AVVISO:
Vi lascio il link dei due video trailer della storia..TRAILER
1.
TRAILER 2 .
3
La
caccia ha inizio.
Fu
un imponente brusio di voci esagitate e concitate ad accoglierle non
appena misero piede nell’imponente tenuta dei Lockwood.
Lanciò un breve sguardo intorno a se, rifiutando un
flûte di champagne
offertole gentilmente da un cameriere di passaggio.
C’era
chi già ballava sotto il gazebo bianco, allestito a pista da
ballo,
accompagnato dalla musica leggera dell’orchestra e chi,
semplicemente, parlava
o mangiava. Una tipica festa, insomma.
Salutando
qua e là qualche persona conosciuta e destreggiandosi fra la
folla, si fermarono all’angolo bar ordinando un aperitivo,
rigorosamente
analcolico.
Era
meglio tenersi lontane da qualsiasi tipo di alcolico per un bel
pò.
Anche
perché l’ultima volta che aveva toccato
dell’alcol si era ubriacata
ed era finita col rotolarsi fra le lenzuola di un motel con quello che,
qualche
ora dopo, aveva scoperto essere disgraziatamente l’odioso
testimone di nozze di
Alaric.
Già,
per sicurezza era meglio non mangiare neanche la torta al liquore e
cioccolato tipica del posto.
Elena
sospirò, giocando con la cannuccia rossa prima di afferrare
il
bicchiere e berne un lungo sorso.
Odiava
quegli eventi con tutta se stessa e il fatto che la sua unica
consolazione fosse un succo di frutta, non l’aiutava molto.
Tuttavia,
dal momento che apparteneva sfortunatamente ad una delle famiglie
dei fondatori della città, prendervi parte era quasi
d’obbligo più o meno da
quando aveva dieci anni.
Per
un attimo, invidiò suo fratello che era al college e poteva
evitarsi
quell’inutile supplizio.
E
poi quella sera Caroline ce l’aveva praticamente trascinata a
forza, con
la banale scusa che non poteva assolutamente perdersela e che si diceva
in giro
che i fuochi d’artificio sarebbero stati i migliori degli
ultimi dieci anni.
Mph, a chi voleva darla a bere!
Era
ovvio che ci fosse dell’altro dietro e che la volesse da
spalla per
osservare un certo figlio del sindaco.
Il
fatto che poi quella sera non avesse nominato neppure una volta il nome
di Tyler, aveva confermato le sue ipotesi.
Caroline
era logorroica fino quasi allo sfinimento quando qualcosa la
interessava – e Tyler rientrava decisamente fra queste -, ma
diventava anche
sospettosamente silenziosa quando, invece, non voleva toccare un
argomento. E
quella sera lo era stata senza dubbio.
Che
fra loro ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia
era chiaro a
tutti più o meno da sei mesi, cioè da quando il
padre di Tyler era morto in un
tragico incendio .
Caroline
gli era stata molto vicina ed inevitabilmente era successo
qualcosa di più fra loro, come le aveva confessato la bionda
stessa in una
rivelazione concitata al telefono qualche mese prima.
Avevano
provato a frequentarsi seriamente per qualche tempo, ma poi tutto
era degenerato ponendovi drasticamente fine, ufficialmente per la
gelosia di
lei e la poca propensione di lui a legarsi stabilmente con una donna.
Era
stato il gelo a dominare all’inizio, portandoli a non
rivolgersi
neppure la parola se non per litigare. Si allontanati , troppo
orgogliosi per
chiarire e riprovarci.
Avevano
fatto finta di nulla fino al momento in cui però i
sentimenti li
avevano di nuovo inesorabilmente avvicinati. L’attrazione
fisica aveva fatto il
resto.
Da
allora andavano avanti in un eterno tira e molla fatto di momenti di
odio e amore, gelosia e indolenza.
A
lei piacevano come coppia, nonostante fossero totalmente
l’uno l’opposto
dell’altra e insieme sembrassero quasi uno scherzo della
natura. Per certe
persone era vero il detto “gli opposti si
attraggono” e loro rientravano
decisamente in queste, al contrario suo.
Certo,
avevano davvero molti punti su cui lavorare, ma in fondo chi non ne
aveva?
Era
una storia alla Romeo e Giulietta, come l'aveva definita tristemente
Caroline in uno dei vari momenti difficili, ma lei sperava vivamente,
per ovvie
ragioni, che non finesse nello stesso modo.
Sospirò,
prendendo un altro sorso dal bicchiere di vetro azzurro.
Le
storie di quel tipo non facevano, invece, per lei. Troppo tormentate,
tumultuose e sconvolgenti per una come lei che voleva una vita
tranquilla e un amore
sereno, senza troppe incomprensioni e turbolenze.
Come
avrebbe potuto amare e stare con una persona che era il suo esatto
opposto, cioè tutte le cose che odiava, che non sarebbe
stato in grado capirla
totalmente? Lei voleva qualcuno di complementare, non di opposto.
Ecco
perché sarebbe rimasta single a vita probabilmente, sorrise
divertita
dal suo stesso pensiero.
L’amore
con la “a” maiuscola e totalizzante, che cercava
lei, era
impossibile da trovare nel mondo reale, motivo per cui si era messa in
testa di
non cercarlo e vivere semplicemente alla giornata.
L’ultima
sua esperienza amorosa era andata orrendamente male e anche con
Stefan, che aveva pensato per un certo momento essere l’uomo
della sua vita, le
cose erano inevitabilmente finite.
Finivano
sempre, era questo il problema.
Sembrava
arrivare sempre sul punto di aver trovato quello adatto, ma poi si
rivelava, senza eccezione, inadeguato. E questo era accaduto ogni
volta, dal
primo all’ultimo. Da Matt al suo ultimo fidanzato, se
così si poteva chiamare.
Ora,
non aveva decisamente voglia di cercare l’amore e impelagarsi
in un
rapporto.
Forse
per la prima volta nella sua vita non sentiva la necessità
di
innamorarsi, stava semplicemente bene com’era. Da sola.
