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Autore: sei_ies    25/09/2011    0 recensioni
Sapete qual è il ruolo di uno specchio?
È semplice, direte voi. Riflettere.
Lo specchio riflette con perfetta cura e precisione ciò che ha di fronte, quello che gli si palesa, che esso sia statico o dinamico. È ovvio come il sorgere del giorno, eppure, per me, non è mai stato così.
Con questa piccola introduzione vi do il benvenuto nello strano mondo di Nayan.
State attenti quando dite "Ciao", potrebbe essere la vostra rovina, non ci credere?
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi la mia prima originale: “Riflesso nello specchio”.
Sono partita a scriverla dal “The End”, voi credete che sia normale?
Agli avvertimenti aggiungo anche un po' di nonsense.


 


 

Riflesso nello specchio

 
 


 

Sapete qual è il ruolo di uno specchio?
È semplice, direte voi. Riflettere.
Lo specchio riflette con perfetta cura e precisione ciò che ha di fronte, quello che gli si palesa, che esso sia statico o dinamico. È ovvio come il sorgere del giorno, eppure, per me, non è mai stato così.
Questo strumento, che per molti non è mai stato più utile del mero narcisismo, io l'ho sempre trovato curioso e dal fascino ambiguo, come un essere a sé stante, capace di consolare ed aiutare  ma anche di incutere timore e paura.
L'ho sempre collegato ad una porta in grado, se non ne fossi stata abbastanza attenta, di trascinarmi in un mondo parallelo.

Ho il ricordo indelebile di quando, ancora piccola, piombavo nella camera col grande specchio e, di sorpresa, comparivo di fronte all'individuo che vi abitava. Era una tattica machiavellica per smascherare Lui, che fingeva di essere me.
Speravo di coglierlo impreparato, con una mano un po' più abbassata o con un ciuffo fuori posto,  ma immancabilmente rivedevo le sue buffe guance arrossate guardarmi, proprio come io guardavo lui in modo identico al mio. Era furbo.
Altre volte, alla curiosa inquietudine e voglia di scoperta si sostituiva una morbosa attrazione, come una calamita che attira verso di sé e, in quei momenti, ero in grado di starmene lì, seduta sul freddo pavimento a guardarlo, in silenzio, anche per delle ore.
Vedevo l'incessante riflettere dello specchio e poi Lui, impenetrabile nel suo mutismo.
Ed è allora che tutto ha avuto inizio, in un pomeriggio d'inverno, quando nel mio cuore albergava il disperato sconforto, che ingenuamente gli ho parlato.

Tutto è cominciato così, dal mio “ciao”, una parola banale, la più semplice che l'essere umano abbia mai inventato, ma è stata questa parola ad aprirmi le porte verso quel mondo. A dare inizio alla mia fine e alla sua nascita.


 

**&-&**



Sono sempre stata una persona, per così dire, difficile. Sin da bambina ero quella che giocava da sola nell'angolo, come in un castigo auto-imposto, ero quella dai lunghi e crespi capelli neri che, animati di vita propria, mi ricadevano sul volto, celandomelo al mondo esterno. Una condizione favorevole, per certi versi.
Ero asociale o forse solo troppo timida per quella società. Non so il perché di questo mio carattere distante, i miei hanno sempre pensato ad una loro colpa, una loro mancanza, ma sta di fatto che, così facendo, ero emarginata.
A scuola ero la piccola macchia scura su un viso troppo pallido che si confondeva con gli angoli della classe, lontana dalla luce irradiante dei miei coetanei.
La bimba antipatica che non voleva mai giocare con nessuno e che non riusciva a rispondere se interpellata.

Penso che i bimbi alle volte siano degli ingenui angeli perfidi. È stato allora che ottenni, proprio da uno di loro, il più bello, quello che sembrava in tutto e per tutto un putto, la condanna all'ignominia.
Era la condanna per il mio comportamento, il mio aspetto, il mio essere ed esistere. Ottenni la sentenza definitiva della mia esistenza.
Lo ricordo come fosse ieri. Ero nel mio solito riparo, stavo racimolando la forza e il coraggio per guardare davanti a me e chiedere, finalmente, di poter giocare alla piccola famiglia felice con quelle bambine così carine e quel bambino che sembrava uscito da uno di quei quadri che piacevano tanto alla mamma.
Non era facile come potrebbe sembrare, sono sempre stata figlia unica e per la mia salute cagionevole non ho mai avuto molte occasioni di relazionarmi con altri esseri umani all'infuori dei miei genitori e di Lui all'interno del grande specchio. Beh… con Lui non avevo ancora parlato.
Ma avevo deciso, quello sarebbe stato il mio giorno. Stavo facendo la bambina coraggiosa, colei che cerca di superare le sue paure affrontandole a testa alta.

