Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: L_Fy    26/09/2011    0 recensioni
Sono passati due anni dagli eventi raccontati in The Runners. In questo lasso di tempo l’organizzazione delle Orion è molto cambiata: Un nuovo Consiglio governa le Orion, ma tra la gente comune regna una certa anarchia di pensiero che prima, con la Ars Space Corp., non esisteva minimamente. La criminalità dilaga, i Runners, decimati in numero e demotivati, si lasciano facilmente corrompere, la gente sempre più spesso sparisce nei meandri delle enormi navi spaziali e dei loro corpi reali e digitali non si ha più traccia… In questo clima di violenza e di precarietà, la Tau Centauri, longeva squadra di Runners al servizio del CDI, svolge ancora con successo il suo compito di paladina dell’ordine e della legalità…
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cardinale si incuneò la pila fotonica tra l’orecchio e la spalla e con il ginocchio alzato fece da traballante supporto al computer su cui agitava le dita febbrile e ondeggiante.
“Sto analizzando la cartina della rete fognaria.” borbottò, quando Garrie le prese gentilmente la pila dalla spalla e Morales le tolse il computer dal ginocchio e glielo sorresse con un sorriso.
“Chiedere aiuto alla tua squadra, mai, eh?” la apostrofò quest’ultimo con una smorfia simpatica. Cardinale ricambiò il sorriso, con aria di scusa, e tornò a concentrarsi sulla piantina olografica delle fognature.
“Allora, il condotto di destra prosegue per un centinaio di metri, poi si immette in un depuratore. Ummm…scarterei il condotto di destra, fossi in noi.”
“Rimangono due cunicoli.” avvisò Patterson, come se nessuno fosse a conoscenza dell’informazione.
“Il condotto centrale è più piccolo già dall’imboccatura: si dirama in tre condotti più angusti, del diametro di…trenta centimetri. Direi che anche il condotto centrale ci fa ciao ciao con la manina.”
“E del condotto di sinistra che ci dici?” domandò Damon con la voce soffocata dalla mascherina “Che ci aspetta un drago con la bocca fiammeggiante alla prossima curva?”
“Non escluderei niente” ribatté impassibile Cardinale “Per il momento, è l’unico che ci porti dritti per circa duecento metri fino al prossimo raccordo.”
“Ragazzi, non stiamo dimenticando l’indovinello?” chiese Morales, dubbioso “Stiamo ragionando secondo logica, mentre il testo del messaggio diceva che solo il nonsenso ci indicherà la via.”
“Già, ma prima parlava di caso” rettificò David, convinto “Per ora c’è una gran puzza e sporco e schifo, ma cosa si intenda per caso, ancora non ho capito…”
“Credo che per il momento l’ipotesi di David sia la migliore” decise Elijah, annuendo “Probabilmente arriveremo in un punto dove non sapremo come comportarci, e lì dovremo pensare al nonsenso.”
“Abbiamo la cartina sott’occhio, possiamo procedere secondo logica.” approvò Cardinale mentre Patterson si rabbuiava.
Elijah partì per primo, infilandosi nel cunicolo di sinistra: dovette chinarsi e proseguire con le ginocchia piegate in una posizione scomodissima, anche se, appoggiandosi alle pareti, riuscì a mantenere un’andatura lenta ma costante.
Dietro di lui, Cardinale riusciva a camminare più spedita, poiché non era obbligata a piegare le ginocchia come i maschi. In fila indiana, curvi, col respiro ridotto al minimo dai miasmi delle fogne, la Tau Centauri procedette per un bel tratto, il buio spezzato dalle luci ballonzolanti delle torce fotoniche, il freddo che si faceva via via sempre più intenso man mano che scendevano nelle cuore delle fogne di Orion 3W. Dopo una scarpinata silenziosa di mezzora, raggiunsero un raccordo, dove finalmente poterono raddrizzarsi e sgranchirsi le gambe.
