con l’autoironia.

Entrambe scoppiarono a ridere un attimo dopo.

********************************

Elena lanciò un ultimo sguardo distratto allo specchio davanti a se, finendo di lavarsi le mani e poi asciugandosele.

- Non vedo l’ora che incominci a lavorare al giornale – affermò allegra Caroline, aggiustandosi il trucco.

- Anche io - le sorrise realmente felice - Non ne posso più di stare a casa a non far niente -

Il martedì dopo avrebbe, infatti, incominciato a lavorare al giornale di Mystic Falls, che era anche affiliato alla rete televisiva dove lavorava Caroline.

Si sarebbero quindi viste ogni giorno e, in un certo senso, era come tornare al liceo.

Era stata proprio lei a procurarglielo, qualche giorno prima, parlando direttamente con il responsabile.

Nonostante non fosse il miglior giornale al mondo e che sarebbe stata in prova per le prima due settimane, si sentiva elettrizzata ed entusiasta come non le capitava da tempo. Aveva voglia di mettersi in gioco e farcela da sola con le proprie forze.

- Conosco un posto vicino agli uffici davvero fantastico per pranzare – affermò - Il cibo è buono, non è caro e , soprattutto, è lontano dalle snervanti lamentele di Andie – bambola-gonfiabile- Star. – continuò, facendola ridacchiare.

Da quello che aveva capito Andie Star e Caroline non andavano molto d’accordo e si contendevano il posto di presentatrice del Tg delle 19, cioè il più importante della giornata.

La bionda, quando ci si metteva, sapeva essere davvero competitiva e non stentava a credere che fra le due fosse nata subito rivalità.

- Sei tremenda – l’apostrofò, comunque divertita. – Magari non è così male – alzò le spalle.

- Aspetta di conoscerla e non la penserai più così – la mise in guardia con una risata, chiudendo il cofanetto del fard.

Rise anche lei, sistemandosi i capelli e, passandovi le dita dentro, tentò di sciogliere i nodi che il vento aveva creato.

Finirono di sistemarsi e poi uscirono dal bagno.

Evitarono accuratamente di passare dal salone principale, dove Carol Lockwood e le sue amiche stavano spettegolando, e raggiunsero l’entrata.

Se si fosse, però, accorta un secondo prima di chi c’era lì, sarebbe passata sicuramente da tutt’altra parte per evitarlo, anche dalle finestre. Preferiva di gran lunga le svenevolezze e le chiacchere futili della padrona di casa a lui.

Strinse le labbra, fermandosi di colpo ed incontrando di sfuggita uno sguardo maliziosamente azzurro.

Damon Salvatore si stagliava con tutto il suo metro e ottanta a pochi passi dalla porta principale, avvolto nella solita camicia nera, fatta perfettamente su misura, e un bicchiere in mano che stava lentamente sorseggiando.

- Barbie – salutò Caroline ignorando bellamente Elena, facendole ribollire il sangue per l’indignazione.

Assottigliò gli occhi sdegnata, incrociando le braccia sotto il seno.

Chi diavolo credeva di essere per non degnarsi neanche di salutarla?

Non c’era nulla da fare, ogni cosa di quel ragazzo la indisponeva. Doveva essere un fattore di chimica o qualcosa del genere, probabilmente.

- Satana – contraccambiò il saluto la bionda con un’evidente smorfia, facendola sorridere internamente compiaciuta per quella risposta.

Caroline sembrò però notare improvvisamente qualcosa di interessante fra la folla alle spalle del ragazzo, perché allungò il collo e un secondo dopo si voltò verso di lei con uno sguardo di scuse che non prometteva nulla di buono.

- Scusa se me ne vado, Elena, ma come puoi notare la compagnia non è delle migliori – affermò cogliendo l’occasione al volo, lanciando un evidente occhiata truce a Damon e gelandole il sorriso di poco prima sulle labbra.

Non ebbe neanche il tempo di fermarla che lei era già scomparsa oltre la porta, lasciandola basita.