Tornò
con la mente alla festa, continuando a guardarsi distrattamente
intorno e scacciando quei pensieri davvero inopportuni per il luogo in
cui si
trovava.
Nonostante
detestasse parteciparvi, il barbecue del quattro luglio a casa
Lockwood era però l’evento più
importante di tutta l’estate. E anche il più
atteso dalla comunità.
Lo
era non tanto per ciò che la festa nazionale rappresentava
in se, ma
bensì per il gusto con cui ogni volta Carol Lockwood la
organizzava.
Come
al solito aveva, infatti, dato prova del suo gusto impeccabile,
decorando l’immenso giardino con i colori del bianco e del
blu, spargendo qua e
là qualche bandiera americana.
Vicino
al piccolo laghetto erano stati disposti tutti i tavoli in legno
chiaro, adornati da centrotavola con fiori e tovaglie bianche, e poco
lontano
c’era un piccolo palchetto dove una band stava suonando una
melodia dolce.
Il
tutto era illuminato dalla luce rosata del tardo pomeriggio estivo e
dalle luci artificiali che decoravano l’ambiente,
conferendogli un’aria quasi
romantica.
La
serata si sarebbe svolta come ogni volta in tre parti:
l’aperitivo, la
cena all’aperto e infine i tradizionali fuochi di artificio.
Una routine
annuale di cui, tuttavia, la gente di Mystic Falls non sembrava essersi
stufata.
Il
giardino era già gremito di gente in abiti sgargianti
sebbene la festa
fosse appena iniziata, ma , come aveva detto, era davvero
l’evento più atteso.
La
voce di Caroline la distolse, però, dai suoi pensieri
riportandola alla
realtà. Si era quasi dimenticata della sua presenza, persa
com’era nelle sue
elucubrazioni.
-
Se ti dico che ancora non ci credo, mi prendi per pazza ? –
sorseggiò
anche lei il suo aperitivo, guardandola da sotto le ciglia chiare
scurite dal
mascara.
Si
voltò verso la bionda, aggrottando leggermente le
sopracciglia non
capendo a cosa si riferisse.
-
A che cosa? – le chiese infatti confusa, sbattendo un paio di
volte le
palpebre.
Si
portò una mano al viso, scostandosi una ciocca di capelli
scuri che, a
causa del lieve vento che si era alzato, le aveva oscurato
momentaneamente la
vista.
Si
volse poi totalmente verso di lei, appoggiando il gomito sul bancone e
guardandola in attesa di una risposta.
-
Al fatto che tu sia andata a letto con Damon Salvatore !-
trillò lei come
se la cosa fosse più che palese, allargando lievemente gli
occhi azzurri e
facendo un gesto ovvio con la mano.
Arrossì
all'istante, mentre quelle parole si appaiavano nella sua mente con
immagini del tutto inequivocabili e inconfondibili. Le stesse che,
seppur molto
sfocate e indecise, continuavano a tormentarla da quella sera.
Dannazione
, perché glielo aveva ricordato!
-
Shh - le intimò perentoria, percependo le guance scaldarsi
sempre più di
imbarazzo al pensiero che qualcuno le avesse sentite. Ci sarebbe
mancato solo
quello a coronare l’elenco di cose sfortunate che il karma le
stava opponendo
ininterrottamente .
Si
guardò intorno in modo circospetto, ma nessuno sembrava aver
fatto molto
caso a loro, complice anche la musica e il chiacchiericcio di
sottofondo.
Meno
male, sospirò rincuorata tornando a respirare normalmente.
Da
quello che le aveva detto Caroline e dalla bassa opinione che ne aveva
Jenna , aveva capito che era un seduttore incallito e lei non ci teneva
decisamente a far sapere a quella comunità di impiccioni e
pettegoli, che era
Mystic Falls, di quella piccola leggerezza. Per nulla.
Basta
che respirino e abbiano due gambe,
erano state le esatte parole di Caroline
nel descrivere le sue tipologie di ragazze e lei non aveva faticato a
crederle.
Non
si era sbagliata poi molto, dunque, ad inquadrarlo.
Era
un vanesio e pieno di sé don Giovanni, troppo consapevole
del proprio
bel faccino che credeva aprire ogni porta. Cambiava le donne come i
calzini, in
un perfetto atteggiamento maschilista e menefreghista.
Oh
no, lo aveva inquadrato perfettamente.
Tutto
ciò, ovviamente, non aveva fatto altro che far bruciare di
più il suo
dolente orgoglio per esserci finita a letto. Tremendamente bruciare,
assottigliò gli occhi.
-
Comunque, grazie tante per avermelo ricordato –
bofonchiò sconsolata,
lanciandole un’occhiata torva.
In
quella settimana aveva, infatti, fatto di tutto per dimenticare quello
spiacevole sconveniente, cosa che non era riuscita
a fare, purtroppo, a
pieno.
E
di certo Caroline non l’aveva aiutata per niente continuando
a parlarne e
divagarci sopra.
Se
non fosse stata sua amica, avrebbe pensato che amasse girare il
coltello
nella piaga.
Nonostante
non lo avesse più visto, il pensiero di cosa era accaduto
fra
loro aveva continuato a ronzarle fastidiosamente in testa,
innervosendola e
facendole venire degli stressanti mal di testa.
Non
tanto per la cosa in se di averci fatto sesso - beh, no , anche per
quello, forse – quanto piuttosto con chi
fosse successo.
-
Cioè, è Damon Salvatore!
– affermò ancora incredula, calcando sul
quel nome come se volesse dire qualcosa di per sé.
Ignorando
del tutto il suo commento continuò a parlare.
-
Lo stronzo, egoista, vanesio, vendicativo, seduttore fratello di Stefan
–
snocciolò con una smorfia e un ampio gesto della mano.
-
Care, davvero, così non mi aiuti –
soffiò ancora, passandosi una mano fra
i capelli con un evidente sbuffo.
La
conversazione che avevano avuto dopo la cena organizzata da Rick, non
troppo differente da quella, le tornò improvvisamente in
mente.