“Cardinale, dimmi che sai con assoluta certezza dove siamo.” si lamentò Damon battendo i denti per il freddo. Cardinale si tolse con un sospiro il computer dalla schiena e controllò nuovamente la cartina delle fognature.
“Siamo scesi parecchio” commentò mentre il respiro le usciva dalla bocca in una leggera nuvola di vapore “La temperatura qui non supera i 3° centigradi.”
Elijah illuminò i cunicoli che partivano dal raccordo: questa volta erano quattro, due in salita e due in discesa. L’imboccatura di ognuno di loro era incrostata di ragnatele grosse come lenzuola dall’aspetto polveroso e grigiastro. Damon rabbrividì, vedendole.
“Qui non passa qualcuno da un sacco di tempo.” mormorò Morales improvvisamente serio.
“Damon, fai una scansione con il rilevatore micronico: dovremmo riuscire a vedere se ci sono tracce recenti.” disse Elijah, ottimista. Damon eseguì l’ordine, ma le pareti umide non rivelarono nessuna buona notizia.
“Bè, ovvio che nessuno passi di qui” tentò di scherzarci sopra Garrie “Non è esattamente una reggia, questo posticino. E poi, fa proprio un freddo svizzero: personalmente, preferirei le fornaci dei crematori…”
“I due cunicoli in salita risalgono verso il settore delle concerie” elencò Cardinale “Dobbiamo andare ancora in discesa. A sinistra , visto che a destra si ritorna al depuratore.”
Non ebbe il coraggio di dire che quel cunicolo era leggermente più stretto e molto, molto più lungo. Elijah e Patterson marcarono con un segnalatore luminoso la galleria appena lasciata.
“Metti che decidi di spaccare il computer sulla testa di Elijah” spiegò Patterson con un ghigno “Sarà preisorico, ma mi fido di più a marcare il passaggio con un sano, vecchio metodo manuale.”
“Qui, qui, Fido!” esclamò Morales assolutamente a sproposito, ridacchiando subito dopo come un pazzo: Garrie lo guardò a metà tra l’esasperato e l’indulgente.
“Non è abituato alle droghe pesanti” lo scusò “Quest’aria chimica deve avergli fatto inceppare il senso dell’umorismo, che faceva già pena dall’inizio.”
Camminarono per quasi un’ora, curvi, ansimando sempre di più. Patterson, avendo più problemi degli altri vista la mole, iniziò a salmodiare una serie di improperi a fior di labbra, così coloriti che Garrie e Morales si lasciavano scappare delle risatine fiacche e spompate, ma non avevano l’energia per ribattere. Quando arrivarono al successivo raccordo, si buttarono a sedere in mezzo alla melma grigiastra e maleodorante, esausti. Anche Elijah e Cardinale, di solito i più stoici, si appoggiarono alle pareti viscide respirando lentamente dal naso per riportare il battito cardiaco a livelli normali. In quello snodo c’era, se possibile, ancora più freddo e la puzza aveva preso un terribile retrogusto acido che bruciava la gola e gli occhi.
“La componente chimica qui è fortissima” sentenziò Morales controllando con un apparecchio la composizione dell’aria “C’è un elenco di germi lungo come la Bibbia. Guai ad accendere anche solo un fiammifero: lo sbalzo termico farebbe incendiare questa melma come fosse petrolio.”
“Diavolo, avevo proprio voglia di fumarmi una sigaretta” gracchiò Garrie ad occhi chiusi. David passò il fascio di luce sui compagni, abbacinandoli per un attimo e mostrando le loro facce sporche e arricciate dal disgusto. Elijah e Cardinale erano letteralmente ricoperti di ragnatele, essendo i primi a fare strada, mentre Patterson aveva le braccia e la schiena imbrattate di liquame nerastro semi ghiacciato che emetteva un suono scricchiolante ad ogni movimento.
“Non ti ho mai visto così bello, Patty-O.” scherzò Garrie vedendo la faccia del compagno particolarmente depressa “Questo ambiente non propriamente regale ti dona un sacco.”
“Prova ad avvicinarti a me, biondino, e ti faccio saltare in aria come un maledetto topo di fogna.” rispose immediatamente Patterson brutale.
