Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Deilantha    25/09/2011    4 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 6







 

«E tu mi hai fatto venire qui, per questo!?»

Lo guardai a dir poco allibita: il motivo per cui era richiesta la mia presenza era una foto che Fede aveva trovato nella cassettiera, che IO avrei dovuto restituire ad Emile!

«Pasi, io qui ci lavoro, non posso entrare e uscire quando voglio! Tu conosci casa sua, conosci lui e non impiegherai molto a restituirgliela.»

«Ma chiamalo e digli di venire a prendersela! Io che c’entro nei vostri affari?» era la seconda volta in quella giornata che facevo la gnorri e la seconda volta che venivo sbaragliata.

«Ancora tenti di nasconderti? Ti sto offrendo la possibilità di rivederlo su un piatto d’argento stupida! Approfittane, a meno che tu non ti sia decisa a prendere in mano la situazione trovando occasioni per farlo…», mi guardò con un sorrisino sarcastico molto simile a quello che avevo visto sul volto di Emile: ma si stavano prendendo tutti gioco di me?!

«Fede, apprezzo molto i tuoi tentativi di trovarmi un ragazzo, ma credo proprio che tu abbia sbagliato soggetto! E poi non ho mai detto di volerne uno, né tantomeno di essere interessata ad Emile Castoldi!»

Purtroppo il volume alto della mia voce, che zittì un po’ tutti in quella sala comune, mi smentì drammaticamente…

Fede com’era suo solito non si scompose, al pari di Stè capiva benissimo che dietro le mie urla c’era un conflitto che ancora non avevo avuto modo di risolvere e aspettava paziente che sbollissi la rabbia e iniziassi a ragionare.

«Testolina dura, ho capito che ci vorrà del tempo prima che tu ammetta a te stessa ciò che è palese per tutti, però nel frattempo, visto che io non sono coinvolto e vedo più razionalmente di te, permettimi di dirti una cosa: Emile non è un tipo semplice, ho capito che fa il duro per proteggersi, per allontanare da sé chi potrebbe fargli del male. Hai visto anche tu che con qualche parola chiara e ragionevole, ha abbassato la guardia e si è mostrato diverso. Quindi non ti fermare alle apparenze, non lasciare che il tuo orgoglio ti chiuda gli occhi e non ti faccia raggiungere ciò che quel ragazzo protegge dentro di sé. Osserva al di là del muro che erge tra sé e gli altri e guarda chi è veramente. Solo allora potrai essere sincera con te stessa e ammettere con cognizione di causa cosa provi per lui. Ed ora prendi questa foto e fila via da lui.» così dicendo mi diede la foto insieme ad un altro foglio e mi buttò fuori dalla comunità senza troppe gentilezze.

Aprii il foglietto, c’era un numero e un appunto di Fede:



Visto che sicuramente non avrai la forza di presentarti a casa sua, ti lascio il numero del suo cellulare, così potrai avvertirlo tramite telefonata o sms e proteggerai la tua dignità :P



Fede era un demone travestito da angelo! Ma Dio solo sapeva quanto ero felice che lui e Stè fossero nella mia vita!

 

*****

 

Come preventivato da Fede, non ebbi la forza di presentarmi su due piedi a casa di Emile, inoltre era molto facile che non fosse in casa se lavorava, per cui la cosa migliore da fare era avvertirlo tramite cellulare: se l’avessi chiamato però, ero certa che mi avrebbe assalito l’idiota balbuzie da quindicenne in amore, quindi optai per un sms (e sentii il sorriso soddisfatto di Fede dietro la mia testa, anche se non ero più lì con lui).

Mi accomodai su una panchina nei giardini pubblici e dopo mezz’ora di scritture e riscritture e revisioni e controlli del testo (doveva essere un sms senza fronzoli, senza errori grammaticali, senza alcuna testimonianza che avessi una voglia matta di vederlo; mai gli avrei dato una simile soddisfazione!), mandai il messaggio mentre l’ansia fece poltiglia di me, che restai in attesa di risposta. Quest’ultima per fortuna non si fece attendere molto: dopo un paio di minuti arrivò, mandando il mio cuore in gola, mentre lottavo con la sensazione che potesse uscirmi dal petto da un momento all’altro.

