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Autore: LivingTheDream    27/09/2011    3 recensioni
"«C'è ancora qualcuno?» alzò la voce, con fare infantile, abbandonando per un attimo l'espressione di prima. «Nessuno?» riprovò, sporgendosi in avanti. Attese qualche secondo, poi anche l'eco della sua voce si spense senza ricevere risposta.
Si lasciò di nuovo andare contro la parete. «Bene.» nuovo sorriso, nuovo squarcio sul viso."
Vince chi cade per ultimo. O forse no?
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nda: stavolta non vi consiglio alcuna canzone. Stavolta VI OBBLIGO ad ascoltare qualcosa.
Avete tre opzioni.
1. Prendete la canzone più lenta, monotona ed angosciante che avete e mettete su quella.
2. Ascoltate Protect me from what I want, Placebo. - Se proprio la terza vi fa schifo.-
3. Ascoltate Kagome, Vocaloid. Opzione consigliata per la melodia, anche se sconsiglio il video agli impressionabili, ai deboli di cuore o alle donne incinta.
Detto questo, mi dileguo. Che si spengano le luci - inizia lo spettacolo!



Sarebbe stata una tomba perfetta, se solo fosse stata più silenziosa.

Solo qualche istante prima l'intero edificio dava l'impressione di poter crollare da un momento all'altro, ed invece quel rumore assordante si era dissolto nel nulla, quasi non ci fosse mai stato.
Uno scrosciare d'acqua riecheggiava in sottofondo, scontrandosi sulle pareti bianche ed umide; nell'aria c'era odore di polvere da sparo, di cloro, e di morte.
Un miscuglio nauseabondo che non tutti potrebbero sopportare – eppure a qualcuno non sembrava dare troppo fastidio. 
Con un gemito sommesso, una macchia scura si mosse nella penombra, dignitosa seppur strisciante, arrancando verso il muro esposto alla luce dell'ultimo neon funzionante – anche quello ormai sfrigolava minacciosamente.
Si alzò a sedere, appoggiando la schiena alla parete, e strofinò le mani sulle spalle per togliersi la polvere dalla giacca con fare infastidito.
Sospirò, poi si guardò intorno, ansimando velocemente, e i lineamenti del suo volto vennero squarciati da un sorriso vittorioso, anche se amaro e stanco.

«Eheh. Senti che fracasso.» sussurrò, più che altro a se stesso. A chi altri, sennò?
Lo sciabordio dell'acqua sembrò farsi più intenso, e la sua superficie proiettava dei riflessi cristallini che inondavano l'intera stanza, andandosi anche a poggiare timorosamente su quel sorriso insano – rendendolo, se possibile, ancora più innaturale.

«C'è ancora qualcuno?» alzò la voce, con fare infantile, abbandonando per un attimo l'espressione di prima. «Nessuno?» riprovò, sporgendosi in avanti. Attese qualche secondo, poi anche l'eco della sua voce si spense senza ricevere risposta.
Si lasciò di nuovo andare contro la parete. «Bene.» nuovo sorriso, nuovo squarcio sul viso.

Ruotò la testa lentamente, guardandosi intorno.
Il suo sguardo indecifrabile scrutava ogni dettaglio di quello che lo circondava, come al solito, anche se quella volta sembrava meno accorto.
La sua attenzione si soffermò per un attimo sulla macchiolina rossa e fredda di un puntatore laser contro una parete, in basso. L'arma da cui proveniva era a terra, accanto ad un cumulo scuro ed appiccicoso di vestiti e carne, ormai buono a nulla.
Nei minuti successivi ne notò altri, di puntini rasoterra e di strane macchie scure, ma non gliene importò più di tanto.

Sbuffò, prendendo poi a canticchiare un lento motivetto a bocca chiusa; era ancora addossato alla parete, ma non sorrideva più.
Chiuse per un secondo gli occhi, ed un grido disperato sembrò echeggiare solo per lui, solo nella sua mente.

«JOHN!»

Spalancò di nuovo gli occhi, passandoci sopra una mano, e borbottando. «Insomma, un po' di silenzio. C'è gente che deve riposare, qui.» si fermò per riflettere su quello che aveva detto, dopodiché lanciò un'altra occhiata intorno a sé, prendendo a ridere sempre più forte per le sue stesse parole.
C'era qualcosa di incrinato, di marcio, in quel suono che veniva inglobato dall'acqua – dava l'idea di essere la peggior cosa che un essere umano volesse sentire in vita sua.

«Sherlock! Ti prego, Sherlock, guardami! Sherlock! Su, guardami, qui, negli occhi, dici sempre che ti piacciono tanto, no? Sherlock!»

Delle figure luminose, dai movimenti sinuosi, si mossero nella sua mente, arrestando il suo momento di agghiacciante ilarità.

Rimase ad osservarle come se fossero state vere; si muovevano decise e senza esitare, ricalcando ogni istante dei minuti appena trascorsi, e parlavano come a fargli capire che sarebbero state lì a tormentarlo per sempre. Un paio di occhi di ghiaccio lo scrutarono, per colpa loro lui non avrebbe più conosciuto il calore in vita sua, destinato a congelare fino all'ultimo istante.

«Sherlock, per l'amore del cielo, parlami, dimmi quello che vuoi, anche che abbiamo finito il latte, sì, dimmelo, che lo abbiamo finito! Sherlock, ti prego...»

Delle gocce, del sale – magari mare, anzi, sono lacrime – gocciolarono nella sua mente, imprimendogli bene la loro vendetta. Potrà bere quanto vorrà, ma di dissetarsi non ce ne sarà verso.

«John-»
«Sì, sì, sono qui, va tutto bene.»

