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Autore: L_Fy    26/09/2011    0 recensioni
Sono passati due anni dagli eventi raccontati in The Runners. In questo lasso di tempo l’organizzazione delle Orion è molto cambiata: Un nuovo Consiglio governa le Orion, ma tra la gente comune regna una certa anarchia di pensiero che prima, con la Ars Space Corp., non esisteva minimamente. La criminalità dilaga, i Runners, decimati in numero e demotivati, si lasciano facilmente corrompere, la gente sempre più spesso sparisce nei meandri delle enormi navi spaziali e dei loro corpi reali e digitali non si ha più traccia… In questo clima di violenza e di precarietà, la Tau Centauri, longeva squadra di Runners al servizio del CDI, svolge ancora con successo il suo compito di paladina dell’ordine e della legalità…
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Verso sera Elijah raggiunse i compagni nel Limbo, ai quali si era già aggiunto Damon Richner, in atteggiamento notevolmente rilassato. La nuova Tau Centauri attese il ritorno di Garrie, lavato e sbarbato di fresco, poi brindò con una bottiglia di qualcosa di assolutamente illegale: Damon sembrava piacevolmente sorpreso dell’accoglienza ricevuta soprattutto da Morales che continuava a dargli sonore pacche sulle spalle.
“Meno male che ci sei anche tu, qui” gli diceva, convinto “Tra Pat che non vede l’ora di scoppiare petardi, Garrie che corre dietro ad ogni sottana che passa di qua, David che più pivello non si può e Cardinale ed Elijah che si staccano brani di pelle tutte le  volte che si abbaiano contro, tu sei quanto di più vicino esista all’essere Normale. Dio ti benedica per questo, figliuolo.”
“Ti ricordo che colui che chiami normale se la fa con niente di meno che Alicia Grady, notoriamente la più anormale sottospecie di donna che io conosca” tuonò Patterson, con un sorriso malvagio “Quindi dichiarerei piuttosto azzardata la tua affermazione.”
“Accidenti, Pat, un’intera frase con verbo, soggetto e complemento al loro posto. E senza vituperio.” lo apostrofò Cardinale, ridanciana “E’ un evento da segnare negli annali della storia della Tau Centauri.”
“Sante parole” approvò Patterson, compiaciuto “Ci sto lavorando parecchio, sulla raffinazione del mio linguaggio. Ma che diavolaccio è il vituperio?”
“Qualcosa che ha a che fare con le parolacce” si intromise Elijah, salutando Damon con la mano alzata “Argomento su cui il capitano Cardinale potrebbe fare una tesi di laurea.”
“Sentilo, il gentleman. Se ti do una martellata su un dito, vediamo chi è più vicino alla laurea di noi due. Oh, però: che splendida idea che ho avuto! E se te la dessi davvero, quella martellata?”
“Oh, Cardinale, mi ero dimenticato di quanto sapessi essere affabile” sospirò Damon, sorridendole “Se solo non fossi così carina….Mi chiedo come fanno a sopportarti i tuoi compagni.”
“Facile: io penso al momento meraviglioso in cui le farò saltare le cervella.” dichiarò Patterson con aria sognante.
“Io invece mi sono innestato sottopelle un emettitore di musica classica” disse Morales, semiserio “Quando vedo che strilla, attacco Bach e riesco a rimanere sereno come un monaco buddista.”
Cardinale li guardò con aria di sufficienza.
“Siete patetici e bugiardi” affermò, convinta “Tu, Morales, fila a cercare un passaggio per Hell’s Kitchen sul computer. E tu, Pat, vai con lui a reggergli il mouse. Razza di ingrati: meno male che almeno il tenente O’Brian mi ascolta senza riserve.”
Garrie la guardò serio, mentre un lento, serafico sorriso gli incurvava le labbra.
“A dir la verità, ho anch’io il mio metodo per non ascoltarti…ma sono troppo signore per spiegarti qual’è.” le disse sottovoce, ironico.