Emile rispose che stava per uscire da lavoro, quindi se gli avessi detto dov’ero mi avrebbe raggiunto: gli spiegai dove mi trovavo e attesi che arrivasse.

Nel frattempo iniziai a guardare quella fotografia con attenzione. C’erano tre persone ritratte, un uomo una donna e un neonato: avevo riconosciuto la signora Claudine anche se in quella foto il suo sguardo era diverso come il giorno lo è dalla notte! Era felice, aveva una grande luce negli occhi ed era davvero bella! Accanto a lei c’era quello che doveva essere suo marito: un bell’uomo alto dai capelli ricci portati lunghi fino alle orecchie, con un sorriso allegro che mi ricordava molto quello di Stè; il padre di Emile doveva essere una persona altrettanto allegra e serena… o forse lo era stato un tempo... Quello che per deduzione logica doveva essere Emile, era un fagottino in braccio alla madre, avvolto negli abiti enormi dei neonati che insieme alle braccia della genitrice, non lasciavano vedere molto del piccolo che proteggevano, ma già si intravedeva quella chioma rossa che lo contraddistingueva.

Mi innamorai all’istante di quell’immagine: nella mia famiglia i sorrisi da foto erano sempre falsi, appena accennati e ovviamente di circostanza, mentre in questa istantanea c’erano due persone davvero felici che mostravano la loro gioia a chi la guardava; erano riusciti a trasmetterla persino attraverso il negativo!

In un secondo momento però mi assalì la tristezza: la felicità di Claudine dov’era andata a finire? Perché si era spenta in quel modo? Perché ora in quella famiglia non c’era più la gioia che tanto gli avevo invidiato due secondi prima?

Ed Emile... Emile era riuscito mai a vedere quel sorriso felice sul volto di sua madre? Di certo non poteva ricordarsi il momento in cui fu scattata la foto e non sapendo nulla sulla causa della malattia di Claudine, mi chiesi quanti anni avesse avuto suo figlio quando la madre aveva perso definitivamente il sorriso. Fu osservando la testa rossa di quel neonato che mi resi conto anche di un particolare: entrambi i genitori di Emile avevano i capelli castani… allora da dove proveniva quel color carota che tempestava i miei sogni da settimane? 

«Scusa se ti ho fatto attendere, ma oggi c’era un traffico impossibile!»

Per poco non saltai dalla panchina: Emile comparve dietro le mie spalle senza annunciarsi e sicuramente mi aveva anche visto mentre osservavo la foto della sua famiglia! Mi alzai in tutta fretta decisa a fuggire via per la vergogna, poi mi resi conto che doveva aver corso perché era affannato: ci teneva così tanto a quella foto? Del resto non poteva essere altrimenti, probabilmente era l’unica immagine felice della sua famiglia, come poteva non essere importante per lui?

«Ma hai corso? Hai l’affanno! Non c’era bisogno di affrettarsi, vieni siediti…»

«Non ce n’è bisogno… sono solo fuori esercizio… dov’è la foto?» la solita gentilezza! In questi casi mi chiedevo davvero cosa ci trovassi in lui! 

«E...eccola, la tenevo in mano per non rovinarla in borsa…»

«Grazie, scusa per il disturbo.»

«Ma no figurati, non avevo nulla da fare! C-come sta tua madre?» Ero sinceramente preoccupata per la signora Claudine così osai chiedere, ben sapendo che mi aspettava un'altra frase lapidaria della serie: “Non sono fatti tuoi”.

«Oh sta molto meglio, oggi mi ha cacciato dalla sua stanza e si è chiusa dentro!»

«Cosa? Allora sta meglio!» Si era risvegliata! Ero felice che fosse più reattiva, ma osservando con attenzione il volto di Emile, mi resi conto che parlava con la solita maschera arrogante e sarcastica.