-
E’ lui
– aveva mormorato sconfortata, sedendosi con un piccolo
rimbalzo sul letto
e abbracciando un cuscino .
Damon
se ne era andato da poco e lei aveva trascinato letteralmente
Caroline in camera sua, dove si erano poi chiuse, con una scusa banale
a cui
solo Alaric era riuscito ad abboccare.
-
Chi? - le aveva chiesto disorientata Caroline,
prendendo posto al
suo fianco e guardandola attenta, la fronte aggrottata nel tentativo di
capire.
Evidentemente
i continui sguardi che le aveva lanciato e il suo mutismo,
quando erano tutti in soggiorno, non avevano sortito
l’effetto desiderato visto
che non aveva capito.
-
Il ragazzo sconosciuto di ieri notte è lui.
E’… – aveva
dovuto chiudere gli occhi e deglutire a fatica, prima di riuscire a
terminare
la frase, sputando quel nome in un sussurro frustrato - … è
Damon Salvatore
– si era lasciata cadere all’indietro
sul materasso.
Non
ottenendo risposta aveva riaperto gli occhi, trovandosi davanti
un’ammutolita Caroline a fissarla con gli occhi lievemente
sbarrati, totalmente
senza parole.
Beh,
tutto sommato aveva reagito meglio di lei.
Dopo
qualche attimo era poi scoppiata a ridere di gusto.
-
Ok, carino come scherzo, anche se un po’ inquietante
– aveva
ridacchiato.
Doveva
essere stata la sua espressione per nulla divertita, colpevole, e il
suo sguardo abbassato a convincerla, però, della
verità di quell’assurda
rivelazione.
-
Oh cazzo! - era
stata la sua poco emblematica risposta, che riassumeva
indiscutibilmente la situazione in cui, senza volerlo, si era andata a
ficcare.
Doveva
avere davvero il karma contro in quel periodo o una propensione
alquanto spiccata per ficcarsi nei casini.
La
bionda aveva schiuso le labbra per parlare, riuscendo solo a balbettare
spezzoni di frasi disconnesse dallo shock.
-
Cioè…..lui….si…lui…Oh
cazzo! -
Era
riuscita comunque a strapparle un sorriso con
quell’affermazione,
allentandole leggermente la tensione accumulata quella sera.
-
Già – aveva sospirato un
secondo dopo, non credendo neanche lei a
tutto quello che era accaduto.
Caroline
aveva tentato maldestramente e inutilmente di tirarla su di morale
per il resto della sera fino a quando non se ne era andata, senza
riuscirci.
-
Lo so, scusa. Solo… davvero, non riesco ancora a crederci -
ripeté,
richiamandola al presente. - Cosa diavolo ti ha attratta di lui?- le
chiese
sconvolta, inclinando il volto e assottigliando gli occhi.
Oh,
anche lei si era fatta un’infinità di volte quella
domanda, non
trovandovi mai risposta
-
Ero ubriaca - si giustificò quasi infantilmente in un
mormorio sommesso,
stringendosi nelle spalle.
Era
l’unica risposta sensata, in fondo.
-
Si, ma prima di esserlo avete parlato.- le fece notare attenta.
Ma
da che parte stava? Perché così non
l’aiutava decisamente a non
pensarci.
-
Mi ha solo offerto da bere – puntualizzò con una
smorfia, lievemente
innervosita da quel discorso.
-
Ok, è un bel ragazzo, ma ha un carattere insopportabile.
Molto
insopportabile – continuò - Davvero non capisco
cosa ci hai trovato – scosse la
testa.
-
Anche io me lo chiedo – mise su un broncio così
evidente da far scoppiare
a ridere l’amica.
-
Non c’è niente da ridere, Care – la
riprese, imbronciandosi ancora di
più.
Le
lanciò un’occhiataccia incrociando le braccia al
petto, per nulla
divertita.
-
Scusa, solo che è davvero incasinata come situazione
– cercò di
trattenere una corposa risata mordendosi le labbra.
-
Possiamo cambiare discorso?- le chiese supplichevole, appoggiando il
volto sulla mano e guardandola immusonita.
-
Ok, accantoniamo l’argomento “ sesso con Damon
Salvatore testimone di
Alaric”- annuì, alzando le mani in segno di resa
ma continuando, di fatto, a
rigirare il coltello nella piaga.
Prese
un altro sorso del suo aperitivo e tornò a guardare Elena
con un
sorriso.
-
Di cosa vuoi parlare, allora?-
Sorrise
maliziosa lanciandole uno sguardo divertito. Ora era arrivato il
suo momento di fare domande scomode.
-
Magari del perché Tyler ha appena evitato il nostro tavolo?-
cambiò
repentinamente discorso, notando proprio in quel momento il piccolo
Lockwood
schivare palesemente il punto del giardino in cui erano loro.
Con
la coda dell’occhio vide chiaramente Caroline irrigidirsi e
trattenere
il respiro, segno che doveva aver centrato sicuramente il nocciolo del
problema.
-
Bella festa, vero? – le chiese in risposta, evitando il suo
sguardo.
E
quando faceva così c’era solo un motivo:
nascondeva qualcosa.
-
Caroline - inarcò un sopracciglio, appoggiando il fianco al
bancone del
bar. – E’ successo qualcosa? – le chiese,
dando ascolto al suo sesto senso
femminile.
-
Ti ricordi che ieri sono arrivata in ritardo al nostro appuntamento?
–
affermò titubante, prendendo il discorso alla larga
– Ecco, diciamo che ci
siamo…baciati…- masticò a fatica sotto
il suo sguardo indagatore, guardandola
quasi colpevole.
Beh
, almeno non era la sola ad avere una vita incasinata.
-
E… ci ho…fatto sesso – ammise in un
sussurro appena udibile, stringendosi
sempre più nelle spalle.
-
Che cosa? - le chiese sorpresa, sbarrando gli occhi. Sospettava che
fosse
accaduto qualcosa, ma di certo non si aspettava questo.
-
Due volte – chiuse momentaneamente gli occhi e
deglutì a fatica, in
difficoltà.
