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Autore: evenstar    07/06/2006    17 recensioni
La sede dell'Ordine dela Fenice deve essere cambiata, ma se qualcosa nel modo di contattare i membri dell'Ordine andasse storto? E se qualcuno non ricevesse l'indirizzo corretto? Partita come una storia breve su un incidente di percorso questa ff si sta trasformando in qualcosa di molto più complicato in cui i colpi di scena non mancheranno! Tra i protagonisti ci sono anche i membri dell'Ordine della Fenice in generale, ma non sapevo come metterli tra i personaggi non volendo elencarli tutti.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Dunque dunque, questa storia l'ho già postata altrove nel periodo di black out del sito e, su consiglio di Lu (che ringrazio per avermi seguito anche in altri lidi) adesso approda anche qui.

Come al solito il pairing è Remus/Tonks, devo dire che la storia di questa ff è piuttosto lunga e travagliata, e mi sta cambiando sotto gli occhi tutte le volte che ne scrivo un capitolo. Vi devo avvertire che non è finita, ci sono i primi capitoli già scritti, ma dal 5 in poi è ancora da scrivere, quindi se non amate le storie non concluse, o non volete aspettare per sapere come va a finire, non leggete oltre (ma spero che così non sia, prometto che cercherò di finirla in breve).

Il raggio di sole non ha nulla di metafisico, è quel maledetto raggio di sole che ha svegliato, almeno una volta nella vita, chiunque (come me) ha la camera da letto che guarda a est.

Un ringraziamento a tutti voi che state leggendo, sopratutto se poi avete voglia di lasciare una recensione ( magari mi viene in mente come continuare, in questo modo).

 

 

CAPITOLO 1

 

 

Un raggio di sole penetrava dalle imposte chiuse della camera da letto, andando a cadere direttamente sul volto di Tonks, lei si mosse, infastidita dalla luce, fino a svegliarsi.

 

Tenne chiusi gli occhi ripensando a quello che era successo nelle ultime ore: la sera prima aveva avuto un'altra discussione con Remus, forse quella più violenta di tutte, si erano trovati uno di fronte all'altra, guardandosi torvo, entrambi furiosi. Questa era stata la novità, in genere era lei quella arrabbiata, mentre Lupin si limitava a restare quasi impassibile di fronte a lei, al massimo assumendo un’espressione colpevole che non faceva che peggiorare il suo stato d’animo. Ma forse era stato proprio questo che alla fine li aveva sbloccati, il fatto che, per la prima volta, erano entrambi furiosi.

Aveva visto Remus scattare verso di lei, per un secondo, anzi forse per meno, aveva temuto che la schiaffeggiasse, lo aveva visto infatti muovere le braccia, portandole all'altezza della sua testa, ma poi invece che colpirla le aveva appoggiato le mani sui capelli, attirandole il volto verso il suo, posando le sue labbra su quelle di lei, in un gesto improvviso, che l'aveva lasciata senza fiato.

Nel bacio che Remus le aveva dato c'era tutta la passione che aveva per così tanto cercato di tenere a bada, tutta l'amarezza di quel periodo che avevano dovuto passare separati, tutta l'angoscia dell'incertezza sul loro futuro.

Quando alla fine si era allontanato le aveva sorriso e lei aveva risposto al suo sorriso scoppiando in lacrime.

 

Aprì gli occhi, cercando di girarsi e riuscendoci a fatica: qualcosa, che le stava premendo sul fianco, la teneva ferma. Si rese conto che era il braccio di Remus, si erano addormentati così, una nelle braccia dell'altro e poi lui non l'aveva più lasciata andare, come se avesse avuto paura che potesse cambiare idea e lasciarlo da solo. Lo guardò, era ancora addormentato, la coperta gli era scesa lasciando scoperto il torace mentre i capelli gli ricadevano scomposti sulla fronte; Tonks allungò la mano e glieli spostò, seguendo poi con le dita il profilo delle cicatrici che gli solcavano il volto. Remus fece un movimento, come infastidito da quel contatto, ma lei continuò, anzi aumento di un pò la pressione delle dita, scendendo poi anche lungo il collo e il torace.