Garrie gli soffiò un bacio da lontano e gli strizzò l’occhio: Cardinale e Morales ridacchiarono fiaccamente di fronte alla faccia schifata di Patterson.
“Ma guardalo” gracchiò Morales in mezzo ai singulti “Fogne, ragni, escrementi alle ginocchia…nemmeno la piaga delle locuste smuoverebbe Pat di un millimetro. Ma lascia che Garrie gli si avvicini un attimo e diventa pauroso come un’educanda.”
“Chi disprezza compra” ridacchiò Cardinale “Non è che in fondo Pat è innamorato di Garrie?”
“Hoibò, credevo che in fondo Pat fosse innamorato di me.” rispose Morales immediatamente scatenando una nuova ondata di risatine.
“Sbagliato, è Garrie che è innamorato di te.” propose Cardinale, con un sorriso. Morales si guardò intorno per vedere se qualcuno lo stava ascoltando.
“Sappiamo entrambi di chi è innamorato Garrie.” le sussurrò in un orecchio e di colpo il sorriso si spense sulle labbra della ragazza.
“Che diavolo vuoi dire?” rispose seccamente, bellicosa…e spaventata.
Morales la guardò con uno strano sorrisetto soddisfatto, come se avesse vinto una scommessa.
“Io volevo dire che Garrie è innamorato solo di se stesso” rispose infine candidamente “Tu, invece cos’hai capito?”
“Niente.” rispose Cardinale brusca, travolta dal sollievo e dal sospetto. Elijah si avvicinò a loro e Cardinale ne approfittò per cambiare argomento alla svelta.
“Che si fa adesso ?” chiese, riportando all’ordine la squadra.
“Proseguiamo” rispose questi con un sospiro rassegnato “Che altro dovremmo fare? Una partita a carte?”
Con le indicazioni del computer, continuarono ancora per ore, marcando con i segnalatori luminosi le gallerie percorse, fino a perdere quasi la cognizione del tempo: ogni tanto il livello del liquido in cui erano immersi si alzava o si abbassava, a volte era appena un rigagnolo fangoso, altre volte arrivava fino a metà coscia, denso come sabbie mobili. Tutti, ormai, erano sporchi, bagnati e stanchi: il buio, la puzza e il freddo cominciavano a rosicchiare gli angoli della loro determinazione e nemmeno durante le pause di riposo, sempre più frequenti e più lunghe, riuscivano a risollevare il morale. Arrivati all’ennesimo svincolo, mentre Morales si buttava a sedere per terra ormai completamente incurante della poltiglia in cui finiva immerso, Cardinale tornò a consultare il computer.
“Starò avendo le allucinazioni per tutti gli acidi che stiamo respirando, ma a me sembra che questo snodo sia più largo.” mormorò Damon guardandosi intorno con aria sognante.
“Questo svincolo è un nodo nevralgico” spiegò Cardinale a bassa voce “Qui si raccordano le fognature domestiche con quelle industriali. Abbiamo un cunicolo qua sopra che arriva direttamente in superficie senza dover fare la Via Crucis che abbiamo fatto noi…Accidenti, ma che succede?!?”
Lo schermo del computer iniziò a fare le bizze. L’immagine andava e veniva, distorta, e il rumore che proveniva dall’interno dei circuiti era uno stridio per niente rassicurante.
“Oh-o” mormorò Garrie avvicinandosi a lei, attirato dal rumore gracchiante del computer “Che succede? Il tuo amante ti sta piantando in asso?”
“Non è il momento di scherzare Garrie” ribatté Cardinale con una nota di panico nella voce “Senza il computer siamo perduti.”
“Anche l’interfono strombazza da mezz’oretta a questa parte.” avvisò Patterson piacevolmente.
Damon si affrettò a controllare gli strumenti nel suo zaino: quando sollevò la faccia verso Elijah che lo stava illuminando con la torcia, la sua espressione smarrita era quasi comica.
