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Autore: AmaleenLavellan    27/09/2011    1 recensioni
Era sempre stato così, Orihime pensava agli altri prima che a se stessa, anche se ciò la feriva. Era lei la prima a uccidersi il cuore, lei la prima a scagliare la prima pietra per lapidare i propri sentimenti, e arrivata a quel punto della sua vita, non era più nemmeno sicura del perchè lo facesse.
Una volta avrebbe riposto che lo faceva perchè era giusto. "Se sono felici gli altri, lo sono anche io", queso diceva, soprattutto dopo la morte di Sora.
Ora invece si stava lentamente facendo strada in lei il pensiero che si fosse sempre comportata così, perchè aveva paura di restare sola.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chizuru stava camminando per i corridoi della scuola, insieme a due compagne di classe. Stava raccontando della litigata della sera prima con sua madre, quando notò una figura accucciata a terra, con le ginocchia strette al petto; i capelli rossi le coprivano, come fossero un velo, il viso. Chizuru si lanciò al suo fianco, spostandole i capelli dal viso e sistemando le mollete che le stavano cadendo. 
- Hime chan! Cos'è successo? - 
- Eh? - tirando su con il naso, Orihime alzò lo sguardo umido, spaesata, e per un istante guardo l'amica, immoile. Poi sembrò improvvisamente risvegliarsi, e si tirò in piedi di scatto, quasi sbattendo la testa contro quella della ragazza che le stava a fianco; sorridendo imbarazzata cominciò ad agitare le mani davanti a sè. - Ah, non è successo niente! Stavo camminando e pensando a quello che farò questo pomeriggio, e non so come sono andata a sbattere contro il muro! Ho solo urtato il naso, tutto qui, non dovete preoccuparvi! - si affrettò a spiegare, agitata.
Meiko, una delle sue compagne, scosse la testa con rassegnazione, mentre si portava una mano alla fronte. - Sempre persa tra le tue fantasie, Orihime. Non cambierai mai! - 
- Hime chan! Sei così adorabile che ti ucciderei di baci! - 
- Sicura che vada tutto bene? Vuoi che ti portiamo in infermeria? -
A porre la domanda era stata Aoki, l'altra ragazza, che con una nonchalance incredibile aveva spinto via da Orihime Chizuru, che stava già per saltarle addosso.
La ragazza scosse la testa, mentre con una mano si grattava la nuca, imbarazzata. - Oh, no, state tranquille. Non è la prima volta che succede! Ora torno in classe, grazie ragazze! -
Con uno sguardo leggermente preoccupato, le tre annuirono, e si allontanarono. 
Orihime ringraziò il cielo che se ne fossero andate subito. Sentiva che la facciata non avrebbe retto ancora per molto. 
Si appoggiò alla parete alle sue spalle, come se fosse esausta, e si coprì il viso con le mani. Era stanca davvero: stanca di fingere, stanca di trascinare avanti quel fardello che era diventato il suo amore non corrisposto.
Non era successo nulla di grave, certo, ma era bastato un solo sguardo a far crollare il mondo sul troppe volte colpito cuore di Orihime: quello che Ichigo, non visto, aveva rivolto a Rukia.
Non era l'affetto che vi aveva letto ad averle fatto del male; a quello ormai, era stata costretta ad abituarsi.
L'orgoglio.
Ichigo era pienamente orgoglioso della shinigami, orgoglioso della sua esistenza e di averla al suo fianco, orgoglioso come probabilmente non lo sarebbe mai stato nemmeno delle sue sorelle minori.

E soprattutto, come non lo sarebbe mai stato di lei. 

Kuchiki rendeva felice Kurosaki come lei, nonostante tutti i suoi sorzi, non avrebbe mai potuto fare.
La consapevolezza era stata uno tsunami gelido per il cuore martoriato di Orihime; l'avea assalita con un crudele, sadico preavviso, quasi a dire "guardami, sto venendo a prenderti e tu non puoi fare nulla per scappare." Non era stato come trovarsi davanti a un nemico e combattere fino a che la lama non l'avesse trafitta, con la speranza che magari qualcuno sarebbe venuto a salvarla. 
Orihime aveva visto l'onda e in quel momento aveva saputo che non c'era via di scampo.
Era scappata dalla classe, giusto in tempo per non essere vsta mentre la marea la spazzava via.

Aveva raggiunto un corridoio in cui di solito non passava nessuno, e lì l'onda l'aveva colpita. Era stata come una lama gelida conficcata nel petto da un nemico invisibile. Si era accasciata contro il muro, improvvisamente priva di forze.

Kurosaki non sarà mai orgoglioso di me.
Rapido come il pensiero, un altro affondo.
Io non sono abbastanza, per lui.
E ancora.
Io non riesco a renderlo felice.
E ancora.
E non ci riuscirò mai.

La lama era uscita dal suo petto lentamente, trascinando con sè qualsiasi raggio di sole. 
Mentre pensieri del genere le invadevano la mente, correndo e gridando e facendola annegare, urlandole la sua inadeguatezza con parole aspre, era scivolata a terra, le spalle tremanti per i singhiozzi convulsi.
Orihime si sentiva una persona orribile. 
Un tempo le bastava la sola esistenza di Kurosaki, per essere felice. Il solo fatto che lui la considerasse sua amica bastava a riempirle l'anima. Ichigo era felice, Ichigo era accanto a lei. Non le serviva altro.
O almeno, così credeva. 
Che ingenua, Orihime, povera illusa; quanto si sbagliava. L'aveva capito solo adesso che Ichigo, la sua felicità, l'aveva trovata grazie a quella shinigami. La forza, questo era ciò che Kurosaki desiderava davvero, la forza per proteggere le persone a cui teneva. 