Si tirò su, avvicinando il volto a quello di lui, e soffio leggermente.

- Lasciami dormire Dora, è presto.

- No che non è presto, guarda, il sole è già sorto!

- Sì, ma in estate sorge presto, dai rimettiti a dormire, - disse lui tenendo ostinatamente gli occhi chiusi.

- Non mi va più, ormai sono sveglia.

- Allora alzati e lascia dormire me, - mugugnò.

- No, stare qui è più divertente.

- Ma sarà così tutte le mattine? - bofonchiò lui.

- No. Posso fare anche di meglio, - disse lei, ridendo.

- Ho paura a chiederti come.

Tonk non rispose, non sentendola più muoversi Remus stava per arrendersi e aprire gli occhi, ma poi percepì il peso del corpo della ragazza che gli premeva sul torace e il contatto delle labbra che lambivano le sue, posandogli un bacio leggero, per poi scendere, come prima avevano fatto le dita, lungo il collo e poi sul torace, sempre seguendo le cicatrici, solleticandole.

Tonks gli appoggiò la testa sul petto, ascoltando il battito del cuore. – Allora, che te ne pare?

Lupin non rispose, limitandosi a muovere lentamente una mano sulla sua schiena. Rimasero così per qualche minuto, poi lui la chiamò. - Dora? - quando lei non rispose la scosse.

- Mi ero riaddormentata. Potevi lasciarmi dormire, stavo così bene! - brontolò lei alzando leggermente la testa, visibilmente scocciata dal trattamento.

- Come tu prima hai lasciato dormire me? - chiese lui, sorridendo maligno.

- Almeno io non ti ho svegliato a scossoni, - sbuffò.

- Hai ragione, - mormorò lui invertendo le posizioni, facendola appoggiare sul letto e stendendosi di fianco a lei. Le posò le labbra sulle sue, la sentì cercare di approfondire il contatto ma glielo impedì, spostandosi lungo il collo e, sempre sfiorandola, ne raggiunse la base. Continuò a scendere fino alla clavicola, poi riprese a salire fino ad arrivare all'altezza dell'orecchio, le prese il lobo tra le labbra, stringendolo piano tra i denti, prima di sussurrarle. - Allora, così va meglio?

- Molto meglio, anche se possiamo sempre migliorare! - sorrise lei, passandogli la mano tra i capelli chiari.

- A che ora dobbiamo andare alla riunione? - chiese lui, cambiando improvvisamente discorso.

- La riunione! - urlò lei. - E' vero me n'ero dimenticata. Non possiamo fare finta di niente e stare a letto? Mi sembra infinitamente più divertente.

- No, lo sai che dobbiamo andare.

- Uffa, - sbuffò.

- Allora a che ora è?

- Non ne ho idea, - disse lei scuotendo la testa e assumendo un espressione angelica, come se nessuno avesse mai potuto pretendere da lei una simile informazione.

- Sì che lo sai, - le rispose lui, posandogli un bacio sulla guancia.

- Sei tu quello preciso dei due, dovresti saperlo tu.

- Alle 9? - provò lui, andando a caso.

- Può essere, sono sempre alle 9 queste riunioni.

- Che ore sono adesso? - riprese lui.

- Basta con le domande difficili, è presto e non ho neanche preso il caffè.

- Non è presto lo hai detto tu prima.

- Mentivo.

- Perché che ore sono?

- Non te lo dico.

- Per favore.

- Che cosa mi dai se te lo dico? - chiese lei, maliziosa.

Lui riavvicinò il volto a quello della ragazza, la baciò, ma questa volta non fu solo uno sfiorarsi di labbra.

- Le 6, - rispose lei alla fine con un sorriso soddisfatto stampato sul volto, quando lui si allontanò di nuovo.

- Cosa? - chiese Remus, fissandola sconvolto.

- Le 6, - rise lei vedendo la sua espressione.

