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Autore: happychummy    26/09/2011    0 recensioni
Riprensi conoscienza della realtà al tocco di mani sconosciute. Terrorizzata che possa essere di nuovo quel mostro mi girai di scatto, ritrovandomi davanti ad due occhi azzurri, due pezzi di cielo che mi infondevano calma e sicurezza come non mai, elementi di cui avevo un bisogno assoluto soprattutto in questo momento; erano come un raggio di sole in quella notte desolata.
Sembravano così familiari, ma non riuscii a focalizzare il volto del proprietario per il buio.
Sentivo gli occhi pungere e infatti le lacrime non tardarono ad arrivare, rigandomi il viso.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-shot nata da uno dei tanti lunghi viaggi mentali che mi faccio. xD
Spero vi piaccia e spero soprattutto di essere riuscita a trasmettere i semtimenti. Buona lettura! :)



Pioggia, pioggia e ancora pioggia.
Le gocce mi investivano tutto il corpo, ormai fradicio. 
Il cielo continuava a tuonare ed essere scuro, sembrava che il tempo riflettesse il mio stato d'animo. 
Ero distrutta, devastata, confusa, delusa, arrabbiata, triste. Potevo andare ancora avanti e la lista avrebbe continuato fino a quando tutti gli aggettivi esistenti sul vocabolario per descrivere il mio umore, sarebbero finiti. Ringraziai la pioggia che mescolava le mie lacrime ad essa fondendole, rendendo meno visibile lo stato pietoso in cui mi trovavo.
Camminai per le strade della bellissima Parigi come una vagabonda. Non sapevo dove andare, mi ero persa, era uno di quei momenti in cui mi sento più piccola che mai in questo mondo crudele che chiamo casa.
I passanti che mi notavano, mi guardavano male e si allontanano come se avessi qualche malattia contagiosa.
Ormai allo stremo delle forze mi trascinai in vicolo cieco, che assomigliava in un modo o nell'altro alla mia misera vita.
Mi guardai attorno, era tutto buio, in fondo al vicolo vedi una luce, molto improbabile visto che era notte. 
Forse stavo impazzendo. Dopotutto non mi soprenderei dopo quello che mi è accaduto. 
Come un flash rivedo tutto in un attimo. 
Io che esco di casa per andare a comprare il latte, la stradina deserta e all'improvviso vedo lui; quell'uomo, no forse dovrei definirlo mostro, che mi si avventa contro trascinandomi dietro a dei cespugli tirandomi per i capelli e buttandomi a terra, io che mi difendo disperatamente ma invano, mentre lui mi toglie con violenza i pantaloni della tuta. Dolore, un'odore pungente di acool e ancora dolore. Non posso crederci ancora, sono stata toccata per tutto il corpo da mani sconosciute, con un tocco che mi faceva così paura da farmi tremare terrorizzata e urlare come una forsennata.
Sono stata violentata.
In quel momento, non avevo più niente, ero stata privata persino della mia stessa persona e del mio diritto di esserlo; ero stata scaraventata, sbattuta e violentata come una bambola e lasciata lì a terra in mille pezzi dopo che si è stanchi di giorcarci insieme. Quei mille pezzi erano la mia dignità e il mio cuore che, forse sarò davvero pazza, ma non sento più battere.
Riprensi conoscienza della realtà al tocco di mani sconosciute.
Terrorizzata che possa essere di nuovo quel mostro mi girai di scatto, ritrovandomi davanti ad due occhi azzurri, due pezzi di cielo che mi infondevano calma e sicurezza come non mai, elementi di cui avevo un bisogno assoluto soprattutto in questo momento; erano come un raggio di sole in quella notte desolata.
Sembravano così familiari, ma non riuscii a focalizzare il volto del proprietario per il buio.
Sentivo gli occhi pungere e infatti le lacrime non tardarono ad arrivare, rigandomi il viso.
Lui era lì a fissarmi finchè non riescii a dirmi qualcosa.
-Ehi ragazzina non dovresti stare quà, sta piovendo e potresti ammalarti.- mi disse preoccupato.
-Io.... Io... Ho paura... Sei percaso un angelo?- dissi quasi bisbigliandolo. Sembrava che mi mancasse la voce.
Sentivo che le forze mi stavano abbandonando. Non volevo più lottare.
Buio.
 