«Certo, non lo sai che chi soffre di depressione ha dei momenti di calo totale e in seguito un’euforia innaturale?! Alcune volte si è arrampicata sui tetti per mettersi a ballare e l’abbiamo dovuta trascinare giù!»

Quel discorso stava assumendo dei toni surreali, iniziavo a credere che Emile si stesse prendendo gioco di me... 

«Ah davvero? Beh allora è una persona fantasiosa!»  stetti al suo gioco: se credeva che fossi una stupida da impressionare si sbagliava alla grande!

«Oh sì, certo! A volte ha delle energie invidiabili: anni fa cacciò anche mio padre dicendo che non lo voleva più nel suo letto, mettendolo in imbarazzo davanti alla famiglia riunita!» Emile si era curvato leggermente su di me e mi guardava di nuovo con quell’espressione tra il divertito e l’arrogante, come se mi volesse dire “Sei una stupida se credi che ti dica la verità”.

 «Una volta ha anche tentato di uccidermi sai?!»

Vabbè questo era troppo, a quel gioco stupido infantile e perverso non volevo starci più ed esplosi:

«Senti tu, stupido borioso saccente, io sono davvero preoccupata per tua madre e non tollero che mi si tratti come un’imbecille prendendosi  gioco di me e delle mie buone intenzioni! Se tu non riesci a capire quando una persona è sinceramente preoccupata, beh allora ti compatisco!»

«Mi compatisci?» gli occhi di Emile si strinsero in una fessura mentre si ergeva su tutta la sua statura mettendo distanza tra di noi. In quel momento sentii la sua furia irradiarsi come un’aura dal suo corpo:

«Tu mi compatisci? Sai cosa mi sembri? Una mocciosa impicciona che non arrivando al suo scopo inizia a denigrare ciò che voleva raggiungere! Sei proprio come credevo al concerto dei TresneT, una bambina che non avendo argomenti insulta con la più banale delle offese! Mi stai attorno da settimane, t’impicci dei miei affari e della salute di mia madre fingendoti una gentile crocerossina, ma sai che c’è’? Di persone come te, finte missionarie, ne ho viste a bizzeffe! Sai quante persone hanno mostrato a me e mio padre i loro volti misericordiosi, infilandosi in casa nostra, solo per spiare la situazione e spettegolare sulla salute di mia madre?!  Sai quanti hanno offerto il loro aiuto per poi sparire alla prima crisi ingestibile?! Non me ne faccio nulla della vostra carità, non voglio la vostra pietà e non m’interessa il vostro falso aiuto!»

Ora sì che era furioso, ma lo ero anche io! Per chi mi aveva preso? Io una pettegola! Proprio io che odiavo tutte le chiacchiere di cortile e la tipica frase dei miei genitori “Poi la gente che ne pensa?”!? Come osava paragonarmi a loro!

«TU NON SAI NIENTE DI ME STUPIDO IDIOTA! Non sai nulla di come sono, non sai nulla di quello che faccio e vedo che non ti sei preso nemmeno la briga di farlo! Fede ti ha detto che io e lui trattiamo con le persone psicologicamente fragili da tempo e hai visto tu stesso che siamo stati in grado di gestire la crisi di tua madre! Se fossimo stati dei pettegoli saremmo solo rimasti a guardare e poi saremmo scappati via a riportare l’accaduto, riempiendolo di urla che tua madre non ha dato e di scene drammatiche che non ci sono mai state!  Eppure Fede te l’ha anche detto! E sembravi aver capito che eravamo felici di darti una mano! Invece sei solo un pallone gonfiato che ha le manie di persecuzione! Tieniti la tua stupida foto e sparisci dalla mia vista! Anzi no, me ne vado io!» 

Così dicendo, girai le spalle a quel ragazzo che aveva osato paragonarmi ai miei genitori e mi allontanai, prima che la furia che mi pervase in quel momento mi portasse a salire su quella panchina e allungare le mani sul suo collo per strangolarlo!