Elena
aprì un paio di volte le labbra non sapendo cosa dirle, ma
alla fine
sorrise. Seppur sorpresa da quella notizia, in qualche modo se lo
aspettava.
- Lo so che avevo detto che era finita, e lo è, solo
che… - gesticolò
convulsamente, mentre le sue guance si arrossavano. –
Ho…abbiamo ceduto –
sospirò, come se si fosse liberata di un peso.
Forse
era una delle rare volte in cui l’aveva vista arrossire.
-
Perché non me lo hai detto ieri ?-
-
Dovevo metabolizzare … e poi avevo paura che mi avresti
giudicata-
affermò sincera, mostrando la sua fragilità.
Elena
le sorrise dolcemente, comprensiva.
-
Non lo farei mai, sei la mia migliore amica - le disse. – Se
vuoi parlare
io ci sono, comunque –
Poteva
suonare smielato e da adolescenti , ma era vero.
-
E poi ti sembro la persona giusta per giudicare? Sono andata a letto
con
il fratello diabolico del mio ex, che è anche il mio miglior
amico, nonché
testimone del mio futuro zio. Non sono messa per nulla meglio.
– tentò di
alleggerire l’atmosfera con l’autoironia.
Entrambe scoppiarono a ridere un attimo dopo.
********************************
Elena
lanciò un ultimo sguardo distratto allo specchio davanti a
se,
finendo di lavarsi le mani e poi asciugandosele.
-
Non vedo l’ora che incominci a lavorare al giornale
– affermò allegra
Caroline, aggiustandosi il trucco.
-
Anche io - le sorrise realmente felice - Non ne posso più di
stare a casa
a non far niente -
Il
martedì dopo avrebbe, infatti, incominciato a lavorare al
giornale di
Mystic Falls, che era anche affiliato alla rete televisiva dove
lavorava
Caroline.
Si
sarebbero quindi viste ogni giorno e, in un certo senso, era come
tornare al liceo.
Era
stata proprio lei a procurarglielo, qualche giorno prima, parlando
direttamente con il responsabile.
Nonostante
non fosse il miglior giornale al mondo e che sarebbe stata in
prova per le prima due settimane, si sentiva elettrizzata ed entusiasta
come
non le capitava da tempo. Aveva voglia di mettersi in gioco e farcela
da sola
con le proprie forze.
-
Conosco un posto vicino agli uffici davvero fantastico per pranzare
–
affermò - Il cibo è buono, non è caro
e , soprattutto, è lontano dalle
snervanti lamentele di Andie – bambola-gonfiabile- Star.
– continuò, facendola
ridacchiare.
Da
quello che aveva capito Andie Star e Caroline non andavano molto
d’accordo e si contendevano il posto di presentatrice del Tg
delle 19, cioè il
più importante della giornata.
La
bionda, quando ci si metteva, sapeva essere davvero competitiva e non
stentava a credere che fra le due fosse nata subito
rivalità.
-
Sei tremenda – l’apostrofò, comunque
divertita. – Magari non è così male
– alzò le spalle.
-
Aspetta di conoscerla e non la penserai più così
– la mise in guardia con
una risata, chiudendo il cofanetto del fard.
Rise
anche lei, sistemandosi i capelli e, passandovi le dita dentro,
tentò
di sciogliere i nodi che il vento aveva creato.
Finirono
di sistemarsi e poi uscirono dal bagno.
Evitarono
accuratamente di passare dal salone principale, dove Carol
Lockwood e le sue amiche stavano spettegolando, e raggiunsero
l’entrata.
Se
si fosse, però, accorta un secondo prima di chi
c’era lì, sarebbe passata
sicuramente da tutt’altra parte per evitarlo, anche dalle
finestre. Preferiva
di gran lunga le svenevolezze e le chiacchere futili della padrona di
casa a lui.
Strinse
le labbra, fermandosi di colpo ed incontrando di sfuggita uno
sguardo maliziosamente azzurro.
Damon
Salvatore si stagliava con tutto il suo metro e ottanta a pochi passi
dalla porta principale, avvolto nella solita camicia nera, fatta
perfettamente
su misura, e un bicchiere in mano che stava lentamente sorseggiando.
-
Barbie – salutò Caroline ignorando bellamente
Elena, facendole ribollire
il sangue per l’indignazione.
Assottigliò
gli occhi sdegnata, incrociando le braccia sotto il seno.
Chi
diavolo credeva di essere per non degnarsi neanche di salutarla?
Non
c’era nulla da fare, ogni cosa di quel ragazzo la
indisponeva. Doveva
essere un fattore di chimica o qualcosa del genere, probabilmente.
-
Satana – contraccambiò il saluto la bionda con
un’evidente smorfia,
facendola sorridere internamente compiaciuta per quella risposta.
Caroline
sembrò però notare improvvisamente qualcosa di
interessante fra la
folla alle spalle del ragazzo, perché allungò il
collo e un secondo dopo si
voltò verso di lei con uno sguardo di scuse che non
prometteva nulla di buono.
-
Scusa se me ne vado, Elena, ma come puoi notare la compagnia non
è delle
migliori – affermò cogliendo l’occasione
al volo, lanciando un evidente
occhiata truce a Damon e gelandole il sorriso di poco prima sulle
labbra.
Non
ebbe neanche il tempo di fermarla che lei era già scomparsa
oltre la
porta, lasciandola basita.
Ecco,
quella sarebbe stata una cosa che non le avrebbe perdonato mai
presumibilmente.
Il
silenzio calò subito fra loro due, proprio come era accaduto
la sera
della cena e lei, come allora, non aveva alcuna intenzione di
interromperlo.
Damon
continuò a non degnarla di uno sguardo, trangugiando
l’ultimo sorso
di liquore nel bicchiere.
Decisa
ad andarsene e a non rimanere un minuto di più in sua
compagnia,
tanto più che sembrava ignorarla, mosse un passo in avanti
venendo, però,
subito bloccata dal corpo di lui.
Damon
aveva infatti mosso di riflesso un passo indietro, sbarrandole di
fatto la strada e lanciandole uno sguardo sghembo.