“L’ hardware non funziona bene” disse cercando di rimanere calmo “Può darsi che sia a causa delle esalazioni chimiche…o forse un campo magnetico dovuto alle tubature metalliche…”
“No ti prego…” mormorò Cardinale angosciata dando inutili colpetti al computer che ronzava ormai in maniera allarmante.
Attesero tutti col fiato sospeso mentre il computer esalava l’ultimo metaforico respiro, lasciando infine lo schermo nero come il loro stesso umore.
“E adesso?” miagolò Damon, dando voce alla depressione di tutta la squadra.
Rimasero tutti in silenzio per un bel pezzo, immobili e spaventati.
“Bè, prima o poi doveva succedere” disse Patterson logico scrollandosi un attimo i piedi dalla melma “Direi che è ora di farci un cicchetto, che ne dite?”
Da una delle mille tasche estrasse una fiaschetta di plastica ed ingollò un bel po’ di contenuto. Poi la passò a Morales che senza dir niente ne bevve un sorso, facendosi riempire immediatamente gli occhi di lacrime.
“Cristo, Pat, che cos’è quel torci budella?” domandò sputacchiando e passando la fiaschetta a Garrie.
“E’ la versione commestibile delle mie spaccatimpani.” rispose Patterson orgoglioso.
Garrie, dopo aver bevuto un sorso prudente, si avvicinò a Cardinale che guardava ancora lo schermo vuoto del computer con gli occhi sbarrati di chi ha davanti la porta dell’inferno.
“Coraggio, capitano” la esortò dolcemente prendendole il mento con una mano e appoggiandole la fiaschetta alle labbra livide “Non avrai più il computer, ma madre natura ti ha gentilmente fornito un cervello, e anche se a volte ti comporti come se non sapessi dov’è, sono sicuro che con un po’ di sforzo puoi ricominciare ad usarlo.”
Cardinale bevve un sorso, tossì e sputacchiò, inveì a labbra strette contro la squadra e contro il mondo e, finalmente, le tornò a scorrere il sangue nelle vene dove si era momentaneamente ghiacciato.
“Grazie tante.” gorgogliò allontanando la fiaschetta dalla bocca: Garrie le sorrise e Cardinale pensò, con un moto di autentica stizza, che era quasi sacrilego il fatto che fosse così scandalosamente bello e rilassato anche in quelle condizioni.
“Credo che questo sia il momento di ritirare fuori l’indovinello.” decretò Elijah appoggiandosi prudentemente al muro “Questo raccordo è sicuramente significativo: a parte quello da cui siamo arrivati, da qui partono quattro cunicoli esattamente identici. Suggerimenti?”
“Dobbiamo pensare al caso e al nonsenso.” propose Damon mentre tentava di scaldarsi le mani tenendole sotto le ascelle.
“Oh, certo, come no” ironizzò Patterson di nuovo in possesso della fiaschetta “Direi che questo ambiente rilassante è proprio l’ideale per fare una pensatina.”
“Puoi stare qui a disquisire fino a domani, se ti va” lo apostrofò Morales, semiserio “Ah, attento ai ragni, però: ne hai uno che ti sta transitando sulla spalla grosso come un cucciolo di bisonte.”
Patterson si scrollò di dosso il grosso ragno peloso senza fare una piega mentre Damon faceva un salto indietro gemendo dall’orrore.
“Ok, pensiamo qualcosa alla svelta per toglierci di qui” disse in fretta Elijah “ Ti aspetterà il caso, diceva l’indovinello…che diavolo significa? Siamo stanchi, sono ore che giriamo con questa schifezza alle ginocchia e dall’ultimo rilevamento del computer siamo nel bel mezzo della rete fognaria.”
“Caso. Nonsenso” sospirò Cardinale, dubbiosa “Cos’è che non avrebbe senso a questo punto?”
“Fare una festa?” propose Patterson ridacchiando.
“Tornare indietro…” sospirò Damon, ma David scosse la testa.
“Quello avrebbe un senso, eccome.” disse, convinto.