 

Feci qualche passo per schiarirmi le idee, poi mi fermai quando capii che ero lontana da occhi indiscreti: cercai di prendere a pugni un albero, ma il risultato fu deleterio per le mie nocche, così decisi di rilassarmi con qualche dose di respirazione profonda.

D’improvviso mi resi conto che quel giorno avevo detto a mia madre che me ne andavo di casa, ma che non avevo uno straccio di luogo in cui rifugiarmi!

A casa non ci sarei tornata di sicuro, avevo il mio orgoglio da difendere e volevo dimostrare ai miei di avere seri propositi, quindi avrei dovuto rimediare un letto per la notte e l’indomani iniziare a cercarmi un lavoro.

Dove potevo andare? Chi poteva ospitarmi?

Ma certo! Margherita!

 

 

*****

 

Margherita, che voleva farsi chiamare Rita, era una donna di mondo. O meglio ne aveva tutta l’aria: era di famiglia benestante e desiderosa di avere la sua indipendenza; così una volta scelta la facoltà universitaria, nonostante non abitasse lontano da essa, decise, utilizzando i suoi fondi per gli studi, di trovarsi un appartamento per poter studiare in pace e iniziare a vivere in modo indipendente dalla famiglia. Aveva trovato un lavoro part-time e, essendo una fissata della forma fisica, trovava anche il tempo per cure estetiche e palestra e i suoi studi non ne erano minimamente compromessi: una specie di genio! In questo era molto simile a Simona, ma al contrario di mia sorella, Rita amava divertirsi: magari centellinava le uscite, programmava i suoi impegni, ma quando serviva una mano lei c’era, era una buona amica e aveva sempre una parola di conforto per tutti.

Rita e Fede erano più grandi di me e Stè, avevano l’età di Simona, ventitré anni e forse per questo erano così protettivi nei nostri confronti e molto probabilmente io vedevo in loro un fratello e una sorella che non avevo mai avuto, se non addirittura dei genitori! Rita aveva scelto un piccolo appartamento in cui vivere da sola, ma mi aveva sempre detto che in caso di bisogno, quelle mura erano casa mia e sarei sempre stata la benvenuta lì. Motivo per cui, in quel momento di sconvolgimenti importanti della mia vita, decisi di rifugiarmi nella tana che mi attendeva da anni.

Appena le dissi cos’era accaduto con mia madre, fece spazio nell’armadio per metterci la mia roba (che immaginava andassi a prendere) e mise a mia completa disposizione tutti i suoi spazi. Poi mi fece accomodare sul divanetto in cucina e mi chiese come stavo.

«Non c’è solo questo, vero Pasi? Ti vedo particolarmente giù di tono oggi.»

«Diciamo che il litigio con mia madre è stato l’inizio, ma poi la giornata è andata sempre peggio!»

Raccontai per sommi capi della telefonata di Fede e la litigata furibonda con Emile, le dissi di cosa mi aveva accusato e quanto profondamente mi avesse offeso, le spiegai del giorno al pronto soccorso e di come quel ragazzo fosse diverso quando era in compagnia della madre. Rita ascoltò senza battere ciglio finché non terminai il mio racconto.

«Certo che tu e quel tipo non riuscite proprio a parlare come comuni mortali! Tu t’inalberi per un nonnulla, lui offende senza troppe remore... che bella coppia!»

«Non siamo affatto una coppia! Assolutamente non ho nulla da spartire con quello lì!» a parte il fatto che mi avesse offesa terribilmente e fatta sentire un’emerita idiota per essermi preoccupata per lui e per la sua famiglia!

«Pasi, si vede lontano un miglio che quel tipo t’interessa, tu forse non te ne sei resa conto, ma ti sei già presa a cuore tutto quel che fa e quello che lo riguarda, seguendo le sue esibizioni e preoccupandoti della madre. Sono certa che anche Fede sia arrivato a questa conclusione, altrimenti non ti avrebbe spedito ad incontrarlo!»