“Signore, puah!” lo sbeffeggiò Cardinale con occhi scintillanti “Se tu sei un signore io sono una damigella d’onore. E comunque, dopo questa vostra confessione, vi siete tutti beccati una nota di demerito dal vostro capitano. Sono scandalizzata dalla vostra meschina bassezza morale.”
“Non è adorabile quando fa la scena della virtù oltraggiata?” sospirò Garrie ammiccando verso Damon mentre allungava le chilometriche gambe sopra al tavolo.
“Perché non siamo mai rimasti abbastanza a lungo soli in una stanza” berciò Patterson con un ghigno satanico “Allora sì che avresti visto quanto è bassa la mia bassezza…”
“Aspetterò con ansia quel momento catartico” dichiarò Cardinale con un altezzoso sguardo verso Elijah “Ora, dopo questa goliardica diserzione, i signori Benson e O’Brian vorrebbero gentilmente dirci cosa hanno scoperto dall’ex Stars prigioniero?”            
Ritornati momentaneamente seri, Elijah e Garrie informarono gli altri delle notizie apprese dall’interrogatorio all’ex Stars. Ovviamente i commenti di Morales e Patterson sul reale sesso di Polaris si sprecarono, mentre Cardinale rimase chiusa in uno stupefatto silenzio. Si lusingava di pensare di essere un vero e proprio segugio nell’individuare gli invisibili segni di riconoscimento che facevano trapelare dal digi-alias il vero sesso della persona che li animava, ma nessuno di quei sintomi era mai affiorato in Polaris.
“Se Polaris è davvero una donna, allora è la più maledettamente brava simulatrice che io abbia mai visto” ammise controvoglia, ammirata “E questo mi fa pensare che sia molto più pericolosa di quanto l’avevo fatta in prima battuta.”
Rifletté un momento, poi la sua voce si incupì di sospetto.
“Sono davvero curiosa di sapere cosa c’entra Polaris con Masterson.”
“Come pensi di comportarti, allora? Una bombetta su Hell’s Kitchen?” domandò Patterson che in cuor suo sperava sempre in una catarsi al Napalm.
“Non lo so. Vedremo.” concluse Cardinale dopo una breve riflessione, attirandosi lo sguardo esasperato di Elijah.
“Senza rete, allora?” domandò questo serafico quando Morales annunciò di aver trovato un varco per Hell’s Kitchen.
Cardinale gli lanciò un computer da polso mimetizzato in un bracciale borchiato, sorridendogli sorniona.
“Se hai imparato a volare, mica dovresti aver paura. O ne hai, signor generale?”
Elijah non rispose e si infilò nel de-digitalizzatore.
*             *             *
Platform:             DR 1984 Hell’s Kitchen – New York – Missione infiltrazione DDW non autorizzata
Digi-Alias:
Benson, Elijah                    Roy                                     Membro dei Dark Viper
Cardinale, Jude    J                                           Capo dei Dark Viper
Hanson, David     BlueMoon                          Membro dei DarkViper
Morales, Eric                     Drury                                  Membro dei Dark Viper
O’Brian, Garrie   Ice                                       Membro dei Dark Viper
Patterson, Matt   KillZone                             Membro dei Dark Viper
Richner, Damon  Wanda                                 Membro dei Dark Viper
 
J se ne accorse subito quando entrò al Doom Boom: era successo qualcosa di importante. Lo sentiva nell’aria, densa di fumo e di tensione, lo vedeva negli sguardi sfuggenti dei ragazzi che popolavano il locale che si scostarono al loro passaggio come se avessero qualche rara malattia tropicale. Come promesso, Polaris aspettava i Dark Viper nell’angusto privet del locale e sorrideva, con i denti semiscoperti e l’aria feroce di un barracuda all’attacco.
“Guarda guarda, i Dark Viper hanno davvero avuto il fegato di tornare.” disse ironico, ma J captò una nota metallica nella sua voce e capì che, dietro la facciata serena, Polaris era mortalmente furioso.
J scambiò una breve occhiata con Ice e Roy mentre il suo cervello lavorava alacremente. Cosa poteva essere successo di così grave da mettere in allarme Polaris?
“C’è qualcosa che non ti torna?” chiese infine seccamente.