Provarono a fare delle ipotesi, dalle più assurde di Patterson alle più probabili di Morales. Tuttavia il tempo passava e la soluzione ottimale non arrivava: ormai la stanchezza aveva lasciato il posto ad una cupa rassegnazione. La fiaschetta vuota giaceva galleggiante sulla melma in mezzo ai sette seduti in cerchio che cercavano di scaldarsi un po’.
“Potrebbe essere un anagramma” disse ad un certo punto sottovoce Morales “Caso. Caos? Cosa?”
“Potrebbe anche essere una sigla.” buttò lì Damon, senza convinzione.
Elijah sussultò come se l’avessero punto sul sedere come uno spillo.
“Razza di stupidi deficienti!” esclamò estasiato, ricevendo lo sguardo scettico degli altri compagni.
“E’ in estasi mistica o sta solo sfogando la sua frustrazione su di noi?” si informò Garrie, salottiero.
Elijah si girò verso di lui, la faccia una maschera di soddisfazione stravolta dal fango e dalla stanchezza.
“Un po’ tutte e due, bello…Guarda un po’ che c’è scritto là in fondo. Se ci fossimo guardati intorno prima, avremmo già risolto metà dell’enigma da un pezzo.”
La sua pila fotonica illuminò la parete di fronte su cui una scritta capeggiava a caratteri cubitali incrostata di melma e ragnatele nerastre.
“Diamine.” ridacchiò Cardinale dopo aver letto la scritta, incantata.
Damon scoppiò a ridere come un pazzo, Patterson girò lo sguardo su Morales aggrottato e spazientito.
“Che succede, hijo?” ruggì irritato.
Morales segnò col dito la parete, cercando di mantenere un tono di voce normale.
“C’è scritto là. Centrale Addizionamento Sostanze Organiche. C.A.S.O. Eccolo lì, il nostro caso…il punto di partenza per il nonsenso.”
*             *             *
Dopo qualche minuto di vergognosa euforia per aver finalmente risolto in parte l’indovinello, i sette piombarono di nuovo in una sorta di scoraggiata apatia.
“Ragazzi, siamo a metà strada” cercò di incoraggiali fiaccamente Damon “Facciamo uno sforzo e cerchiamo di capire adesso cosa si intende per nonsenso…”
“Potrebbe essere un’altra sigla?” mormorò dubbioso Elijah “Nonsenso…Nessonno….senosonn…”
“Seno mi piace” lo interruppe Patterson “E scommetto che c’è anche analogia con questo ambiente buio da utero materno…”
“Seno” mormorò Cardinale” Se-no. S-e-n-o. Aspettate…ho un’idea…”
Si rialzò in piedi così repentinamente che Patterson al suo fianco si schizzò tutto di melma, imprecando.
“Ma certo!! Un indovinello da stupidi!!” gridò Cardinale eccitata. Anche gli altri si alzarono in piedi trascinati dal suo entusiasmo.
“Jude, per favore…dillo anche a noi prima che ti venga un embolo e ci muori qui.” propose Morales speranzoso.
“Nonsenso!!” strillò Cardinale felice “E’ un percorso!!”
“Eh?” borbottarono i compagni quasi contemporaneamente
“Le coordinate della strada da seguire…” continuò Cardinale passeggiando nervosamente nell’acqua torbida, sollevando schizzi di melma tutto intorno “Una parola dove vengono usate solo le iniziali dei punti cardinali…Nord, Sud, Est, Ovest…E’ il percorso che dobbiamo fare per uscire di qui!!”
“Non ho capito niente.” dichiarò Patterson contrito.
“Ma certo…NONSENSO. Nord, Ovest, Nord, Sud, Est, Nord, Sud, Ovest. Quadra alla perfezione.” ansimò Morales mentre un David entusiasta spiegava con non poche difficoltà il concetto a Patterson.
“Non male, capitano” concesse Elijah con un ampio sorriso di sollievo “Per lo meno, abbiamo una base per fare un tentativo.”