-
Spostati - gli intimò senza tanti giri di parole,
fulminandolo con gli
occhi scuri.
Lu
non si spostò di un millimetro, limitandosi a sfoderare il
suo solito
sorrisetto strafottente e a guardarla divertito.
Ora
erano più vicini, i loro petti quasi a sfiorarsi talmente
esiguo era il
divario.
-
Ciao anche a te, Miss simpatia. No, io sto bene, grazie. Mi sto
divertendo un mondo a questa patetica e noiosa festa –
affermò ironico,
inclinando lievemente il volto verso destra, nella sua direzione.
Le
labbra le si schiusero automaticamente per l’indignazione.
Cioè, lui non
la degnava di un saluto e poi osava ancora fare l’offeso?
Elena
fece ricorso a tutta la sua pazienza per non tirargli contro la
borsetta o magari qualcosa d'altro di più pesante.
Come
diavolo faceva ad essere così irritante?
Inspirò
profondamente, cercando di non innervosirsi, ma lui era così
vicino
che, all’ossigeno, si mischiò il suo profumo
mentato che le mozzò il respiro in
gola.
Ancora
una volta lo trovò stranamente familiare, quasi conosciuto.
Ignorò
quello stupido pensiero, relegandolo nell’angolo
più lontano della
sua mente, tornando a rivolgersi a lui.
-
Spostati – ripeté col solo risultato di farlo
ghignare ancor più
apertamente.
Probabilmente
lui si doveva divertire infinitamente ad irritarla,
constatò,
visto il brillio di divertimento che gli attraversò gli
occhi imperscrutabili.
- Non si usa più la parolina magica “per
favore”?- la canzonò.
-
Damon, lasciami passare – fu il massimo della gentilezza che
riuscì a
proporre, non esimendosi comunque dal lanciargli
un’occhiataccia.
Continuò
a sorriderle maliziosamente sfacciato, indignandola immensamente.
-
Perché non mi sposti tu, allora ?- la provocò
palesemente in un sussurro
saturo di malizia e sensualità, arrossandole
inspiegabilmente le guance.
La
inchiodò con uno sguardo di sfida, provocatorio, a cui lei
non seppe non
rispondere.
Non
poteva farci nulla, nonostante si imponesse di ignorarlo e non
ribattere alle sue provocazioni , alla fine cedeva sempre. Era
più forte di
lei.
Contraccambiando
quello sguardo e per nulla intimidita, gli appoggiò una
mano sul petto, facendo pressione e costringendolo a spostarsi.
Sotto
i polpastrelli percepì distintamente il calore del corpo e
la
consistenza tonica dei pettorali, che le provocò la pelle
d’oca lungo la
schiena, dalla base fino alla nuca.
Come
scottata allontanò subito la mano, mordendosi sconcertata il
labbro
inferiore.
Deglutì
a vuoto muovendo un passo oltre di lui, cercando di lasciarsi alle
spalle quella strana sensazione.
Le
era sembrato come una piccola scossa elettrica, piacevole e fastidiosa
al col tempo. Era stato un… brivido, notò stupita
e sorpresa.
No,
si doveva essere sicuramente sbagliata. Per quale ragione avrebbe
dovuto provare un qualcosa del genere con lui? Non c’era
nulla che li legasse e
lei non ne era attratta né mentalmente né
fisicamente.
Si,
doveva aver frainteso quello che, magari, era semplicemente un tremito
di freddo.
Con
la coda dell’occhio lo fissò per vedere se avesse
notato la sua
reazione, ma fortunatamente stava guardando da tutt’altra
parte e non sembrava
essersi accorto di nulla.
Sospirò
rincuorata. Damon aveva già fin troppi elementi da usare
contro di
lei, ci sarebbe mancato solo quel fraintendimento. Vanesio
com’era avrebbe
pensato che lei ne era attratta, cosa probabile come che il cielo
diventasse
rosa da un momento all’altro!
Non
ebbe però neanche il tempo di uscire sul portico
perché un’altra
persona le si parò davanti, sbarrandole nuovamente la strada.
-
Stefan !- lo riconobbe subito, mentre le sue labbra si tendevano in un
sorriso spontaneo.
-
Ehi - le sorrise lui - Sono arrivato ora e ti stavo
cercando…- si bloccò
improvvisamente, spostando gli occhi oltre le sue spalle e notando
un’altra
presenza.
La
stessa di cui Elena si era momentaneamente dimenticata.
-
Damon? – domandò infatti sorpreso, aggrottando le
sopracciglia in una
buffa espressione confusa.
Stefan
fece vagare lo sguardo alternativamente da uno all’altro e
viceversa, cercando di capire cosa fosse accaduto ed Elena
sperò vivamente di non
aver dipinta in volto l’espressione colpevole che si sentiva.
- Davvero perspicace fratellino - fu la risposta sarcastica e pungente
di
Damon, che l’affiancò.
-
Vi conoscete? - chiese esitante, continuando a guardarli sospettoso.
Elena
sentì il respiro bloccarsi in gola e le guance andare
immediatamente
in fiamme.
Ecco,
lo sapeva che prima o poi quel discorso sarebbe saltato fuori, motivo
per cui aveva fatto di tutto per evitarlo.
Si
era tenuta volutamente lontana da casa Salvatore e non le era
dispiaciuto
poi troppo che Stefan avesse dovuto lavorare tutta la settimana, almeno
aveva
evitato di incorrere nello spiacevole argomento “ho fatto
sesso con tuo
fratello”.
Argomento
che era fermamente decisa a non discutere con lui.
-
Oh, si. – annuì compiaciuto il più
grande dei fratelli Salvatore e lo
sguardo che le lanciò di sfuggita sapeva decisamente di
sfida, provocazione e
malizia. Molta malizia.
Tornò
poi a rivolgersi al fratello, ghignando e affondando una mano nella
tasca dei pantaloni, anch’essi rigorosamente neri.
-
Ci siamo conosciuti molto intimamente –
soffiò un secondo dopo
allusivo, ghignando spudoratamente al suo indirizzo.