Ecco, quella sarebbe stata una cosa che non le avrebbe perdonato mai presumibilmente.

Il silenzio calò subito fra loro due, proprio come era accaduto la sera della cena e lei, come allora, non aveva alcuna intenzione di interromperlo.

Damon continuò a non degnarla di uno sguardo, trangugiando l’ultimo sorso di liquore nel bicchiere.

Decisa ad andarsene e a non rimanere un minuto di più in sua compagnia, tanto più che sembrava ignorarla, mosse un passo in avanti venendo, però, subito bloccata dal corpo di lui.

Damon aveva infatti mosso di riflesso un passo indietro, sbarrandole di fatto la strada e lanciandole uno sguardo sghembo.

- Spostati - gli intimò senza tanti giri di parole, fulminandolo con gli occhi scuri.

Lu non si spostò di un millimetro, limitandosi a sfoderare il suo solito sorrisetto strafottente e a guardarla divertito.

Ora erano più vicini, i loro petti quasi a sfiorarsi talmente esiguo era il divario.

- Ciao anche a te, Miss simpatia. No, io sto bene, grazie. Mi sto divertendo un mondo a questa patetica e noiosa festa – affermò ironico, inclinando lievemente il volto verso destra, nella sua direzione.

Le labbra le si schiusero automaticamente per l’indignazione. Cioè, lui non la degnava di un saluto e poi osava ancora fare l’offeso?

Elena fece ricorso a tutta la sua pazienza per non tirargli contro la borsetta o magari qualcosa d'altro di più pesante.

Come diavolo faceva ad essere così irritante?

Inspirò profondamente, cercando di non innervosirsi, ma lui era così vicino che, all’ossigeno, si mischiò il suo profumo mentato che le mozzò il respiro in gola.

Ancora una volta lo trovò stranamente familiare, quasi conosciuto.

Ignorò quello stupido pensiero, relegandolo nell’angolo più lontano della sua mente, tornando a rivolgersi a lui.

- Spostati – ripeté col solo risultato di farlo ghignare ancor più apertamente.

Probabilmente lui si doveva divertire infinitamente ad irritarla, constatò, visto il brillio di divertimento che gli attraversò gli occhi imperscrutabili.


- Non si usa più la parolina magica “per favore”?- la canzonò.

- Damon, lasciami passare – fu il massimo della gentilezza che riuscì a proporre, non esimendosi comunque dal lanciargli un’occhiataccia.

Continuò a sorriderle maliziosamente sfacciato, indignandola immensamente.

- Perché non mi sposti tu, allora ?- la provocò palesemente in un sussurro saturo di malizia e sensualità, arrossandole inspiegabilmente le guance.

La inchiodò con uno sguardo di sfida, provocatorio, a cui lei non seppe non rispondere.

Non poteva farci nulla, nonostante si imponesse di ignorarlo e non ribattere alle sue provocazioni , alla fine cedeva sempre. Era più forte di lei.

Contraccambiando quello sguardo e per nulla intimidita, gli appoggiò una mano sul petto, facendo pressione e costringendolo a spostarsi.

Sotto i polpastrelli percepì distintamente il calore del corpo e la consistenza tonica dei pettorali, che le provocò la pelle d’oca lungo la schiena, dalla base fino alla nuca.

Come scottata allontanò subito la mano, mordendosi sconcertata il labbro inferiore.

Deglutì a vuoto muovendo un passo oltre di lui, cercando di lasciarsi alle spalle quella strana sensazione.

Le era sembrato come una piccola scossa elettrica, piacevole e fastidiosa al col tempo. Era stato un… brivido, notò stupita e sorpresa.

No, si doveva essere sicuramente sbagliata. Per quale ragione avrebbe dovuto provare un qualcosa del genere con lui? Non c’era nulla che li legasse e lei non ne era attratta né mentalmente né fisicamente.

Si, doveva aver frainteso quello che, magari, era semplicemente un tremito di freddo.