“Hei, capo, togliti quel sorriso compiaciuto dalla faccia” suggerì Garrie a Cardinale “Metti che si riveli essere la strada sbagliata…”
“Ah, lasciala fare. Tanto è solo merito del mio torcibudella se quella testa bacata si è messa in moto.” dichiarò altezzoso Patterson riponendo religiosamente la fiaschetta nella tasca “Allora, dov’è che dobbiamo andare? A nord? E dove diavolo è il nord, qui sotto?”
“Da questa parte.” indicò David saltellando verso il cunicolo davanti a loro.
Di nuovo in fila indiana si infilarono rapidi nel cunicolo sempre in discesa, rinfrancati dalla prospettiva di uscire da quel posto d’inferno. Il tunnel era lunghissimo: quando arrivarono allo snodo successivo avevano tutti la schiena a pezzi e le ossa gelate. Il liquame arrivava alla vita e scorreva piuttosto rapidamente verso il fondo del cunicolo. Di nuovo si trovarono davanti a quattro condotti e scelsero quello in direzione ovest. Proseguirono senza fermarsi fino all’ultima direzione indicata dall’indovinello. Fu il cunicolo più difficile da superare: era così stretto che dovettero strisciare con il mento quasi tuffato nella melma. Damon ebbe un attacco di tosse così violento che ebbe bisogno dell’aiuto di Cardinale dietro di lui per riuscire ad estrarre la bombola di aria e riprendere a respirare. Si trascinarono per il cunicolo e quando Elijah vide lontano una decina di metri la fine del tunnel per poco non scoppiò a piangere dal sollievo.
“Ci siamo quasi.” ansimò girando la testa all’indietro per dare la buona notizia ai compagni: per un attimo la luce illuminò la fila dei Runners accartocciati nello stretto budello, sporchi e sconvolti, ed Elijah provò un sincero moto di affetto per il coraggio che stavano dimostrando tutti.
“Vedo la fine del tunnel” continuò cercando di non far tremare la voce “Ancora pochi…”
“Sssh!” intimò Morales afferrandogli una caviglia con sorprendente forza. Elijah si bloccò di colpo, come tutti gli altri: aguzzando l’udito, rimasero in ascolto, tesi e concentrati. Tolto il ronzio di sottofondo dei motori delle Orion e lo sciacquio fesso della melma che scorreva, in lontananza si sentiva un eco di suono stridente.
“Cos’è?” chiese Damon, teso come una corda di violino.
“Si sta avvicinando.” annunciò Patterson che, essendo l’ultimo, sentiva il rumore arrivargli alle spalle.
“Sbrighiamoci” ordinò Elijah, sentendo all’improvviso le ossa fredde come stalattiti di ghiaccio “Qualsiasi cosa sia, dobbiamo prima di tutto uscire dal tunnel.”
“Non è un rumore, sono tanti rumori.” mormorò Damon con la voce vibrante di puro terrore.
La luce della torcia di Elijah tremò, mentre il rumore si faceva sempre più vicino e distinto, finché fu impossibile non capire di cosa si trattasse.
“Muovi il sedere, Elijah.” sibilò Cardinale quando la consapevolezza le frustò il cuore che prese a battere veloce.
Elijah cominciò a strisciare più in fretta che poteva, seguito da Morales, da David e da Garrie. Damon bloccava la strada a Cardinale e Patterson, in coda. Aveva capito e il terrore gli aveva bloccato i muscoli del viso in una smorfia raccapricciante.
“Damon, andiamo.” lo sollecitò dolcemente Cardinale.
“Sono…” singhiozzò Damon, artigliando la melma sotto le sue mani, terrorizzato “Sono…”
“Lo so, Richner. Usciamo di qui, presto.”
Patterson strinse la caviglia di Cardinale mentre si guardava alle spalle.
“Arrivano.” mormorò, calmo e serio come difficilmente si poteva vederlo.
Damon, scalciò in un moto inconsulto, beccando Cardinale sul naso: lei non ci fece caso e lo scrollò per la gamba, rudemente.