Percepì
le guance scaldarsi di imbarazzo al ricordo di quanto intimo
fosse stato il loro incontro e il suo sguardo bruciante sulla propria
pelle non
l’aiutò molto.
Deglutì,
cercando di elaborare il più velocemente possibile una
risposta
sensata da opporre a quella frecciatina maliziosa.
-
E’ il testimone di Alaric, ci siamo conosciuti alla cena
organizzata da
lui – affermò illuminandosi improvvisamente,
tentando di essere il più sicura
possibile.
Infondo,
si disse, era una mezza verità visto che fino ad allora lei
non
aveva saputo chi fosse.
Stefan
si rivoltò verso Damon, permettendole di tornare
momentaneamente a
respirare senza il suo sguardo indagatore.
-
Non mi avevi detto che eri il suo testimone!- affermò
piccato e vagamente
offeso all’indirizzo del fratello maggiore.
-
Non sapevo avessimo iniziato a confidarci i segreti –
roteò gli occhi
chiari al cielo con evidente ironia – Ma non ti preoccupare,
d’ora in avanti
scriverò anche io alla posta del cuore di Santo Stefan.- lo
canzonò con un
ghigno sulle labbra.
-
Piantala Damon – lo riprese per nulla divertito, seccato,
incrociando le
braccia al petto.
-
Piantala tu Stefan, il fatto che abitiamo insieme non ti autorizza a
ficcare il naso nei fatti miei – assottigliò gli
occhi in due lame di gelido
ghiaccio, nessuna traccia dell’ironia di poco prima nella
voce.
Elena
rimase sconcertata da quel repentino cambio di umore. Sembrava quasi
che quella frase fosse riferita ad altro, ad un qualcosa di passato e
non al
presente.
Senza
dire null’altro Damon marciò fuori, scomparendo
fra la folla di gente
urlante.
-
Non lo sopporto – sbuffò Stefan, passandosi una
mano sul volto e tornando
a guardarla. Di certo non faticava a credergli visto che era lo stesso
per lei.
Stefan
sospirò, per poi sorriderle e passarle fraternamente un
braccio
intorno alle spalle.
-
Che mi racconti di bello? Questa settimana non ci siamo visti molto
–
Si
morse un labbro, soppesando la risposta.
Allora,
ho fatto sesso con tuo fratello da ubriaca, scoperto poi che era il
testimone di Alaric, cercato di evitarti per non dirtelo e sono venuta
a sapere
che Caroline ha di nuovo una tresca con Tyler.
Nah,
era decisamente meglio sorvolare su quei particolari.
-
Niente di che – gli sorrise innocentemente scuotendo il capo.
– Tu?-
Si, era meglio non fargli sapere di quel piccolo sconveniente.
****************************
Prese
un altro sorso di liquore dal bicchiere finemente lavorato,
percependo subito il familiare bruciore dell’alcool
giù per la gola che lo
svegliò parzialmente.
Non
aveva mai visto una festa così noiosa in tutta la sua vita.
E lui di
feste ne aveva girate davvero molte.
Sospirò
sempre più annoiato, facendo vagare lo sguardo disattento
per il
giardino affollato di persone.
I
barbecue di Carol Lockwood, per quanto accuratamente preparati, erano
tremendamente tediosi, si disse. E ipocriti.
Il
giardino era popolato di gente agghindata come se avesse dovuto
partecipare al più grande evento mondano dell’anno
e non ad una stupida festa .
Roteò
gli occhi al cielo per quella banalità. Beh, probabilmente
era davvero
l’evento più atteso dell’anno da quelle
parti.
Continuò
a far vagare lo sguardo intorno a se, prendendo un altro sorso dal
bicchiere sempre più vuoto.
Almeno
i liquori erano di buona qualità.
Carol
Lockwood gli passò improvvisamente accanto avvolta nel suo
svolazzante abito pervinca senza neanche notarlo, troppo presa dal
dispensare
sorrisi di finta cordialità a tutti.
Scommetteva,
infatti, che non sopportasse la stragrande maggioranza degli
invitati e che giudicasse l’altra metà troppo
insulsa per ricevere le sue
attenzioni.
Nonostante
tutto, però le piaceva come persona. O meglio, tra tutte le
persone fintamente perbeniste di quella dannata cittadina festaiola,
era la più
sopportabile.
Alzò
mollemente il braccio, richiamando l’attenzione del barista
ed
ordinando con voce strascicata un altro bicchiere di liquore.
Si
rivoltò poi verso il giardino, debolmente illuminato dalle
fiaccole e
addobbato di bianco e blu.
Con
lo sguardo si districò fra le persone, questa volta alla
ricerca di una
persona ben precisa.
La
stessa che continuava a stuzzicargli la mente da un po’ di
giorni a
quella parte.
La
trovò subito e facilmente, intenta a chiacchierare sotto il
portico
della casa nello stesso esatto punto in cui l’aveva lasciata
lui poco prima.
Ghignò.
Era impossibile non notare quell’abito fiorato che le
accarezzava
le gambe in un movimento lento ed ipnotizzante.
Ne
lambì con gli occhi la figura snella, beandosi della vista
di quel poco
che la scollatura a cuore e la posizione lasciavano intravedere da
quella
distanza. Davvero troppo poco, purtroppo.
Si
appoggiò con la schiena al bancone rialzato del bar,
godendosi meglio
quella vista tanto deliziosa all’esterno quanto fastidiosa
all’interno.
Era
una bella ragazza, certo, ma non era quello a intrigarlo.
Aveva
un caratterino tutto pepe e un’ironia tagliente come una lama
che non
gli andavano per nulla a genio, soprattutto per quel suo voler essere
sempre
perfettina e contenuta, quasi trattenuta. E per uno come lui,
trasgressivo e
senza limiti, il trattenersi non era certo un pregio.
Il
fatto che poi lei continuasse costantemente a respingerlo e ribattesse
ogni santa volta alle sue battutine con quel fare da maestrina, non
aiutava
molto.