Polaris si alzò in piedi sovrastandoli con tutta la sua notevole altezza e incombendo minaccioso su di loro.
“Ci sono un sacco di cose che non tornano, mozzarella” disse con voce falsamente tranquilla “Prima di tutto la tua enorme faccia di bronzo. Ma porremo rimedio anche a quella, vero ragazzi?”
Gli Stars alle sue spalle ghignarono inferociti e J prese una decisione al volo, lasciandosi guidare dall’istinto.
“Ti devo parlare in privato, Polaris.” disse risoluto facendo un passo verso di lui, ma Polaris lo bloccò con uno sguardo agghiacciante smettendo bruscamente di sorridere.
“La tua possibilità l’hai avuta, gringo” disse con un sibilo “Avevi a portata di mano un alleato interessante, ma hai voluto lo stesso mettere in mezzo le alte sfere. Ti avevo avvertito che questo gioco si giocava da soli…Credo che ti insegnerò che Polaris non perdona. E sarà una lezione molto, molto istruttiva.”
“Non capisco di cosa tu stia parlando” avvisò J duro, avvicinandosi di un passo. Ad un movimento secco del mento di Polaris, due energumeni si staccarono dal gruppo e piombarono silenziosi su J, che però riuscì a sbattere a tappeto il primo con un calcio ben piazzato alla rotula, mentre il secondo finiva a terra lungo disteso dopo uno spintone poco elegante ma indubbiamente efficace.
“Cos’è, vuoi che rifacciamo la scenetta di ieri sera?” Domandò Polaris, suo malgrado divertito dalla situazione “Ti ricordo che alla fine avete avuto la peggio. E non credo che quel moccioso brufoloso e quella bambolina che ti sei portato dietro possano risolverti la situazione. Spioni del SuX, immagino.”
“Infatti” ammise J, avvicinandosi ancora di un passo “Ma siamo qui per parlare, no? Dovresti sentire cosa…”
Polaris non lo fece finire e si avventò su J per pestarlo, ma questa volta J lo aspettava: come un ballerino, scartò verso destra e la carica di Polaris lo mancò per un soffio. Poi, gli si appese al collo, aggrappandosi alla sua schiena e alle sue gambe con anche la punta metallica degli stivaletti. Polaris uscì in un ruggito sorpreso mentre gli Stars stavano per avventarsi sui Dark Viper, minacciosi.
“Fermi!” gridò Polaris, soffocato dal braccio di J che gli stringeva la gola in una morsa “Me la sbrigo io da solo!”
Gli Stars arretrarono dubbiosi verso le loro posizioni iniziali, mentre i Dark Viper coglievano la palla al balzo e facevano cerchio attorno ai due lottatori, nascondendoli parzialmente al resto del gruppo.
“Se avessi un grammo di cervello in quella noce di cocco che ti ritrovi per testa, ascolteresti quello che ho da dire.” sibilò J all’orecchio di Polaris che sgroppava per cercare di disarcionarlo. Dopo qualche rotazione a vuoto, Polaris cadde su un ginocchio, boccheggiante. Fu J stesso a mollare la presa sulla sua gola, quando ormai Polaris iniziava a respirare a fatica, e a piazzarsi in piedi davanti a lui, aspettando ansimante che si rialzasse in piedi. Sempre nascosto dal cerchio dei suoi compagni, J non aspettò nemmeno che Polaris si alzasse del tutto e tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni un piccolo congegno elettronico. Lo sollevò alto sulla testa, facendo capire a Polaris che non aveva intenzioni bellicose.
“Credo che ci sia una cosa che tu devi vedere” disse con calma, puntandosi  il congegno al petto. Roy, intuendo quello che voleva fare, fece per buttarsi su di lui con un brontolio sommesso, ma venne trattenuto da Ice e Drury con fermezza.
“Lascialo fare.” mormorò Ice a bocca chiusa, severo. Roy lanciò un lungo sguardo ammonitore a J che trasmetteva chiaro il messaggio “dopo te la faccio pagare cara”, ma J lo ignorò bellamente.
