Premessa:
questa storia non è scritta a scopo di lucro, né
sono a conoscenza in alcun
modo delle preferenze sessuali di ciascuno dei signori citati (anche
se so
che le cose sono andate così... oh, se lo so). Comunque,
finita la doverosa
parte burocratica, vi avviso che quanto state per leggere è
forse la one-shot
più trash mai scritta sui farrelletos: partorita in due ore
scarse dalla mia
mente malata, non ha la pretesa di essere bella o poetica, ma solo
quella di
mettere nero su bianco quella che io considero una possibilissima
versione dei
fatti. E poi amo "A Modern Myth", è forse la mia canzone
preferita
dei 30stm.
Le
spese mediche non saranno soggette a rimborso.
A
Modern Myth ~
Jared
aveva insistito per inciderla, quella canzone.
Shannon
sapeva che gli avrebbe fatto male, ne era convinto, eppure non aveva
saputo
impedirglielo.
Non
dopo tutto quello che era successo con quel maledetto attore irlandese,
non
dopo i pomeriggi passati ad ascoltare i pianti del fratello, ad
incoraggiare i
suoi deboli tentativi di ripresa; non dopo aver visto il sorriso di
pura
felicità che gli aveva illuminato il volto quando, diverse
settimane dopo la
fine delle riprese di "Alexander", Colin Farrell gli aveva mandato un
messaggio di scuse.
Non
era niente, aveva pensato Shannon, non poteva bastare per compensare
settimane
di assenza.
Eppure
suo fratello - il vendicativo, infantile ragazzino che si tingeva i
capelli di
mille colori e sprizzava energia e vivacità da tutti i pori
- si era
accontentato di quella misera dimostrazione di considerazione. Lui, che
un
tempo avrebbe risposto a suon di insulti, orgoglioso com'era, alle
patetiche
giustificazioni di un idiota che non era stato capace di apprezzarlo -
o,
quantomeno, trattarlo come un essere
umano e non come un oggetto.
E
Shannon aveva maledetto con tutto il cuore Oliver Stone e il suo
dannato film,
e Colin Farrell e tutte le circostanze che avevano fatto sì
che quel tronfio
idiota si prendesse una sbandata per suo fratello; avrebbe voluto
distruggergli
la faccia, urlargli che no, Jared per lui non si era preso una cotta,
semplicemente. Lo amava, con quel
suo
tipico senso del romanticismo striato di ingenuità, ed era
convinto che i suoi
sentimenti fossero corrisposti.
Aveva
sofferto, una volta compresa l'erroneità di questa
convinzione.
Aveva
pianto, gridando maledizioni e bestemmie e scagliandosi contro tutto
ciò che
amava, pieno di disperazione.
Si
era rinchiuso nei propri silenzi, covando il proprio dolore con quella
velleità
che soltanto gli artisti possiedono, al riguardo.
E
poi, subito dopo il messaggio di scuse, aveva scritto quella canzone
Non
era uscito di casa per due giorni, e Shannon, incapace di lasciarlo
solo a
sopportare quella catarsi - benché, anche per lui, fosse
difficile da
affrontare - gli era rimasto accanto, seduto sul divano del salotto,
ascoltando
il confuso strimpellare della chitarra che proveniva dalla camera da
letto. Non
aveva osato interromperlo, timoroso d'intaccare con la rozzezza della
sua
presenza quel delicatissimo stato di calma in cui il fratello sembrava
essersi
finalmente immerso; pazientemente, aveva atteso.
E
poi, all'improvviso, Jared gli era corso in contro.
Agitando
un quaderno, una penna, un paio di fogli pentagrammati e una chitarra,
tutto
insieme. E parlando a voce bassa, come se qualcosa gli si fosse
piantato in
gola, opprimendo le corde vocali, aveva letto il testo della nuova
canzone, A Modern Myth.
Quando
l'aveva cantata, interrompendosi brevemente, ogni tanto, per spiegare
dove
aveva intenzione di inserire le parti strumentali - il violino,
addirittura - Shannon aveva sentito, pressante a livello
del petto, un desiderio di stringerlo e sentirlo piangere, soltanto
quello,
finché anche quella stupida canzone non fosse finita nel
cestino della carta
straccia, insieme a mille altre che non avevano mai visto la luce.
Il
bastardo non se lo meritava, un addio così bello.
Non
se lo meritava.
Eppure,
da parte di Jared non c'era stato nessun cedimento. Ostinato, aveva
preteso che
incidessero la base così come la voleva lui, senza sgarrare
una nota,
dedicandosi a quell'unico pezzo più che a qualsiasi altro di
quell'album,
ancora in embrione, in cui la band aveva riversato tutte le energie
degli
ultimi mesi. Shannon aveva fatto di tutto per impedirglielo, per
impedirgli di
farsi male ancora una volta, ma non era riuscito a negare al fratello
quell'ultimo capriccio.
Jared
era sempre stato una persona a cui piaceva mettersi in mostra, fare le
cose in
grande.
E
quella canzone ne era l'esempio perfetto.
A
Modern Myth costituiva
il sunto di quel sentimento che aveva imprigionato e castigato Jared
fin quasi
al punto di non ritorno; era la commistione di amore e dolore che per
lungo
tempo lo aveva tenuto incatenato ad una relazione che non c'era mai
stata, e al
tempo stesso la valvola di sfogo con cui intendeva liberarsene. Una
vendetta
sottile, forse, o semplicemente l'ingenuità dell'artista che
crede di poter
annullare le proprie sensazioni, comunicandole al mondo.