Avevo raccolto abbastanza forze, era dall'inizio dell'asilo che le stavo mettendo faticosamente da parte, mancavano pochi passetti per essere lì, di fianco a loro, quando, di punto in bianco, il putto si  mise a ridere e dalla bocca gli uscirono queste parole: “Mostro. Nàyan è un mostro. Speriamo che scompaia come il mio cane, così non dovremo più far finta di voler giocare con lei.”
“È pure la cocca della maestra, che le sta sempre a fianco. Ce la deve pagare.”
Nessuno si era accorto che ero lì, nessuno mi voleva con loro. Mi odiavano, ma io non avevo fatto niente.
Mi odiavano perché ero io?
Da quel giorno mi chiusi ancora di più in me stessa. Scappai, rifugiandomi in un mondo dove le cattiverie degli altri non mi avrebbero sfiorata. Vicino a Lui.
È stato di ritorno da scuola che gli rivolsi per la prima volta la parola.


 

&-&



Non mi aspettavo che mi avrebbe risposto. Prima di allora le avevo provate tutte, ma Lui rimaneva lì, impassibile, nella sua perfetta riflessione.
Sussultai.
Lui mi aveva risposto, si era mosso, anzi, si stava tuttora muovendo e, per la prima volta, potei vederlo come realmente era: guance paffute su una cascata di capelli crespi identici ai miei, ma al di sotto facevano bella mostra di sé due occhi vispi ed accesi di mille misteri con delle labbra che mostravano un sorriso misto tra la derisione e le scuse, affascinante.
“Ciao anche a te,” erano le parole che mi avevano spaventato a morte.
“Ciao,” risposi. Sono sempre stata una bimba educata, e poi era un peccato non rispondergli.
“Lo sai che hai proprio una brutta faccia?” Ecco, adesso oltre che sbalordita ero anche indignata. Mi aveva snobbata per tutto questo tempo ed ora faceva anche il maleducato?
Mi alzai ― per lo spavento ero crollata a far compagnia al pavimento gelido ― e gli rivolsi uno sguardo che sperai essere abbastanza truce e, voltandogli di spalle, me ne andai.
Il nostro primo incontro era stato un orribile disastro.



 

**&-&**



Non trascorsero molti giorni da quel primo contatto. Ero troppo incuriosita ed eccitata, e finalmente avevo la prova che Lui non ero io.
Questa mia scoperta mi fece in parte dimenticare quello che era successo con il mio putto, ed anche sopportare i piccoli dispetti che avevano cominciato a colpirmi. Tutto passa in secondo piano se hai un obiettivo.
“Ciao,” provai a digli, timida.
“Ciao, faccia brutta,” mi sentii rispondere.
Era proprio maleducato, ma volevo, anzi, dovevo sapere chi era e cosa ci faceva lì ad imitarmi.
“Guarda che la tua non è poi tanto diversa dalla mia.” Rimase un po' interdetto, poi, di punto in bianco, si mise a ridere. Fa un certo effetto vedere un'immagine quasi identica alla propria sbellicarsi dalle risate. Aveva pure le lacrime agli occhi.
“Chi sei?” Non sono mai stata molto paziente, di solito mi fermava la timidezza ma non questa volta.
“Chi credi che io sia?”
“Un maleducato.”
“Oh, hai già una così brutta opinione della mia persona?”
“Hai detto che sono brutta.” Ero rimasta veramente ferita da quella prima frase.
“No, ho detto che è la tua faccia ad essere brutta.”
“Guarda che la tua è identica alla mia.” Come poteva dirmi una cosa del genere? Eravamo due gocce d'acqua!
“No, vedi questo neo che ho sotto l'occhio?” Con fare teatrale si indicò la guancia sinistra, come se su di essa io dovessi avere l'illuminazione.
“Sì, ce l'ho pure io, proprio sotto l'occhio destro!”
“Destro, appunto. Il mio è a sinistra e, mia piccola amica, questo cambia tutto, questo fa della mia faccia cosa interessante e della tua brutta.”
Pensai subito che fosse folle, come il suo parlare. Come poteva una sottigliezza simile creare una discrepanza tale?
Però era un folle simpatico, si muoveva compiendo dei grandi movimenti, prendendo tutto lo spazio che c'era nello specchio, parlava e gesticolava come se fosse un attore di teatro, esprimendo tante di quelle emozioni che per qualche minuto restai immobile e affascinata ad osservarlo.
“Sei rimasta incantata dalla mia presenza? Te l'ho detto che non sono io quello brutto, anzi, io sono meraviglioso.”
Okay, era una mia antipatica, finta riproduzione.
“Io sono Nàyan.” Se volevo concludere qualcosa dovevo prendere in mano la situazione.
“Nayàn,” proferì serio, facendo un inchino.
“Ti chiami come me?” Oltre a rubarmi il volto si voleva prendere anche il mio nome?
“No, Nàyan, io sono Nayàn, è scortese volermi attribuire il tuo nome per niente armonioso!” Dicendo questo, mise su un broncio lungo quasi fino a terra, dopo di che fu lui a voltarsi.
Per quel giorno, anche con tutte le mie buone intenzioni e le mie scuse sincere, non ottenni nessun'altra risposta.
Era pure permaloso, questo Nayàn.
Scoraggiata e un po' avvilita, lo lasciai a se stesso.