Con scioltezza, spinse un bottone sul congegno elettronico nella sua mano e questi emise uno pigolio e una luce verde che lo colpì nel petto. Immediatamente, il suo corpo prese a modificarsi, come fatto di molle cera: le spalle si restrinsero, i capelli crebbero e cambiarono colore, la statura di abbassò bruscamente. In due secondi, J si era trasformato in Jude Cardinale sotto gli occhi stupefatti di Polaris. Un sorriso ironico le incurvò le labbra quando vide un’autentica, genuina sorpresa dipingersi sulla faccia di Polaris. Si lasciò guardare nel silenzio teso che si era creato nel privet, schermata agli occhi degli Stars dai compagni raccolti intorno.
“Io sono il capitano Jude Cardinale, comandante della Tau Centauri” disse poi con estrema serietà “So che questa per te non è una sorpresa, vero? Non ti dimenticare chi sono: è vero, sono tenuta a  rendere conto al CDI delle mie azioni e del fatto che la squadra sotto le spoglie dei Dark Viper ha avuto contatti con gli Stars e con Polaris. Ma, se questo può valere, hai la mia parola che il CDI non sa dell’argomento del nostro incontro, e continuerà a non saperlo se lo riterrò opportuno.”
Fece una pausa ad effetto, carica di tensione.
“Ah, il CDI non sa nemmeno che sei una donna.” aggiunse poi, con estrema naturalezza, buttando lì la cosa come se non fosse importante.
Polaris rimase a lungo in silenzio, guardandola fisso. Poi sorrise, un sorriso sincero e per niente ironico, per una volta.
“Mi hai lasciato completamente di sale” disse a bassa voce, come stupito delle sue stesse parole “E ti giuro, ce ne vuole per lasciare di sale me. Comunque, questa cos’è? Una sfida?”
Cardinale fece spallucce.
“La chiamerei piuttosto una dimostrazione.” rispose educatamente. Poi, si puntò di nuovo il rilevatore di identità addosso e in poco tempo tornò nei panni di J.
“Allora, Polaris, adesso possiamo parlare?” chiese tranquillamente, accendendosi una sigaretta e offrendone una anche al suo interlocutore. Polaris accettò, accese a sua volta lo Zippo e buttò il fumo aspirato addosso a J, sornione.
“Sì.” rispose semplicemente dilungandosi in una pausa, dopo la quale sia gli Stars che i Dark Viper tirarono un silenzioso respiro di sollievo.
“Toglimi una curiosità, però” mormorò Polaris senza acrimonia “La biondina non è una della Tau Centauri, si vede lontano un miglio: perché diavolo te la sei portata dietro?”
J alzò le spalle, noncurante, guardando BlueMoon che si infilava vergognosa tra le fila dei Dark Viper.
“Che vuoi…certe volte bisogna proprio accontentarsi di quello che passa il convento.” disse in tono leggero, mentre le spalle di Ice venivano scosse da una risata silenziosa vedendo Roy stringere irritato le labbra.
“Ti devo presentare i miei compagni.” continuò J, più pratico “Drury, KillZone, Ice, Roy e Wanda. Ragazzi, questo è Polaris.”
I Dark Viper salutarono fiaccamente, indecisi su come comportarsi. Polaris si tolse gli occhiali da sole e li studiò uno per uno, radiografandoli con insospettabile attenzione.
“A giudicare dalle facce e, soprattutto, dai resoconti degli olo-libri di storia delle Orion, sembrano a posto.” mormorò infine, reinfilandosi gli occhiali.
“Lo sono” dichiarò J. con enfasi, convinto “Ognuno di loro vale tanto oro quanto pesa. A parte KillZone, ovviamente, che è un tantino soprappeso.”
KillZone arricciò le labbra in uno sghembo sorriso ricevendone da J. uno identico in risposta. Polaris sembrava affascinato.
“Si capisce subito che siete una squadra” ammise infine, con una nota di sottile invidia nella voce “Già dalla prima volta che vi ho visto, vi siete mossi come se foste tutti una stessa persona. Un capo, di solito, è quello che incute più paura ai suoi compagni...Loro, invece, sembra che non abbiano paura di te. Però ti rispettano.”