“Damon, muovi quelle chiappe, SUBITO!” ordinò, decisa.
Damon sembrava non sentirla: guardava dietro di sé, mentre negli occhi gli danzava un velo di terrorizzata follia. La voce era ridotta ad un ansito acuto e terrorizzato.
“Sono…sono…topi!”
*             *             *
Era un branco decisamente nutrito di grossi, pelosi ratti da fogna. Il rumore delle loro zampette sul metallo viscido delle tubature sarebbe entrato di prepotenza nell’elenco dei rumori più raccapriccianti mai sentiti per l‘intera Tau Centauri. Prima ancora che comparissero nel potente raggio di luce della torcia, Cardinale aveva sferrato uno spintone a Damon, attutito dalla posizione scomoda e dalla melma che le appesantiva il braccio.
“Damon, se non ti muovi ce li ritroviamo addosso!” gli strillò con voce ormai incrinata dal panico “Muoviti!”
Con lentezza esasperante, Damon girò la faccia verso l’uscita del tunnel, i denti che gli battevano convulsamente come un paio di nacchere. Ricominciò ad avanzare con la laboriosa difficoltà di un vecchio centenario mentre Cardinale cominciava a spingerlo, mormorando vaghe parole di incoraggiamento. Patterson la seguiva a ruota, così vicino che le sua braccia praticamente le bloccavano le caviglie. Elijah, intanto, era uscito dal tunnel ma quasi non aveva la forza di alzarsi in piedi: ansimava, inginocchiato ad occhi chiusi nel fango puzzolente, mentre Morales aiutava Garrie ad uscire.
“Dobbiamo fare qualcosa per allontanarli!” gridò esagitato Morales quando anche David fu rotolato fuori dal tunnel con il respiro simile ad un raglio.
“Damon!! Sbrigati!” urlò Garrie all’imboccatura del tunnel. Lo squittio di centinaia di topi rimbombava per i cunicoli, moltiplicandosi come un’immagine in un gioco di specchi.
“Tutte le torce accese! Presto!” propose Elijah sollevandosi in piedi. Puntarono le torce all’interno del tunnel e videro la testa di Damon, chinata, che ondeggiava appena mentre si avvicinava all’uscita, lentamente, troppo lentamente.
“Damon, muoviti!!” gridò David, ma Damon non sentiva. Patterson osò girarsi e vide i primi ratti entrare nel cerchio di luce: erano grossi, lucidi, il pelo di un bel grigio fumo e gli occhietti neri puntati dritti verso di loro. Squittivano eccitati come se avessero visto una appetitosa crosta di formaggio. Ai primi topi ne seguirono altri, molti altri. Nonostante si considerasse quello con più pelo sullo stomaco di tutti, la visione di quel branco di topi ghiacciò all’istante anche i nervi saldi di Patterson. Vide con sorprendente chiarezza il primo della fila, mister Topo Kamikaze in persona, eseguire un perfetto tuffo a zampette larghe, atterrare sul suo stivale rinforzato e affondare con decisione i dentini nella suola. Di colpo, la gola di Patterson fu piena di grida dall’inconfondibile tono di comando.
“DAMON!! VIA!!”
Damon accelerò sensibilmente l’andatura: Cardinale dietro di lui non osava girarsi, ma sentiva Patterson scalciare emettendo grida disgustate. Lo squittio era tutto intorno, riempiva le orecchie e la bocca di metallico terrore. Cardinale sentì qualcosa di leggero atterrarle sugli stivali, sui pantaloni, sulla schiena. Quando sentì il primo morso sulla coscia strillò, più per il disgusto che per il dolore. Alcuni topi la superarono, li vide balzare sulla schiena di Damon e attaccarcisi come zecche; altri superarono entrambi e uscirono dal tunnel, direttamente in grembo a Morales e Garrie che se li spazzarono via dalle giacche con gridolini schifati. Patterson e Cardinale ormai erano sommersi dai topi: d’istinto ficcarono la faccia nella melma e si coprirono la testa con le braccia. Elijah prese una decisione d’istinto: afferrò la pistola lanciafiamme che teneva nella fondina allacciata in vita.
