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Autore: ChiaBBlack    25/09/2011    1 recensioni
Dal testo:
Ho cominciato a dare il mio amore in quinta elementare quando ci sentivamo dire cose meravigliose sull'Amore e non vedevamo l'ora di provarlo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un bel giorno l'Amore decise di mandare un suo rappresentante sulla Terra. L'aveva già fatto una volta... aveva mandato Gesù. O almeno così credeva. Gli sembrava o forse era stato solo un sogno? Dopotutto era passato molto tempo.. non si ricordava se era accaduto davvero, di certo un'umanità capace di amare tutti era stato un sogno, perché non era accaduto.

Ora l'Amore voleva riprovarci. Ma non voleva qualcosa di rivoluzionario, che amasse tutti, che risanasse il mondo. Aveva ormai quasi perso la speranza. Voleva solamente una persona che fosse capace di amarne incondizionatamente un'altra. Dando tutta se stessa, ma senza soffrire troppo. Era una cosa che non aveva mai capito. Lui, il sentimento per eccellenza, Amore. Veniva spesso associato al dolore; non doveva essere così.

Finalmente si decise e mandò il suo soffio su una famiglia. O meglio, due genitori. Non scelse due anime gemelle perché non voleva che viziassero la sua creatura, non voleva che nascesse circondata da un amore troppo forte.

Nove mesi dopo nacque una bambina. Non particolarmente bella, non particolarmente brutta. Statura normale, peso normale. Non dormiva, mangiava molto.

Quella bambina ero io. Ovviamente non mi rendevo conto che qualcuno aveva già deciso parte del mio destino.

Ma ho dato. Ho dato molto amore. Era ciò che dovevo fare e l'ho fatto. Non ai miei genitori, non a mio fratello, no, con loro sono sempre stata un po' in conflitto, non mi sono mai confidata.

Ma agli amici, ai ragazzi che mi piacevano. Ho cominciato a dare il mio amore in quinta elementare quando ci sentivamo dire cose meravigliose sull'Amore e non vedevamo l'ora di provarlo. Ma mi dicevano:”Sei troppo piccola”. E allora ho aspettato.

In prima media mi sono innamorata di nuovo, ma non è durata.

L'estate successiva sentivo un peso nello stomaco ogni volta che lo vedevo. Ma aveva 21 anni, non avrebbe funzionato e l'ho perso di vista. Ho cominciato a soffrire.

È stato tra la seconda e la terza media che mi sono innamorata. Per davvero questa volta.

Era un amico, ora non più. Ho cominciato a dare, dare e dare. Non ero per lui e me ne rendevo conto, ma ero innamorata. Ogni volta che lo vedevo mi sentivo riempita e poi svuotata. Si perché quando ami ti riempi di gioia. E quando vedi il tuo amore rifiutato ti svuoti; ti sembra di essere inutile, tutto ciò che avevi di bello da donare non era servito a nulla.

Ma è stato per quel senso di riempimento che ho continuato ad amare. Lui era perfetto. O così credevo. Gliel'ho detto. Non di persona. Con una mail. Me ne sono pentita, subito. Lui non ha fatto niente, niente a parte dirlo. L'ha detto a un amico. Ha cominciato a prendermi in giro, fosse stato per me non importa. Ma lo faceva anche quando c'era lui. Avrei voluto morire. Allora li ho trattati male, entrambi. Con l'amico ancora non parlo.

Ho rinunciato ai miei sogni e l'ho seguito. Perché amare significa sapersi sacrificare. E saper chiedere scusa. Mi sono sacrificata. Non mi sono scusata per le prese in giro subite.

Così l'ho seguito. Ho cominciato ad andare a vedere le partite di basket di mio fratello che giocava nella sua stessa squadra. Saltando le mie. L'ho seguito a scuola. Fino ad arrivare in prima superiore. Liceo scientifico.

Avevo la media del nove. Ma il liceo è un'altra cosa.

L'ho rivisto dopo un'estate in cui sono cambiata. In cui a lui si era aggiunto un altro, ma era impossibile. Aveva un segreto, con cui nemmeno lui riusciva a convivere. Non ne ha parlato con nessuno. Sono ripartita per tornare a casa. Rivedendolo ho avuto paura. Non mi piaceva più. Era sparita ogni cosa. Avevo paura che sparisse tutto senza che me ne rendessi conto. Avevo passato due anni della mia vita a inseguire una persona che non conoscevo. Credevo di sapere come era fatto, di non trovare difetti perché non ne aveva. Avevo litigato mentalmente con il mio professore di religione delle medie per due anni. Lui sostiene che si ama solo quando si accettano i difetti; beh non è un problema mio, lui non ne ha. No? no.

Ho smesso di salutarlo, parlargli,considerarlo. Se n'è accorto. Ha cominciato a cercarmi. Ha smesso.

E io mi sono guardata attorno.

Ecco dove sono arrivata. La mia prof sarebbe contenta di vedermi usare altri tempi verbali oltre al presente. Ma ora è quello il tempo che devo usare. Perché la storia dell'Amore me la sono inventata.

Ovviamente.

Era solo per pensare,almeno per un momento,che questo dolore avesse un senso e servisse a qualcosa. E invece no.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice: patetica, lo so. L'ho scritta l'anno scorso e ho deciso di pubblicarla quando l'ho ritrovata ieri in fondo a un cassetto. In fondo fa parte di me.

 

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