J fece spallucce, segretamente compiaciuto.
“E’ molto tempo che siamo amici” rispose semplicemente alla fine “Mi fido di loro ciecamente.”
Di nuovo J e Polaris si sorrisero complici e Roy fece un passo avanti, esasperato.
“Sarebbe bello poter chiacchierare piacevolmente tutta la notte, ma mi sembra che il motivo per cui siamo qui ancora non sia stato sviscerato.” esordì, deciso.
Polaris gli lanciò una lunga occhiata scettica, alzando le sopracciglia oltraggiate mentre J imprecava dentro di sé per la maledetta linguaccia del suo compagno.
“Avrò avuto un’allucinazione, ma mi è sembrato che questa caccola abbia parlato con me al posto tuo.” disse Polaris annoiato e molto, molto freddo.
J ammonì Roy con occhi gelidi, poi si rivolse di nuovo a Polaris.
“Roy è abituato a fare di testa sua” commentò velenoso “Ma ha anche ragione: io ho giocato le mie carte, adesso la mano passa a te. Cosa mi racconti di interessante, Polaris?”
“Non qui” disse Polaris girando loro bruscamente le spalle “Ti dirò tutto faccia a faccia, in privato.”
J, che stava per seguirlo, si fermò dubbioso e lanciò uno sguardo circolare ai suoi compagni: di nuovo seguì l’istinto, lasciandosi guidare e pregando di non tirare troppo la corda.
“Io non vengo senza i miei compagni.” disse piano, ma con decisione.
Polaris si girò a guardarlo, incuriosito e leggermente irritato.
“Io e te, fuori di qui, in macchina. ” Dichiarò, lapidario “Lontano da qualsiasi orecchio potenzialmente pericoloso. Mi sembrava di essere stato chiaro in merito: niente interferenze di nessun genere.”
J cercò di pensare ad un modo onorevole di rifiutare, ma non lo trovò.
“No.” disse semplicemente ma senza astio.
Intorno ai Dark Viper calò un silenzio carico di cattivi presagi. Polaris si tolse gli occhiali da sole e J vide che era molto arrabbiato, anche se sotto sotto trapelava una riluttante ammirazione. Per parecchi secondi i due si fissarono, Polaris con aria di sfida, J con paziente determinazione. Gli Stars avevano iniziato a stringere il cerchio attorno ai Dark Viper, ma di loro solo BlueMoon sembrò accorgersene ed innervosirsi. Polaris, alla fine, girò lentamente le spalle al gruppo e fece due passi verso l’uscita. Per un attimo J pensò che li avrebbe lasciati in pasto agli Stars, condannandoli a morte certa. Poi, invece, Polaris girò appena il viso di mezzo profilo e la sua voce risuonò forte e chiara nel privet del Doom Boom.
“Staremo stretti, tutti quanti su una macchina. Seguitemi.”
J e Drury si scambiarono una rapida occhiata vittoriosa prima di seguire Polaris che fendeva tranquillo la folla degli Stars, come Mosè con le acque del Mar Rosso.
*             *             *
“Ve l’avevo detto che sareste stati scomodi.” disse Polaris accavallando le gambe e stravaccandosi sul lucido sedile nero della Limousine che lo aspettava all’uscita del Doom Boom. J fu tentato di dirgli quello che pensava di uno che si teneva un sedile chilometrico tutto per sé costringendo gli altri ad ammassarsi sul sedile opposto come sardine, poi la mano di Roy gli strinse forte il braccio, ammonitrice e J, ripensandoci, optò per un oltraggiato silenzio. La Limousine era grande, ma in sette su di un sedile erano davvero troppi. KillZone, Ice, Roy e Drury si erano misericordiosamente prestati a fungere da piano di sotto, mentre J, Wanda e BlueMoon stavano appollaiati sulle loro ginocchia, in equilibrio precario e sballottati dalla guida poco ortodossa dell’autista.