Strinse
le labbra stizzito dai suoi stessi pensieri.
C’era
però un qualcosa in lei, che non era ancora riuscita a
identificare,
che lo intrigava e infastidiva tremendamente al col tempo
Certo
si divertiva un mondo a farla innervosire e a metterla in imbarazzo
davanti ai suoi amici.
Era
un piacere unico vederla arrossire, sapendo di averla infastidita, cosa
che lo ripagava di tutto il nervoso che gli provocavano i suoi
fastidiosi
pensieri.
Elena
Gilbert per lui era un mistero fatto di luci e ombre strettamente
ingarbugliate in una trama incomprensibile .
Non
la conosceva da molto, era vero.
Tuttavia
non ci aveva mai messo molto ad inquadrare una donna : o erano
avide arriviste che tentavano di sedurlo per i suoi soldi oppure quelle
ingenue
con vane speranze di trovare il vero amore, il suo genere preferito.
Ne
aveva incontrati di entrambe le categorie ma lei non apparteneva a
nessuna di quelle.
In
verità poi c’era anche un terzo gruppo che
comprendevano quelle frigide
e rigide che arrivavano vergini al matrimonio, ma non era certo la
tipologia
che frequentava lui.
Ma
decisamente non apparteneva neanche a quest’ultima, visto
come i suoi
ricordi di quella notte gliela continuavano a mostrare. Accaldata…suadente…sospiratrice.
Indurì
la mascella a quel miraggio sfocato della sua mente.
Roteò
il liquore nel bicchiere, portandoselo poi distrattamente alle labbra
per un altro lungo sorso.
Elena
Gilbert era contorta e contraddittoria, scontrosa e un po’
ritrosa .
Comportamento
che sembrava avere solo con lui, per di più. Cosa alquanto
strana visto che di solito era tutte molto disponibili
nei suoi
confronti.
E
poi odiava quel suo essere sempre così perfettina. Era
irritante, convenne
socchiudendo gli occhi e bevendo ancora un sorso di whisky.
La
guardò ridere genuinamente a una battuta del piccolo
Lockwood e
rivolgersi poi a quel ragazzo barista. Com’è che
si chiamava, più? Mutt? Matt ?
Una
bionda in uno striminzito vestito si avvicinò ancheggiante
al bancone,
ordinando da bere e ammiccando poi al suo indirizzo con
un’occhiata languida
che lui ricambiò con un sorriso malizioso.
Magari
avrebbe potuto scaldargli il letto quella notte, in mancanza di
migliori soluzioni.
Ritornò
poi con lo sguardo adamantino sull’oggetto dei suoi
stressanti
pensieri, aprendosi in una smorfia corrucciata.
C’era
però qualcosa che lo attraeva, anche se
non riusciva proprio a
capire cosa fosse.
Era
la stessa cosa che lo aveva intrigato la prima volta e che continuava
ad attrarlo. Eppure lei non aveva mai più avuto il
comportamento di quella sera
con lui, si era sempre mostrata nervosa e infastidita nelle due
occasioni in
cui si erano incontrati.
Forse
era semplicemente il fatto che quando se l’era portata a
letto fosse
mezzo ubriaco e che quindi, di conseguenza, ricordasse poco e niente .
Quella
mattina si era svegliato, infatti, intontito da tutto
l’alcool che
aveva ingerito la sera prima e aveva impiegato qualche attimo a
ricordare cosa
era accaduto la sera precedente.
Si,
doveva essere solo quello, si dissuase.
Ghignò,
convincendosi maggiormente di quel pensiero.
Prima
se la fosse portata a letto prima tutto sarebbe passato e avrebbe
potuto puntare un’altra preda, tornando alla sua vita.
Doveva
essere il fatto che fosse così ritrosa ad attrarlo, ma non
appena
l’avesse avuta e si fosse tolto lo sfizio sarebbe tornato il
solito Damon
spensierato e senza ossessioni.
Si,
doveva solo attirarla nel proprio letto e tutto si sarebbe risolto in
una bolla di sapone.
Non
ci sarebbe voluto neanche molto tempo, ne era sicuro.
Infondo
nessuna persona di sesso femminile e sana mentalmente sapeva
resistergli ed Elena Gilbert non avrebbe fatto la differenza.
-
Si può sapere cosa stai facendo?- esordì Stefan
comparendo all’improvviso
al suo fianco.
Finse
subito di non vederlo e avrebbe voluto continuare a farlo, dal
momento che non voleva parlare con quel noioso di suo fratello, ma poi
si disse
che prima capiva cosa voleva prima se ne sarebbe andato.
Osservò
quel poco di liquido ambrato ancora presente nel bicchiere, prima
di alzare lo sguardo su di lui.
-
Bevo, no? - aggrottò le sopracciglia in una smorfia
sarcastica e confusa,
alzando con la mano il bicchiere e sventolandoglielo davanti.
-
Hai capito cosa intendo - borbottò lui, continuando a
fissarlo torvo
nella sua tipica espressione tormentata. Aveva già detto che
non sopportava suo
fratello?
-
No, in verità no. -
-
Perché stai ronzando intorno ad Elena? - tagliò
corto lui, inchiodandolo
in uno sguardo severo.
Non
lo tollerava quando parlava così, sembrava la perfetta copia
di loro
padre.
-
Io non ronzo proprio intorno a nessuno - affermò innocente,
non riuscendo
tuttavia a farsi scappare un sorriso divertito.
Adorava,
letteralmente, innervosire Stefan e fargli saltare i nervi. Forse
veniva dopo solo al sesso nella lista delle sue cose preferite da fare.
-
Qualunque cosa tu stia facendo allora smettila - gli intimò
con un gesto
secco della mano.
Dio,
Stefan era così patetico con quei suoi comportamenti da
principe
azzurro.
-
Se no cosa succede?- lo provocò – Mi metti in
punizione, papà Stefan?- lo
canzonò divertito.
Prese
un altro sorso di liquore, nascondendo il suo sorriso divertito nel
bicchiere.