Rita mi aveva circondato le spalle con un braccio e mi consolava, proprio come avrei voluto che facesse una sorella: mi sentii realmente piccola e indifesa in quel momento. Lei e Fede erano davvero i miei fratelli/genitori, soprattutto alla luce del loro passato.  

Erano stati insieme quando frequentavano le scuole medie superiori e a detta loro si erano amati davvero molto. Però crescendo si erano resi conto di essere cambiati e che i quindicenni che si erano innamorati, erano diventati diciottenni insoddisfatti che non sapevano più cosa volevano, così di comune accordo si erano lasciati e adesso erano buoni amici.

Non che troncare la loro storia fosse stato facile.

Non si erano più sentiti per qualche anno, allora non c’erano le premesse per venirsi incontro e guardarsi sotto altre spoglie che non fossero solo quelle dell’ex. Ma con qualche anno di distanza e qualche esperienza di vita che li aveva fatti crescere, quando si erano ritrovati si erano anche accorti di riuscire ad essere buoni amici ed ora guardavano con serenità e senza alcuna recriminazione al loro passato. Io non sarei mai riuscita ad essere amica di un mio ex ragazzo, probabilmente perché le mie storie erano finite sempre in litigi… Sapevo di non poter piacere a tutti e comprendevo che le critiche spesso erano costruttive, ma quando qualcuno a cui tenevo mi criticava, alzavo subito le barriere e attaccavo a mia volta! Ero così stanca di essere criticata da chi invece volevo solo che mi sostenesse, che non riuscivo a mantenere un contegno razionale né tantomeno pensare di rivedere un mio ex ragazzo senza ripensare a tutto ciò che aveva avuto da ridire sul mio conto! Ed ora mi stavo innamorando di un tipo che non solo criticava gratuitamente, ma riusciva anche a farmi sentire una vera stupida…

«Rita non voglio!» assumendo la voce lagnosa di una bambinetta mi rifugiai tra le braccia della mia madre acquisita: «Ti ricordi come sono stata male quando è finita la storia con Alessio? E quali sono stati i miei propositi quando tutto è passato: basta farmi mettere l’orgoglio sotto i piedi dal primo ragazzo che capita! Non ti sembra che io sia stata umiliata già abbastanza?! Non voglio innamorarmi di un tipo simile! Non voglio impegnarmi in quest’altra battaglia, che mi lascerà solo più incattivita e cinica!»

«Pasi ti stai fasciando la testa prima di romperla: chi ti dice che sia una storia destinata finire? E soprattutto, se te ne sei innamorata, evidentemente hai visto qualcosa in lui che ti ha colpito, al di là del suo caratteraccio. Lo sai che gli esseri  umani sono un insieme di tante piccole sfumature di carattere, siamo creature terribilmente complesse e ciò che vedono di noi gli altri, non sempre corrisponde a ciò che veramente siamo. Probabilmente Emile ha solo un modo di fare aggressivo che nasconde qualche insicurezza. Certo se ti fa star male, se quando pensi a lui sei solo triste e arrabbiata, allora forse non ne vale la pena... ma se ti è capitato più volte di sentirti emozionata all’idea di vederlo, se la sua voce o il suo nome o qualsiasi più piccola cosa a lui connessa ti scombussola, allora significa che il tuo  cuore sta già sognando e tu devi solo adeguarti alla sua volontà.»

Che belle parole sapeva dire Margherita, com’era dolce e sognante il suo modo di vedere le relazioni umane! Nessuno avrebbe mai pensato che una persona così attiva e presa dall’epoca moderna fosse così sognatrice, eppure anche lei nascondeva dentro di se un animo tale! Probabilmente aveva ragione, dovevo concedere al mio cuore il beneficio del dubbio e cercare di capire chi si nascondeva dietro quegli occhi di ghiaccio, quel sorriso sarcastico e quelle parole taglienti. Anche Fede mi aveva spronato a farlo, forse dovevo davvero credere ai miei amici/genitori! D’un tratto però mi resi conto di un particolare non indifferente: stavamo facendo i conti senza l’oste, perché io non avevo la più pallida idea di cosa Emile provasse per me e se pensavo alla lite avuta qualche ora prima, potevo sicuramente affermare che mi disprezzasse non poco!