“Dev’essere un sacco divertente, per te, vederci ammassati come una cassetta di patate.” sibilò J cercando di mantenere un atteggiamento dignitoso nonostante dovesse ingobbirsi per non cozzare con la testa sul tettuccio e le ginocchia di Roy gli bucassero praticamente il sedere.
“Effettivamente, la cosa solletica parecchio la mia vena comica” ammise piacevolmente Polaris, trattenendo a stento un sorriso “Soprattutto quei due: sono un vero spasso.”
Gli incriminati erano KillZone che teneva in braccio Wanda come se invece di un sedere femminile avesse sulle ginocchia una bomba ad orologeria piena di escrementi.
“Siete una compagnia piena di sorprese.” continuò Polaris divertito.
“Senti, Polaris, chiacchierare con te è davvero piacevole, ma che ne dici di passare ai discorsi seri?” cambiò discorso J, imbarazzato.
“Sì, prima che qua in fondo manchi completamente l’aria.” approvò Ice con voce soffocata, praticamente seppellito da BlueMoon.
Polaris tornò serio, quasi con rimpianto.
“Giusto. E’ arrivato il momento di dirci chi siamo davvero, non è così?”
“Tu però sai già chi siamo noi.” lo avvertì Roy, gentilmente.
Polaris si accese una sigaretta e la già poca aria nell’abitacolo divenne ben presto irrespirabile: muto come un pesce, Ice era quasi cianotico e KillZone tratteneva i colpi di tosse nella bocca sigillata.
“Partirò un po’ da lontano, ma ho alcune cosette da spiegarvi prima di passare alle cose serie” esordì Polaris guardando fuori dal finestrino “Sappiamo tutti che quello che è successo due anni fa alla Ars Space Corp. ha cambiato completamente le cose per tutti noi . Paradossalmente, la caduta di Masterson ha scoperchiato il calderone della bassezza umana. Alla fine, siamo riusciti nell’intento di creare una copia identica del mondo sulla Terra. Un mondo governato da ladri ed assassini in cravatta e popolato da poveri stupidi che tirano il carro. Non era questo l’intento di chi si imbarcò per primo sulle Orion…. Non era questo che volevamo diventare, vero?”
Si interruppe per fumare un po’, cogitabondo e in silenzio.
“Quello che dici è sacrosanto” si intromise J, dubbioso “Ma…”
“Ovviamente, sapete meglio di me che Masterson tira le fila di questo mondo sotterraneo che sono le DDW illegali” lo interruppe bruscamente Polaris “Uno squalo nato, che dovunque vada si crea intorno l’ambiente di coltura ideale per la sua indole viscida e corrotta. Quell’essere è nato per portare disgrazia: è pericoloso e i suoi tentacoli arrivano ovunque. Anche al CDI.”
J respirò profondamente, pensando a quale fosse la cosa più giusta da dire.
“Polaris, sai bene che non posso smentire quello che dici.”
“Non pretendo certo che tu lo faccia” sorrise Polaris, magnanimo “Ma volevo fati capire che Masterson si è creato molti nemici. Persone a cui ha fatto del male…persone che cercano vendetta, forse.”
Fece una pausa, guardando duramente J negli occhi.
“Persone che sanno di essere una minaccia per lui e che vivono costantemente nella consapevolezza di essere nel mirino.”
“Sappiamo bene cosa intendi” rispose J impaziente “Noi cerchiamo lui, ma siamo certi che anche lui cerchi noi.”
“E non per fare una partita a carte, supponiamo.” berciò KillZone da sotto la sua semisepoltura.
“C’è gente che era molto vicina a Masterson” continuò Polaris, imperterrito “Una persona in particolare. Molto pericolosa per lui. Molto motivata ad incontrarvi…e ad allearsi con voi.”
Le sue parole caddero sibilline in un silenzio teso mentre J cercava di mantenere un’espressione neutra.
“Persona interessante, questo potenziale alleato” disse con prudente interesse “Che avrebbe intenzione di fare costui insieme a noi?”
Polaris si chinò verso di lui con gli occhi che brillavano di eccitazione.