***
Aprii gli occhi. 
Mi sentivo al calduccio e mi accorsi di essere distesa su un letto morbido e accogliente in una stanza che non avevo mai visto prima. Mi alzai di scatto spaesata e terrorizzata, mi sentivo come una bambina che aveva perso i genitori al luna park.
Guardandomi attorno notai che la stanza era molto luminosa nonostante fuori stesse piovendo. 
'Pioggia... Ma sì certo l'uomo del vicolo! Forse sono svenuta e lui mi ha portata qui.' pensai. Istintivamente mi toccai per constatare se ero ancora integra e tirai un sospiro di sollivo vedendo che lo ero. Avevo ancora addosso la tuta.
Sentii un rumore, credevo che fosse lo scrosciare dell'acqua e mi accorsi che proveniva dal bagno. Forse si stava facendo la doccia.
Rimasi lì, imbanbolata nel vuoto e mi immersi nei pensieri; venni interrotta da una serie di "bip".
Mi accorsi che era un blackberry appoggiato sul comodino di fianco al letto. Incuriosita, mi avvicinai per vedere di chi fosse la chiamata e lessi sullo schermo "Shannon"
Notai pure che di fianco al cellulare c'era una collana. Era una bellissima triad attaccata ad un filo azzurro.
Spalancai gli occhi rimettendo tutte le idee assieme. Occhi azzurri familiari, Shannon, triad, blackberrry....
'Oh mio dio non è che sono finita nella camera di chi penso io?' pensai incredula. 
'No, no impossibile, ma che vai a pensare Laura?? Non posso essere nella sua camera!' pensai di nuovo contraddicendomi. 'Però prima gli occhi azzurri poi la chiamata da parte di un certo Shannon e poi ancora la triad.' 
-Tutto combacia alla perfezione!- l'ultimo pensiero quasi lo urlai.
All'improvviso lo scatto di una porta mi fece sobbalzare, forse aveva finito di farsi la doccia, in quel momento avrei potuto togliermi i dubbi finalmente. 
I miei pensieri furono fondati appena me lo ritrovai davanti: Jared Leto in tutta la sua bellezza è in piedi davanti a me. 
Era così bello da togliere il fiato, persino più bello delle foto, in cui lo fanno sembrare anoressico; di certo non rendevano giustizia a quella bellezza immensa.
ll fisico marmoreo, risaltato dai muscoli lo rendevano perfetto, sembrava quasi una statua greca.
Era lì in piedi di fronte a me a petto nudo, con i pettorali e gli addominali in bella vista, con addosso solo un paio di jeans; i capelli castani ancora fradici che gocciolavano, rendono ancora più sexy.
Mi fissava con quei meravigliosi occhi azzurri, che avevo considerato sempre il mio mondo, riuscendo a rianimare per un istante quel cuore che era stato distrutto.
-Vedo che ti sei svegliata.- La sue voce era così profonda da farmi rabbrividire solo al sentirla. 
-Mi hai fatto preoccupare, ti ho trovata in uno stato così pietoso che non potevo lasciarti per strada.-
-E..Ehm, grazie.- risposi arrossendo.
-Di niente. Comunque non capisco cosa ci facevi in quel vicolo a quest'ora e per lo più con gli indumenti tutti stappati.-
A quelle parole scoppiai a piangere, coprendomi il volto.
Non volevo che sucedesse ma fu inevitabile.
Lui per un momento rimase lì imbambolato, non sapendo come comportarsi a quella reazione, ma subito dopo si avvicinò esitante come se avesse paura di toccarmi e mi abbracciò, al tocco il mio pianto divenne più forte e rumoroso. 
Piansi così tanto da addormentarmi tra le sue braccia mentre lui mi accarezzava i capelli rassicurandomi.
 
Mi svegliai con la luce del mattino che mi accarezzava il viso, ero sdraiata sul petto di qualcuno.
Mi alzai e lo vidi lì dormire beatamente, sul suo viso non c'era traccia di tensione, era compleatamente rilassato.
Sembrava un angelo, con quei lineamenti così delicati che lo rendono così bello da essere raro. Aveva le labbra semiaperte, facendo sì potevo intravedere quei denti che gli ho sempre invidiato.
Mi sentivo addosso il suo profumo, un profumo così inebriante da farmi volare.
Feci per alzarmi dal letto, volendo controllarmi, volevo vedere lo stato pietoso in cui ero ridotta.
Quello che trovai riflesso allo specchio era uno spettacolo racapricciante, il mio viso distrutto dal pianto della notte precedente aveva reso gli occhi rossi e gonfi e solcati dalle occhiaie. 
Mi sciacquai il viso per lavarmi via il trucco e soprattutto cercando in un modo o nell'altro di lavare via quel dolore lancinate che mi provocava quella ferita al cuore.
Dopo aver fatto tutto mi diressi in cucina, volevo preparare la colazione, dopotutto mi aveva accolta a casa sua semza sapere chi fossi e da dove venissi.
Preparai del pancake e il caffè. Sembrava si fosse svegliato dai rumori che avevo sentito in camera.
Mangiai la mia porzione lasciando da parte la sua.
Una bellissima chitarra acustica appoggiata di fianco al divano attirò la mia attenzione, sembrava mi implorasse di suonarla.
Non resistetti e la presi in mano.
Iniziai a strimpellare qualcosa, che poi si trasformò nelle note di una canzone che adoravo tanto: R-evolve.
 
"A revolution has begun today for me inside,"
the ultimate defence is to pretend.
Revolve around yourself  just like an ordinary man,
the only other option is to forget."

