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Autore: givemefuego    26/09/2011    2 recensioni
Ho deciso di scrivere un'altra FF, per mettermi alla prova. La mia prima storia non era il massimo, la trama era abbastanza insulsa ma questa volta mi impegnerò tantissimo per rendere la FF decisamente più emozionante :3
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saaaaaaalve, sono sempre io il vostro capo (?) :3
 E' una FF completamente diversa dalla precedente. 
L'altra, purtroppo, ha deluso pure me, ma a tutti viene il blocco no? 

Quiiiiiiiiiiiindi, vi lascio con il primo capitolo di questa FF e.. detto
 questo, buona lettura!
-alìs




“Dai muoviti,” Niall mi stava spintonando “di cos’hai paura? E’ venuto benissimo!” Paura era un eufemismo, ero letteralmente terrorizzata. “Non gli piacerà” piagnucolai per la millesima volta. Niall roteò gli occhi. Lo abbracciai, restammo in quella posizione per qualche secondo, poi sciolse l’abbraccio e mi guardò dritto negli occhi. “Andrà bene, Alice” sbuffai e mi scompigliò i capelli ridendo. Quanto amavo la sua risata. “Ce la posso fare” dissi più rivolta a lui che a me stessa. Oltrepassai la porta ripetendo mentalmente quella frase.

Appena entrata notai che molte donne dall’aria sofisticata mi squadravano. Di certo non ero alla loro altezza. Un paio di jeans, una camicia e un cardigan non facevano di me una donna d’alta società come, a quanto pare, erano quelle donne.

“Buongiorno, ho mandato un curriculum qualche settimana fa e…” la donna alla scrivania alzò gli occhi dal giornale e mi studiò per qualche secondo. “E’ la signorina…” alzò il giornale per controllare una lista di nomi. Non so quanti erano, ma ad occhio e croce ce n’erano più di una ventina. “…Smith?” - “Sì, sono io” pronunciai quelle parole a bassissima voce, mentre lei prese una penna e fece una piccola ‘x’ vicino al mio nome. Subito dopo mi fece accomodare su una poltrona di pelle bianca, cominciai a giocherellare con un filo della camicia quando sentii pronunciare il mio nome “Prego si accomodi.”

Titubante mi sedetti sulla sedia nera di fronte alla scrivania sommersa di carte e post-it. La direttrice mi metteva piuttosto in soggezione, decisi allora di fissare un punto sul suo viso per sembrare assolutamente calma e indifferente. “E’ un bel articolo, non c’è che dire… Però non è quello che stiamo cercando, per ora.” BOOM. Mi aveva stesa in mezzo secondo con una semplice frase. Ringraziai velocemente e uscii dalla stanza, piangere davanti a lei non sarebbe servito a niente. Prima di chiudere la porta mi parve di sentire un “mi dispiace” ma forse era solo frutto della mia immaginazione.

Gli occhi cominciarono a bruciarmi. Era l’ennesimo rifiuto da quando avevo lasciato la scuola, presi in considerazione l’idea di lavorare come cameriera per il resto della mia vita. Mi avviai verso l’uscita e vidi Niall seduto su una panchina. Ero indecisa: andarmene e lasciarlo li o farmi umiliare un’altra volta? Non essere stupida, disse una vocina dentro di me, vai da lui. Fissandomi le scarpe mi sedetti al suo fianco in silenzio, mi guardò sorpreso “Non ti hanno presa?!” feci di no con la testa. “Adesso vado lì e li ammazzo” lo presi per un braccio e lo feci risedere vicino a me, mi guardò malissimo, come se fosse stato lui a ricevere un bel “no” dopo tanti sforzi. “Non essere stupido” dissi “ci saranno altre occasioni.” Ma in cuor mio sapevo benissimo che non ci sarebbero state. “Ci saranno altre occasioni? Alice, non dire stronzate si vede benissimo che ci stai male.” Poche volte usava quel tono di voce, o almeno, con me lo usava di rado. Vide la mia espressione turbata e il suo sguardo si addolcì di colpo. Mise il suo braccio attorno al mio collo. “Allora, andiamo a prendere un gelato? Ti va?”

Non c’era niente di meglio che un gelato per farmi dimenticare la storia dell’articolo, Niall lo sapeva, come sapeva tantissime altre cose di me. Era il mio migliore amico dalla seconda elementare. Da quando lo invitai al mio compleanno e mi regalò un braccialetto del colore dei suoi occhi con un cuoricino, che non toglievo mai. Quel giorno ignorai tutti gli invitati e giocai solo con Niall, quel giorno decisi che sarebbe diventato il mio migliore amico. Eravamo come fratello e sorella, dividevamo tutto. Gioie, dolori, delusioni d’amore. E non solo, dividevamo pure gli amici. Insomma, dove c’ero io c’era anche lui e non potevo desiderare di meglio.
  
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