Con la coda dell’occhio lo fissò per vedere se avesse notato la sua reazione, ma fortunatamente stava guardando da tutt’altra parte e non sembrava essersi accorto di nulla.

Sospirò rincuorata. Damon aveva già fin troppi elementi da usare contro di lei, ci sarebbe mancato solo quel fraintendimento. Vanesio com’era avrebbe pensato che lei ne era attratta, cosa probabile come che il cielo diventasse rosa da un momento all’altro!

Non ebbe però neanche il tempo di uscire sul portico perché un’altra persona le si parò davanti, sbarrandole nuovamente la strada.

- Stefan !- lo riconobbe subito, mentre le sue labbra si tendevano in un sorriso spontaneo.

- Ehi - le sorrise lui - Sono arrivato ora e ti stavo cercando…- si bloccò improvvisamente, spostando gli occhi oltre le sue spalle e notando un’altra presenza.

La stessa di cui Elena si era momentaneamente dimenticata.

- Damon? – domandò infatti sorpreso, aggrottando le sopracciglia in una buffa espressione confusa.

Stefan fece vagare lo sguardo alternativamente da uno all’altro e viceversa, cercando di capire cosa fosse accaduto ed Elena sperò vivamente di non aver dipinta in volto l’espressione colpevole che si sentiva.


- Davvero perspicace fratellino - fu la risposta sarcastica e pungente di Damon, che l’affiancò.

- Vi conoscete? - chiese esitante, continuando a guardarli sospettoso.

Elena sentì il respiro bloccarsi in gola e le guance andare immediatamente in fiamme.

Ecco, lo sapeva che prima o poi quel discorso sarebbe saltato fuori, motivo per cui aveva fatto di tutto per evitarlo.

Si era tenuta volutamente lontana da casa Salvatore e non le era dispiaciuto poi troppo che Stefan avesse dovuto lavorare tutta la settimana, almeno aveva evitato di incorrere nello spiacevole argomento “ho fatto sesso con tuo fratello”.

Argomento che era fermamente decisa a non discutere con lui.

- Oh, si. – annuì compiaciuto il più grande dei fratelli Salvatore e lo sguardo che le lanciò di sfuggita sapeva decisamente di sfida, provocazione e malizia. Molta malizia.

Tornò poi a rivolgersi al fratello, ghignando e affondando una mano nella tasca dei pantaloni, anch’essi rigorosamente neri.

- Ci siamo conosciuti molto intimamente – soffiò un secondo dopo allusivo, ghignando spudoratamente al suo indirizzo.

Percepì le guance scaldarsi di imbarazzo al ricordo di quanto intimo fosse stato il loro incontro e il suo sguardo bruciante sulla propria pelle non l’aiutò molto.

Deglutì, cercando di elaborare il più velocemente possibile una risposta sensata da opporre a quella frecciatina maliziosa.

- E’ il testimone di Alaric, ci siamo conosciuti alla cena organizzata da lui – affermò illuminandosi improvvisamente, tentando di essere il più sicura possibile.

Infondo, si disse, era una mezza verità visto che fino ad allora lei non aveva saputo chi fosse.

Stefan si rivoltò verso Damon, permettendole di tornare momentaneamente a respirare senza il suo sguardo indagatore.

- Non mi avevi detto che eri il suo testimone!- affermò piccato e vagamente offeso all’indirizzo del fratello maggiore.

- Non sapevo avessimo iniziato a confidarci i segreti – roteò gli occhi chiari al cielo con evidente ironia – Ma non ti preoccupare, d’ora in avanti scriverò anche io alla posta del cuore di Santo Stefan.- lo canzonò con un ghigno sulle labbra.

- Piantala Damon – lo riprese per nulla divertito, seccato, incrociando le braccia al petto.

- Piantala tu Stefan, il fatto che abitiamo insieme non ti autorizza a ficcare il naso nei fatti miei – assottigliò gli occhi in due lame di gelido ghiaccio, nessuna traccia dell’ironia di poco prima nella voce.