Mi stava salendo di nuovo la rabbia al pensiero del modo maleducato e gratuitamente velenoso in cui mi aveva trattato, quando sentii il cellulare squillare: potevano essere i miei genitori? Erano in ansia per me? Non osavo pensarlo!

Mi staccai dall’abbraccio di Rita per prendere il telefono e vidi un numero che non conoscevo, accettai la comunicazione e per poco non mi cadde il cellulare di mano quando sentii la voce di Emile:

«Ciao… volevo chiederti scusa per prima, sono stato davvero maleducato e sgarbato, ho capito dopo di averti insultato gratuitamente, perché ora avrei davvero bisogno di aiuto e mi sono reso conto che tu e Federico siete stati bravissimi con mia madre l’altro giorno...»

Dopo l’iniziale sorpresa di sentirlo, iniziai a ragionare: Emile si stava scusando… ma ad Emile serviva anche un aiuto immediato… Avevo il sospetto che se sua madre non avesse avuto bisogno di me all’improvviso, quella telefonata non avrebbe mai avuto luogo!

«Perché non chiami Federico, di sicuro lui è meno invadente e persecutore di me!»

Non potevo cedere così su due piedi, non ero certo il suo cagnolino, gli avrei fatto vedere di che pasta ero fatta!

«Federico non può venire e mi ha detto di chiamare te!» Parlò a denti stretti con un tono che mal celava la sua irritazione: quindi ero la sua ultima scelta! Era stato costretto a chiamarmi dal precipitare degli eventi... E cosa gli faceva pensare che avrei acconsentito?

«Quindi mi stai dicendo che non volevi chiamarmi, ma sei stato costretto a farlo perché non avevi via d’uscita e ti è toccato anche scusarti!» Ah come gongolavo! Per una volta ero io a guardarlo dall’alto in basso, anche se solo metaforicamente! Beccati questo rossino malefico: Pasi=1, Pel-Di-Carota=0!

«Sì, lo so sono un bastardo cinico e opportunista e capirò se mi dirai che posso anche andarmene al diavolo, io e mia madre, ma a quel punto potrò anche immaginare che davvero non t’importi nulla di lei, perché io devo assolutamente uscire, mio padre non è in casa e mia madre non può stare da sola!»

Assurdo, mi stava chiedendo un aiuto e tuttavia lo stava pretendendo rigirando a suo favore il mio discorso! Oddio che voglia di strangolarlo che avevo! Però sentivo anche la sincera preoccupazione nella sua voce e tutto sommato quando avevo offerto il mio aiuto ero stata sincera...

Decisi di andare, tuttavia feci ancora un po’ la preziosa:

«L’infermiera non c’è? Non hai detto che ce n’è una fissa accanto a tua madre?»

Pausa. Si sentì un sospiro e poi Emile tornò a parlare:

«Non riesco a contattarla, la sera normalmente è libera perché c’è sempre qualcuno di noi in casa, quindi non è tenuta ad essere rintracciabile!» disse a denti stretti, trattenendo di sicuro qualche bell’insulto: doveva essere davvero disperato… «Vabbè, fa nulla, scusami per il disturbo e scusami ancora se sono un imbecille!»

«D’accordo ora vengo, ma dammi un po’ di tempo perché non ho l’auto.»

«Ok… grazie.»