-
Damon, parlo sul serio. Tieni lontano da Elena tutte le tue mire
seduttive e lasciala in pace. – affermò risoluto.
-
Magari lei non la pensa così - inclinò lievemente
il volto sorridendo
maggiormente, volutamente malizioso.
Chissà
cosa avrebbe pensato il suo fratellino se avesse saputo che
l’aveva
già avuta.
-
Non sto scherzando – gli intimò.
-
Neanche io-
-
Ok, ok - alzò poi le mani in segno di resa al suo sguardo
torvo, roteando
gli occhi al cielo per quel suo comportamento. Era così da
Stefan.
-
Non c’è nulla di cui ti debba preoccupare. Non
è neanche un gran che -
affermò con aria sufficiente, dissimulando i suoi reali
interessi.
Era
meglio non fargli capire quali erano le sue intenzioni
perché se no gli
avrebbe messo sicuramente i bastoni fra le ruote.
-
Puoi anche toglierti l’armatura da principe azzurro della
Disney, non ho
nessuna mira su di lei.-
Stefan
non disse altro, limitandosi a lanciargli un’altra occhiata
torva
prima di allontanarsi da lui ad ampi passi.
E
così Stefan non voleva che girasse intorno ad Elena, eh? Un
sorriso
malizioso si delineò malignamente sulle sue labbra
guardandolo allontanarsi
nella direzione opposta alla sua.
Sarebbe
stato ancora più divertente fare cadere la piccola Elena
nella sua
tela.
Finì
tutto di un sorso il liquore nel bicchiere, posandolo poi sul bancone
del bar.
Ghignò,
fissando suo fratello poco lontano a chiacchierare con Elena, la
sua piccola e ingenua preda.
I
fuochi d’artificio scoppiarono improvvisamente in cielo con
un roboante
suono, illuminando i volti degli estasiati invitati di luci colorate.
La
caccia aveva inizio.
Salve
gente! Come state? Io bene, sono stata ammessa a giornalismo ! Come
al solito passo a spiegare per vari punti:
1-Innanzitutto,
mi scuso per averci messo così tanto a postare questo
capitolo,
ma ho dovuto scrivere quello Nian prima e non è stato facile
uscire da quei
personaggi ed entrare in questi. Ci è voluto un
po’ ma alla fine ce l’ho fatta!
Per farmi perdonare però ho scritto un capitolo bello lungo,
spero però che non
risulti prolisso.
Allora
ci sono due punti di vista differenti nel corso del chappy: nella
prima parte e nella seconda ci sono i pensieri di Elena, mentre
nell’ultima
parte sono quelli di Damon. È stato strano e un
po’ difficile calarsi nei suoi
pensieri e nel suo modo di essere, ma spero di esserci riuscita e che
le sue
battute risultino coerenti con il personaggio.
Inoltre,
ho voluto creare una sorta di parallelismo fra la parte dal punto
di vista di Damon ed quella di Elena. Infatti, se notate attentamente
alcuni
temi vengono trattati in entrambe le parti. L’ho fatto per
mettere in risalto
le loro differenze caratteriali, oltre che il loro modo di pensare.
Risulterà
fondamentale più avanti nei capitoli.
Lentamente
le cose iniziano a muoversi, molto piano ma meglio di niente.
Come dico sempre nella mia ff Nian, non aspettatevi subito baci o cose
varie,
non sarebbe coerente con il progetto della storia che ho in mente e con
quello
che è la mia concezione di scrivere.
Ogni
cosa, bella o brutta, ha bisogno di tempo per crescere e i rapporti
non fanno differenza.
Dovete
solo aver pazienza, perché ogni cosa ha i suoi tempi, ma
verrete
ripagati non temete.
Ho
voluto inserire anche Caroline in questo capitolo perché
è un
personaggio che io amo e sarà fondamentale per la storia.
Inoltre penso che in
seconda fila e molto vagamente tratterò della sua storia con
Tyler, come accade
un po’ per la coppia Alaric\Jenna.
Direi
che sul capitolo non ho altro da dire.
Comunque
se avete dubbi o domande da farmi, contattatemi pure sia privatamente
che tramite le recensioni, mi farà piacere chiarirli e
parlare con voi!
3-
2
- Allora visto il tremendo ritardo che
ho avuto nel postare questo capitolo, ho pensato di ricompensarvi:
tutte le
persone che recensiranno avranno uno piccolo spoiler sul prossimo
capitolo, che
sarà abbastanza importante per lo svolgimento della storia.
3
- Un GRAZIE
gigante a tutte le
fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo, le vostre
parole mi
hanno fatto davvero piacere! Come al solito mi motivate e invogliate a
scrivere….vi adoro.
4-
Il prossimo
aggiornamento non so quando arriverà. Ormai avrete capito
che aggiorno una
volta questa fanfiction e una quella Nian. Spero di non metterci molto
comunque.
5-
Cosa
più
importante: i
personaggi sono tutti UMANI
e non esiste nulla di sovrannaturale,
quindi terrò conto solo di alcune cose accadute nel telefilm.
6-
La mia designer
ufficiale (missdelena97)
ha fatto un altro
video trailer della fan fiction. Il link lo trovate
all’inizio insieme
all’altro ma ve lo lascio anche QUI
.
Ha
come oggetto
principale i loro sguardi e la loro chimica, fate ben attenzione alle
immagini
perché alcune torneranno! C’è anche un
video sul capitolo che tratta la parte
finale del capitolo, quella dal punto di vista di Damon. Vi lascio
anche quel
link ->QUI
Guardateli
perché sono
davvero ben fatti e belli.
Ah,
tenete d’occhio il
suo canale perché spesso pubblica video sulle mie fanfiction
prima che io
pubblichi i capitoli.
Spero
che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere
cosa ne pensate. A me sinceramente non convince molto ma , come dice
Ali, a me
non piacciono mai.
Lascio
a voi l’arduo giudizio:)
PS: la prossima storia che aggiornerò è quella
nian True Love- Vero amore,
quindi tenetela d’occhio…vi avviso ci
sarà una sorpresa …
Kiss
kiss Live in love