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Autore: Lolindir    27/09/2011    0 recensioni
E' un What If? ambientato in una variante dell'universo Marvel di Terra-616 in cui il Manarino è diventato presidente USA. E' un evento chiave di un forum GDR a tema Marvel in questo minuto, un evento speciale al pari della guerra civile o della guerra di Hulk.
Creato per un contest di Assolo, ecco a voi Steve Rogers.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mattina. Una mattina normale, ore otto. La gente cammina, va a lavoro, vive. Sono felici.
Come diavolo fanno ad stare così tranquilli?
Steve Rogers cammina. In una mattina normale. Come una persona normale.
Gira per la città come se non fosse un eroe, come se fosse un impiegato, un dipendente pubblico, come se dovesse andare ad aprire un negozio. Passa dalle edicole, guarda di sfuggita i giornali, si rifiuta di fermarsi a guardare meglio.
Un pugno verde pieno di anelli sfoggia in tutto il suo orgoglio dalla testata di una dei quotidiani più venduti nel paese. Il simbolo del presidente.
Steve si rifiutava di chiamarlo con quel titolo, ma nonostante non fosse stato eletto dal popolo, l’America sembrava accettarlo. Il loro presidente eletto è in asilo politico da un terrorista e un altro terrorista è nel suo ufficio.
E la gente è felice.
 
Si siede ad un bar, ordina una cola. Sono le undici e trentadue minuti, un notiziario lampo parla di una rapina sventata dai Campioni. Vengono lodati, viene lodato il loro coraggio e il loro presidente.
Economia. Il presidente ha sanato il debito pubblico e la crisi delle banche è superata. Viva il presidente. Getta con furia una banconota nel tavolo prima di schizzare via, direzione ignota. Si getta in un vicolo, si mette dietro un bidone in una delle traverse nascoste della metropoli. Appoggiato al muro si piega, sbatte forte i pugni.
Che diavolo sta succedendo… Come fanno --
Ragazzo, tutto bene?
Un senzatetto. Un barbone rivolge la parola a Capitan America.
Ti senti male?
Fosse così facile – si limita a sussurrare.
Con un caldo sorriso viene fatto sedere di lato ad un bidone, un quasi piacevole tepore ne esce fuori. Allunga le mani per riscaldarle leggermente. La sua schiena è piccola, la sua forza è vana. Sperava di riuscire a sorreggere tutto il mondo in quelle spalle da super soldato ma non era riuscito neanche a salvare casa sua. Preso un pezzo di giornale con una foto del Mandarino in primo piano, la getta nelle fiamme.
Quelle prendono che è una meraviglia.
Come se gli avesse letto nella mente. Gli regala un sorriso, un insieme di carne rugosa e denti marci, più carichi di speranza del suo stesso cuore. Era il capitano, un comandante senza più chi comandare. Come si combatte per chi non vuole essere salvato?
La risposta è facile – esclamò – lo fai e basta.
Vorrei solo sottolineare che Steve non aveva ancora aperto bocca. Il vecchio allungò le mani soffiando attraverso la lana dei guanti a mezzo dito.
Devi avere fame.
Gli diede un pezzo di hot dog. Steve non era uno di loro, era vestito con una maglia bianca, una camicia aperta e dei pantaloni jeans. Stava bene anche se non poteva dimostrare quanto, ma lui gli dava un poco del suo cibo ugualmente.
In guerra si aiutano i commilitoni, no Capitano?
Attonito i suoi occhi lo guardavano mentre la sua mente navigava oltre il tempo. Gli venne in mente la seconda guerra mondiale, tutti i combattimenti e gli appostamenti in trincea. Tutti gli assalti e tutti i proiettili presi, tutte le volte che ha lanciato lo scudo o ha scagliato una raffica contro i crucchi. Lentamente navigò lungo tutta la sua vita ripercorrendo il divenire delle sue azioni. A muoverlo non era niente. Era solo lui, che faceva ciò che gli veniva dal cuore. Non uccideva perché gli piaceva, uccideva per portare vita. Ogni piastrina tedesca era una manciata di vite salvate in Inghilterra. Ogni carrarmato era una bomba risparmiata per i suoi amici. Anche quando era solo non si fermava. Sotto la pioggia di ferro, non si fermava. E ora, quando un impostore siede allo studio ovale, lui è piegato a piangere come una scolaretta senza guida.
Dio che sto facendo… Perché non riesco a combattere?
Per chi combatti, Steve?
Io combatto per l’America…
Per chi combatti, Steve Rogers?
Io combatto per l’America!
PER CHI COMBATTI CAPITANO?
IO COMBATTO PER L’AMERICA!
Si trovò in piedi, davanti a quell’uomo che aveva la sua stessa bava alla bocca, quel rivolo di salvia che scende quando urli senza controllo. E continuava a sorridere.
Per cosa combatti?
Per la libertà.
L’America è sotto prigionia?
No, è stata ingannata.
Sono sotto incantesimo?
No, sono solo…
Sono obbligati?
No, loro non…
Sono costretti?
No… ma non fanno--
Non fanno cosa?
Non fanno niente…
E tu, Cap? Che cosa stai facendo?
Tutta l’America era come sotto l’incantesimo di un figlio di buona donna che aveva il controllo della loro mente. Tutto il paese era sotto il controllo di un cinese che faceva i suoi porci comodi dove si combatte ogni giorno per il bene delle persone.
Chi sei tu?
Io sono Steve Rogers.
Chi sei tu?
Io sono Steve Rogers!
CHI SEI TU?
Non risposte. Stava solo in piedi mentre guardava un uomo non più vecchio che lo fissava, pieno di speranza e di vita. Un uomo, un soldato, un operaio, un padre, un figlio. Era tutte quelle cose, e gli stavano venendo rubate.
Solo, adesso, rispondeva al sorriso del barbone.
 
 
TAH.
In un bagno di sudore, Steve Rogers si alza dal letto. Fissa il soffitto ma questa volta non pensa alle infiltrazioni di umidità. Fissa il soffitto e guarda il fantasma di quell’uomo che scompare dai suoi occhi, come una impronta di sabbia lavata da un onda. Come se non fosse mai esistito, eccezione fatta nel suo cuore. Si alza, si tocca la fronte. Guarda la sveglia, è mattina, sono le otto.
Steve Rogers scende per strada e cammina. Cammina come una persona normale. Gira per le strade silenzioso, come se non volesse attirare l’attenzione. Passa dalle edicole, guarda i giornalai. Mettono i giornali del Daily Ring negli espositori e mira la smorfia.
Tutto bene? – chiede avvicinandosi.
Come fa ad andare bene? Hai visto chi c’è al governo!?
Sorride.
Sì.
Cos’hai da sorridere?
C’è speranza, amico mio. Non siamo soli.
 
   
 
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