“Trovare Masterson e ucciderlo” mormorò a fior di labbra, con angosciante determinazione “Prima che lui uccida noi. E’ solo questione di tempo, ormai: Masterson in questo ambiente alla deriva e corrotto ci sguazza come un pesce nell’acqua. La New Corp. non ha nemmeno remotamente il potere della vecchia Ars Space Corp., il CDI è fiaccato, oberato di lavoro e si lascia corrompere facilmente, i Runners sono demotivati dopo che hanno scoperto di essere stati carne da macello per gli esperimenti della Corp. per un sacco di anni…Masterson è quasi pronto ad attaccare i suoi nemici, voi per primi. Dobbiamo giocare d’anticipo. E chi, se non la Tau Centauri, può farlo? Chi, se non chi ha avuto il coraggio di spodestare Masterson dal suo trono? E’ il momento di prendere in mano la situazione. Da soli. Masterson ha delle spie dappertutto, soprattutto al CDI. Non una parola deve trapelare della persona che si vuole alleare con voi…se deciderete di incontrarla, non ci sarà solo un patto di alleanza: ci sarà la vostra stessa vita in ballo.”
J rimase in silenzio per quello che sembrò un secolo mentre Polaris lo fissava negli occhi così intensamente che sembrava lo toccasse. I compagni di J trattenevano il fiato in attesa di sapere cosa avrebbe deciso il loro capo.
“Ci stiamo” sentenziò alla fine J e dietro di lui Roy fece una specie di dolente singhiozzo “Chi è questa persona?”
Polaris si ributtò indietro sul sedile.
“Tutto a suo tempo.” disse sottovoce, trionfante.
“Che vaccata” buttò lì J fingendo una tranquillità che non provava affatto “Quando ci incontreremo, allora?”
Polaris si accomodò meglio sul sedile, spegnendo la sigaretta ormai finita.
“Domani sera. Naturalmente, se vi sfugge anche solo un peto in direzione del CDI riguardo questa faccenda, sarete persone morte che più morte non si può prima ancora di poter sbattere le ciglia. Chiaro il concetto?”
“Meravigliosamente chiaro, sì.” sentenziò J paziente. Polaris se ne uscì con una risatina di scherno.
“Tranquillo, J. So che tu e la persona che devi incontrare vi piacerete. Fatevi trovare sulla DDW RockLand domani sera, disarmati, senza il CDI alle calcagna e, possibilmente, vivi.”
“RockLand” mormorò J monocorde e Polaris annuì.
I sette pensarono bene di tacere, anche se la nomina di quella nuova piattaforma pirata li aveva lasciati basiti: quella era la prima volta che sentivano parlare della DDW RockLand, ma questo era meglio che Polaris non lo sapesse.
“Una volta chiuso il cerchio di conoscenze, cercheremo un posto sicuro dove incontrarci. Non sarà facilissimo da raggiungere, ho paura. Diciamo che qualcuno è curioso di mettervi alla prova per vedere di che pasta siete fatti.”
“Una prova?” si intromise Ice, semisoffocato “Che brutta parola…non dovremo mica camminare sulle braci ardenti o cose così, vero?”
“No, niente di così truculento” rise Polaris scuotendo la testa
I sette Dark Viper si scambiarono uno sguardo sospettoso.
“Molto bene, hem…dunque ci troviamo domani sera a RockLand?” domandò fintamente indifferente J “E il portale per questa DDW come si trova, di bello…?”
Con un gesto della mano Polaris ordinò alla macchina di fermarsi e l’autista obbedì così celermente che i sette Dark Viper stipati nella Limousine si schiantarono a terra in un gran rimescolio di arti ed imprecazioni di vari colori e nature. Polaris aprì la portiera e uscì all’aperto, lindo e tranquillo come un divo solitario e J per un momento invidiò la sua inequivocabile classe.
“Spiacente, questa è una cosa che proprio non posso dirti. Dovrete trovare da soli l’ingresso per RockLand. Sono sicuro che ce la  farete. Mi raccomando, J: c’è qualcuno che non vede l’ora di conoscerti.”
J annuì, lusingato suo malgrado. Polaris sparì ben presto nel buio, salutando con la mano alzata senza voltarsi.
 
  
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