“Via da li!!” ordinò a David e Garrie, ancora affacciati all’imboccatura del tunnel. Elijah puntò la pistola dritto dentro al tunnel: vide la faccia stravolta di Damon, a pochi metri, i suoi occhi sgranati come quelli di un bambino.
“GIU’!!” urlò con quanto fiato aveva in gola: prima ancora di vedere se Damon aveva ubbidito, sparò una fiammata all’interno del tunnel. L’aria carica di gas si incendiò immediatamente e per alcuni secondi il rombo del calore all’interno del tunnel superò anche lo stridio dei topi che morivano carbonizzati. Un incredibile odore di peli strinati e carne bruciata uscì dal tunnel insieme a fiammate azzurrastre. Immediatamente, Morales e Garrie afferrarono le mini bombole-estintori e inondarono il tunnel di schiuma bianca, dall’odore miracolosamente asettico e fresco. Quando anche le ultime fiamme scemarono sibilando, Morales e Garrie buttarono le bombole a terra e si tuffarono all’interno del tunnel ad afferrare Damon per le braccia. Lo trascinarono fuori, fumante e ricoperto di schiuma, e mentre David lo girava supino e gli liberava le narici dalla melma, Garrie si tuffò di nuovo dentro al tunnel.
“Jude!” gridava come un invasato. Alla cieca, arrancò nel tunnel scivoloso, calpestando decine di piccoli involti fumanti, finché non atterrò sul braccio di Cardinale. Lo afferrò e cominciò a strisciare all’indietro, tirando con quanta forza aveva il corpo della ragazza che non dava segni di vita. Quando rotolò fuori dal cunicolo, Morales si infilò dentro, chiamando Patterson a gran voce. Garrie fece rotolare il corpo di Cardinale sulla schiena, le liberò il viso dalle ciocche di capelli intrise di melma, cercando ansioso qualche segno di vita: gli occhi erano chiusi, la pelle ricoperta di fango. Garrie appoggiò l’orecchio sul petto della ragazza e quasi svenne dal sollievo quando sentì il battito disordinato del cuore. La ragazza cominciò a tossire debolmente, girandosi su un fianco e Garrie crollò a sedere, stravolto anche lui dal sollievo. David e Damon aiutarono Morales a tirare fuori Patterson dal tunnel mentre questi protestava debolmente con voce cavernosa di lasciarlo in pace. Alcuni topi scampati al massacro uscirono squittendo oltraggiati dal cunicolo, scomparendo subito nel meandri delle fogne e lasciandosi dietro una scia di rivoltante puzzo di strinato. I sette si accasciarono a terra, ansimanti: Cardinale, Damon e Patterson avevano vistose bruciature sulle mani, Damon anche sulla fronte. Gli abiti ignifughi li avevano riparati dalle fiamme e dai morsi dei topi, anche se ora fumavano copiosamente. Cardinale si sollevò a sedere, tossendo debolmente: si guardò le mani tremanti piene di vesciche e se le passò sul viso come per accertarsi che fosse ancora tutto intero. Buona parte dei capelli erano bruciati e i restanti le cadevano sul viso come una matassa informe. Nessuno sembrò avere la forza di parlare per parecchi minuti: le torce erano abbandonate nel liquame, riempiendo l’angusto raccordo di ombre inquietanti. Alla fine, Elijah fu il primo ad alzarsi in piedi. Mentre anche gli altri si alzavano, faticosamente, si guardò intorno, rendendosi conto per la prima volta che avevano raggiunto il capolinea: una grossa botola rotonda stava sopra di loro, imponente come un simbolo religioso. Tutti alzarono gli occhi a guardarla, straniti, come stupiti di essere davvero riusciti a trovare la strada giusta. Elijah li guardò uno per uno, come sorpreso di trovarli lì.
“Diavolo…” sussurrò infine, incerto “Credo proprio che ce l’abbiamo fatta.”
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: L_Fy