 

 

*****

 

Quando arrivai, Emile aprì le porte di casa prima ancora che bussassi, di sicuro stava di vedetta dietro la porta con l’ansia addosso! Mi rammaricai di non averlo fatto attendere di più, ma poi pensai che il fatto stesso di chiamarmi e di chiedere il mio aiuto dovevano essere stati una bella punizione al suo orgoglio spocchioso e mi godetti quel momento di superiorità. Entrai e con un debole cenno del capo a mo’ di saluto,  iniziò a parlarmi:

«Mia madre ora dorme, ma sarebbe meglio restarle accanto, non ha avuto altre crisi, ma ultimamente è più imprevedibile del solito, per cui è meglio tenerla sotto controllo…» si fermò un istante, con l’aria combattuta, poi si decise a guardarmi in faccia: «Scusami davvero per oggi e per poco fa, ti ho trattata davvero malissimo e invece tu sei qui a darmi una mano: dammi anche dell’idiota o insultami come preferisci, stavolta non ribatterò nulla!»

Mi stava guardando per la prima volta con uno sguardo sincero, privo di del solito sarcasmo o della rabbia: quelli erano gli occhi del suo animo, gli occhi della persona che lui proteggeva da tutti? Mi sentii ipnotizzata da quel grigio azzurro così limpido e intenso e non riuscii a dir alcuna parola velenosa:

«È successo qualche imprevisto grave?» andai dritto al sodo, non volevo discutere, ma non volevo nemmeno minimizzare l’accaduto, così cercai per lo meno di sapere il motivo per cui alle otto e mezzo della sera io mi ritrovassi in una casa sconosciuta a prendermi cura della madre di Emile.

«No, per fortuna… mio padre è fuori casa perché stasera sarei dovuto restare io con mia madre, ma all’improvviso mi hanno chiamato i ragazzi per un’esibizione organizzata all’ultimo minuto e mi sono ritrovato a non saper chi chiamare e... il resto lo sai.» abbassò di nuovo la testa colpevole, per poi tornare a parlare: «Scusami davvero… sono proprio un imbecille borioso!»

Restai davvero senza parole. Solo qualche ora fa mi aveva riempito di insulti ed ora non la smetteva di chiedere scusa: ma chi era il vero Emile?!

«Senti, finiamola con queste scuse, ok? Sei inquietante ora, non ci sono abituata! Tu hai esagerato, io ho esagerato;  ora  mettiamoci un macigno su e non pensiamoci più!»

Mi guardò con un misto di stupore e di divertimento sul viso, poi fece un sorrisetto appena accennato diretto più a se stesso che a me e annuì.

«Ora devo proprio andare, ma appena mi libero torno subito a casa. Se ti viene sonno, in camera di mia madre la poltrona è reclinabile, se hai fame la cucina è a tua disposizione. Hai avvisato i tuoi che sei qui?» Quell’ultima domanda mi lasciò interdetta: credeva che fossi una bimbetta? E poi non volevo affatto pensare ai miei genitori in quel momento!

«È tutto ok, stai tranquillo! Il mio numero ce l’hai se vuoi controllare ogni tanto come va, quindi ora muoviti o farai tardi, ci vediamo dopo!» e così dicendo sfoderai un bel sorriso rassicurante, che ebbe l’effetto di far sorridere anche lui:

«Allora a più tardi, ciao!» e dopo avermi lasciata inebetita per quel sorriso improvviso, chiuse la porta di casa dietro di sé,  uscendo dalla mia visuale. Così, mi ritrovai sola (o quasi) in casa di Emile: al piano di sopra mi aspettava la signora Claudine, ma prima di andare da lei, avevo il desiderio spasmodico di osservare la casa in cui viveva il protagonista dei miei turbolenti sogni.













_____________________________________________

NDA

"Qualcosa si muove all'orizzonte... i nostri eroi riusciranno ad avere una conversazione civile, prima o poi? La risposta nella prossima puntata" xD

E dopo questo delirante commento, passo allo scopo principale di quest'angolo: i ringraziamenti a tutte le mie sorelline che mi seguono, si entusiasmano e rendono la sottoscritta felice e orgogliosa ^ ^

Grazie all'infinito a Iloveworld, Ana-chan, Cicci, Ely, Vale, Niky e Saretta. Grazie davvero tesore mie!!!

E grazie anche a tutti coloro che si fermeranno a leggere, e a chi segue questa storia con interesse. Grazie grazie grazie!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Deilantha