Elena rimase sconcertata da quel repentino cambio di umore. Sembrava quasi che quella frase fosse riferita ad altro, ad un qualcosa di passato e non al presente.

Senza dire null’altro Damon marciò fuori, scomparendo fra la folla di gente urlante.

- Non lo sopporto – sbuffò Stefan, passandosi una mano sul volto e tornando a guardarla. Di certo non faticava a credergli visto che era lo stesso per lei.

Stefan sospirò, per poi sorriderle e passarle fraternamente un braccio intorno alle spalle.

- Che mi racconti di bello? Questa settimana non ci siamo visti molto –

Si morse un labbro, soppesando la risposta.

Allora, ho fatto sesso con tuo fratello da ubriaca, scoperto poi che era il testimone di Alaric, cercato di evitarti per non dirtelo e sono venuta a sapere che Caroline ha di nuovo una tresca con Tyler.

Nah, era decisamente meglio sorvolare su quei particolari.

- Niente di che – gli sorrise innocentemente scuotendo il capo. – Tu?-

Si, era meglio non fargli sapere di quel piccolo sconveniente.

****************************

Prese un altro sorso di liquore dal bicchiere finemente lavorato, percependo subito il familiare bruciore dell’alcool giù per la gola che lo svegliò parzialmente.

Non aveva mai visto una festa così noiosa in tutta la sua vita. E lui di feste ne aveva girate davvero molte.

Sospirò sempre più annoiato, facendo vagare lo sguardo disattento per il giardino affollato di persone.

I barbecue di Carol Lockwood, per quanto accuratamente preparati, erano tremendamente tediosi, si disse. E ipocriti.

Il giardino era popolato di gente agghindata come se avesse dovuto partecipare al più grande evento mondano dell’anno e non ad una stupida festa .

Roteò gli occhi al cielo per quella banalità. Beh, probabilmente era davvero l’evento più atteso dell’anno da quelle parti.

Continuò a far vagare lo sguardo intorno a se, prendendo un altro sorso dal bicchiere sempre più vuoto.

Almeno i liquori erano di buona qualità.

Carol Lockwood gli passò improvvisamente accanto avvolta nel suo svolazzante abito pervinca senza neanche notarlo, troppo presa dal dispensare sorrisi di finta cordialità a tutti.

Scommetteva, infatti, che non sopportasse la stragrande maggioranza degli invitati e che giudicasse l’altra metà troppo insulsa per ricevere le sue attenzioni.

Nonostante tutto, però le piaceva come persona. O meglio, tra tutte le persone fintamente perbeniste di quella dannata cittadina festaiola, era la più sopportabile.

Alzò mollemente il braccio, richiamando l’attenzione del barista ed ordinando con voce strascicata un altro bicchiere di liquore.

Si rivoltò poi verso il giardino, debolmente illuminato dalle fiaccole e addobbato di bianco e blu.

Con lo sguardo si districò fra le persone, questa volta alla ricerca di una persona ben precisa.

La stessa che continuava a stuzzicargli la mente da un po’ di giorni a quella parte.

La trovò subito e facilmente, intenta a chiacchierare sotto il portico della casa nello stesso esatto punto in cui l’aveva lasciata lui poco prima.

Ghignò. Era impossibile non notare quell’abito fiorato che le accarezzava le gambe in un movimento lento ed ipnotizzante.

Ne lambì con gli occhi la figura snella, beandosi della vista di quel poco che la scollatura a cuore e la posizione lasciavano intravedere da quella distanza. Davvero troppo poco, purtroppo.

Si appoggiò con la schiena al bancone rialzato del bar, godendosi meglio quella vista tanto deliziosa all’esterno quanto fastidiosa all’interno.

Era una bella ragazza, certo, ma non era quello a intrigarlo.