Quelle parole uscivano naturali come la lacrima solitaria che mi stava rigando il volto, non ci potevano essere parole più adatte.
Mi interruppi sentendo qualcuno cantare insieme a me
 
"Does it feel it like we've never been alive?
Does it seems like it's only just begun?"
 
La sua voce era più bella che mai, come la sera precedente provai gli stessi brividi nel sentirla di nuovo. Era come un sogno che si avverava sentirlo cantare da quella distanza, era sempre stato un rimedio alle miei momenti più bui, era come un vento caldo nelle giornate più fredde d'inverno.
-Hai una bella voce.-mi disse. A tale complimento avvampai.
-Grazie, anche te non sei da meno.-
-Me l'hanno già detto in molti, grazie.- mi disse sorridendomi e togliendomi il fiato a tale spettacolo.
Era ancora a petto nudo il che non mi aiutava di certo a calmare i miei ormoni a connettere bene il cervello. 'Cazzo quanto è bello' pensai, ma scaccia subito via il pensiero scuotendo la testa.
-Sono contento che sei una di noi, intendo un echelon.- a tale affermazione, gli sorrisi di rimando.
-Vedo che ti sei preoccupata di preparare la colazione. Grazie non dovevi, dopotutto l'ospite quà sei tu.-
-No figurati, in un modo o nell'altro dovevo sdebitarmi per quello che hai fatto.-
-Grazie.- mi rispose sorridendo.
Dopo che finì la colazione si sedette di fianco a me sul divano. -Ti va di raccontarmi perchè ieri eri lì in quel vicolo ridotta in quello stato?-
Per un attimo avevo dimenticato quello che era seccesso la sera prima grazie a lui, ma la domanda che mi porse mi spazzo via come un uragano la serenità momentanea che avevo provato per un brevissimo istante. Mi incupii all'improvviso, non sapendo come reagire.
-Non voglio annogliarti con i miei problemi.- risposi il più fredda possibile.
Avrei dovuto dirglielo? Non lo sapevo, ero confusa e devastata mentalmente e lui di certo non mi aiutava
-Da quello che ho visto non mi è sembrato un problema piccolo.Non reagivo, non riuscivo a spiccicare nessuna parola.
-Ti puoi fidare di me, te lo prometto.-
Quella semplice frase mi colpì dritta al cuore, il mio punto debole. Decisi di fidarmi.
Gli raccontai tutto di un fiato con le lacrime che uscivano ininterrottamente come se fossero infinite.
Il suo sguardo era qusi indecifrabile. Non riuscivo a capire se non mi stesse credendo o che provasse compassione.
-Puoi anche non credermi e non ti..- mi mise un dito sulle labbra per zittirmi. -Shh... e chi l'ha detto che non ti credo- mi guardò con uno sguardo così dolce, che mi si sciolsce il cuore scoppiando a piangere.
Lui si avvicinò per abbracciarmi e stringermi a sè per confortarmi, come fece la notte precedente. Quella stretta mia faceva sentire protetta.
Nessuno mi aveva mai fatto provare una cosa del genere.
Dopo i miei ultimi sighiozzi mi allontanò da lui prendendomi il mento e alzandolo.
-Ti prometto che non ti succederà mai più una cosa del genere, io ti proteggerò.
Quelle parole mi colpirono come un proiettile dritto al cuore.
-Non mi promettere niente, se sai di non poter manterle certe promesse.-
-Quando dico una cosa, stai per certa che sia vera.-
-Dimostramelo.- Non sapevo neanch'io perchè mi dicesse quelle cose e perchè io gli rispondessi con quelle parole.
-Dopotutto sei tu che mi avevi se fossi il tuo angelo o no?-
Pensai alla sua domanda, ora capivo cosa intendeva prima quando diceva che mi avrebbe protetta.
Lui in quel momento era il mio angelo custode, quell'angelo che avevo aspettato da sempre.
-E' un caso, o è stato il destino a farci incontrare?-
-Io non credo al destino.-
Sorrisi a tale affermazione. Me la aspettavo una fase del genere da un tipo come lui.
Ormai i nostri sguardi non riuscivano più a staccarsi e sembrava che ognuno di noi vedesse se stesso riflesso nello sguardo dell'altro.
Il suo azzurro cristallino, si stava fondendo insieme al nero impenestrabile dei miei occhi per diventare una cosa sola. 
Riuscivo a sentire il suo respiro caldo e leggero solleticarmi il viso. Non poteva essere più perfetto quel momento.
Quegli occhi azzurri, quel mondo che avevo sempre sognato di espolrare, ce lo avevo davanti.
Mi si avvicinò, appoggiando le sue morbide labbra sulle mie.
Sembravano fatte apposta per stare insieme, combaciavano alla perfezione, come due pezzi di puzzle.
Con quelle parole e quel bacio, intuii che qualcosa era scattato.
 
L'unica cosa che non sapevo e che questo sarebbe stato solo l'inizio di un tunnel di emozioni che mi avrebbero travolta, tirandomi fuori da quel vicolo cieco in cui mi ero fermata.
  
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