Rukia aveva donato quella forza a Kurosaki.

Ma aveva fatto molto di più. 

Gli aveva fatto un regalo molto più grande: quello di stargli accanto senza doversi appoggiare a lui, senza obbligarlo a portare anche il suo peso sulle spalle e sul cuore. La shinigami era l'unica persona che Ichigo non sentisse il bisogno di proteggere, l'unica a cui non dovesse guardare le spalle. 
Rukia era l'unica a cui fosse concesso di combattere al fianco di Ichigo. 
In un certo senso, con lei poteva permettersi di essere egoista. 

Orihime era la prima ad accorgersi che la sola persona a poter salvare Ichigo da se stesso era proprio la shinigami, ma nonostante tutto non riusciva ad esserne felice. Ci aveva provato, aveva tentato con tutte le sue forze, ma la gioia che provava per loro due non era mai spontanea, mai genuina, La ragazza si obbligava a sostenerli.
Orihime si sentiva un mosto.

Era sempre stato così, Orihime pensava agli altri prima che a se stessa, anche se ciò la feriva. Era lei la prima a uccidersi il cuore, lei la prima a scagliare la prima pietra per lapidare i propri sentimenti, e arrivata a quel punto della sua vita, non era più nemmeno sicura del perchè lo facesse.
Una volta avrebbe riposto che lo faceva perchè era giusto. "Se sono felici gli altri, lo sono anche io", queso diceva, soprattutto dopo la morte di Sora.
Ora invece si stava lentamente facendo strada in lei il pensiero che si fosse sempre comportata così, perchè aveva paura di restare sola. Se n'era accorta quando, dopo essere stata portata a Las Noches, le era giunta notizia che Kurosaki e gli altri erano venuti a portarla in salvo. 
Orihime aveva ammesso a se stessa di aver sempre saputo che sarebbero arrivati.
Martirizzandosi in nome degli altri, sperava di legarli a sè, sperava che un giorno arrivasse qualcuno a salvarla dalla sua stessa bontà.
Quel giorno però, non arrivava mai. 

Mentiva, Inoue, giustificando il proprio comportamento con un "è giusto". Fingeva con tutti, dopotutto, perchè non farlo anche con se stessa? 
Fingeva di essere felice, fingeva di star bene, fingeva che per essere felice le bastasse il solo fatto di essere viva. Fingeva di essere l'eroina buona di una fiaba nella quale non sembrava esistere il premio finale, il suo "per sempre felici e contenti". 
Avrebbe voluto buttare via la maschera che si obbligava a indossare, ma la portava da ormai così tanto tempo che non sapeva più quale fosse il suo vero volto e dove, invece, cominciasse l'illusione. 

Il corso dei suoi pensieri venne interrotto da un rumore di passi in corsa. 
La ragazza alzò lo sguardo di nuovo umido -quand'è, che aveva ricominciato a piangere?- giusto in tempo per vedere Tatsuki fiondarsi al suo fianco, poggiandole le mani sulle spalle. 
- Orihime! Cosa succede? -
Ah, Tatsuki. L'unica persona che le sarebbe stata sempre accanto, qualsiasi cosa fosse successa. A lei avrebbe potuto dire la verità.
"Succede che sono stufa di sacrificare la mia felicità in nome di quella degli altri!"
- Oh, Tatsuki! Niente, sono solo andata a sbattere contro un muro, per sbaglio! Che sbadata! - 

Orihime avrebbe voluto smettere di mentire, ma ormai aveva dimenticato come si facesse.
E quindi tornò a fingere.


*** Angolino di MoonBlossom ***
Buonsalve a tutti! Eccomi qui, con la mia prima fanfiction su Bleach! All'inizio l'avevo "cestinata" perchè non mi piaceva, poi però riprendendola non mi sembrava fosse così male e quindi ho deciso di pubblicarla xD Una breve Orihime!Centric, scritta in quella meravigliosa città che è Londra <3 , perchè... beh, Orihime è uno dei miei personaggi preferiti in Bleach, ha una forza vitale e di volontà eccezionale e secondo me, solo questo la rende grande. Solo che è pur sempre anche lei un essere umano, e ho voluto vedere la sua bontà ed il suo spirito di sacrificio come se aspettasse, dentro il suo cuore, il giorno in cui arrivi qualcuno a dirle "Sei stata brava, Orihime. Adesso però basta. è il tuo turno di essere felice."
Ma a voi di questo non frega assolutamente niente.
Per il mezzo trattato Ichiruki, si deve ringraziare la signorina Kuchiki Chan , che ha passato tutta la nostra vacanza a lodare questo pairing per svariati motivi, tra i quali quelli sopracitati xD Essendo che ho quindi passato una settimana a sentirmi dire che l'Ichiruki è DIO, ho deciso di inserircelo, in nome suo xD DonnaH, è solo grazie a te se conosco Bleach! Ti voglio bene! <3 

Bene, mi sembra di non avere nulla da dire xD 
Alla prossima volta in cui deciderò di rendere ancora più depressa la sezione Bleach di questo sito! xD 
Un bacio, 
MoonBlossom.
   
 
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