Aveva un caratterino tutto pepe e un’ironia tagliente come una lama che non gli andavano per nulla a genio, soprattutto per quel suo voler essere sempre perfettina e contenuta, quasi trattenuta. E per uno come lui, trasgressivo e senza limiti, il trattenersi non era certo un pregio.

Il fatto che poi lei continuasse costantemente a respingerlo e ribattesse ogni santa volta alle sue battutine con quel fare da maestrina, non aiutava molto.

Strinse le labbra stizzito dai suoi stessi pensieri.

C’era però un qualcosa in lei, che non era ancora riuscita a identificare, che lo intrigava e infastidiva tremendamente al col tempo

Certo si divertiva un mondo a farla innervosire e a metterla in imbarazzo davanti ai suoi amici.

Era un piacere unico vederla arrossire, sapendo di averla infastidita, cosa che lo ripagava di tutto il nervoso che gli provocavano i suoi fastidiosi pensieri.

Elena Gilbert per lui era un mistero fatto di luci e ombre strettamente ingarbugliate in una trama incomprensibile .

Non la conosceva da molto, era vero.

Tuttavia non ci aveva mai messo molto ad inquadrare una donna : o erano avide arriviste che tentavano di sedurlo per i suoi soldi oppure quelle ingenue con vane speranze di trovare il vero amore, il suo genere preferito.

Ne aveva incontrati di entrambe le categorie ma lei non apparteneva a nessuna di quelle.

In verità poi c’era anche un terzo gruppo che comprendevano quelle frigide e rigide che arrivavano vergini al matrimonio, ma non era certo la tipologia che frequentava lui.

Ma decisamente non apparteneva neanche a quest’ultima, visto come i suoi ricordi di quella notte gliela continuavano a mostrare. Accaldatasuadentesospiratrice.

Indurì la mascella a quel miraggio sfocato della sua mente.

Roteò il liquore nel bicchiere, portandoselo poi distrattamente alle labbra per un altro lungo sorso.

Elena Gilbert era contorta e contraddittoria, scontrosa e un po’ ritrosa .

Comportamento che sembrava avere solo con lui, per di più. Cosa alquanto strana visto che di solito era tutte molto disponibili nei suoi confronti.

E poi odiava quel suo essere sempre così perfettina. Era irritante, convenne socchiudendo gli occhi e bevendo ancora un sorso di whisky.

La guardò ridere genuinamente a una battuta del piccolo Lockwood e rivolgersi poi a quel ragazzo barista. Com’è che si chiamava, più? Mutt? Matt ?

Una bionda in uno striminzito vestito si avvicinò ancheggiante al bancone, ordinando da bere e ammiccando poi al suo indirizzo con un’occhiata languida che lui ricambiò con un sorriso malizioso.

Magari avrebbe potuto scaldargli il letto quella notte, in mancanza di migliori soluzioni.

Ritornò poi con lo sguardo adamantino sull’oggetto dei suoi stressanti pensieri, aprendosi in una smorfia corrucciata.

C’era però qualcosa che lo attraeva, anche se non riusciva proprio a capire cosa fosse.

Era la stessa cosa che lo aveva intrigato la prima volta e che continuava ad attrarlo. Eppure lei non aveva mai più avuto il comportamento di quella sera con lui, si era sempre mostrata nervosa e infastidita nelle due occasioni in cui si erano incontrati.

Forse era semplicemente il fatto che quando se l’era portata a letto fosse mezzo ubriaco e che quindi, di conseguenza, ricordasse poco e niente .

Quella mattina si era svegliato, infatti, intontito da tutto l’alcool che aveva ingerito la sera prima e aveva impiegato qualche attimo a ricordare cosa era accaduto la sera precedente.

Si, doveva essere solo quello, si dissuase.

Ghignò, convincendosi maggiormente di quel pensiero.

Prima se la fosse portata a letto prima tutto sarebbe passato e avrebbe potuto puntare un’altra preda, tornando alla sua vita.