Non lo sapevo, ma quel giorno avevo fatto il primo passo, impossibile per molti, dove l'assurdo è coerente e dove Lui ne era il signore e padrone.


 

**&-&**



Solo col tempo riuscii a comunicare con Lui, scoprendone il carattere bizzarro e lunatico e, con l'andare degli anni, divenne il mio migliore amico, confidente sincero e silenzioso, colui che mi incitava, incoraggiava ed aiutava nei momenti di sconforto.
Successe molto lentamente e un poco alla volta, ma ne divenni quasi dipendente. Tutto quello che diceva, per il modo in cui lo faceva, diventava verità ai miei occhi.
Eppure, Lui era un'entità che giocava spesso. Se lo faceva anche con i miei sentimenti, allora non lo sapevo o forse non ero disposta ad ammetterlo.
Non sono mai stata disposta a credere che dietro il suo essere apparente si potesse celare ben altro.
Non l'ho mai pensato perché Lui era l'unico che mi supportava ed aiutava… Era il mio amico, e per quanto bizzarro potesse essere, era l'unico di cui mi fidassi.

Purtroppo a scuola le cose non erano migliorate, anzi, ora avevo un bel gruppetto di gallette e bulli tutti per me, con uno schema di scherzi consolidato negli anni, ero il loro bersaglio preferito.
Gli insegnanti dopo le prime punizioni ed avvertimenti avevano gettato la spugna. In fondo, il loro stipendio era troppo misero per farsi venire il sangue marcio, oppure era per quella sostanziale somma che il padre di uno di quei ceffi aveva voluto donare, disinteressatamente, alla scuola.
Poi dicono che i soldi non fanno la felicità!
Ma le disgrazie e i soprusi si erano attenuati dal coronamento di un sogno, a me sempre parso impossibile. Per qualche coniugazione astrale ignota, ero diventata amica del putto.
Era stato come un miraggio nel deserto, in un giorno invernale, mentre ero alle prese con tre arpie munite di ottime intenzioni omicide, che era comparso.
Come una luce folgorante, ha squarciato le tenebre ed irradiato con il suo splendore la mia giornata. In pratica, mi ha salvata.
Ed è nata così, dalle sue eroiche gesta, la nostra ancora giovane amicizia.
Con gli anni era cambiato, non era più quel diavolo vestito d'angelo che avevo conosciuto. Si era allontanato da quel gruppo sgradevole, cosa che mi fece acquistare fiducia in lui.
Ma, ahimè, avevo sbagliato. Anche questa volta il mio giudizio si era soffermato solo sulle apparenze.