Un sorriso amaro gli tolse qualsiasi possibilità di riuscire a ridere davvero, in futuro.

«No, John, non-non va tutto bene, e lo sai.»
«Ed invece sì, ora ti porto fuori di qui così possiamo-»
«Non vorrei andare da nessuna parte senza-senza il mio blogger.»
«Non ci andrai, non lascio il mio psicopatico da solo.»
Lui li osservò bene, non si fece sfuggire nemmeno una parola, per sua sfortuna.
«Oh, che caro, Johnny boy. Non volete lasciarvi, vero?»

Loro due sarebbero rimasti per sempre incastonati nel suo petto, a ricordargli che, con quell'unico colpo di pistola, aveva ucciso anche ogni possibilità di sentirsi amato da un qualunque essere umano nel resto della sua vita.

Erano ancora lì. A terra, esanime, l'uno sull'altro. Li osservò ancora una volta, un po' era invidioso di quei due.

Avevano tutto – compagnia, risate, avventura, amore. E poi, in quel momento chissà come si stavano divertendo, insieme.

«Sherlock Holmes avrà ormai scoperto anche cosa c'è dall'altra parte. Il mistero più grande.» dalla sua voce non traspariva scherno o ironia, ma solo il muto rispetto che aveva accompagnato tutta la durata del loro scontro. «Beato lui.»

L'ennesimo sospiro, l'ennesimo sguardo intenerito ai corpi di quei Romeo e Giulietta alternativi.

«E io? Io che faccio? Mi hanno lasciato qui, tutto solo. Mi annoio già.» un'ombra attraversò il suo volto. «E ora? Senza di loro, non ho più nessuno con cui giocare!»

Una morsa gli attanagliò di colpo lo stomaco, e quando chiuse per qualche secondo gli occhi le stesse immagini di prima, del tutto identiche alle precedenti, condannarono nuovamente la sua vita, maledicendola senza alcuna via d'uscita.

Aveva spento il ghiaccio, e non gli sarà più permesso avvertire altro.
Aveva indotto a versare lacrime, a piangere su qualcosa che non meritava di finire, e il male inflitto chiede sempre il suo tornaconto.
Aveva deciso che quel sorriso sarebbe stato l'ultimo, ma i sentimenti sono qualcosa che le persone non dovrebbero permettersi di manovrare. Sono loro che manovrano le persone.
Aveva ammazzato un amore, uno di quelli rari per la loro purezza e solidità, a sangue freddo e senza vergogna – ne avrebbe pagato le amare conseguenze: così facendo aveva ucciso anche i sentimenti di chiunque, in futuro, avrebbe potuto anche solo volergli bene.

Ad un tratto si sentì vuoto.

Senza più nulla.

Nulla per cui alzarsi, nulla per cui scappare, nulla per cui ripulirsi e tornare a vivere.

Magari, però, aveva qualcosa per cui morire.

Piegò le ginocchia, facendo leva sulle braccia, e si aggrappò al muro scivoloso. La testa gli doleva, ma dopotutto erano solo pochi passi.

Si scostò lentamente dal muro, tastandosi la schiena e scoprendola umidiccia. Fece spallucce e percorse qualche passo, leggero ma traballante, per poi cadere in ginocchio accanto agli inutili resti dei due compagni che la sua noia aveva strappato per sempre alla vita.

Prese la L9A1 di Sherlock, soppesandola con fare critico, e sorrise di nuovo al pensiero che, fino a qualche manciata di minuti prima, era impugnata dall'unica persona degna di giocare con lui.

Sembrava di osservare dei bambini – dei bambini estremamente intelligenti – che si spingono a vicenda solo per il semplice gusto di vedere chi cadrà per primo, mettendosi a piangere.

Gettò un'ultima occhiata anche al cuore di Sherlock.
No, non aveva squartato nessuno. Il cuore di quella macchina ambulante non era un organo, ma aveva vita propria. Il cuore di quello strambo psicopatico lo seguiva ovunque, ed indossava caldi e comodi maglioni.
Il suo cuore aveva un nome, degli stupendi occhi chiari ed una pazienza non comune ai più.

Carezzò la schiena di John, noncurante del sangue che gli si appiccicava alle dita come una seconda pelle che non sarebbe riuscito a lavare mai più.

«Te l'avevo detto, Sherlock caro. L'avrei bruciato.» soffiò poi, piegato sul volto dell'altro.

«Non posso lasciare tutto il divertimento a loro.» strinse le labbra, poi alzò il mento.

«Almeno, sono stato l'ultimo a morire.» con un cenno della testa ed uno schiocco della lingua liquidò l'affermazione, e si affrettò a puntare la pistola verso l'ultimo neon rimasto.

Uno sparo, uno scoppio, e l'oscurità inglobò l'intera sala. In quella distruzione, l'unico paio di occhi rimasti sembrarono brillare come fari.

Il metallo freddo si andò a poggiare contro i morbidi capelli dell'uomo, scaricandogli un ultimo brivido lungo la pelle.

«Jim Moriarty...» Le labbra si arcuarono in modo innaturale, scoprendo i denti candidi, e l'espressione che ne uscì sarebbe stata inquietante anche per chi ce l'aveva stampata in faccia, se solo si fosse potuto vedere.«... bye!»

Ed il buio ingoiò anche lui.


Nda: questa storia partecipa allo Sherlock_fest, tecnicamente, anche se non sono sicura di aver appieno il prompt, che era: "Personaggio a scelta "The last one to die, please, turn out the light" (Children of man)"
Come potete vedere, è una citazione moooolto complicata, e se non rispecchia il fest, beh, pazienza!
Ormai il fest è giunto alla fine, quindi saluto tutte le altre partecipanti! Al prossimo Challenge!

A presto,
Dream.


   
 
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