Doveva essere il fatto che fosse così ritrosa ad attrarlo, ma non appena l’avesse avuta e si fosse tolto lo sfizio sarebbe tornato il solito Damon spensierato e senza ossessioni.

Si, doveva solo attirarla nel proprio letto e tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone.

Non ci sarebbe voluto neanche molto tempo, ne era sicuro.

Infondo nessuna persona di sesso femminile e sana mentalmente sapeva resistergli ed Elena Gilbert non avrebbe fatto la differenza.

- Si può sapere cosa stai facendo?- esordì Stefan comparendo all’improvviso al suo fianco.

Finse subito di non vederlo e avrebbe voluto continuare a farlo, dal momento che non voleva parlare con quel noioso di suo fratello, ma poi si disse che prima capiva cosa voleva prima se ne sarebbe andato.

Osservò quel poco di liquido ambrato ancora presente nel bicchiere, prima di alzare lo sguardo su di lui.

- Bevo, no? - aggrottò le sopracciglia in una smorfia sarcastica e confusa, alzando con la mano il bicchiere e sventolandoglielo davanti.

- Hai capito cosa intendo - borbottò lui, continuando a fissarlo torvo nella sua tipica espressione tormentata. Aveva già detto che non sopportava suo fratello?

- No, in verità no. -

- Perché stai ronzando intorno ad Elena? - tagliò corto lui, inchiodandolo in uno sguardo severo.

Non lo tollerava quando parlava così, sembrava la perfetta copia di loro padre.

- Io non ronzo proprio intorno a nessuno - affermò innocente, non riuscendo tuttavia a farsi scappare un sorriso divertito.

Adorava, letteralmente, innervosire Stefan e fargli saltare i nervi. Forse veniva dopo solo al sesso nella lista delle sue cose preferite da fare.

- Qualunque cosa tu stia facendo allora smettila - gli intimò con un gesto secco della mano.

Dio, Stefan era così patetico con quei suoi comportamenti da principe azzurro.

- Se no cosa succede?- lo provocò – Mi metti in punizione, papà Stefan?- lo canzonò divertito.

Prese un altro sorso di liquore, nascondendo il suo sorriso divertito nel bicchiere.

- Damon, parlo sul serio. Tieni lontano da Elena tutte le tue mire seduttive e lasciala in pace. – affermò risoluto.

- Magari lei non la pensa così - inclinò lievemente il volto sorridendo maggiormente, volutamente malizioso.

Chissà cosa avrebbe pensato il suo fratellino se avesse saputo che l’aveva già avuta.

- Non sto scherzando – gli intimò.

- Neanche io-

- Ok, ok - alzò poi le mani in segno di resa al suo sguardo torvo, roteando gli occhi al cielo per quel suo comportamento. Era così da Stefan.

- Non c’è nulla di cui ti debba preoccupare. Non è neanche un gran che - affermò con aria sufficiente, dissimulando i suoi reali interessi.

Era meglio non fargli capire quali erano le sue intenzioni perché se no gli avrebbe messo sicuramente i bastoni fra le ruote.

- Puoi anche toglierti l’armatura da principe azzurro della Disney, non ho nessuna mira su di lei.-

Stefan non disse altro, limitandosi a lanciargli un’altra occhiata torva prima di allontanarsi da lui ad ampi passi.

E così Stefan non voleva che girasse intorno ad Elena, eh? Un sorriso malizioso si delineò malignamente sulle sue labbra guardandolo allontanarsi nella direzione opposta alla sua.

Sarebbe stato ancora più divertente fare cadere la piccola Elena nella sua tela.

Finì tutto di un sorso il liquore nel bicchiere, posandolo poi sul bancone del bar.

Ghignò, fissando suo fratello poco lontano a chiacchierare con Elena, la sua piccola e ingenua preda.

I fuochi d’artificio scoppiarono improvvisamente in cielo con un roboante suono, illuminando i volti degli estasiati invitati di luci colorate.

La caccia aveva inizio.