E
tuttavia, qualsiasi fosse il motivo, ce l'aveva fatta.
Alla
fine, Jared si era trovato ad affrontare la sfida più grande
di tutte, certo di
poterla superare senza lacrime.
In
uno studio di registrazione che sapeva di sigarette e godeva del
refrigerio
posticcio di un condizionatore, aveva afferrato il microfono con le
unghie
coperte di smalto scrostato; Shannon, guardando quella testa
spettinata,
coronata da un paio di gigantesche cuffie professionali, aveva pregato
un dio
in cui nemmeno credeva per ricevere una grazia che non pensava potesse
realizzarsi. Aveva chiesto che il fratello ne uscisse indenne, e che
quella
canzone non fosse che l'ultimo strascico di qualcosa che si andava
trascinando
ormai da troppo tempo.
Poi,
dopo un breve sospiro, Jared aveva cantato.
Pareva
che tutta la tranquillità minuziosamente accumulata
nell'ultimo periodo fosse
svanita di colpo, lasciando spazio ad una sicurezza posticcia che gli
infiammava il viso e riempiva la gola di tremiti. Eppure, strano a
dirsi, era
riuscito a controllarsi: dolce e melodica come al solito, la sua voce
aveva
accarezzato le prime parole senza intoppi.
Did
we create a modern myth
Did we imagine half of it
La
tristezza che traspariva da quei versi era amara come il fiele, e
l'intonazione triste di Jared mal si accompagnava a delle parole che,
in
un'altra canzone, con altre melodie, sarebbero potute risultare forse
persino
allegre. Shannon immaginava a cosa alludesse, più o meno,
con quel "mito
moderno", ma, come per molte cose che riguardavano il fratello, il
senso
vero e proprio delle parole gli sfuggiva. Guardava al passato con
tenerezza, o
con rassegnazione?
Non
sapeva dirlo.
Would
happen in a thought from now
Save
yourself
Save
yourself
Sapeva
che non avrebbe retto fino in fondo. La voce gli si era
incrinata, debole sussurro spezzato, ma non si era fermato: continuando
a
cantare, sembrava quasi che stesse rivolgendo una supplica a colui che
-
nonostante tutto - amava ancora. Ed era tremulo, il tono, mentre
scandiva
quelle sillabe che tanto gli era costato mettere per iscritto, e
annaspava alla
ricerca di un ossigeno che sembrava essere svanito, rarefatto in quella
stanza
dai contorni improvvisamente sfocati, rimescolati dalla cortina di
lacrime che
gli pesava sugli occhi.
The
secret is out
The
secret is out
To
buy the truth
And
sell a lie
The
last mistake before you die
So
don't forget to breathe tonight
Tonight's
the last so say good-bye
Inghiottendo
i singhiozzi, faticosamente, e
riducendo la voce a niente più che un sottile, rauco
mormorio, Jared articolò
anche quell'ultima strofa. Shannon lo vedeva allontanarsi e avvicinarsi
al
sostegno del microfono come un filo d'erba agitato dal vento, e
accartocciarsi
come una foglia corrosa dall'inesorabile lavorìo delle
fiamme. Ma né lui, né
Tomo, né Matt potevano fare nulla per aiutarlo, non se prima
Jared non si fosse
deciso a combattere.
The
secret is out
Poi,
inaspettatamente, l'intera figura di Jared sembrò
rianimarsi, sollevarsi.
Sfidava il vento, quel sottile filo d'erba, e opponeva alle fiamme una
forza
coriacea e difficile da smontare che era stata temprata, negli anni, da
ogni
genere di amarezze. Perché era forte, lo era sempre stato, e
quella
consapevolezza sembrò donare nuovo vigore alla sua voce, che
si fece più
stabile e ferma, ma, al contempo, ancora più malinconica.
"Mi
senti, Colin?"
pensava,
il petto che si andava alleggerendo da tutto ciò che, fino a
quel momento,
aveva minacciato di bloccargli per sempre il respiro "Mi
senti? Lo sapranno, Colin, tutti sapranno quello che è
successo. Tu, soprattutto, finalmente lo saprai".
Sorrise,
inconsapevole, mentre una lacrima gli scivolava lungo lo zigomo.
Piangeva,
e, come per contrappunto, la voce gli si faceva sempre più
chiara e squillante,
ferma. Pensava ai suoi occhi, li ricordava com'erano in quelle lunghe
serate
estive a Marrakech, così scuri ed espressivi, e li amava con
la stessa
intensità come li aveva amati allora, ma con una
consapevolezza completamente
nuova. Sapeva che non ne sarebbe mai stato riamato, e quella
consapevolezza lo
dilaniava nell'intimo, ma era sicuro di poter andare avanti.
Anche
così, non si sarebbe fermato.
E
forse, un giorno, anche quei sentimenti sarebbero scomparsi per sempre.
Goodbye
Sorrise,
guardando Shannon con la coda dell'occhio, e tornò a
concentrarsi su quella
parola. Voleva che rimanesse impressa nella mente di chi avrebbe
ascoltato la
canzone, che persino lui,
ascoltandola, percepisse la forza dei suoi sentimenti e li
comprendesse. Perché
A Modern Myth, in fondo, non era
stata scritta che per lui, per dirgli finalmente addio.
Goodbye
Goodbye
Goodbye
"Ti amo,
Colin".
Goodbye.