Avevamo un cosiddetto appuntamento segreto ed io lo stavo aspettato da tre ore sotto la pioggia incessante. Lo stavo aspettato fiduciosa che sarebbe arrivato, un po' in ritardo come al solito ma con il sorriso di scusa che mi piaceva tanto e che gli illuminava il viso.
Dopo tutte quelle ore, inzuppata fin nelle ossa, ero andata a cercarlo. Poteva essergli successo qualcosa a scuola, magari avevano scoperto che ci vedevamo.
Con quell’improvvisa consapevolezza, corsi veloce verso quell'imponente edificio col cuore in gola.
Era il giorno del ballo di fine anno e me n'ero dimenticata. Tutto intorno a me luccicava, pieno di lustrini e vestiti eleganti, tutti allegri, incuranti della tempesta che fuori imperversava.
Come misi piede nella sala da ballo, calò il silenzio. Come se fossero stati un'unica persona, tutti si girarono a guardarmi e in un boato assordante la stanza si riempì di risate.
Li vedevo lì, circondarmi, con quei sorrisi sulle labbra e quelle facce di scherno
Ero bagnata, ma perché tutta questa derisione?
Poi, come Mosè che attraversa le acque, dalla folla comparve il mio putto. Per un istante, sperai che fosse nuovamente venuto a salvarmi; non sapevo cosa fare, mi sentivo le gambe cedere, incapaci di reggere il peso di quella pressione, ma in uno sbuffo vidi la sua faccia deformarsi.
“Non ci credo, mi hai aspettato veramente sotto la pioggia per tutte quelle ore!” esclamò ridendo di gusto, poi si girò verso il suo amico.
“Ho vinto la scommessa, mi devi cento dollari.”
In quel momento credo di essere sbiancata e naturalmente ad ognuno è stato chiaro, tant'è che, quello che credevo essere il mio dolce putto, per la seconda volta scoprì il suo vero volto.
“Pensavi veramente che io, il ragazzo più apprezzato di questo istituto, mi sarei anche solo abbassato a volerti parlare? Sii sincera, tu ti rivolgeresti mai la parola? Guardati, sei stata una scommessa tra tante, e devo dire quella che mi ha fruttato di più.”

Non ricordo come riuscii ad arrivare a casa. Tutte le immagini vorticavano e sfrecciavano lungo il mio campo visivo in un cumulo indistinto di colori e suoni.
Arrivai a casa e mi fiondai da Lui, la mia ancora.
Stetti seduta sul pavimento, inzuppandolo, a raccontargli tutto: di come mi fossi sentita persa, della vergogna, della paura, del senso di tradimento e della voglia di scappare.
Voglia di scappare da questo mondo fatto solo di persone spregevoli, capaci solo di ferire.
Ed è lì che mi fece quella proposta.
“Rompi lo specchio e non avrai più di che preoccuparti per questa tua vita.”
“Mi aiuterai?”
“Rompi lo specchio, ed io sarò lì.”
“Staremo insieme?” Saremo stati insieme per sempre.
“Rompi lo specchio e più nessuno dei tuoi compagni di questa tua vita ti darà fastidio.”
“Davvero?” Mi avrebbe salvata.
“Rompi lo specchio e vedrai.”
Così, ferita e col cuore a pezzi, ruppi lo specchio.
Mille schegge si sparsero sul pavimento, mille schegge che riflettevano la luce abbagliante del sorgere del sole, finché, improvvisamente, in quel turbine di riflessi vidi me stessa dal basso verso l’alto. Ero per terra e vedevo Lui sopra di me, ero in mille pezzi e lo guardavo, ero entrata nello specchio infranto, ero dall'altra parte.
Ma al di là non era come lo avevo immaginato. Sembrava di essere in un quadro. Tutto era distorto, surreale, mi sentii male.
Un sorriso comparì dalle mie… no, ora sue labbra. Mi aveva ingannata.
“Avevi detto che saremo stati insieme, che mi avresti aiutata. Perché sono qui, cos'è questo posto?”
“No, non ti ho ingannata. Lì mai più nessuno potrà venirti a disturbare.”
“Mi hai ingannata! Fammi uscire, non andartene, voglio uscire da qui!”
Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, fino a farmi male alla gola, dando voce a tutta la mia disperazione, ma non mi ascoltò più. Lo vidi varcare la porta con quel suo sorriso irriverente, verso la sua nuova vita, la mia vita.

Ci si accorge degli errori quando è ormai troppo tardi. Non avendo avuto fiducia in me stessa, mi ero condannata con le mie stesse mani. Ora chi averi dovuto biasimare se non me stessa?

 


 

 ** The End **

 

 



Ed eccoci qui, spero che il finale vi abbia lasciato un po' di quell'amaro in bocca che la vita ci lascia ogni giorno.
Per quanto riguarda i nomi Nàyan e Nayàn è voluto che siano palindromi. Nayàn è il nome della protagonista letto al contrario.
Questo perché lo specchio, nel rifletterci, ci da un'immagine capovolta (destra/sinistra) di noi stessi, siamo noi ma allo stesso tempo non lo siamo...destra e sinistra: come il bianco e nero, il bene ed il male.

Ho scritto una spin-off su Nàyan: “Oltre lo specchio”, per chi fosse interessato....Deve “solo” passare il betaggio di __Hilary__ che ha corretto anche questa storia e che è stata fantastica, anche nel supportarmi! XD

Un grosso abbraccio ^*^



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