 

 

 

Salve gente! Come state? Io bene, sono stata ammessa a giornalismo ! Come al solito passo a spiegare per vari punti:

1-Innanzitutto, mi scuso per averci messo così tanto a postare questo capitolo, ma ho dovuto scrivere quello Nian prima e non è stato facile uscire da quei personaggi ed entrare in questi. Ci è voluto un po’ ma alla fine ce l’ho fatta! Per farmi perdonare però ho scritto un capitolo bello lungo, spero però che non risulti prolisso.

Allora ci sono due punti di vista differenti nel corso del chappy: nella prima parte e nella seconda ci sono i pensieri di Elena, mentre nell’ultima parte sono quelli di Damon. È stato strano e un po’ difficile calarsi nei suoi pensieri e nel suo modo di essere, ma spero di esserci riuscita e che le sue battute risultino coerenti con il personaggio.

Inoltre, ho voluto creare una sorta di parallelismo fra la parte dal punto di vista di Damon ed quella di Elena. Infatti, se notate attentamente alcuni temi vengono trattati in entrambe le parti. L’ho fatto per mettere in risalto le loro differenze caratteriali, oltre che il loro modo di pensare. Risulterà fondamentale più avanti nei capitoli.

Lentamente le cose iniziano a muoversi, molto piano ma meglio di niente. Come dico sempre nella mia ff Nian, non aspettatevi subito baci o cose varie, non sarebbe coerente con il progetto della storia che ho in mente e con quello che è la mia concezione di scrivere.

Ogni cosa, bella o brutta, ha bisogno di tempo per crescere e i rapporti non fanno differenza.

Dovete solo aver pazienza, perché ogni cosa ha i suoi tempi, ma verrete ripagati non temete.

Ho voluto inserire anche Caroline in questo capitolo perché è un personaggio che io amo e sarà fondamentale per la storia. Inoltre penso che in seconda fila e molto vagamente tratterò della sua storia con Tyler, come accade un po’ per la coppia Alaric\Jenna.

Direi che sul capitolo non ho altro da dire.

Comunque se avete dubbi o domande da farmi, contattatemi pure sia privatamente che tramite le recensioni, mi farà piacere chiarirli e parlare con voi!

3- 2 - Allora visto il tremendo ritardo che ho avuto nel postare questo capitolo, ho pensato di ricompensarvi: tutte le persone che recensiranno avranno uno piccolo spoiler sul prossimo capitolo, che sarà abbastanza importante per lo svolgimento della storia.

3 - Un GRAZIE gigante a tutte le fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo, le vostre parole mi hanno fatto davvero piacere! Come al solito mi motivate e invogliate a scrivere….vi adoro.

4- Il prossimo aggiornamento non so quando arriverà. Ormai avrete capito che aggiorno una volta questa fanfiction e una quella Nian. Spero di non metterci molto comunque.

5- Cosa più importante: i personaggi sono tutti UMANI e non esiste nulla di sovrannaturale, quindi terrò conto solo di alcune cose accadute nel telefilm.

6- La mia designer ufficiale (missdelena97) ha fatto un altro video trailer della fan fiction. Il link lo trovate all’inizio insieme all’altro ma ve lo lascio anche QUI .

Ha come oggetto principale i loro sguardi e la loro chimica, fate ben attenzione alle immagini perché alcune torneranno! C’è anche un video sul capitolo che tratta la parte finale del capitolo, quella dal punto di vista di Damon. Vi lascio anche quel link ->QUI

Guardateli perché sono davvero ben fatti e belli.

Ah, tenete d’occhio il suo canale perché spesso pubblica video sulle mie fanfiction prima che io pubblichi i capitoli.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere cosa ne pensate. A me sinceramente non convince molto ma , come dice Ali, a me non piacciono mai.

Lascio a voi l’arduo giudizio:)


PS: la prossima storia che aggiornerò è quella nian True Love- Vero amore, quindi tenetela d’occhio…vi avviso ci sarà una sorpresa …

Kiss kiss Live in love

 

   
 
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