- Non ci credo.

- Oh si invece.

- No! - disse lui, nascondendo il volto nel cuscino.

- Colpa tua che ieri sera non hai chiuso bene le imposte, mi ha svegliato il sole.

- Scusa, ieri sera ero impegnato in altre occupazioni ben più interessanti, non ho pensato a chiudere le imposte, - rispose lui fissandola con un sorriso che poi gli morì sulle labbra quando ricadde sul cuscino, pensando di nuovo all'ora.

- Remus?

- Dimmi, - disse sempre parlando nel cuscino, con un tono depresso.

- Me lo fai un caffè? - chiese lei, sorridendo.

- Anche? - disse tirandosi su. - Mi svegli all'alba, tra l'altro nell'unica notte da mesi che riuscivo a dormire bene, e pretendi anche che ti faccia un caffè? Dovresti farlo tu a me al massimo, per scusarti.

- Dici sul serio? - chiese lei, sgranando gli occhi per la sorpresa di quella improvvisa confessione.

- Certo!

- No, intendevo… sul serio erano mesi che non dormivi così bene?

Lui la guardò tirandosi di nuovo su. – Sì, - disse seriamente.

Dora gli diede un rapido bacio e si tirò a sedere sul letto, pronta per alzarsi.

- Dove vai? - le chiese.

- A fare il caffè.

- Lo sai che sei una strega? - disse prendendola per un braccio e tirandola di nuovo a letto, allungandosi poi per prendere la sua bacchetta sul comodino. Fece apparire due tazze di caffè bollente, dandone una a lei.

- Sei un tesoro.

- Lo so.

- Modesto soprattutto, - disse ironicamente.

- Sopporto te, devo essere un tesoro per forza, sei una peste.

- Grazie tante, - disse lei dandogli una spinta e facendolo cadere dall'altra parte del letto. Lupin si tirò di nuovo su, stava per alzarsi quando lei lo bloccò, tornando a distendersi con lui e appoggiando la testa sul suo petto.

- Dobbiamo andare Dora, - sussurrò.

- Ancora un attimo, per favore, - mormorò lei guardandolo con gli occhioni imploranti.

Lui rise, come avrebbe potuto rifiutare una simile domanda? L'abbracciò tenendola stretta a sé -D'accordo, - disse chiudendo gli occhi e godendosi la sensazione del peso del corpo della ragazza, premuto contro il suo.

Furono svegliati dal suono della sveglia, alle otto e mezza, Tonks allungò la mano cercando di spegnerla, facendola invece cadere dal comodino con un tonfo. La ragazza sbuffò per la sua goffaggine ma Remus le sorrise. - Almeno così siamo obbligati ad alzarci, - le disse, sorridendole e facendola spostare in modo da poter raggiungere e spegnere la sveglia, che continuava a suonare imperterrita.

- Va bene, va bene, mi alzo. Ma tu lo sai dove ci dobbiamo trovare?

- Sì l'ho scritto su un biglietto, dovrei averlo nella tasca dei pantaloni, - rispose Remus cercando in giro per la stanza, arrossì lievemente. - Ti ricordi dove sono? - chiese non riuscendo a fissarla negli occhi mentre lo faceva.

- Quanto sei  tenero quando fai il timido! - disse baciandolo e facendolo diventare ancora più rosso. - Devono essere da qualche parte tra qui e l'ingresso. Non ho fatto molto caso a dove finivano, - si piegò sotto il letto. - Eccoli! - disse lanciandoglieli - Ora dobbiamo solo trovare il resto, poi possiamo andare.

- Sì è qui, c'è scritto l'indirizzo, - riprese Remus che aveva estratto dalla tasca un foglietto di pergamena spiegazzato, scritto con una scrittura ondulata e incerta. - Non faccio più in tempo a passare a cambiarmi, dobbiamo andare direttamente là.

- Nessuno si accorgerà che non sei tornato a casa, stai tranquillo.

- Non importa, dai andiamo, mancano cinque minuti alle nove.

  
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